Chapter 66

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IAN POV
Non mi erano mai piaciute le feste che organizzavano dopo le partite. Mi ero sempre annoiato al massimo: giravo, parlavo e sopratutto bevevo. Poi mi portavo a letto una a caso e la mandavo via prima che si addormentasse.
Ma dannazione. Dopo quella di venerdì sera aspettavo con ansia che si giocasse di nuovo! Passare con Jessica una notte intera era stato a dir poco mozzafiato. Era così sexy in quel vestito nero. Mi aveva ucciso facendomi aspettare tanto.
Sorrisi tra me e me.
-A cosa pensi?- mi sorprese la sua voce e alzai lo sguardo per vederla in tutta la sua bellezza.
Il mio ghigno si ampliò e mi staccai dal muro prima di avvicinarla a me per la vita.
-A te e a alla serata di venerdì- mi avvicinai per darle un bacio sulla guancia rossa.
Mi spinse via e io risi seguendola per il corridoio.
-Sei un pervertito- sbuffò.
-Dovresti essere contenta di essere sempre nei miei pensieri. Non è questo che voi ragazze volete dai vostri fidanzati?- la stuzzicai.
Lei alzò gli occhi al cielo e mi diede un pugno sul braccio prima di lasciarsi andare a una risata.
Percorremmo l'atrio insieme, non ci toccavamo e nemmeno ci guardavamo, ma tra noi c'era qualcosa che ci teneva costantemente uniti e tutti lo vedevano. E ci invidiavano.
Le sorrisi senza che se ne accorgesse ma fui subito beccato quando si girò verso di me e mi fece l'occhiolino.
-Smettila di fissarmi- si mise una ciocca dietro i capelli cercando di nascondersi.
-Ma voi ragazze non siete in continua ricerca di attenzioni da parte dei vostri fidanzati?- continuai.
Alzò un sopracciglio e mi guardò con uno sguardo che supposi dovesse essere di avvertimento o minaccia.
-Pensavo di aver chiarito di non essere esattamente una ragazza tipo-
Risi e la presi per mano riavvicinandola a me per lasciarle un bacio sulla tempia.
-Sei meglio di tutte le altre-
Lei rise piano stringendomi la mano.
La domenica mattina quasi tutti andavano fuori dalle loro camere per fare un giro e stare in compagnia prima dell'inizio di un'altra settimana, quindi quando arrivammo in mensa non ci stupimmo di trovarla gremita di studenti in fila per il pasto.
-Là- indicò con un gesto del mento la tavola con i nostri amici.
-Ma non possiamo mangiare da soli?- mi lamentai mentre mi trascinava verso di loro.
Lei rise e immaginai i suoi occhi ruotare al cielo anche se era girata.
-Non fare l'associale. Abbiamo passato fin troppo tempo solo noi due- mi derise.
-Tanto lo so che ti è piaciuto- mi portai al suo fianco per sorriderle sfidandola a negare.
Lei non rispose e riportò lo sguardo avanti arrossendo.
-Guarda chi si è fatto vivo!- ci indicò Ty con i palmi aperti.
Scossi la testa e mi sedetti con Jess accanto.
-Hei ragazzi- sorrise lei mentre gli altri ci guardavano come se fossimo tornati da un viaggio nello spazio durato mesi.
-Che c'è?- chiese lei muovendosi a disagio sul posto e guardandomi in cerca di qualcosa.
Alzai le spalle.
Un coro di "mmm niente" si levò dal tavolo.
-Cosa volete per pranzo?- cambiò argomento Sam.
-Io la mela..- sussurrò la mia ragazza ancora un po' turbata.
Se quegli stronzi l'avessero messa di nuovo così in imbarazzo li avrei presi a botte. E non mi importava se Sam, Helen e An erano delle donne. Forse ci sarei andato leggermente più leggero. Sì decisamente.
-Allora prima andiamo noi, poi voi maschi- disse Helen.
-Perché noi dopo?- chiese Thom scettico.
-Mai sentito il detto "prima le donne?"- lo prese in giro dandogli un bacio sulla guancia.
-Beh intanto che ci siete prendete qualcosa anche a noi- Pregò.
-E va bene- acconsentì girandosi.
Lui la guardò andare via insieme alle altre ragazze con sguardo sognante.
-Terra chiama Thomas- gli sventolò una mano davanti alla faccia Ty.
-Si si che vuoi?- disse lui ridandoci la sua attenzione.
-Mi sembra che abbiate fatto pace- mi appoggiai allo schienale della sedia con le braccia incrociate.
Lui sorrise alzando le spalle.
-Sì per fortuna. Sono stato un coglione anche solo a pensare quelle parole-
Annuii in accordo.
Durante le vacanze di pasqua Thomas e Helen avevano litigato dopo una festa in spiaggia. Lui era ubriaco e aveva fatto a pugni con un ragazzo che si era avvicinato troppo a Helen mettendole le mani sul sedere. Quando lei era riuscita a fermare il suo ragazzo dal moto di rabbia, lui l'aveva offesa dandole della puttana e dicendole che se non avesse esagerato in pista nessuno le sarebbe venuto dietro. Helen ovviamente se l'era presa a morte e lo aveva piantato in mezzo alla strada. Thomas si era pentito nel momento esatto in cui l'aveva vista salire sul taxi, ma non aveva la lucidità sufficiente per correrle dietro, quindi si era dovuto sorbire giorni duri per riuscire a riconquistarla.
-Beh Ian sembra che tu ti sia divertito con Jess ieri- rise Ty nascondendo male il ghigno.
Vidi Mike irriggidirsi e muoversi sulla sedia.
Alzai un sopracciglio e guardai male il riccio.
-Cosa intendi?-
Lui si mise a posto gli occhiali prima di venirmi vicino.
-Mi sono giunte lamentele dalle stanze vicine a quella di Jess per il troppo rumore tutta la notte- rise allungando la U.
-E il livido enorme sul suo collo sembra un chiaro segno- rise ancora più forte.
Lo misi a tacere con un'occhiataccia.
-Era per questo che la guardavate prima?- chiesi duro.
-Beh.. si- disse Thomas grattandosi la nuca.
-Ma va bene amico. Anche io con Hel..-
-Basta- disse Mike anticipandomi.
-Penso che la vita privata di Ian e Jess sia affar loro-
Gli altri due alzarono le mani in segno di resa.
-Scusa amico-
Lo ringraziai mentalmente ma lui non ricambiò il mio sguardo.
-E se qualcuno ha problemi con i rumori digli pure che la prossima volta mi accerterò personalmente che senta ogni cosa- ringhiai vero Ty.
***
JESS POV
-Fa vedere un po' qua cosa abbiamo- Sam mi si avvicinò allungando la mano e io rimasi immobile non capendo le sue intenzioni.
Solo quando mi toccò il collo rabbrividii e mi sentii morire. Mi ero completamente dimenticata dell'enorme succhiotto che Ian aveva lasciato sulla mia pelle e non avevo fatto nulla per nasconderlo, niente fondotinta o maglioni a collo alto, ma una semplicissima maglietta che lasciava tranquillamente scoperto il punto.
-Smettila-
Tolsi la sua mano con uno schiaffo facendola ridere.
-Non è niente- minimizzai coprendolo con il palmo.
-Niente?! Jess quello è un fottuto gigantesco marchio!- mi additò Helen facendo girare un paio di teste nella nostra direzione.
Lanciai occhiatacce finché tutti non si rivoltarono e poi dedicai il mio sguardo di fuoco alla ragazza tranquilla che ancora mi fissava.
-Non urlarlo- dissi a denti stretti.
Lei sbuffò spostandosi una ciocca dietro l'orecchio.
-Rimane il fatto che Ian ha fatto proprio un bel lavoro-
Alzai gli occhi al cielo e feci qualche passo in avanti mentre la fila procedeva.
Trovai uno sguardo mezzo compassionevole e mezzo divertito di An e le intimai di stare zitta con un'altra occhiataccia. Lei alzò le spalle lasciandosi scappare una risatina. La sera prima mi aveva presa in giro tutto il tempo per quel coso, come avevo potuto scordalo?!
-È strano però- continuò Sam.
Mi girai verso di lei pronta a fermarla da qualsiasi altro commento riguardante il segno rosso. Diventai dello stesso suo colore quando realizzai che probabilmente era quello il motivo per cui mi stavano fissando tutti prima.
Dio che vergogna.
-Cosa?- dissi ormai rassegnata ad essere il loro zimbello per la giornata. O la settimana. O il mese.
-Non pensavo che Ian fosse un tipo da succhiotti. Non lo ha mai fatto su nessuna delle milioni di ragazze con cui è stato- appoggiò la mano al fianco.
Mi irrigidii ricordando le sue parole sul fatto che loro volessero marchiarlo o farsi marchiare da lui. Un prurito su tutta la pelle mi fece spostare il peso da un piede all'altro.
Quando Sam puntò gli occhi su di me non sentendo una mia risposta (e aiutata da una gomitata da parte di Helen) sbarrò gli occhi e si agitò cominciando a gesticolare.
-Non che tu sia paragonabile a loro. Cioè lui è davvero davvero interessato a te ed è ovvio che voglia marcare il territorio, sai l'orgoglio maschile e quelle cazzate da ragazzi, ma tu non devi preoccuparti delle infinite scopamicizie di Ian.. cioè no aspetta! Sono pessima Jess perdonami- cominciò a blaterare e decisi che era ora di mettere fine alla sua angoscia. E a questo argomento.
-Sam fermati- la presi per un braccio girandola verso di me.
-Non preoccuparti-
-Non intendevo dire..-
-Lo so- la rassicurai con un sorriso.
Lei sorrise diventando rossa e io mi girai verso la signora della mensa che ci guardava stranita ordinando il mio pranzo e quello di Ian, poi presi un vassoio e ricominciai la fila per essere servita. Dopo questa discussione avevo bisogno di più di una semplice mela.
Quando tutte mi furono dietro mi girai.
-Allora. Cosa è successo alla festa da quando me ne sono andata?-
Tutte puntarono gli occhi al pavimento o alla fine della sala e io risi appoggiandomi al bancone.
-Allora? Mi pare di essermi persa un sacco di cose. Chi inizia?- sorrisi maligna vedendole tutte in difficoltà.
-Va bene scelgo io. An?-
-Ehi perché io? Sono loro che ti hanno detto del succhiotto-
-Stronza- rise Sam e Helen le diede una spintarella per la spalla.
-Tanto prima o poi devi dirlo- alzai le spalle.
Sbuffando e alzando gli occhi al cielo acconsentì.
-Bene-
Ragionò un secondo mentre noi aspettavamo in rigoroso silenzio.
-Appena tu e Ian ve ne siete andati, il gruppo si è un po' diviso. Sono rimasta da sola con Mike che mi ha portato al tavolo e abbiamo praticamente finito la bottiglia-
-Ecco chi l'aveva bevuta tutta!- interruppe Sam e An le rivolse un'occhiata innocente.
-Comunque, eravamo entrambi ubriachi a quel punto e siamo tornati in pista. Lui mi ha detto che ero sexy con quel vestito e che voleva tornare con me e mi ha baciato. In quel momento dio- si prese il ponte del naso con il pollice e l'indice.
-Da ubriaca com'ero, era tutto quello che volevo sentirmi dire. Che ero sexy e che voleva tornare con me. Quindi ho ricambiato il bacio-
-E poi?- chiesi.
Sospirò.
-Fortunatamente mi sono ripresa e sono corsa da Sam. Adesso però è tutto molto imbarazzante- si spostò i capelli da una spalla all'altra.
-Capisco- annuii.
Poi sposatai lo sguardo.
-Helen?-
Lei arrossì prima di ridere leggermente.
-Beh.. cosa c'è da dire? Il vestito ha fatto un successone- alzò le mani al cielo.
-Lo sapevo!- la indicò Sam fiera di sé stessa.
-Beh Thomas è stato carinissimo con me tutta sera. Non faceva altro che farmi dei complimenti. Non sono riuscita a tenergli il muso per molto diamine. Io lo amo!- rise alzando le spalle come per arrendersi.
Tutte sorridemmo guardandola con occhi dolci.
-Non credo che vogliate sapere cosa è successo dopo..-
-No infatti- rise An.
Avanzai nella fila seguita dalle altre per poi rifermarmi.
-Allora Sam? Parla- la incitai incrociando le braccia.
Lei abbassò lo sguardo.
-È stata una serata fantastica!- esplose attirando l'attenzione di una ragazza che le passava a fianco.
Lei non se ne accorse nemmeno e si perse nei suoi ricordi ridendo.
-All'inizio non è stato facile. Sembrava quasi in imbarazzo e non sapevo mai cosa dire. Così l'ho portato al bar e abbiamo bevuto per bene, l'alcool risolve ogni problema- annuì alla sua perla di saggezza.
-Finalmente si è un po' rilassato e alla metà serata siamo andati a ballare. Ed è lì che mi ha baciata!- disse come se la cosa fosse un miracolo.
-Era ora!- dissi alzando gli occhi al cielo.
-Ma..!- alzò un dito al centro del cerchio e ci guardò.
-Mi sono tirata indietro-
Secondo di silenzio e poi mezzi urletti combinati di
-Cosa?!-
-Come?!
-Perché?!-
Uscirono dalle nostre bocche scioccate.
Lei rise.
-Scherzo ragazze! Drew è un gran baciatore, parola mia-
La guardai ancora spaesata.
-Stupida- la addittai.
-Ci hai fatto prendere un colpo-
Lei continuò a ridere finché non tornammo al tavolo con i vassoi pieni.
-Chi ha fame?- chiese Helen sedendosi incollata a Thomas.
Notai che Sam e Drew erano più vicini adesso mentre An e Mike non si guardavano neanche.
Tornai al mio posto con Ian affianco e gli allungai il suo panino.
Lui sorrise ringraziandomi e non perse tempo a cominciare a mangiare.
-Allora. Ormai siamo a maggio ragazzi! Le vacanze si avvicinano- esultò Ty.
Thom lo indicò con la forchetta volendo confermare.
-Sarà anche il compleanno di Jess- disse An.
Le lanciai un occhiataccia ma ormai tutti avevano voltato la testa verso di me.
-Davvero? Quando?- chiese Sam.
-Mmmm.. il 22- girai le crocchette di pollo nell'insalata.
-Grandioso! Faremo una grande festa- disse Helen.
-Con tanto alcool- continuò Ty.
-Basta che non me lo rovesci addosso- borbottai e solo Sam rise mentre gli altri si scambairono occhiate confuse. Compreso Ty.
Fortunatamente cambiarono velocemente argomento parlando di alcune verifiche e Ian mi toccò il braccio attirando la mia attenzione.
-Cos'è questa storia?- alzò un sopracciglio divertito.
-Ricordi quando sei entrato in camera mia e mi hai trovata in accappatoio?- sussurrai.
Lui gemette piano.
-Oh si che mi ricordo piccola. È stata la prima volta che ti ho toccato- sorrise ammiccando.
-Mmm ecco.. si- balbettai cercando aria.
-Avevo fatto la doccia perché Ty ubriaco com'era mi aveva versato addosso mezza bottiglia di vodka- spiegai.
-Amo quel ragazzo in questo momento-
Lo spintonai e lui rise al mio attacco senza praticamente muoversi.
Il pranzo passò tranquillo, tutto era andato bene, fino a quando il telefono di Ian suonò e vidi la sua espressione cambiare da rilassata a tesa in un secondo.
IAN POV
Come avevo sospettato il numero sconosciuto lampeggiava sullo schermo facendomi salire un senso di nausea.
Provai a sorridere alla Jess preoccupata che mi guardava, ma sapevo che aveva già capito e niente la avrebbe tranquillizzata.
-Scusate ragazzi. Devo proprio rispondere- mi alzai e lasciai un bacio leggero sulla guancia della mia ragazza.
-Tra un quarto d'ora all'albero in giardino- dissi e lei annuì.
Poi mi affrettai fuori dalla mensa.
-Pronto?- dissi duro ripercorrendo l'atrio e salendo le scale.
-Ciao tesoro sono la mamma-
Presi un respiro barcollando leggermente. Non ero ancora abituato a sentire la loro voce.
-Ciao-
-Ian senti.. non arrabbiarti tesoro... ma io e tuo padre siamo qui nell'ufficio del preside. Ti stiamo aspettando-
Mi bloccai a metà della salita e mi girai verso il basso delle scale.
-A-adesso?-
-Sì adesso.. vieni.. per favore?-
Deglutii forte passandomi una mano tra i capelli. Non ero pronto. Non ero fottutamente preparato. Non potevo davvero rivederli.
-Sto arrivando- dissi con la voce più ferma che riuscii a trovare.
Chiusi la chiamata e mi sedetti sui gradini freddi prendendomi la testa tra le mani.
Sapevo che questo giorno sarebbe arrivato. Speravo solo.. non così presto.
Nononononononono.
Non era vero.
Non poteva essere vero.
Ti prego.
Chiusi gli occhi strizzandoli, poi mi feci forza e mi avviai verso il corridoio del preside.
Quando arrivai davanti alla porta presi un respiro prima di bussare piano, magari non mi avrebbero sentito e sarei potuto scappare a gambe levate.
-Avanti- purtroppo la voce del preside mi arrivò forte e chiara.
Premetti la maniglia ed entrai lentamente chiudendomi la porta alle spalle ma non guardando ancora avanti a me.
-Siediti pure Ian- la stessa persona che mi aveva più volte punito per il mio comportamento, ora mi stava parlando in modo paterno cercando un segno da parte mia.
Fortunatamente i miei non fecero nessun gesto di saluto o affetto che avrei dovuto rifiutare nella mia direzione.
-Dunque- iniziò il preside.
-I tuoi genitori vorrebbero passare un po' di tempo con te Ian. Mi hanno detto che sono stati via per tre anni-
Annuii sempre guardandomi i piedi.
-Come sai la scuola concede tre uscite da regolamento, tuttavia per te posso fare un'eccezione e concedertene quante ne vorrai. Basta che non diventino troppo frequenti. Mi accerterò ogni volta che tu sia veramente con loro- disse duro e mi rilassai un po' sentendo un tono famigliare.
-Ovviamente se anche tu sei d'accordo-
Non risposi subito così continuò.
-Secondo quello che c'è scritto qui, tu sei sotto la responsabilità di Ben e Claire Jons, di conseguenza non sei obbligato a fare nulla e se decidessi di non accettare non..-
-Va bene- buttai fuori prima di pentirmene.
Alzai finalmente lo sguardo su di lui.
-Ho detto che va bene. Qualche volta uscirò con loro- mantenni la mia posizione ferma.
Lui annuì scrivendo qualcosa su un foglio.
Sentii un sospiro di sollievo da parte di mia madre e potevo praticamente percepire lo sguardo di mio padre su di me. Ma non li guardai mai, davvero non riuscivo.
-Ian noi siamo molto felici.. grazie-
Non ero certo di aver annuito, ma ad un certo punto fu come svegliarsi da un coma.
-Va bene. Signori Jons potete andare. Se avrete bisogno di chiarimenti potete contattarmi-
-Grazie signor preside- si alzarono entrambi e gli strinsero la mano.
-Arrivederci- li congedò.
-Arrivederci. Ciao Ian.. ci vediamo- mio padre mi mise una mano sulla spalla ma la ritirò velocemente quando mi irriggidii.
Nella mia testa tutto era fermo. Erano passati meno di cinque minuti da quando mi ero trovato nella stessa stanca con loro, eppure sembravano un eternità.
Anche se sentivo un peso in meno nel petto, tutto sembrava schiacciarmi.
Uscirono dalla porta velocemente e quando i loro passi non si sentirono più nel corridoio mi alzai anche io.
-Siediti- ordinò l'uomo davanti a me.
-Signore la ringrazio ma io vorrei andare- farfugliai veramente esausto di quella situazione.
Il cuore mi scoppiava e sentii il pranzo risalire la gola. I muscoli stavano cominciando a cedere e io volevo solo andare da Jess. Chissà da quanto mi stava aspettando.
-Ho detto siediti Ian- parlò con voce calma ma che non ammetteva repliche.
Ripresi il mio posto con un tonfo appoggiando il gomito al bracciolo e la fronte alla mano.
Lui mi soppesò per qualche secondo.
-Sono contento che tu abbia fatto questa scelta. Ricostruire un rapporto con i propri genitori è importante-
Chiusi gli occhi non volendo davvero sentire quel discorso. Solo Ash e i miei zii potevano farlo. O Jess. Lui non sapeva nulla.
-So che ti sembrerà strano, ma se hai bisogno di essere ascoltato puoi venire da me, o se in qualunque momento dovessi cambiare idea..-
Scossi la testa chiedendogli in silenzio di tacere.
-O se vorrai un aiuto da parte di un professionista Ian, non esitare a chiederlo. Andare dallo psicologo può aiutarti ad affrontare quello..-
-Non ho bisogno di uno strizzacervelli- scattai guardandolo.
-No certo che no, ma se dovessi ripensarci sai dove trovarmi-
Annuii.
-Posso andare?- supplicai.
-Sì vai-
Mi alzai subito e praticamente corsi fuori da quell'ufficio e dalla scuola, verso il giardino. Ero in ritardo di non sapevo quanto ma sperai che lei mi avrebbe aspettato.
Quando la vidi seduta sotto l'albero quasi piansi dal sollievo.
Ma quello che vidi sul suo volto quando mi guardò mi distrusse. Ricordai di aver sentito le sue braccia stringermi. Forse urlai o forse stetti zitto, sapevo solo che il mio corpo non mi apparteneva più, ero completamente smarrito.

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