JESS POV
Era passata un'altra settimana. Un'altra settimana di silenzio e apatia.
Il che significava che Alec si era sentito in dovere di creare della gran confusione dentro e fuori la mia testa.
-Che ne dici di Moore&Pack?-
Sbuffai.
-Packwood&Mo-
-Suona malissimo. Chi pensi verrebbe a comprare da noi con un nome simile?-
Alzai gli occhi al cielo.
Era da un'ora che tentava di darmi ripetizioni di matematica aziendale, ma in tutto questo arco di tempo avevamo solo discusso sul nome che la nostra impresa avrebbe dovuto avere. Senza ovviamente trovarci d'accordo su nessuna delle proposte fatte.
-Alec ti prego. È solo un fottuto esempio- mi stesi sul suo letto mettendomi un braccio sopra gli occhi.
-Bene allora. La ditta Moore&Pack deve attuare uno start up. Considerando che abbiamo a disposizione un capitale, diciamo di..-
-Un milione di sterline-
Mi guardò con un sopracciglio alzato.
-Tu hai scelto il nome, io scelgo il capitale-
Alzò le spalle.
-Come vuoi. Sappi che devi scegliere tu cosa farne di questa azienda-
Mi passò il foglio e mi misi al lavoro sul problema che aveva inventato, nonostante i miei occhi si incrociassero davanti a tutti quei numeri.
-Andiamo Jessica. Concentrati tesoro-
Mordicchiai la matita che tenevo in mano mentre Alec se ne andava in bagno.
Sbuffai e riappoggiai la testa sul cuscino. Odiavo matematica. E ancor più matematica aziendale.
La porta della camera si aprì e la mia testa scattò in quella direzione.
-Oh... ciao- disse un ragazzo moro con un sorriso stupito.
-Ciao- ricambiai rimettendomi seduta.
-Tu sei.. un'amica di Alec?-
-Sì, sono Jessica-
-Piacere, Pierre-
-Sei francese?-
Rise.
-Dalla parte di mio padre- spiegò mettendosi seduto sul suo letto.
Alec uscì dal bagno in quel momento sfregandosi le mani sui jeans attillati.
-Hai già rinunciato?-
Alzai le spalle.
-Ehi Pierre. Quando sei arrivato?-
-Adesso, stavo parlando con Jessica-
-Oh si, il piccolo genio è qui per ripassare matematica aziendale-
Mi guardò.
-Non ti invidio- sorrise a mo' di scuse.
Sorrisi e ripresi il foglio in mano scrivendo i miei calcoli.
Quando lo consegnai al mio personale professore mi sorprese facendomi i complimenti.
-Dopo questo lavoro potrei quasi rivalutare il nome che avevi proposto-
-Quasi- mi diede un bacetto sulla testa sculettando verso l'armadio.
Sì sculettando.
Vidi Pierre fissarlo in modo stranito e soffocai una risata rendendomi conto dell imbarazzo che doveva esserci stato tra i due la prima volta che si erano visti. Anche perché Pierre non era un brutto ragazzo, per nulla. E avrei scommesso la testa che Alec la pensasse come me.
-Vieni in mensa?- chiesi mettendomi in piedi e raccattando il mio zaino.
-Sì, vediamo cosa hanno in serbo per noi oggi le cuoche- si strofinò i palmi uno contro l'altro davanti al petto.
-Ciao Pierre- lo salutai con un cenno della testa che ricambiò da dietro gli occhiali che aveva indossato per leggere.
Sentii Alec dire qualcosa a proposito della doccia con l'acqua gelata mentre io lo aspettavo in corridoio.
Sentii una porta sbattere più avanti e spostai il mio sguardo fino a incatenarlo con due occhi fin troppo famigliari. Deglutii. Erano giorni, settimane che non lo vedevo se non di sfuggita. E averlo di fronte ora sembrava surreale.
Sentii Alec mettersi al mio fianco chiudendosi la porta alle spalle e vidi Ian concentrarsi su di lui per non più di cinque secondi prima di girarsi e incamminarsi verso le scale.
Quando rimasi a fissare il punto in cui era sparito una mano mi svolazzò davanti agli occhi.
-Terra chiama Jessica-
Scossi la testa e presi un respiro profondo.
-Scusa mi sono incantata-
-A guardare Jons?-
Non annuii e non negai. Cominciai solo a camminare con Alec che mi correva dietro. Lui non sapeva nulla della mia storia con il playboy della scuola e nemmeno della nostra rottura distruttiva per entrambi.
-Sembri.. persa-
Non riuscivo a descrivere il mare di emozioni che stavo provando in quel momento. Erano troppe messe insieme. Ero sollevata per averlo rivisto, impaurita dalla voglia che sentivo sottopelle di corrergli incontro e sopratutto c'era una grande nostalgia di tutto ciò che lo riguardava. Tutto ciò che non era più mio e non avevo diritto di sentirne la mancanza. Ero incazzata perché mi aveva visto uscire da una camera maschile come se fossi andata lì di certo non per matematica aziendale, ma in fondo nemmeno io ero più sua quindi non dovevo spiegazioni a nessuno. Allora perché sentivo l'irrefrenabile voglia di cercarlo e dirgli che Alec era gay?
-Non ne voglio parlare-
Lui tacque e lo ringraziai mentalmente.
Arrivammo in mensa e trovai quasi subito il tavolo in cui sedevano An e Mike, Sam e Drew, e Helen e Thomas. Mi sedetti sentendomi il terzo incomodo. Dio anche Alec era fidanzato.
Ero l'unica triste e depressa single nel gruppo, anche se An e Mike non formavano una vera e propria coppia. Una magra consolazione.
- Ti prendo la mela Jess?- mi chiese il mio accompagnatore.
-Sì grazie-
-Avete visto Ty?- chiese Thom.
-Credo che fosse a ripetizione di francese- rispose Sam.
-Io ho appena finito matematica aziendale con Alec. Mi auguro che almeno questo test vada bene- mi lamentai.
-Cazzo quando è?!- scattò Mike.
-Domani, te ne sei dimenticato?-
Lui si premette la mano sul viso sussurrando qualche altra imprecazione.
-Dici che Alec mi farebbe un ripasso di un'ora prima di domani?-
Alzai le spalle.
-Credo di si. Se fosse in corso con me non avrei nemmeno bisogno di studiare. Quel ragazzo è un genio-
An sorrise e ci mise al corrente della festa in piscina della prossima settimana. Rettifico. Della mia festa di compleanno in piscina organizzata dalle mie amiche. Si prevedeva un disastro.
-Alcuni volantini sono già in giro, ma il passaparola sarà molto più efficace- spiegò come una manager in carriera.
-Preparati a ricevere gli auguri da gente che nemmeno sapevi che venisse al Dallas college- rise Sam seguita dagli altri.
-Cosa mi sono perso?- chiese Alec posandomi la mela davanti e poggiando il suo vassoio sul tavolo.
-Oh niente, solo il casino di festa che non so per quale diavolo di motivo ho lasciato organizzare a loro- Scossi la testa.
Si aprì un grande sorriso sul suo volto.
-Se avete bisogno di una mano sarò lieto di aiutarvi- si offrì.
-Gesù ci mancava lui- risi agitata e gli altri risero a mie spese immaginandosi già la scena imbarazzante a cui sarei stata sottoposta in meno di sette giorni.
***
-Sei sicura di voler andare senza di me?- chiese Alec mentre risalivamo le scale.
-Sono grande e vaccinata. Non cadrò dal tapis roulant, non mi spezzerò un braccio facendo pesi e ti assicuro che non morirò dopo un'ora e mezza di palestra- feci il gesto della croce sul cuore.
Lui scosse la testa sorridendo.
-Me lo auguro, hanno preparato una mega festa per il tuo compleanno a cui devi essere presente-
Feci una smorfia indirizzandogli una linguaccia. Il che fece apparire la mia faccia smodellata facendolo ridere.
-Va bene allora do una mano a Mike e poi se riesco ti raggiungo-
-Sì, in ogni caso ci sentiamo-
Ci dividemmo e io raggiunsi camera mia per poi buttarmi di schiena sul letto.
Chiusi gli occhi per cinque minuti prima che anche An tornasse.
-Sono esausta- disse copiando la mia posizione.
-Anche io. E tra un'ora devo andare in palestra- gemetti.
-Io vado da Sam a studiare per la vipera. Domani abbiamo un interrogazione-
-Non potevate andare a ripetizioni con Ty?-
-La prof che fa ripetizione è la vipera in persona. Preferisco farmi il culo oggi pomeriggio che avere un'altra ora di lezione con lei-
-Capisco- risi voltandomi su un fianco verso di lei.
Fece la stessa cosa.
-Jess.. devo dirti una cosa-
I peggiori scenari mi passarono davanti agli occhi.
-Dimmi-
-Io.. ecco. Mmm- blaterò facendomi spazientire.
-Io e Mike ci stiamo... frequentando-
Rimasi confusa ma sollevata che l'argomento non mi riguardasse e che non fosse un apocalisse imminente.
-È da quando vi siete conosciuti che lo fate mi pare- ridacchiai.
-Nel senso che... io vorrei dargli un'altra possibilità. Io lo rivoglio mio..- disse con la voce che si abbassava ad ogni parola.
-È meraviglioso!- esclamai allungando una mano perché la prendesse.
Lei la accettò con gli occhi che brillavano.
-Sono contenta per voi An. Non so perché non me lo volessi dire-
Lo sapevamo fin troppo bene entrambe il perché. Credeva che fossi ancora troppo "instabile emotivamente" per parlare di sentimenti.
-Non vedo l'ora Jess. Mi è mancato così tanto- sospirò con un sorriso.
Mi accigliai pensando che per me e Ian non ci sarebbe stato lo stesso lieto fine che avrebbero avuto An e Mike. Ma ora non dovevo pensare a me e mi concentrai sulla mia migliore amica.
-Che ne dici se stasera prendiamo tutte le schifezze che troviamo e ce le portiamo in camera per festeggiare?- proposi.
Lei accettò di gusto applaudendo e mi rimisi comoda sul letto riposandomi ancora un po' prima di andare in palestra.
Ripensai alla festa della prossima settimana e in un attimo di pazzia fui contenta che fosse organizzata. Non avevo più voglia di starmene rintanata a non far niente e al pensiero di musica e alcool la mia testa cominciava già ad essere più leggera.
Mi serviva una distrazione più grande della palestra, più grande perfino di Alec, che per quanto adesso la mia vita stesse riprendendo il binario dell'indipendenza, questo andava paripasso a tratti con quello dell autocommiserazione.
-An?-
-Mm?-
Rimasi in silenzio un paio di secondi in più a riflettere.
-Voglio essere perfetta al mio compleanno-
La sentii girarsi verso di me ma mantenni la mia posizione iniziale col braccio sugli occhi.
-Ovviamente. Abbiamo già pensato anche a quello, avevi dubbi?- rise obbligandomi a seguirla.
Mi sfregai il viso con le mani e mi alzai.
-Tra una settimana sarò più grande di te- Presi i pantaloncini da palestra e li indossai sostituendoli ai jeans.
-Nascere a novembre è una merda- sbuffò An.
-Un po'- risi andando in bagno a darmi una rinfrescata.
-Organizzeremo una festa anche per te!-
-Ci conto!- mi urlò dalla camera.
Infilai la maglia e presi lo zaino con l'occorrente.
-Ci vediamo dopo allora- la salutai.
Mi fece un cenno con la mano e uscii cominciando a districare le cuffie strada facendo. Scesi le scale, passai l'atrio e tutto il corridoio che portava alla palestra, dando un'occhiata alla piscina, e arrivai in palestra con l'ultimo nodo da slegare. Odiavo quegli intrecci.
Mi infilai nello spogliatoio femminile dentro un gran rumore. C'erano ragazze che si cambiavano per andare in sala e chi per andare via, chi aveva appena finito la doccia e chi doveva ancora farla. Una serie di corpi nudi mi passarono davanti agli occhi e questo mi ricordò perché tornavo in camera a lavarmi.
Riposi le mie cose nell'armadietto 26 e cambiai in fretta le scarpe prima di farmi una coda davanti al grande specchio che c'era lì. Ero ansiosa di cominciare l'allenamento. Mi rilassava e scaricavo gran parte dello stress accumulato dalle lezioni.
Feci partire la riproduzione casuale della musica e mi affrettai per prendere l'ultimo tapis roulant libero, quegli atrezzi erano sempre i più desiderati.
I coldplay suonavano nelle mie orecchie mentre cominciavo a camminare a un ritmo tranquillo. Non c'era spazio per i pensieri mentre mi allenavo, c'eravamo io, la musica e i muscoli.
Aumentai la velocità gradualmente fino alla corsa e feci dei grandi respiri per non perdere resistenza: mi piaceva correre, preferivo all'aria aperta ma per tenemi in forma ora andava più che bene così.
Si susseguirono The Script, Bastille e Blink182 mentre le mie gambe continuavano a muoversi sul rullo. Ogni tanto canticchiavo in mente le parole, altre mi concentravo sulla corsa.
Un ragazzo in carne si mise al mio fianco e mi fissò mentre cominciava a correre. Probabilmente ero sudata e con i capelli ridotti a uno schifo, ma ehi, ero in palestra non potevano pretendere che fossi Angelina Jolie.
Rallentai e scesi sgranchendomi le ginocchia mentre passavo ai pesi. Ed Sheeran tranquillizzava i miei movimenti mentre guardavo il mio riflesso alzare e abbassare le braccia. Sbuffai alla mia immagine pensando che c'era ancora tanto lavoro da fare, mi ero lasciata un po' troppo andare ai dolci. Al solo pensiero della serata che mi aspettava mi sentivo in colpa, così aumentai gli sforzi per diminuire il peso sul cuore.
Feci una pausa per bere e asciugarmi il sudore quando alzando lo sguardo questo mi cadde su due spalle larghe. Oh no e merda furono gli unici pensieri che sentii.
Ian in tutto il suo splendore si stava infilando dei guanti da box e parlava con un uomo più grande di noi. Sembravano in confidenza ma non mi pareva nessuno che conoscessi.
Mi concessi uno sguardo al suo corpo avvolto solo in una canotiera e un paio di pantaloncini da basket: i bicipiti erano più scolpiti e le spalle più pronunciate di quanto ricordassi, si doveva essere allenato molto, forse per distrarsi come facevo io. Aveva anche i capelli più lunghi facendolo sembrare più bello e dannato di quanto già non fosse. Quell'aria emanava sesso puro.
Mi riscossi dai miei pensieri correndo verso i tappetini per gli addominali. Contrazione Jessica.
Non avevo tempo per pensare a quanto fosse sexy quel ragazzo. Dovevo smaltire il mio grasso. A quello dovevo pensare. Al grasso. Al grasso che lui non aveva e che si era trasformato in potenti muscoli..
Contrassi la pancia alzando la schiena da terra lentamente e continuai il movimento per venti volte di seguito prima di fare una pausa.
Sam mi aveva detto che Ian aveva iniziato da una settinana a fare l'insegnante di box. A quanto pareva era molto bravo davanti al sacco e ci sapeva fare anche nell'insegnare a fare a pugni. Risi tra me e me. Non avevo dubbi che il mio Ian fosse un campione in questo dopo essersi quasi sfondato la mano sul muro di casa sua.
Mi si spense il sorriso al ricordo. E anche alla realizzazione che non era più mio. Nonostante avessi dovuto realizzarlo già da qualche settimana.
Feci altre tre serie da venti addominali e mi alzai con la faccia rossa. Bevvi ancora e asciugai il sudore.
I miei occhi cercarono automaticamente lui. E come se ci stessimo chiamando, nell'esatto istante in cui il mio sguardo lo trovò, lui trovò me. Tutte le persone nella stanza sparirono e rimasimo a fissarci per troppo tempo. Potevo vedere la lussuria celata sul suo viso, la passione e la determinazione nei suoi pugni chiusi. Il desiderio doveva essere chiaro anche sul mio di viso.
Il cuore batteva troppo forte nel petto e un dolore sordo bloccava il mio corpo finché non mi obbligai a continuare la mia strada nuovamente verso i tapis roulant. Per oggi mi sarei fermata qui. Non sopportavo di vederlo a così poca distanza da me. La verità era che non lo avrei mai sopportato e non lo avrei mai superato. Almeno non finché non lo avrei più rivisto.
Nei dieci minuti in cui camminai lo fissai fare lezione. Così sicuro di sé mentre camminava nella stanza e ogni volta che sferzava un pugno il mio cuore faceva una capriola. Quando non lo guardavo io lo faceva lui. Non incrociai più i suoi occhi ma potevo sentire il suo sguardo bruciarmi la pelle.
Fermai l'attrezzo e scesi bevendo un po' d'acqua, poi mi incamminai in fretta verso gli spogliatoi facendo finta di leggere qualcosa sulla scheda della palestra. Sentii un colpo al fianco destro e poi una botta su tutta la parte sinistra del corpo e mi accorsi di essere sdraiata per terra.
-Cazzo- imprecai toccandomi la pelle.
-Merda scusa non ti ho vista- una ragazza mi stava guardando con la mano sulla bocca.
-Stai bene?-
Annuii un po' frastornata battendo le palpebre.
-Ehi sei tutta intera?-
Alzai lo sguardo su un'altra voce. Maschile e roca per il fumo. E mi trovai davanti l'uomo con cui Ian stava parlando prima.
-Sì sto bene- feci per alzarmi e lui mi diede un braccio per aiutarmi.
-Scusami ancora-
-Tranquilla nessun problema- sorrisi alla ragazza che ricambiò e continuò il suo allenamento.
Mi voltai verso l'uomo per ringraziarlo e una fitta mi prese il fianco facendomi trasalire.
Oddio che figura di merda. Non mi azzardai nemmeno a guardare se Ian avesse visto la scena.
-Vuoi del ghiaccio? Posso mandare Ian a prenderlo- disse l'uomo.
-No!- scattai decisamente troppo in fretta.
-Cioè.. ce la faccio da sola-
Lui mi soppesò qualche istante prima di annuire poco convinto.
-Sono Adam- mi tese la mano.
-Jessica-
-Grazie dell'aiuto- mi dileguai in fretta.
-Sei cambi idea mi trovi qui- insistette.
Gli feci un sorriso tirato e me ne andai tenendomi la parte lesa.
Arrivata in spogliatoio presi le mie cose e corsi via.
IAN POV
Due volte in una giornata. Mi era apparsa davanti due volte in una giornata. Dopo settimane che praticamente non la vedevo.
Era fantastica come sempre. E in quei pantaloncini era tremendamente sexy. Dovevo averla guardata con così tanto desiderio che al solo pensiero sentivo il cavallo dei pantaloni stringersi.
Tirai un pugno al sacco davanti a me.
-Ian la tua lezione è finita un'ora fa- mi riprese Adam entrando in sala.
-Volevo sfogarmi un po'- dissi tirando un altro pungo.
-Ti tengo il sacco-
Si mise dietro di esso e cominciai a potenziare i colpi.
-Sai- iniziò schiarendosi la voce.
-Prima ho soccorso una ragazza-
-Interessante- ironizzai.
-Non ho finito- disse duro.
Rimasi in silenzio continuando a scaldarmi.
-Era caduta perché un'altra le è andata contro mentre si allenava con i pesi. Deve essersi presa una bella botta su entrambi i fianchi-
-Qual è il punto- non avevo tempo per delle storielle. Non volevo ascoltare niente e nessuno.
-Okay okay adesso ci arrivo- si lamentò.
-Il punto è che quando le ho offerto di mandarti a prendere del ghiaccio ha subito rifiutato. Non avevo nemmeno finito di parlare che lei aveva già negato. O è una testarda orgogliosa come te, o tu, testardo e orgoglioso come sei, le hai fatto qualcosa-
Risi.
-Non ho una bella reputazione con le ragazze. Di solito mi considerano uno stronzo senza cuore- tranne una.
Ma questo Adam non era obbligato a saperlo.
-Sarà- si fece pensieroso.
-Il suo nome era Jessica-
Mi bloccai. Lui sorrise con negli occhi un luccichio.
-Oh allora c'è dell'altro-
Non voleva nemmeno avermi intorno.
Aveva rifiutato persino un aiuto da parte mia.
Che idiota ero stato. Lei era andata avanti e di me non le fregava un cazzo.
Averla vista uscire da una camera maschile e per di più con quel patetico del ragazzo bigliettino mi fece infuriare.
-Fanculo- tirai un pugno più potente degli altri ed uscii a grandi passi.
-Ian! Dove stai andando?! Devi mettere tutto a posto!-
Lo ignorai.
-Io non farò il lavoro per il tuo culo irascibile-
Mandai a fanculo pure Adam nella mia testa e me ne andai.
JESS POV
-Sei pronta?-
Annuii prendendo le chiavi.
Io e An uscimmo dirette in mensa e trovammo Mike sulle scale.
-Ragazze ho dimenticato il telefono. Mi accompagnate un secondo in camera?-
-Certo- disse An mettendosi al suo fianco con me dietro.
-Perché zoppichi?- chiese il mio amico.
-Una ragazza le è andata contro oggi in palestra ed è caduta- spiegò la rossa.
Alzai le spalle e sbuffai.
-In compenso ho conosciuto Adam. Il custode della palestra-
-Non sapevo ci fosse un custode- risero.
-Già nemmeno io- mi aggregai.
Arrivammo nel corridoio maschile ma Mike si bloccò di colpo e io gli finii contro. Imprecammo entrambi ma per due ragioni diverse.
-Che c'è?- chiese An.
-Mmm niente. Credo.. ne farò a meno per stasera- tornò sui suoi passi con lei al seguito mentre io mi paralizzai guardando la porta.
Il mio cuore affondò di botto e sentii il vomito salirmi lo stomaco.
Sulla maniglia c'era appesa la catenella.
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Breathe
Fiksi RemajaCiò che è mio mi appartiene e non sono disposto a condividerlo con nessuno. Non sono disposto a condividerti con nessuno intesi? Quindi quando premerò le mie labbra sulle tue sarai mia. Mia e di nessun'altro