The little prince.

721 40 0
                                    

The little prince.


(Castiel POV)
La mia vita procedeva senza scossoni, stavo finalmente rincominciando a stare bene, i miei avevano smesso di chiamarmi ogni giorno per assicurarsi che stessi mangiando e dormendo, e sopratutto che non mi stessi tagliato i polsi guardando una foto di Meg.
Non avevo progetti precisi, solo vivere e andare avanti, senza far entrare nessuno nella mia incasinata e tormentata esistenza. E poi è arrivato a lui, che è entrato senza chiedere il permesso, prepotente, arrogante e sfacciato, e improvvisamente quel cuore che avevo sigillato ha ricominciato a battere.
Ma io non voglio che batta, ne per lui ne per nessuno.
Non ho la forza di rimettere insieme i pezzi, non un'altra volta.
Eppure eccomi qua, a guardare quei dannati occhi verdi nascosto dietro un libro.
Ma se mi addomestichi, avremo bisogno l'uno dell'altra. Per me tu sarai unico al mondo. Per te io sarò unica al mondo...
Devo ammettere che leggere il Piccolo Principe in un momento come questo non è stata una grande idea. Volevo proporlo ai ragazzi nella lezione di oggi, ma ogni volta che leggo il passo del principe e la volpe sento un vuoto dove prima c'era il mio cuore, un vuoto devastante, una voragine oscura che mi divora ogni volta che ci guardo dentro.
Addomesticare qualcuno è una gran responsabilità: vuol dire prendersi cura di qualcuno tanto quanto ti prendi cura di te stesso. Vuol dire essere responsabile della sua felicità, del suo presente e del suo futuro, facendoti carico del suo passato.
Io non sono pronto per tutto questo. Forse non lo sarò mai, forse non voglio esserlo.
D'altronde a malapena riesco a prendermi cura di me stesso, come potrei prendermi cura di un'altra persona?
Si corre il rischio di piangere un po', quando ci si è lasciati addomesticare.
"A cosa sta pensando? O dovrei dire a chi sta pensando?" La voce del preside Crowley interrompe i miei pensieri.
"Eh? A nessuno! Stavo solo leggendo!" Rispondo io, sentendomi come quando mia madre mi sorprese a rubare la cioccolata dalla sua borsetta.
"La stessa pagina da mezzora? Legge piuttosto lentamente per essere un professore di letteratura!" Crowley sorseggia una tazza di the seduto al mio fianco. Come sempre indossa l'immancabile completo nero con la cravatta rossa e il fazzoletto dello stesso colore nel taschino della giacca. Mi guarda come se sapesse, ma lui non puo sapere!
"Stavo... Stavo pensando alla lezione di oggi, parleremo di questo libro e così riflettevo sulle domande..." So di non saper mentire, spero solo che il preside non ne sia a conoscenza.
"I fiori sono deboli. Sono ingenui. Si fanno coraggio come possono. E con le spine pensano di mettere paura" - Recitò Crowley con quel suo accento inglese - "Parli di questo nella sua lezione."
Ammetto che sono rimasto sorpreso, non avrei mai immaginato che un uomo come lui conoscesse il Piccolo Principe, e il modo in cui lo ha recitato era così realistico che per un attimo sono rimasto incantato.
"Delle rose e delle spine?" Non capisco dove voglia arrivare, da quanto tempo mi stava osservando? A che cosa allude?
Crowey ride, sorseggia il suo thè, poi mi guarda come si guarda un bambino, e il suo sguardo cade su Dean Winchester.
"No. Della fragilità dell'essere umano e delle corazze che si crea per non venire ferito."
La sua profondità mi stupisce. Sembra quasi che sappia qualcosa che io non so.
"Non sapevo che conoscesse questo libro... Ne che fosse così saggio."
"Mio caro ragazzo, io sono tutto fuorché saggio. Sono solo uno che ha vissuto molte vite, e ha commesso errori in ognuna di esse. Sarà per questo motivo che riconosco un errore appena lo vedo, e lei ne sta appena commettendo uno terribile."
Mi guarda con una serietà di cui sono stupito, come se mi conoscesse da tutta una vita.
"E sarebbe?" Sono come assuefatto dalle sue parole.
"Non stà vivendo. Passeggia solamente attraverso la vita senza cogliere i suoi frutti..."
"Ma... E se quei frutti fossero proibiti?" Chiedo con trepidazione.
"I frutti proibiti non sono forse i più invitanti?" Risponde con un sorriso.
"Parla come il serpente tentatore..."
"Forse lo sono. O forse sono solo a cui piace il gusto del peccato!" Finisce di bere il suo thè e mi da una pacca sulla spalla. "E mi creda, è il più saporito di tutti i frutti!" Aggiunge guardando verso Dean.
-----------------------------
Le parole del preside continuano a risuarmi nella mente, a malapena riesco a concentrarmi su quello che leggo. La bacheca degli annunci del campus stamattina è piuttosto piena, volevo vedere se c'era qualcosa di interessante, ma non riesco a capire quello che leggo, con quelle parole che si insinuano nei miei pensieri.
Sto davvero perdendo qualcosa? Mi sto dimenticando di vivere?
"Se stai cercando un ragazzo bellissimo e incredibilemente figo è già qui davanti a te, non c'è bisogno che cerchi negli annunci professore!" Dovevo immaginarlo.
"Ancora tu? Si puo sapere che diavolo vuoi da me?" Chiedo irritato.
"Lo sai già quello che voglio, solo non capisco perchè tu non voglia darmelo!" Risponde lui con un sorriso, appoggiando una mano sulla bacheca.
"E come potresti capire? Non sei che un ragazzo. Non sai nulla della vita, proprio nulla."
"Io so molto più di quanto immagini. Ho visto molto piu di quanto immagini. Io sono molto più di quanto immagini professore!" Il suo sguardo è stranamente serio.
"Dimostramelo allora!" Non so come mi sia uscita questa frase.
"Dammi il tuo numero e lo farò!" Il suo sguardo è ancora serio, e sostiene il mio.
Lo guardo, e vedo nei suoi occhi quella profondità e quella sofferenza che vidi il primo giorno che lo conobbi.
Strappo un foglio dalla bacheca, afferro una penna dalla mia borsa, e scrivo sopra il mio numero di cellulare. Attacco il foglio nella bacheca, fermandolo con una puntina.
"Adesso sta a te." Dico voltandomi, percorrendo i corridoi come il Piccolo Principe nel deserto.  

Teach me.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora