Chapter 78

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Ricambiai quel bacio. Dio lo ricambiai eccome.
Sentire le sue labbra a contatto con le mie dopo tutto quel tempo era una sensazione così destabilizzante.. tornare a casa e brancolare nel buio insieme.
Gli sfiorai il collo con le dita e immersi la mano nei suoi capelli alzando il viso per andargli incontro.
La sua lingua giocava con la mia accarezzandola, mentre le sue braccia mi avvolgevano completamente facendomi sentire il suo profumo ovunque. 
-Ian..- sospirai sopraffatta appoggiandomi al suo corpo.
Lui ringhiò e premette con più forza contro la mia bocca. Gli morsi il labbro e lo tirai rispecchiando la sua impazienza.
-Jessica..-
-Dio mio..- vidi il suo viso contorcersi in una smorfia quando si allontanò di poco da me.
Appoggiò la sua fronte alla mia e io lo guardai annebbiata dall'alcool e da lui.
-Jessica non dovrei-
Nemmeno io avrei dovuto spingermi così tanto in là. Ora tornare sui miei passi e ignorarlo sarebbe stato impossibile anche se ci fossimo fermati qui. Il problema era quello, io non volevo fermarmi.
Anche se avrei decisamente dovuto.
Lo sapevo, la parte ragionevole della mia testa me lo stava urlando, ma la quantità di alcool in me sovrastò ogni altro pensiero urlando "prenditelo!" e tutto quello che era assolutamente sbagliato mi sembrò perfettamente logico e semplice.
Avvicinai di nuovo le nostre bocche, pregandolo silenziosamente.
-Fermati- sussurrò e un leggero odore di vodka mi arrivò alle narici.
-Hai bevuto?- chiesi divertita.
Lui parve sorpreso prima di annuire.
-Sei ubriaco?-
-Un po'-
Annuii e mi chiesi perché avesse bevuto tanto. Lui mi lesse nel pensiero.
-Non riuscivo a stare a guardare mentre quei ragazzi ti toccavano.. le loro mani sul tuo corpo.. le loro bocche vicino alla tua.. i loro cazzi che..- si irriggidì.
Io sorrisi e vidi i suoi occhi lucidi. La sbronza stava prendendo anche lui in quel momento e io ne avrei approfittato.
Feci scorrere la mano giù fino alla sua cintura con lentezza.
-Jess.. c-che fai?- sussurrò prendendo il mio polso sul suo stomaco.
-Controllavo se il tuo cazzo era come il loro- disse sensualmente disarmandolo.
Non fece resistenza quando continuai il mio cammino e sentii il rigonfiamento che cercavo.
Lui gemette e io mi alzai sulle punte soddisfatta per mordergli di nuovo il labbro e portandolo a iniziare un bacio pericoloso.
Le nostre bocche erano fameliche e non c'era spazio per la gentilezza o l'aspettativa.
Mi spinse contro un albero e la corteccia mi graffiò la schiena, ma non lo sentii nemmeno.
Le sue labbra non si staccarono un attimo dalle mie mentre le mie mani esploravano il suo corpo come se fosse la prima volta. Le passai sul petto, le spalle, il collo e viceversa.
Quanto mi era mancato il contatto con lui.
I suoi palmi si strinsero sulle mie natiche e accompagnarono le mie gambe ad aggrapparsi ai suoi fianchi cercando maggiore contatto.
Il tessuto si arrotolò lasciando scoperta tutta la parte inferiore del mio corpo.
-Questo vestito mi fa impazzire- ansimò.
Nel profondo sapevo che avevo sperato dal primo momento in cui i miei occhi si erano posati su quel pezzo di stoffa che Ian mi vedesse indossarlo. Ma non lo avrei mai ammesso.
Sentii un suo dito infilarsi tra le mie gambe senza però raggiungere il punto più caldo e gemetti implorandolo.
La sua bocca era sul mio collo e morse la pelle formicolante facendomi imprecare e contorcere nello stesso istante.
-Sei così sexy- sussurrò provocante.
Portai le mie mani sotto la sua maglia e risalii gli addominali e i pettorali graffiandoli. A quel gesto mi baciò di nuovo mettendo la mano dietro la mia testa un secondo prima che sbattesse contro il legno, evitandomi un trauma cranico data la foga che mise nel venirmi contro. La mano libera si posò sul mio fianco e risalì circondano un mio seno da sopra il vestito, mentre il suo rigonfiamento spingeva insistente sulla mia parte dolente tenendomi imprigionata all'albero senza toccare terra.
-Oddio..- ansimai chiudendo gli occhi.
Mi accarezzò la guancia e lo guardai. I suoi occhi erano velati ed emanavano desiderio puro. I miei dovevano essere il loro specchio.
-Jessica io..- si fermò come se avesse paura chiudendo le labbra in una linea sottile. Respirò e mi fissò intensamente.
Riavvicinai il suo viso al mio cercando di rassicurarlo.
-Anche io ti voglio Ian- dissi ferma.
Sentii qualcosa cambiare in lui. Come se una forza animalesca lo guidasse.
-Maledizione Jessica- mi premette contro la corteccia e sentii il legno screpolato piegare la mia pelle.
-Siamo ubriachi..- la sua mano mi accarezzò una coscia.
-Non dovremmo..- all'improvviso si fermò e vidi i muscoli del suo braccio irrigidirsi mettendo in evidenza le vene mentre cercava in tutti i modi di resistere.
No.
Ero palesemente eccitata e non avrei permesso che mandasse tutto a monte. Era ancora il mio compleanno e volevo un orgasmo da Ian come regalo.
Mollai la presa sui suoi fianchi e rimisi i piedi a terra. Lui fece un passo indietro incerto.
Odiavo l'Ian indeciso e titubante.
-Ian- lo richiamai.
-Ian guardami-
Alzò la testa e mi guardò. La sua espressione era confusa, affranta e impotente.
-Torna qui- dissi con il tono più dolce che trovai ma cominciavo ad essere impaziente.
Allungai una mano sul suo bicipite e lo tirai. Se continuava così avrei provveduto da sola a me stessa.
Al diavolo avrei trovato un altro.
Ma desideravo lui.
Quando le nostre labbra furono quasi attaccate parlai.
-Smettila di essere così. Rivoglio il mio Ian possessivo e dominante- lo provocai.
-Siamo ubriachi... non dovremmo... io non dovrei e tu..-
-Shh- lo zittii.
-Non farmi andare da qualcun altro perché tu non vuoi soddisfarmi- gli presi la mano e la riportai sul punto in cui si era interrotto.
-Ti prego- supplicai.
Mi bastò guardalo per capire che tutto il suo autocontrollo era svanito. La gelosia e l'orgoglio erano armi potente con lui.
-Ti farò urlare il mio nome- minacciò.
Una scossa mi arrivò dritta in mezzo alle gambe. Finalmente.
Riprese a baciarmi ma questa volta la sua mano non si fermò e spostò il tessuto delle mie mutandine.
-Sì- ansimai nella sua bocca.
Dio credevo che non avrei più provato queste sensazioni con Ian. E invece guardateci. Aggrappati l'uno all'altra contro un albero come due animali.
Avevo necessità di lui, volevo di più.
-Ian- dissi con un tono che non ammetteva repliche.
-Dimmi Jessica- mi guardò con quello sguardo malizioso che mi aveva dedicato più di una volta.
Mossi i fianchi contro la sua mano ma mi stava a malapena sfiorando.
-Cosa vuoi?- soffiò sul mio collo.
Gemetti frustrata.
-Ian..- divenne un lamento.
-Dimmi cosa vuoi- con i piedi mi divaricò le gambe.
Lo guardai minacciosa ma lui mi sorrise prendendosi gioco di me. Sapeva di avere il controllo ora e questo mi faceva impazzire.
La sua mano uscì dal mio intimo e io andai in panico.
-Toccami!- urlai.
-Ti prego- aggiunsi abbassando il tono.
-Come desideri- rispose guardandomi dritto negli occhi mentre la risaliva nuovamente la mia coscia. 
-Ma prima, liberiamoci di queste- la sua voce roca mi distrasse completamente e non mi resi conto delle sue intenzioni.
Con un colpo secco le mie mutandine furono ridotte a brandelli e scivolarono a terra.
Sgranai gli occhi ma non ebbi il tempo di protestare perché le sue dita mi penetrarono.
Buttai la testa all'indietro e gemetti forte.
-O mio dio-
Ma a chi cazzo importava di un paio di mutande quando potevo avere questo.
-Godi per me piccola-
Mi eccitava da morire quando parlava in modo sporco. Se per di più continuava a muoversi così non sarei resistita a lungo.
Presi la sua nuca e tirai i capelli più lunghi di svariati centimetri, lui ringhió e io mi presi il labbro tra i denti.
Aggiunse un altro dito e io sprofondai la testa nel suo collo. Inalavo il suo profumo ogni volta che riuscivo a respirare.
-Ian sto..-
-Vieni. Sei mia-
A quelle parole urlai davvero il suo nome ed esplosi in un orgasmo potente.
Tremavo tutta e dovetti reggermi a lui e all'albero per rimanere in piedi. Mi abbracciò accarezzandomi la schiena mentre cercavo di riprendere un contegno.
Era stato.. fantastico, travolgente, da pelle d'oca. Ian per me era questo.
Quando riuscii a riprendere fiato e a calmare il mio cuore lo guardai.
Lui ricambiò il mio sguardo e nei suoi occhi vidi tanto di quel calore che mi sentii sciogliere.
Sorrise dolcemente e mi spostò i capelli dietro le orecchie.
-Amore mio-
Trasalii.
Quelle parole furono una secchiata di acqua gelata. 
Mi bloccai e in un attimo tornai completamente lucida.
E mi resi conto dell'enorme errore che avevo commesso.
Oddio cosa ho fatto.
Vidi la sua espressione cambiare. Mi analizzò in silenzio mentre il mio mondo crollava una terza volta, e due per colpa sua. Anzi, mia.
Lo scansai e lo allontanai da me.
-Devo andare-
Mi guardò confuso e sbattè le ciglia cercando di riprendere lucidità anche lui.
-Cosa ho fatto?-
Cercai di scappare ma mi trattenne per un gomito.
-Jessica. Dimmi cosa c'è che non va- i suoi occhi mi scongiuravano.
Possibile che non si fosse reso conto di quello che aveva detto?
Era ubriaco, era possibile.
E questo mi fece ancora più male.
Dio che casino.
-Avevi ragione. Non dovevamo farlo- dissi.
Lui fece un passo indietro visibilmente ferito.
-Ti ho fatto del male?-
Cosa?
-No Ian! Solo.. abbiamo commesso un errore-
Parve stare ancora peggio.
Lo stavo ferendo una seconda volta, gli stavo facendo del male e non se lo meritava.
Mi risistemai il vestito come meglio potevo, serrai le gambe sentendo l'umidità tra le cosce e quasi scoppiai a piangere. 
Mi ero spinta troppo in là. Lo avevo portato a confessarmi che l'amore per me era ancora presente ma io non potevo ricambiarlo.
Pregai Dio che il giorno dopo non si ricordasse niente e lo guardai un'ultima volta. Il suo viso era straziato, ora che a causa della sbronza non riusciva a nascondere niente. Mi sentii un mostro, ma riuscii a combattere la forza che mi spingeva a confortarlo e dirgli che era ancora il mio mondo. Non era mai cambiato.
-Scusami- sussurrai prima di girare i tacchi e correre via per quanto mi permetesse la testa.
Mi ritrovai catapultata di nuovo alla festa, tra la musica alta e troppa gente. Vidi qualcuno passarmi un bicchiere pieno, lo guardai schifata e indietrrggiai.
Dovevo andare via.
C'erano troppe persone intorno a me, mi venivano addosso, le luci erano troppo forti e io mi sentivo una bambina persa in mezzo a degli estranei.
Le lacrime cominciarono a scendere copiose senza che potessi fermarle.
Cosa avevo fatto
Ian non meritava tutto questo
Lo amavo e continuavo a farlo soffrire
Andai verso le scuola cercando di pulirmi il viso, ma altre lacrime scendevano.
Stavo scomparendo definitivamente dalla mia festa, anche se erano le quattro del mattino. Ma era comunque la festa che le mie amiche mi avevano organizzato ed era stata fantastica finché non avevo rovinato tutto.
Mi bloccai prima di entrare. Dovevo dire almeno a loro che stavo andando via. Ridurre al minimo lo stato schifoso in cui mi sentivo.
Non potevo essere anche un'amica di merda dopo tutto quello che avevano fatto per me. 
Sospirai cercando di prendere più aria possibile, mi passai le mani sotto gli occhi vedendo che almeno il trucco waterproof stava reggendo. 
Tornai sui miei passi e mi concentrai. Non riuscii davvero a fingere un sorriso con le persone euforiche che mi passavano di fianco.
-Bella festa!-
-Auguri!-
-Buon compleanno!-
Ero riuscita a rovinarmi anche il giorno più felice dell'anno.
Stupida
Quando finalmente vidi il gruppo dei miei amici tirai un sospiro di sollievo.
-Jess! Ma dov'eri?- mi venne incontro An incespincando.
-Facevo un giro. La festa è stata un successone-
-Uh siii- si appoggiò a me ridendo.
Almeno domani non avrei dovuto dare spiegazioni a nessuno per la mia faccia da funerale mentre dovevo essere entusiasta.
Guardai gli altri stravaccati sul tavolo o appoggiati tra loro, ridevano brilli e si abbracciavano.
-An io vado a dormire-
-Di già?- fece il broncio.
-Sì, grazie di tutto. A domani-
-A domani tesoro- mi diede un bacio sulla guancia.
Si rimise a sedere in braccio a Mike e io me ne andai.
Non seppi come arrivai in camera tanto ero distrutta. Chissà se Ian adesso era in camera sua come me. Chissà se mi odiava. Me lo meritavo.
Mi struccai, misi il pigiama e mi buttai a letto. E solo allora mi abbandonai a un pianto liberatorio.

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