Chapter 71

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Mi bloccai sui miei passi fissandolo. No. Per favore non poteva essere vero.
La consapevolezza mi colpì in pieno cuore quando realizzai che fosse serio, e pure felice per la notizia straziante che mi stava dando.
-Tutto bene?- mi chiese sorridendo voltandosi verso di me.
Lui voleva andare. E chi ero io per impedirglielo?
Ricacciai il magone che mi stava salendo la gola e annuii.
-Sì- mi schiarii la voce guardando il cielo per darmi un contegno.
-Raccontami di più- da masochista qual ero volevo sentire tutta la verità schiaffeggiarmi.
-Beh è una cosa molto azzardata ancora, forse dopo che avrò finito il college potrei pensarci. Ho una vita qui e andarsene... non so. Ma l'America Jess.. New York City capisci?!- si sbracciò per indicare la grandezza di quella parola.
E uno squarcio ancora più grande si aprì invece nel mio petto. Più parlava e più mi distruggeva.
Se ne sarebbe andato. Lui come tutti gli altri. E io non avrei potuto seguirlo. Il mio posto era qui e basta. Non avevo i soldi e nemmeno la forza di trasferirmi dall'altra parte dell'oceano. E anche se avessi avuto il denaro, non ce la facevo più a spostarmi continuamente. Volevo fermarmi in un posto e poterlo chiamare casa.
Annuii mentre continuava a raccontarmi dei suoi genitori, della sua nuova casa, del jet lag, delle infinite possibilità che la grande mela offriva.
Pensandoci anche Londra aveva abbastanza possibilità per me, avrei potuto lavorare ovunque una volta finita l'università. Forse nel marketing, in un ufficio, in una grande azienda, o perché no, direttamente a Buckingham Palace.
Mi si chiuse lo stomaco realizzando che le nostre strade si stavano separando. Lui a New York e io a Londra. Magari non domani, non il mese prossimo, ma in un futuro molto vicino lo avrebbero fatto e fare finta di niente fino ad allora avrebbe solo contribuito a farmi soffrire ancora di più.
Non potevo rischiare di perdere ogni cosa per seguire un ragazzo... anche se quel ragazzo era Ian. Dovevo pensare al mio futuro e se lui non aveva intenzione di farne parte, dovevo andare avanti.
In un attimo mi vennero in mente tutti i nostri ricordi. Dal primo giorno in cui lo vidi sulle scale, al mattino in cui mi svegliai accanto a lui contro la mia volontà, la prima volta che invece dormii con lui per mio assoluto desiderio, le confessioni, le lacrime e le risate con lui. La mia vita era nelle sue mani, ma me la sarei ripresa, anche se gli avrei lasciato comunque il mio cuore.
-Fantastico- dissi invece sorridendo sbilenca.
-Già. Ma non ne sono sicuro, vedrò quando sarà il momento- sorrise verso di me.
E io non sarei stata lì a condizionare la sua scelta. Come io non potevo rinunciare alla mia vita per lui, non pretendevo che lui rinunciasse a quello che voleva fare per me. Ci saremmo odiati in futuro.
Annuii e le mie spalle cedettero sotto il peso dei pensieri.
Mi stava abbandonando. Lui avrebbe seguito i suoi sogni e io la vita che il destino mi aveva scaricato addosso. Mi pentii per un istante di averlo obbligato a uscire con i suoi genitori. L'istante dopo mi pentii di aver pensato una cosa simile.
Ero combattuta tra la consapevolezza di dover andarmene adesso e l'esigenza di fare l'amore con lui l'ultima volta.
-Jess?- mi chiamò vedendomi persa.
-Piccola stai bene?- mi accarezzò una guancia con il pollice e rischiai di scoppiare in un fiume di singhiozzi.
-Ti voglio Ian- dissi prima che succedesse.
Non pronunciai frasi false come "sono contenta per te" o "mi fa piacere che tu sia felice". Non ci riuscii. Sarebbe stato troppo anche per me.
Lui rise e si abbassò per baciarmi. Lo spinsi contro di me tenendolo per la nuca e approfondii il bacio finché anche lui si perse. Marchiai il ricordo delle sue mani che mi prendevano i fianchi e risalivano forti e sicure, sospirai quando il suo corpo aderì al mio come se a forza di incontrarsi si fossero ammorbiditi gli spigoli fino a diventare curve di un puzzle, lo presi per mano tirandolo con me quando sentii che stava diventando tutto troppo da sostenere. Arrivammo in camera di corsa, chiusi la porta a chiave e Ian mi bloccò contro di essa premendo il bacino contro il mio. Gli morsi il labbro e lui grugnì prima di togliermi la maglia con foga e riprendendo a baciarmi.
Presi tempo per ricordarmi le sue labbra, la loro morbidezza, il modo rude con cui baciavano le mie, le farfalle che sentivo ogni volta che si toccavano.
Lo spinsi indietro, fino alla parete di fronte alla porta e gli tolsi la maglia baciandogli il petto.
-Jess..- mugolò quando presi il suo collo tra i denti senza lasciare però il segno. Era l'ultima volta che potevo definirlo mio e non volevo che avesse ricordi di me. Mi avrebbe odiata ancora di più.
Strinsi la mano sul cavallo dei suoi pantaloni facendolo gemere forte e registrai quel suono nella mia mente. Mi premetti contro di lui baciandolo, lo avrei baciato a costo di non sentire più le labbra pur di tenere in memoria ogni parte di lui.
-Basta- disse perentorio e mi spinse con foga verso il letto dove mi lasciai cadere.
Il mio cuore batteva forte all'idea che non avrei più potuto farlo e desiderai poter ripetere questo momento più volte, per passare con Ian il tempo sufficiente a non farmi sentire la sua mancanza dopo.
Quasi piansi, ma fortunatamente mi strappò i pantaloni e la biancheria riportandomi alla realtà. Gemetti quando si sdraiò su di me con tutto il suo peso, facendomi sentire quanto mi volesse.
Gli agganciai le gambe ai fianchi e lo spinsi verso il mio centro procurandogli un gemito gutturale.
-Jess- soffiò prima di immergere la testa nel mio collo, registrai anche quel suono per poterlo riascoltare all'infinito.
Quando entrò in me mugolai forte buttando la testa all'indietro. Volevo prendermi tutto di quel momento, ogni cosa che mi sarei tenuta fino alla morte. Mi presi ogni spinta che diede, ogni respiro irregolare, ogni battito del suo cuore. E lo strinsi a me.
Prolungai quel momento il più possibile. Gli morsi il labbro in un bacio disperato e gli tirai i capelli sulla nuca, mi teneva stretta a sé in quel modo che sapeva solo lui.
L'unica cosa che pensai quando venni fu non voglio lasciarti Ian.
***
Lo guardai addormentato al mio fianco, con la fronte distesa e le labbra semiaperte. Mi ero imposta di non addormentarmi per assorbire l'immagine più vera di lui, più vulnerabile.
Sospirai guardando le braccia che mi avevano tenuta in piedi il corpo e il viso che mi teneva in piedi l'anima. Ora avrei dovuto guardare lo specchio e riconoscere quello in me stessa.
-Ti amo Ian. Non sarà vera una sola parola- sussurrai.
Risi amara sapendo che non sarebbe mai successo.
Se ne andò quando An mi mandò un messaggio imponendomi di buttarlo fuori. Gli sorrisi e lui mi baciò a fronte.
-Ci vediamo domani- disse.
Annuii aggrappandomi alle coperte che nascondevano il mio corpo ancora nudo.
Appena chiuse la porta An si precipitò dentro buttando la sua borsa nell'armadio e cominciando a blaterale su quanto io e Ian stessimo insieme a scopare credo.
Tranquilla non sarebbe successo più.
A quel pensiero mi raggomitolai sul materasso. Dovevo farci l'abitudine, dovevo autoconvicermi che fosse la cosa migliore, altrimenti avrebbe capito che stavo mentendo.
Sarebbe stato maledettamente difficile.
Mi alzai e diedi le spalle ad An, trascinandomi la coperta fino in bagno e chiusi la porta. Lei rimase interdetta ma non disse nulla. O così pensai.
Aprii l'acqua della doccia e mi sedetti sul water.
Era la cosa migliore. Dovevo pensare al nostro futuro.
Mi alzai ed entrai sotto il getto caldo con un sospiro. Rimasi ferma immobile mentre l'acqua scendeva sul mio corpo. Mi ritrovavo distrutta prima di aver iniziato anche solo a pensarci.
Non avrei più visto il suo viso sorridere a me, non avrei più visto i suoi occhi guardarmi amorevoli, non avrei più sentito le sue mani su di me o sentito la sua risata, non avrei più potuto passare del tempo con lui, raccontargli le mie paure, non avrei più ricevuto i suoi abbracci, i suoi baci, le sue carezze, le sue parole dolci e quelle sporche. Non avrei più fatto le passeggiate con lui in giardino, non avremmo più fumato insieme sotto il nostro albero, non avremmo più ballato durante le feste e non avremmo più fatto l'amore. Sentivo ancora il suo profumo sulla pelle.
Quasi crollai in ginocchio.
Presi la spugna e cominciai a strofinare ogni parte del mio corpo ferocemente, fino a strappare ogni cosa che Ian aveva lasciato. Lo avevo voluto io, mi sembrava un'idea perfetta poter stare insieme un'ultima volta. Ma mi sbagliavo. Mi sbagliavo tremendamente tanto.
Ora mi sentivo sporca, la pelle pesava chili di più e mi sentivo trascinare a terra al solo pensiero di lui sopra di me, potente e possente.
Quando vidi la pelle rossa e irritata scoppiai a piangere. Non potevo semplicemente rimuovere i ricordi che avevo con Ian. Era l'unica persona a cui mi fossi affidata dopo l'orfanotrofio. Sapeva tutto di me, anche quando io non lo sapevo.
Erano passati quattro fottuti mesi dal mio arrivo qui. Come avevo potuto rovinarmi la vita di nuovo?! Andava tutto bene prima che lo conoscessi. Ero forte, indipendente, non avrei mai pianto per una sciocchezza simile. Mi aveva resa una femminuccia con la lacrima facile e per questo ero arrabbiata con lui.
Così andava meglio.
Dovevo credere di odiarlo. Arrivare a farlo sul serio.
Per essere preparata quando lui avrebbe odiato me.
Ma per quanto io ci provassi, l'amore per lui faceva apparire tutto il resto una stronzata.
Sentii la porta aprirsi ma non riuscii a trattenere i singhiozzi e tirai su con il naso più volte. An si sedette nel posto che poco prima avevo occupato io e aspettò. An sapeva sempre cosa fare. An mi conosceva. An me lo aveva detto fin dall'inizio.
-Avevi ragione- dissi.
-Su cosa?- la voce sorpresa che avessi parlato così presto.
Respirai dalla bocca perché il naso era bloccato.
-Me lo avevi detto che avrei sofferto-
Lei rimase in silenzio e io uscii dalla doccia avvolgendomi nell'accappatoio.
La guardai ed era rigida.
-Ti ha... fatto del male?- chiese.
Sbattei gli occhi arrossati cercando di capire.
-Fisicamente- spiegò.
Scossi la testa più volte.
-No An no.. per carità- alzai gli occhi al cielo rifiutando altre lacrime.
-Sarò io a lasciarlo- e mi morsi il labbro che tremava.
Lei si alzò e venne ad abbracciarmi forte. Aveva capito.
-Adesso voglio che mi racconti okay?- sussurrò dolcemente.
Annuii e andai in camera. Mi diede il tempo per cambiarmi e si sedette sul letto.
Mi legai i capelli bagnati sulla testa e presi un grande respiro prima di cominciare.
-Se ne andrà- mormorai lasciandomi cadere di peso sul materasso.
-Lui, come Eric, come Dana, se ne andrà- guardai il pavimento polveroso e riflettei su quante cose non erano andate come pensavo.
-I suoi genitori gli hanno proposto di andare a vivere con loro in America. Ha detto che non era sicuro di niente, ma An dovevi vedere il suo sorriso mentre me ne parlava e..- la voce mi si ruppe e io mi fermai.
La schiarii per mantenere anche solo un minimo di dignità.
-E io non voglio essere lì quando mi dirà che se ne deve andare. Ci sono già passata una volta e so quanto fa male. Non me lo merito un'altra volta. Devo chiuderla ora- spiegai e strinsi i pugni.
Lei mi guardò incerta e non avrei saputo nemmeno io cosa dire.
-Non voglio che rimanga per me e io non posso seguirlo. Non può più funzionare capisci?- la guardai e vidi compassione.
Che brutta parola compassione.
Odiosa da vedere negli occhi della gente.
Ci fu un lungo silenzio.
-Come pensi di fare?- mi chiese infine.
-Non lo so- tirai su col naso.
Per favore aiutami.
-Io non so come fare. Non voglio farlo An- scoppiai in singhiozzi che mi scuassarono il petto.
Mi faceva un male infernale il cuore. Non ne potevo più, volevo tornare a respirare come quando ero tra le braccia di Ian, ma da sola. Dovevo bastare a me stessa e riuscire ad andare avanti.
La mia migliore amica mi prese tra le sue braccia ancora una volta e io mi lasciai andare.
Con Eric non aveva fatto così male. Non aveva fatto così fottutamente male.
Non ero pronta a finirla. Ma dovevo.
Non credevo che Ian se ne sarebbe mai andato. Non così.
Era successo tutto troppo in fretta. Non mi aveva dato la possibilità di prepararmi, di insegnare al mio corpo ad odiarlo, alla mia mente a dimenticarlo.
An mi accarezzò la schiena e io presi un ultimo respiro esitante prima di rimettermi a sedere composta e girando la testa per non farmi vedere la faccia.
-Asciughiamo questi capelli, va bene?- mi accarezzò le ciocche bagnate che erano sfuggite all'elastico.
Era il primo passo verso quella che sarebbe stata la quotidianità: io depressa e An che mi spronava ad andare avanti.
Mi alzai e andai in bagno, mi lavai il viso mentre lei prese il phon e lo attaccò alla spina vicina al water.
-Siediti- disse.
Sorrisi appena. L'ultima volta che qualcuno mi aveva asciugato i capelli era stata a cinque anni, quando mia mamma aveva preso in mano la spazzola nuova, quella di Winnie the pooh, e mi aveva pettinato i capelli lavati dalla sabbia del mare.
Era una sensazione meravigliosa quando qualcuno mi toccava i capelli, mi rilassavo.
E il mare. Chissà quando ci sarei tornata.
An cominciò a passare l'aria calda tra le ciocche arrotolandole tra le dite e tirandole con il pettine. Per un attimo mi dimenticai di tutto e mi lasciai cullare dal tocco lieve.
-Perché non fai la parrucchiera?- Risi con gli occhi chiusi.
Lei mi tirò i capelli ridendo.
-Non credo di saper gestire tinte e pieghe-
-Meglio così. Sarai la mia personale- dissi mettendomi comoda.
Cominciò a raccontarmi di Sam e di Helen e di quello che era successo con Mike.
-Ho deciso che per un po' voglio dedicarmi a me stessa. Mike può andare a fare in culo-
Iniziammo a ridere e scherzare come se tutto fosse perfetto.
E lo era, o lo sarebbe stato.

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