Sorry.

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Sorry.


(Dean POV)
Ero uscito da casa sua con le lacrime che cadevano così veloci da far male agli occhi, sono stato alla porta a implorare di parlare e quando non ebbi risposta, mi sedetti sui gradini singhiozzando come un bambino che non aveva ricevuto la caramella per soddisfare chissà quale capriccio. Non riuscivo a pensare a nulla se non a quell'assurda notte in cui quella tipa mi trascinò a casa e io come uno stupido mi lasciai tentare dai miei istinti, sì, perchè parliamo di puro istinto che ovviamente non centrava nulla con quello che provavo con Castiel, quando lo baciavo o facevamo l'amore. Quel tipo di sesso fatto con quella tipa, di cui non ricordo neanche il nome, era solo e unicamente uno sfogo di un bambino frustrato dalle troppe responsabilità e che ora piange sul latte versato.
Mi alzai e barcollando arrivai alla mia auto, mi pulì il naso dal sangue meglio che potei con dei fazzoletti trovati nel cruscotto e quando misi a moto un onda di sensi di colpa mi inondò di nuovo gli occhi come un fiume in piena. Guidai per tutto il tragitto con le lacrime che scendevano, chiamando il suo nome come se di colpo potesse comparire al mio fianco, in un batter d'ali, fermandomi agli stop e chiedendomi se fosse il caso di chiamarlo e chiarire, ma appena cercavo il suo numero sulla rubrica, gettavo il telefono al posto affianco e con rabbia picchiavo con un pugno il manubrio della mia Piccola.
Arrivato a casa mi sorpresi di trovare tutti in cucina a chiacchierare nonostante fosse mezzanotte passata e quasi mi venne da ridere per il loro tempismo, feci per andare nella mia stanza, cercando di non farmi notare, ma la sfortuna si era accanita su di me e volle che in quello stesso instante una folata di vento facesse sbattere la porta e facesse voltare tutti di getto, osservando i miei occhi ancora pieni di lacrime, il naso sporco di qualche sfumatura di rosso che non ero riuscito a togliere e le labbra che tremavano incessantemente.
"Dean!" fece Jody venendomi incontro e prendendomi per un braccio.
La scostai con forse troppa forza e salì le scale correndo, fino ad arrivare alla mia stanzetta, dove mi accasciai sul letto e abbracciai il cuscino: persino quello odorava di lui e una parte di me volle prendere un respiro profondo di quel paradiso, mentre l'altra dava coltellate continue a se stessa, dicendo quanto fosse crudele il mondo, quanto un sol gesto possa rovinare la più bella scultura di tutto l'intero mondo... Quanto la fiducia fosse fragile e quanto fosse dura per me riconquistare il cuore di Castiel dopo che ci avevo messo mesi a far si che lui si innamori di me.
Proprio io poi, io che conoscevo la sua storia, che conoscevo tutto di lui e di quella puttana di Meg, io che sapevo quanto avesse sofferto per quel tradimento e fosse stato costretto a cambiare città per dimenticarsene. E se se ne fosse andato anche questa volta? Io cosa avrei fatto esattamente?
Volevo ancora vedere Jack, volevo vederlo crescere e volevo realizzare i progetti che avevo con Castiel. Non mi sarei arreso, a costo di andare in prigione per stalking. Avevo delle sorprese per lui, altri viaggi da fare, sogni che dovevo e volevo realizzare: una casa, io e lui sul portico, sentire Jack con la ragazzina che parlavano e quei silenzi che avrei prontamente interrotto, come se non sapessi che scopano anche se io sto lì come una sentinella.
"Dean, posso entrare?" fece una voce.
Questa volta era Sam, ma non risposi e rimasi immobile su quel letto con il telefono nella mano in caso mi chiamasse per prendere la mia roba, almeno lo avrei rivisto di nuovo! Comunque chiusi gli occhi, che intanto avevano bagnato il cuscino, e sentì la porta aprirsi lentamente.
"Dean... Hai litigato con Castiel?" fece Sam incerto su quello che stava dicendo.
Non risposi e probabilmente per quello lui chiuse la porta e un attimo dopo sentì la sua voce dire a zio o a Jody che stavo dormendo: lui mi conosceva bene, non stavo dormendo, volevo solo rimanere qui e non dire e fare nulla.
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Mi svegliai di soprassalto dal rumore della sveglia che continuava a battere come un martello nelle mie tempie, dovetti fare uno sforzo immane per spegnerla e tornare immobile sul materasso dal quale non mi ero mosso se non per andare in bagno, bagno in cui avevamo avuto vari incontri. Si, persino questo mi ricordava lui.
Presi il cellulare e scrissi un breve messaggio:
-Buon giorno Giulietta... Oggi non sarò a lezione...
Mi coprì con il lenzuolo beige e rimasi immobile a fissare lo schermo, poi vibrò e scoppiai a piangere pensando fosse lui, visualizzai e trovai un altro tipo di messaggio:
-Stasera. Solita ora. 23.30.
Buttai il cellulare dall'altra parte del letto e chiusi di nuovo gli occhi, cercando un sonno meno tormentato da quello che era successo la notte precedente, ma tenendo ben le orecchie tese semmai Castiel avesse mandato qualcosa.  

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