Doctor Zivago.

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Doctor Zivago.



(Castiel POV)
Oggi è stata una giornata davvero pesante, devo correggere una quarantina di esami, metà dei quali li vorrei gettare dalla finestra del mio ufficio.
Sto cercando di limitarmi nelle correzioni, evitando di scrivere cose come: "Hai mai preso in mano un libro?" o "Ti prego, vuoi uccidermi o cosa?"
Alcuni ragazzi sanno essere davvero idioti, per fortuna altri invece mi danno davvero delle gran soddisfazioni, tra i quali un certo Dean che insiste nello scarabocchiare cose oscene ai margini delle pagine. Stasera gli farò una bella ramanzina.
Ad un certo punto bussano alla porta, e poco dopo spunta una chioma rossa, purtroppo non è quella di Charlie, ma quella di Rowena, l'insegnante di storia.
"Posso rubarle un momento Castiel?" Mi dice in attesa sulla porta con un mezzo sorriso.
"Ma certo, si accomodi! In cosa posso esserle utile?" Rispondo alzandomi e indicandole la sedia di fronte alla cattedra.
Lei entra, posata come sempre, indossa un lungo vestito nero aderente, che le fascia perfettamente il corpo.
Si siede e inzia a giocherellare con la penna, passandola tra le mani sulle quali spiccano le lunghe unghie rosse.
"Stiamo affrontando la rivoluzione russa in queste lezioni, e mi chiedevo se non avesse qualche libro da poter consigliare ai miei studenti in modo da appronfondire un po' l'argomento..."
"Oh ma certo, ho qua da qualche parte il Dottor Zivago, un grande capolavoro che di sicuro potrà aiutarli ad entrare meglio nell'ottica della rivoluzione, e a capire come l'hanno affrontata gli abitanti della Russia..."
Mi alzo e cerco nellla mia libreria il libro in questione, scorrendo velocemente le copertine.
Quando finalmente lo trovo glielo porgo, e noto che lei resta per qualche istante di troppo a fissare le mie mani.
"Grazioso il suo nuovo anello..."
Ammutolisco fissando l'anello di Dean, in cerca di una risposta plausibile.
Possibile che se ne sia accorta? Meglio far finta di nulla.
"Grazie..." Rispondo ritraendo la mano.
"E' nuovo?" Chiede afferrando il libro e tornando a sedersi.
"E' un regalo."
"Del suo fidanzato?"
Resto immobile a guardarla sorridere. Come ha fatto a scoprilo? Mi chiedo preso dal panico.
"Non ho nessun fidanzato."
"Uhm... Sa professore una delle mie grandi doti è lo spirito d'osservazione, l'attenzione ai dettagli è un requisito indispensabile per una persona che si erge a insegnare la storia dell'umanità. D'altronde devo insegnare il passato nei minimi particolari no?"
Mentre lo dice tamburella con le unghie sulla cattedra, il che non fa che aumentare il mio nervosismo.
"Suppongo di si." Devo trovare un modo per sviare l'argomento, rifletto mentre mi siedo. Forse potrei parlare del dottor Zivago?
"Per questo motivo non posso fare a meno di notare la somiglianza con l'anello che portava il giovane Winchester fino a qualche giorno fa..."
Ma dove lo trova il tempo per notare simili cose?
"Non ci avevo fatto caso... Immagino che sia simile." Tento di dire fingendo indifferenza.
"Molto simile, qualcuno potrebbe addirittura dire uguale."
"Cosa sta cercando di insinuare? E' solo una coincidenza!"
"Certo... tuttavia è davvero una curiosa coincidenza che al suo dito appaia un anello così simile a quello del ragazzo e che contemporaneamente nel dito del suo allievo sia apparso un nuovo anello così singolare...."
Ha capito tutto. Credevo che nessuno lo avrebbe notato, maledizione.
"Glielo ripeto, è solo molto simile, e ora la prego di scusarmi ma devo tornare ai compiti e ai miei libri" Le dico indicando la pila di foglia sulla scrivania e quella di libri accanto.
"Ma certo, d'altronde è questa la differenza tra noi due." Fa una lunga pausa mentre ripone la penna accanto alle altre. "La letteratura è una fuga romantica dalla vita, dolci fantasie e turbolente passioni, la storia invece è realtà, fatti concreti, avvenimenti che cambiano il mondo e le persone che lo abitano, e se c'è una cosa che ho imparato studiando la storia dell' umanità è che le coincidenze non esistono."
Si alza scostandosi i capelli mossi dal viso e scrutandomi attentamente, ma non posso farla andare via così, non dopo essere stato insultato in questo modo.
"Si sbaglia, la letteratura non è altro che il riflesso della vita stessa, scritto dalle persone che la stanno vivendo."
"Una vita dove i sentimenti vengono prima di tutto non è vero?" Fa una risata ironica e poi aggiunge: "Ma nella realtà sono i fatti a contare, e la realtà è che lei si stà giocando la cattedra per una fantasia."
Mi sta davvero irritando, inizio a non poterne più della sua arroganza.
"A volte è preferibile una fantasia alla realtà grigia e vuota che ci circonda, ma forse lei nel suo grigiore esistenziale ci vive benissimo."
"E' questo che racconterà al suo figlioccio professore? Che ha perso il lavoro e non potrà mandarlo in vacanza perchè la vita è grigia?"
"Gli racconterò che la vita senza l'amore, i sogni e le fantasie non ha lo stesso colore nè lo stesso gusto. Gli racconterò che è meglio seguire il proprio cuore, ovunque esso ci conduca, piuttosto che rifugiarsi nel passato e nei pregiudizi. Gli racconterò di vivere la sua vita come lo riterrà opportuno, e che l'unica cosa di cui mi importa è che sia felice."
"Buona fortuna per quando dovrà andare a prenderlo in galera o dovrà prestarli i soldi per mangiare perchè il suo lavoro da pittore non rende abbastanza, o per quando con il cuore spezzato si rinchiuderà in casa a piangere, mentre il mondo la fuori continua a andare avanti e a produrre ottimi lavorati e padri di famiglia onesti."
La sto odiando, sto odiando ogni parola che dice, come può essere così ottusa?
"Se accadrà, almeno vorrà dire che avrà vissuto, invece che stare ad insegnare la vita degli altri senza muovere il culo dalla sedia. Ma certo lei non avrà di questi problemi visto che morirà zittella circodata dai suoi gatti e dai giornali scritti da ottimi lavoratori e padri di famiglia onesti che nel fine settimana vanno a puttane."
Ci guardiamo a lungo, pieni di odio, ognuno convinto della superiorià delle proprie convinzioni.
"Forse morirò zittella, ma almeno non vivrò nel peccato la mia esistenza."
"Chi è senza peccato scagli la prima pietra. Lei che conosce ogni minimo dettagli dovrebbe sapere di chi è questa frase."
"Genesi 19: Gli abitanti di Sodoma erano dei perversi e dei grandi peccatori contro il Signore."
"Vada all'inferno!"
"Ci vediamo là!"
Esce sbattendo la porta, e io mi ritrovo a lanciare i fottuti compiti per lo studio, in preda all 'ira.
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Non so quanto tempo sia trascorso dalla sua visita, ero talmente arrabbiato che per calmarmi ho dovuto usare tutta la mia forza di volontà, fatto sta che ad un certo punto hanno di nuovo bussato alla porta, e a questo punto ero davvero pronto a sbattere la testa di quella rossa insolente contro la cattedra.
Invece era Dean, che aveva sentito Rowena borbottare qualcosa in corridoio contro di me e voleva sapere cos'era successo. L'unica cosa che aveva capito dai suoi discorsi era che mi odiava. Un odio reciproco del resto.
"Lo sa."
"Sa cosa?"
"Di noi. E ci odia Dean."
"Ora vado la e gliene dico quattro a quella vecchia zitella!" Dean sembrava furioso, ma non potevo permettere che commettesse qualche stupidaggine.
"Tu non farai niente del genere, verresti espulso! E comunque gli ho già detto io quello che si meritava."
Vedevo nei suoi occhi la stessa frustazione che riempiva il mio cuore, ma non era di quello che avevo bisogno, non adesso.
Gli presi la mano e la strinsi forte, poi mi sforzai di sorridere.
Lui la strinse a sua volta anche se non sorrise, guardò invece fuori dalla finestra e mi accarezzò con il pollice il dorso della mano.
"Va tutto bene, finchè ho te posso affrontare tutto..."
Dean abbassò la testa, poi mi guardò intensamente, si avvicinò e mi stampò un bacio sulle labbra, breve ma appassionato.
La mia fantasia poteva battere la sua fottuta realtà, ne ero certo.

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