JESS POV
Erano passate due settimane e Ian aveva incontrato i suoi genitori altrettante volte. Sempre di venerdì e sempre alle tre. Lo passavano a prendere, spariva e tornava felice. Una volta dopo l'altra l'orario del suo ritorno si era fatto sempre più tardi e quando rientrava al college non aveva un'aria smarrita o arrabbiata, anzi era sereno.
La cosa mi faceva piacere davvero, ma la parte più egoista di me aveva paura di condividere Ian. Fino ad allora lo avevo avuto sempre e solo per me, ma ora, nonostante lui continuasse a ripetermi di non preoccuparmi, lo sentivo più distante e la cosa mi metteva ansia.
-Tutto bene?- An mi tirò una gomitata.
Misi a fuoco il professore di biologia alla lavagna e scossi la testa.
-Oggi proprio non ci sono-
Dopo la giornata passata in camera mia ad accudirmi dai mali del ciclo, erano state poche le volte in cui io e Ian eravamo stati veramente soli.
Mi mancava stare tutto il tempo con lui, mi mancava ogni singola parte del suo corpo e tutte le cellule della mia pelle necessitavano del suo tocco.
-Lo vedo- rispose An chiudendo il libro.
Lo chiusi anche io e poco dopo suonò la campana.
-Che ne dici di un caffè?- propose.
Annuii e mi diressi al bar tenendo la cartella su una spalla con entrambe le mani.
-Salve ragazze!- ci salutò Kyle da dietro al bancone.
Ricambiai con un gesto della mano e un minuscolo sorriso.
-Brutta giornata?- si appoggiò al piano con gli avambracci.
-Diciamo così- alzai le spalle.
-Ma non dovresti essere a lezione tu?- chiese An.
-Oggi avevo solo le prime due. Il resto del tempo lavoro. Voglio comprarmi una macchina-
-Bell'idea! Bravo-
Lui sorrise fiero prima di chiederci cosa volevamo.
-Due caffè. Che siano forti- disse An e io presi posto a un tavolino.
Quando mi raggiunse mi ero già incantata guardando fuori dal vetro.
-Ma che ti prende?- chiese quasi preoccupata.
Sospirai.
-Non lo so An. Sono stanca, ho bisogno di una pausa e mi manca Ian-
Lei mi guardò interrogativa.
-Non è lo stesso da quando ha cominciato ad uscire con i suoi genitori- spiegai.
-Nel senso che ora ha anche altro a cui pensare oltre a te?-
Annuii incassando la testa nelle spalle e vergognandomi per i miei pensieri.
-Non credi che sia giusto così? Non essere egoista Jess, sono i suoi genitori-
-Lo so..- mi difesi cercando una motivazione più valida.
-È che lo vedo meno e passiamo pochissimo tempo insieme... lo sai come sono An. Mi fanno paura queste cose-
Lei sorrise prendendomi la mano.
-Ian ti ama sopra ogni altra cosa Jess. Non permetterebbe mai che la vostra relazione finisse per una banalità simile-
Ne ero pienamente convinta da una parte, l'altra dubitava.
Intanto Kyle posò i nostri caffè e davanti a me mise anche un biscotto con uno smile disegnato. Non resistetti e scoppiai a ridere guardandolo.
-Ecco fatto. Il mio lavoro è compiuto- mi strizzò l'occhio il ragazzino.
-Grazie Kyle, mi serviva proprio-
Lui sorrise e tornò dietro al bancone.
-Visto? Non serve poi tanto per dimenticare i problemi-
Risi ancora d'accordo con lei.
Aspettò un po' prima di chiedermelo.
-Hai provato a parlargliene?-
M'irrigidii scuotendo la testa. Se il non vederlo mi faceva paura, pensare di parlargli dei miei timori mi terrorizzava.
-Perché?-
-Non lo so.. credo che non capirebbe..-
Lei alzò gli occhi al cielo.
-Jess andiamo. Sei una ragazza intelligente-
Io alzai le spalle.
-Dovresti dirgli i tuoi dubbi. Non puoi pretendere che li capisca da solo. È un maschio- mi fece sorridere.
Mi appoggiai la testa alla mano e sospirai stanca.
-In ogni caso credo di starmi ammalando. Forse è per questo che non sono tanto lucida-
Mi mise il palmo sulla fronte confermando che fossi un po' calda.
-Credo che andrò a riposarmi e resterò in camera tutto il pomeriggio-
-Va bene, io vado a pranzo. Vuoi che ti porti qualcosa?-
Scossi la testa che era diventata un macigno intanto.
Pagammo i nostri caffè e mentre io proseguivo su per le scale, An prese la direzione opposta verso la mensa.
Mi chiesi dove fosse Ian ma decisi di non chiamarlo, se dovevo parlargli dei miei dubbi avevo bisogno di un discorso preparato e ci avrei messo molto, molto tempo a pensarlo.
Mi stesi a letto con gli occhi pesanti. La testa mi faceva male e la fronte scottava. Appoggiata la guancia sul cuscino caddi direttamente tra le braccia di Morfeo.
IAN POV
Erano state due settimane molto lunghe. Con i miei genitori era stato un crescere sempre di più nonostante l'imbarazzo generale della prima uscita. Le cose tutto sommato funzionavano e ne ero felice. Avevamo parlato tanto, qualche volta anche della mia infanzia. Era strano, ma finalmente riavevo la mia famiglia.
Entrai in mensa ma al solito tavolo mancava Jessica. La cercai con lo sguardo per tutta la sala, ma di lei nessuna traccia. Mi misi in fila per il pranzo e presi degli spaghetti al pomodoro. Era arrivata una nuova cuoca e sembrava facesse del cibo italiano squisito.
-Ehi Jons- mi salutò Ty seduto di fianco a Thomas.
-Ciao ragazzi- li salutai prendendo posto vicino ad An.
-Oggi cibo italiano- disse Sam assaggiando la sua pizza e alzando un pollice in approvazione.
Ognuno nel suo piatto aveva una specialità del paese: lasagne, pizza, pasta al pomodoro e alcuni anche dei dolci strani.
-Sapete qualcosa della prossima partita?- chiesi.
-Credo che venerdì prossimo ci sarà un'amichevole contro un college poco fuori Londra- rispose Mike.
-Sì lo ha accennato l'allenatore ieri- confermò Drew.
-Ci sarà una festa?- volle informarsi Sam.
-Speriamo!- la seguì a ruota Ty.
Si elevò un chiacchiericcio riguardo alcool e musica e io mi girai verso An.
-Dov'è Jessica?- le sussurrai.
Già da un po' mi guardava strano.
-Sta male, credo abbia la febbre-
-È in camera?-
Annuì mangiando i suoi arancini credo.
Picchiettai il piede a terra e finii in fretta il mio pranzo.
-Posso andare da lei?-
-Adesso mi chiedi anche il permesso?- socchiuse gli occhi verso di me.
Alzai le spalle e mi rimisi in piedi.
-Non resti un po' con noi Ian?- chiese Thomas.
-No, vado da Jess-
-Cos'ha? È malata?-
-Credo un po' di febbre- mi precedette An.
Era strana oggi, sembrava più infastidita del solito dalla mia presenza.
Salutai tutti e arrivai al primo piano facendo i gradini a due a due. Arrivato davanti alla porta notai che era aperta. Entrai piano e la trovai sdraiata a letto abbracciata a un cuscino. La sua faccia era un misto tra dolore e stanchezza e una piccola ruga tagliava la sua fronte imbronciata.
Chiusi la porta e mi avvicinai sentendole la temperatura. Era calda, quindi andai in bagno a bagnare un asciugamano e glielo tamponai sul viso. La vidi rilassarsi un poco e sorrisi.
-Oh piccola sei bella anche quando stai male-
Mi beffai di lei sapendo che se mi avesse sentito sarebbe arrossita e mi avrebbe preso a parole.
Le passai l'asciugamano anche sul collo.
-Così fragile ma così testarda-
Lei emise un gemito e aprì gli occhi sbattendo le palpebre più volte. Si allontanò di scatto dal panno bagnato prima di accorgersi della mia presenza.
-Ian- disse massaggiandosi le tempie.
-Come hai fatto ad entrare?-
Mi aspettavo una reazione diversa in realtà.
-Avevi lasciato la porta aperta-
-Oh- disse solo riappoggiandosi al cuscino.
-Come ti senti?- chiesi leggermente infastidito che non mi avesse nemmeno sorriso.
-Male- si mosse sotto le coperte e ne uscirono i suoi jeans.
Immaginai le sue gambe nude sotto il lenzuolo e mi dimenticai perché fossi arrabbiato.
-Non dovresti stare qui. Potresti ammalarti-
La guardai confuso e lei alzò le spalle raggomitolandosi.
Decisi di passare oltre e la buttai sullo scherzo.
-Dobbiamo smetterla di stare insieme così. Tu malata e io che ti devo curare- sorrisi ma lei continuò a guardare fuori dalla finestra.
-Sembra che sia l'unico modo per avere le tue attenzioni- bisbigliò ma io la sentii.
Cosa?
-Non ti capisco Jess-
Adesso ero veramente confuso.
-Niente niente- chiuse gli occhi.
-Sono stanca-
Ma ormai non avevo intenzione di chiudere il discorso e il suo atteggiamento mi stava innervosendo.
-C'è qualche problema?- le chiesi cercando di tenere un tono basso, ma non dovette funzionare perché lei sbarrò gli occhi e mi fissò.
-Ho la febbre Ian per favore- cercò di sviarsela, ma vidi l'incertezza sul suo volto un attimo prima che la riuscisse a nascondere.
Mi misi in ginocchio sul pavimento davanti a lei.
-Parlami- le misi una ciocca dietro l'orecchio.
Lei sospirò.
-È una cosa egoista-
-Dimmela-
-Ti incazzerai-
-Non lo puoi sapere-
Lei rise e io aspettai.
Sospirò.
-È che... non so. Da quando hai ricominciato a vedere i tuoi noi.. non passiamo tanto tempo insieme-
Okay... non mi aspettavo che il problema fosse questo.
La lasciai continuare.
-E io vorrei che stessi con me-
Mi allontanai leggermente da lei inconsciamente. Ero un po' irritato effettivamente.
-Intendi che non passiamo più tutto il tempo insieme-
-Visto? Te lo avevo detto- si mise seduta con la testa tra le mani.
-Sto facendo quello che mi hai detto tu- puntualizzai. E cazzo era vero! Stavo seguendo un suo consiglio.
-Lo so!- alzò gli occhi al cielo.
-E quindi? Cosa non ti va bene? Jess sono i miei genitori e non li vedo da tre anni. È normale che voglia stare anche con loro-
-Lo so- ripetette più flebilmente.
Mi alzai in piedi e feci qualche passo per la stanza.
-In effetti è un po' egoista come pensiero- mi lasciai sfuggire.
Non poteva pretendere che rinunciassi a un legame con la mia famiglia per stare più tempo con lei. Non mi sembrava di averla ignorata comunque.
-Non credo di averti mai messa da parte anche se ultimamente ammetto di esserci stato di meno, sempre per fare una cosa detta da te-
-E se io ti chiedessi di smettere?-
La guardai scandalizzato. Che?
-Non puoi star dicendo sul serio-
Lei mi guardò seria, ma per fortuna dopo un attimo sorrise.
-Vedi che ho fatto bene allora ad obbligarti?-
Le mie spalle si rilassarono e sorrisi anche io.
-Sì, sono felice-
La discussione scemò in un istante e mi stesi al suo fianco.
-Di cosa ti preoccupi Jess?-
Alzò le spalle.
-Sono sempre preoccupata quando si tratta di te-
Le baciai la nuca ridendo.
-Che spreco di energia-
-Mm-mm-
Calò il silenzio e io chiusi gli occhi.
-Perché non mi vuoi presentare ai tuoi?- chiese di punto in bianco.
Mi irrigidii per la sorpresa e mi schiarii la gola.
-Io... non sono ancora pronto-
-Cosa intendi?-
-Loro.. mm.. presentarti a loro sarebbe come chiedere una conferma di te, come se il loro parere fosse importante e.. io non ho bisogno di questo. Non sono pronto a condividerti con loro, farebbero domande, vorrebbero sapere..-
-Va bene, capisco- si girò e sorrise.
Tirai un sospiro di sollievo.
-Grazie-
Lei chiuse gli occhi e rise.
-A mio padre non saresti piaciuto-
Io alzai un sopracciglio.
-Io piaccio a tutti-
Lei scosse la testa e si addormentò col sorriso.
***
JESS POV
Il venerdì seguente mi ritrovai catapultata nel mezzo della festa post-partita più noiosa a cui avessi mai partecipato. Le cose con Ian erano tornate quasi normali dopo il nostro chiarimento. An aveva ragione.
-Ma non c'è nessuno- si lamentò Sam.
-Hanno perso, l'entusiasmo generale sarà stato sotto i piedi e avranno deciso tutti di starsene in camera-
Sbuffai seduta al mio tavolino con un bicchiere di Coca-Cola. Il bar non aveva aperto non vedendo nessuno e così nemmeno gli alcolici potevano migliorare la serata.
Ian mi guardò dall'alto e mi pose la mano.
-Facciamo un giro?-
Accettai di buon grado e saltellai nell'erba fresca del giardino fino al solito albero.
-Ti vanno due passi?-
Lo guardai un po' stranita.
-Certo- dissi circospetta.
Lui si passò una mano tra i capelli e quello fu il segnale d'allarme.
Pensai a ciò di cui potrebbe avermi voluto parlare ma non mi venne in mente nulla. I suoi genitori li aveva visti poche ore prima, non mi aveva detto molto, ma era normale, mi sembrava sereno. A lezione era anche migliorato e non aveva avuto nessun richiamo, la libertà vigilata era quasi scaduta e tutto andava per il meglio. Mi venne un nodo in gola pensando che avrebbe potuto lasciarmi. Magari si era stancato, aveva capito che non ero poi così importante e voleva chiuderla qui..
-Che succede?- chiesi tesa senza neanche provarlo a nascondere.
-Oggi ho parlato con i miei genitori- buttò fuori il fiato.
Io lo seguii sentendo le ginocchia cedere per il sollievo.
-Okay..- annuii.
-Mi hanno fatto una proposta eccezionale- sorrise come un ebete e io non potei fare a meno di seguirlo.
-Dai racconta!- gli diedi un pugno sul braccio.
IAN POV
Flashback
Mi sedetti al solito tavolo davanti alle facce sorridenti dei miei genitori. Sorrisi un poco pure io, lo avevo cominciato a fare più spesso negli ultimi tempi anche insieme a loro.
-Allora Ian, com'è andata la settimana?- chiese mia mamma con tono gentile.
-Direi bene, non ho saltato nessuna lezione ma niente di nuovo in generale-
Lei annuì.
-E a voi?- chiesi velocemente.
-Io e tua madre facevamo progetti-
-Ah si? Riguardo a cosa?-
L'occhiata che si scambiarono non mi piacque. Sembrava che avessero un segreto.
-Salve, posso portarvi qualcosa?- la cameriera interruppe il discorso facendo salire la mia irritazione.
-Per me un caffè- disse mio padre tranquillo.
-Un cappuccino- continuò sua moglie.
-Per te?- cercò di attirare la mia attenzione, ma ero totalmente concentrato su di loro.
-Niente- la congedai.
Lei se ne andò senza aggiungere nulla e io continuai a fissare i miei genitori con aria insistente.
-Dunque- si schiarì la voce lui.
-Siamo qui da ormai più di un mese e le spese stanno diventando pesanti, casa nostra ci manca e non possiamo permetterci di stare ancora a lungo via dai nostri lavori. I rapporti con te sono migliorati, ci dispiace doverli interrompere ora che le cose si stanno mettendo bene ma.. capirai se ti diciamo che abbiamo dei doveri in America..-
Mi bloccai sul posto e deglutii. Se ne volevano riandare. E non mi avevano nemmeno spiegato perché lo avevano fatto la prima volta.
Annuii comunque alle sue parole.
-Ian noi..- si bloccò e rimasi con il fiato sospeso mentre la cameriera appoggiava gli ordini sul tavolo.
Quando tornò al suo posto vidi mio padre agitarsi sulla sedia.
-So che ti dobbiamo una spiegazione e delle scuse, ma non possiamo trattenerci oltre qui a Londra-
Annuii ancora senza guardarli. Non avevano una spiegazione, tutte scuse inutili e insensate.
-Tesoro noi ti spiegheremo tutto..- disse mia madre.
-Fatelo adesso allora- li sfidai.
Lei prese un lungo respiro e il silenzio che seguì mi portò a pensare che tutto quello che avevo fatto fosse stato inutile. Cercare di ricostruire un rapporto con loro..
Lo sapevo.
-Va bene- mi sorprese la sua voce decisa.
Alzai lo sguardo di scatto studiandoli. Mia madre era determinata, seduta dritta con le braccia appoggiate al tavolo.
Mio padre abbassò lo sguardo sulla sua camicia.
Fu lei a iniziare.
-C'è sempre un momento in cui troviamo degli ostacoli sul nostro cammino. Succede a tutti, a noi è capitato nel momento sbagliato e non sapevamo come fare. Eravamo giovani Ian, lo siamo ancora, ma adesso mi rendo conto dell'imperdonabile errore che abbiamo commesso- si fermò un attimo.
-Persi il lavoro e lo stipendio di tua madre non poteva bastare- continuò mio padre.
Mi sentii correre un brivido lungo la schiena, non ne sapevo nulla, troppo preso dagli sballi con Ted e la sua compagnia.
-Ho cercato un lavoro per mesi senza successo. Avevamo i primi debiti e la cosa ci spaventò a morte-
Rimasi in silenzio lasciandolo continuare.
-Finché un giorno mi arrivò una proposta per un lavoro ben pagato che non potevo rifiutare. L'unico problema era che si trovava a New York-
Problema da niente. Pensai.
-Siamo stati egoisti Ian. Non potevamo permetterci le spese anche per un ragazzino qual'eri e siamo scappati lasciandoti ai tuoi zii, che erano più esperti di noi. Avevamo paura di addebitarci e di non poter mandare avanti la nostra vita come famiglia. Abbiamo scelto la via più facile. Non c'è giustificazione per questo- l'ultima parte finì in un sussurro di mia madre.
Mi torturai le mani in grembo.
-Perché non me lo avete detto? Perché non vi siete nemmeno mai fatti sentire?!- scattai.
-Stavamo costruendo una vita là, speravamo di farcela in un anno per poterti portare con noi. Ma le cose stavano andando lente e ancora non avevamo abbastanza soldi. Non abbiamo avuto il coraggio di scriverti, dovevamo parlarti. Solo un anno fa siamo riusciti a metterci in regola completamente e ora siamo tornati per mettere tutto a posto con te- rispose mio padre.
-Ci pentiamo di essere stati così Ian, sappiamo che tu hai una vita qui, i tuoi amici, la scuola... ma ci piacerebbe se un giorno venissi a vivere con noi a New York- buttò lì mia madre.
La notizia mi scioccò non poco. Ero appena venuto a conoscenza della risposta che bramavo da anni e che mi aveva rovinato il passato, e loro parlavano già di futuro.
-Amanda- la riprese mio padre.
-Scusami Ian, scusa il tono diretto. Ma dovevo dirtelo, io non ce la facevo a stare zitta- giunse le mani a preghiera.
La guardai e vidi davvero il ripianto e la speranza nei suoi occhi, che riflettevano quelli di mio padre.
Erano pentiti davvero di ciò che avevano fatto e, anche se all'inizio avevano pensato a loro stessi, ora avevano creato una casa in cui ospitare anche me. Non avevano dimenticato la nostra famiglia.
Sentii tutto il peso della rabbia dissolversi accettando quella consapevolezza.
-Non devi darci una risposta ora, noi capiamo che tu sia confuso e arrabbiato con noi- cercò di decifrare i miei pensieri mio padre, che solo ora vedevo quanto mi somigliasse.
-Io.. non credo di essere arrabbiato- dissi sinceramente.
Vidi lo stupore sul loro viso.
-Va bene, capisco- ripetei.
-Davvero?- mia madre cominciò a piangere raggiungendo un fazzoletto nella borsa e soffinadosi il naso.
Io sorrisi alla sua reazione e mio padre si alzò per sedersi accanto a me. Mi mise una mano sulla spalla e la strinse.
-Grazie figliolo-
Mi sentii in pace con me stesso e gli altri per la prima volta.
-Ci penserò- dissi solo.
JESS POV
-Mi hanno proposto di andare a vivere in America con loro!- disse incredulo.
Mi bloccai sui miei passi.
Non poteva essere vero
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Breathe
Novela JuvenilCiò che è mio mi appartiene e non sono disposto a condividerlo con nessuno. Non sono disposto a condividerti con nessuno intesi? Quindi quando premerò le mie labbra sulle tue sarai mia. Mia e di nessun'altro