Il giorno dopo mi svegliai alle sei e trenta esatte. Guardai An seduta sul suo letto intenta a grattarsi via lo smalto dalle unghie.
-Ehi-
Mi guardò con un sorriso spento.
-Ciao-
Aspettai un attimo.
-Come ti senti?-
Sospirò.
-Uno straccio-
Mi misi seduta anche io sistemando le lenzuola. Dovevo parlarle di Ian. Oh accidenti con che cuore vai a dire a una che è appena stata lasciata che tu sei felice con un ragazzo?! E che per di più è l'unico ragazzo che a lei non piace!
-I maschi fanno davvero schifo-
Appunto.
Annuii.
-Hai già fatto la doccia?-
-Si, vai pure- mi rispose senza guardarmi.
Mi alzai lentamente stirandomi e mi incamminai verso il bagno. Gettai un'occhiata alla finestra. Le nuvole erano bianche, l'aria sembrava gelida. Era tutto così silenzioso.
Vidi qualcosa passare veloce nel vento. Un'altra, seguita da un'altra.
Ma che..
Andai davanti al vetro appoggiando le mani e lasciando le mie impronte.
-Nevica!- urlai.
An si alzò di corsa e venne al mio fianco.
-A fine Marzo?!-
Risi e aprii la finestra.
-Jess maledizione!- Si strinse nella sua vestaglia mentre io avanzavo sul bancone con le infradito.
Mi appoggiai alla balaustra e alzai il viso al cielo.
-An vieni!- la incitai.
Lei gemette e mi raggiunse.
-Si gela-
-Oggi non andiamo a lezione!- dissi prendendo un fiocco di neve sul dito.
-Ma..-
-Niente ma!- le tappai la bocca.
-Guarda- le indicai il giardino coperto da un sottile velo bianco.
-Se non ne approfittiamo ora dovremo aspettare fino a Natale- corsi in camera.
Mi lavai e presi la felpa più pesante che avessi, jeans, converse e presi la chiave. Perlomeno An sorrideva davanti alla mia pazzia.
-Muoviti!- la incitai ridendo.
Ero più eccitata di una bambina. D'altronde all'orfanotrofio avevo giocato con la neve due sole volte.
Presi per mano la mia migliore amica e la trascinai fuori dalla porta. Lei rise ed uscimmo nell'aria fredda.
-Sei senza giacca!- si lamentò squadrandomi.
La ignorai e cominciai a correre nel giardino. La neve imbiancava la mia felpa nera. Sentii An corrermi dietro e cominciammo a fare minuscole palle di neve. Il giardino era deserto e non c'era da meravigliarsene. Solo un idiota o un pazzo sarebbe uscito a congelarsi il sedere alle sette di mattina. Io facevo parte della categoria delle persone felici.
-Se mi ammalo la colpa sarà solo tua- rise.
-Ma ne è valsa la pena!- risposi.
Rimanemmo in giardino per un'altra mezz'ora. Pian piano anche altri studenti si unirono a noi, fino a diventare una trentina. Tutti urlavano e si tiravano palle di neve mentre la coltre bianca continuava a scendere indisturbata.

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Breathe
Ficção AdolescenteCiò che è mio mi appartiene e non sono disposto a condividerlo con nessuno. Non sono disposto a condividerti con nessuno intesi? Quindi quando premerò le mie labbra sulle tue sarai mia. Mia e di nessun'altro