Il taglio del bosco.

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Il taglio del bosco.


(Dean POV)
Mi rilassava stare con lui, accarezzargli la schiena e sentire la sua pelle rabbrividire quando sfioravo alcuni punti, mi faceva sentire bene, di quel bene che non avevo mai provato. Nonostante questo avevo paura di quello che mi stava succedendo, avevo paura delle parole di Castiel nei miei confronti: Lui mi amava e ciò comportava un impegno costante che non sapevo se avrei potuto mantenere. Non sono mai stato in una relazione seria, non ho mai avuto il piacere di vederne una da parte dei miei genitori. Ripensando a quando ero piccolo erano poche le volte in cui vedevo i miei genitori scambiare effusioni, loro erano da "non davanti ai bambini." anche se si trattasse di un bacio o una carezza. Quello che ricordo di loro sono le giornate a giocare o a guardare film Disney con Sammy che saltellava nel girello appena sentiva le canzoni iniziali, mamma alle prese con qualche lettura pomeridiana e papà, tornato dal lavoro, che dopo 10 minuti lo vedevo ronfare sulla poltrona e se ne andava a letto.
"Ok, il tempo di rivestirmi." sussurrò poi Castiel al mio fianco. Chiuse la chiamata e mi diede un bacio sul petto prima di alzarsi. "C'è Charlie... È preoccupata per quello che è successo tra noi ed è meglio aprirgli."
"Lei sa di noi?" sbottai alzandomi a sedere e guardandolo negli occhi. Questa cosa non doveva venir fuori o sarebbe stato l'inferno in terra a scuola, già immaginavo la gente sfottermi dicendo che i voti non li meritavo e che ero il cocco del prof perchè gli davo il culo. Se succedesse, avrei passato giorni in sospensione per vari pestaggi o litigi: io non sono il cocco di nessuno e a differenza di altri mi impegno in quel che faccio.
"No, cioè sapeva che mi frequentavo con un uomo, ma non con te!" sorrise.
Lo vidi rivestirsi, sembrava sapesse quanto amassi la sua schiena e difatti fu l'ultima cosa quella di mettersi la felpa, la mia tra l'altro, era un ossessione ormai! Uscì dalla stanza e io ne approfittai per mandare un messaggio a zio Bobby e dire che dormivo fuori, mi girai in pancia in giù nel letto e ispirai profondamente il profumo del mio uomo. Ancora non credevo di essermi imbattuto in questa avventura e più ci pensavo e più ne avevo paura, dannazione! Iniziai a pensare che la cosa migliore sarebbe stata quella di pensare che come va và...
Mi svegliai con il sorriso dopo un sonno profondo, sembrava esser passato un secolo da quando appoggiai la testa su quel cuscino, ma la cosa ne valse la pena perchè sognai cose molto interessanti riguardo il mio caro professore: decisamente nel sogno eravamo abbastanza impegnati.
Mi misi i pantaloni e la sua maglia nera, controllai il cellulare e dopo qualche secondo notai il messaggio di Jody nell'anteprima:
-Salutami Castiel e digli che primo o poi dovrà venire a cena. Non mi importa se odia Sammy!
Sorrisi, entrai in cucina ancora assonnato stropicciando gli occhi e sbadigliano, poi sobbalzai appena sentì quella voce dal salone. Pensavo che dopo tutte quelle ore a dormire Charlie se ne fosse andata, ma no, alzai gli occhi all'orologio e mi sorpresi di come quel sonno profondo e riposante potesse essere durato solo 30 minuti.
"Dean?" fece Charlie nella mia direzione. Guardai Castiel scioccato e indietreggiai di un passo nel tentativo di sparire di colpo, senza poi aver risultati. "Così era lui lo stronzo che ti faceva star male!"
Ridacchiai nervoso, morsi l'unghia del pollice e aspettai un qualche cenno da parte di Castiel, che era intento a mangiare un pezzo di pizza. Credo si fidasse di lei, sembrava tranquillo, ma io non lo ero per niente.
"Charlie... Professoressa, non è come sembra!" sbottai, erano le uniche parole che mi passavano dalla testa e ne ero cosciente di quanto fossero insensate.
"Non mi importa quello che sembra. Se provi a far star male di nuovo Castiel ti scaglio l'ira di Sauron sopra."
Non l'ho mai vista così incazzata e certamente era meglio mantenere la parola, anche perchè non avevo intenzione di far star male l'uomo che mi faceva stare così bene. Mi misi sul divano al loro fianco e presi un trancio di pizza dal cartone, ormai quel che fatto è fatto e non si poteva tornar indietro.
"Ci serve la tua parola Charlie, non devi dirl-" provò a dire Castiel, ma lei gli spinse la fronte con due dita e ridacchiò.
"Sei proprio tonto Castiel!"
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"A quel tempo danzavano per le strade come pazzi, e io li seguivo a fatica come ho fatto tutta la vita con le persone che mi interessano, perché le uniche persone che esistono per me sono i pazzi, i pazzi di voglia di vivere, di parole, di salvezza, i pazzi del tutto e subito, quelli che non sbadigliano mai e non dicono mai banalità ma bruciano, bruciano, bruciano come favolosi fuochi d'artificio gialli che esplodono simili a ragni sopra le stelle e nel mezzo si vede scoppiare la luce azzurra e tutti fanno «Oooooh!»"
Era così che mi faceva sentire, come un "Oooh!", ma la mia era un esclamazione delusa, perchè sapevo che primo o poi saremmo tornati a scuola, distanti.
Questo libro mi stava ossessionando. Sul serio. Era la terza volta che lo leggevo e ogni volta coglievo qualcosa che non avevo letto la prima volta, mi piaceva pensare come Dean assomigliasse a me e non solo per il nome! Poi era una gioia passare per i corridoi con il libro in mano e scambiarmi un occhiata con Castiel che accennava un sorriso ad entrambe le cose: me e il libro. Ne ero così preso che scrissi una frase sulla mia tracolla con il pennarello bianco.
Ora, però, avevo appena finito di fare un test e stavo sfogliando un libro in PDF sul cellulare che ci aveva assegnato e che dovevamo comprare per poterci studiare, distrattamente mi fermai su alcune frasi. Era uno scrittore italiano, Carlo Cassola, e il titolo del libro era Il taglio del bosco.
"Pensava che Rosa avrebbe dovuto aiutarlo. Non era possibile continuare così. Lassù dal cielo doveva dargli la forza di vivere. E guardò in alto. Ma era tutto buio, non c'era una stella."
Dannazione. Odio queste frasi. Odio pensare ai miei genitori come morti.
Chiudo la pagina e rimetto il cellulare nella tracolla, mancavano 10 minuti e mi sarei dovuto spostare nell'aula della prof Bradbury, in realtà ora non sapevo più come chiamarla. Voglio dire, dopo quel che era successo passavamo molto tempo insieme noi 3, a veder film e chiacchierare, era divertente far ingelosire Cas parlando di donne con Charlie.
Alzai gli occhi sul professore, aveva il viso basso su alcuni compiti che stava correggendo e lo trovavo tremendamente sexy con quegli occhiali. Avevo ancora quella perversione di farmi sbattere sulla cattedra e ogni volta che ci pensavo mi veniva una morsa allo stomaco assurda.
Dopo qualche secondo alzò lo sguardo anche lui, sentendosi osservato, guardò a sinistra e infine su di me, credo che si fosse accorto di come mi stessi mordendo le labbra e sorrise tornando a fissare i fogli e scuotendo la testa.
Non era cambiato niente tra noi, c'era ancora quella passione della biblioteca e quelle battutine squallide in classe e io le amavo, io lo amavo. Ma non lo avrei mai ammesso.
La porta dell'aula si aprì e quella pin up stronza dai capelli rosso fuoco entrò con un caffè, poi si chinò al suo orecchio e gli sussurrò qualcosa.
Tutti erano presi dal test e solo io potei assistere a quello spettacolo che avrei certo evitato, vidi Castiel arrossire e a quel punto distolsi lo sguardo e iniziai a disegnare qualcosa sul banco.
Dovevo distrarmi.  

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