I miss them.

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I miss them.


(Dean POV)
Chiariamo in fatto che a me non piace nessuno, quel dannato professore aveva insinuato che io abbia un vago doppio fine con lui. Posso scusarlo solo per il fatto che sia nuovo e che non mi conosca o non conosca le abitudini di questa scuola, comunque il mio interesse nel voler il suo numero è unicamente per aver un rapporto alunno-insegnante molto più interessante rispetto allo scambio battutine che abbiamo ora, mi scommetterei l'Impala a poker che lui mi abbia già pensato qualche volta, li conosco i tipi come lui: prima tutti timidi e sulle proprie e poi si fanno scopare negli ripostigli dei bidelli, altro che mazze da scopa e stracci, ancora ricordo quella volta con David al terzo piano!
Mi guardai intorno: ero nel cortile vicino alla mensa da solo, a pensar per i fatti miei e rispondere ai messaggi di Lisa, mentre gustavo una Marlboro rossa tra le mie labbra e espellere il fumo con un soffio verso il cielo, poi osservare la nuvola volare fuori da dietro i miei Rayban neri che mi son regalato al mio primo stipendio, ormai erano passati anni ed erano fuori moda, ma avevano un valore affettivo.
Passò qualche minuto e Kevin, Sam e Jessica mi vennero incontro, quasi mi strozzai con il fumo per far fretta a non farmi veder da mio fratello e gettare il mozzicone, se Bobby avesse saputo che tra i tentati suicidi per colpa del lavoro c'era anche il fumo, mi avrebbe ucciso lui.
"Ehy stronzetti." feci sorridendo, cercando di riprendere fiato dalla tosse.
"Puzzi di fumo Dean!" sbottò Sam con una mano che sventolava vicino al naso, intento a togliere il tanfo.
"Colpa loro" dissi con un cenno a un gruppo di ragazzi, la cui direzione del fumo andava verso di noi. Non so precisamente se ci avesse creduto, lo speravo per lo meno. "Jessica, hai impegni di questo periodo?"
"Per i tuoi vani tentativi di provarci, si. Per il resto, no." sbottò con aria di superiorità, mise i capelli di lato e iniziò una treccia nei capelli biondi e vellutati.
Mi posai contro il muro alle mie spalle e ci misi contro il piede, poi la guardai e sorrisi, certo di aver cresciuto bene mio fratello: Jessica era una cheerleader e nel tempo libero si vedeva con G, che poi la curiosità mi uccideva, dovevo indagare su questa G.
"Organizza una festa con le cheerleader, magari tra un mese, quando abbiamo più tempo libero per seguire la stagione basket. Che ne dici?" chiesi. Mi trillò il cellulare e vidi una foto di Lisa che con la panna aveva scritto 'ti amo'. Mio dio, sparatemi!
"Ogni tanto hai qualche idea geniale Dean, raramente, ma sempre tardi che mai!" mi sorrise.
Adoravo Jessica, anche se non si notava, si prendeva cura di Sammy e non mi odiava per il mio carattere da rubacuori. In fondo lei è stata la mia prima sconfitta, non mi ha mai voluto, forse perchè ha sempre avuto una cotta per mio fratello, non che fosse bello come a me, ma il carattere da intelligentone era molto meglio da quello di dio del sesso per lei.
La vidi dare un bacio al suo ragazzo e schiacciare veloce i tasti dell'iPhone per chiamare le sue college, ci salutò velocemente e corse verso la palestra.
"Ora che siamo soli, noi due dobbiamo parlare!" disse Kevin con un sorriso, facendo l'occhiolino a Sam. Si avvicinarono al mio fianco. "Chi è la conquista che ti sta rovinando la vita?"
Castiel.
"Nessuno, idioti!"
"Ieri ti ho visto sorridere, mentre mangiavi la pizza. Dai, almeno dicci il nome!" sbottò Sam. Lui conosceva qualunque ragazza mi portassi a letto, tra ragazzi ne parlavamo tranquillamente e Kevin mi chiedeva quale strano meccanismo usavo per farle finire tutte nel mio letto. "E poi tra te e il professore c'è qualc-"
"Sam smettila, ok?" quasi urlai e due tipi del gruppo si girarono. In realtà non capì perchè fossi così agitato.
"Quale professore?" chiese Kevin curioso.
Sbuffai e presi il cellulare, senza dir nulla misi le cuffie e misi play alla prima canzone che trovai a tiro, poi andai verso l'aula di inglese.
A me non piaceva nessuno.
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Era da molto che ci pensavo, da quando finì di leggere Guerra e Pace che papà regalò a mamma. Avevo letto quelle poche righe all'inizio del libro e mi chiedevo come era la vita lì, prima dell'incendio, ricordavo poco e niente della mia casa: il colore celeste cielo della mia stanzetta, un piccolo angelo in porcellana e la culla di Sammy, i peluche con affianco il teddy puzzolente di latte che gli avevo regalato. Mamma sulla sedia a dondolo che mi raccontava le storie e papà che mi rimboccava le coperte...
Mi alzai di colpo, dopo aver girato e rigirato la foto di famiglia tra le mani, e andai da zio Bobby. Era tarda sera e sicuramente era pronto per andare a dormire, ma non importava: Avevo preso una decisione e lo avrei fatto con o senza sua approvazione.
Scesi di corsa le scale e arrivai nella sua stanza da letto, bussai ed entrai subito dopo, era in pigiama e mi guardava chiedendosi cosa fosse successo.
"Zio, pensavo di andare Kansas City tra tre settimane." dissi di getto.
Lo vidi sbiancare e ne capì il motivo, non parlavamo mai di quella città dopo quello che era successo e ci trasferimento qui in Texas appunto per non ricordare, ma ne avevo bisogno. Avevo bisogno di star un pò da solo e capire un pò di cose, di rivedere la mia gente e la mia famiglia, dove sono nato e vissuto, anche se per poco.
"È un sacco di strada e ci vogliono parecchi soldi, conoscendoti pagherai multe quasi ad ogni pedaggio." disse burbero come sempre.
"Non preoccuparti per i soldi. Non pagherò multe, promesso, e starò via un paio di giorni al massimo... Devo star al passo con la scuola e il lavoro, anche se volessi!" feci gentilmente, sperando in una sua approvazione.
"Va bene" sussurrò piano "Salutameli... Digli che mi mancano."
Uscì dalla stanza e iniziai ad organizzare mentalmente il viaggio: come prima cosa i giorni da scegliere erano mercoledì e giovedì, così il mio caro prof si sarebbe preoccupato della mia assenza nelle sue due ore consecutive.

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