Chapter 59

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An fermò la macchina abbastanza vicino all'ospedale e quando spense il motore tutto tacque. Sospirai e tirai su col naso in un modo poco elegante guardando fuori dal fìnestrino.
-Tutto bene?-
Mi sentivo dannatamente in colpa a
piangere vicino alla mia amica che
pazientemente aspettava che mi calmassi.
Ancora una volta era An quella forte tra le due, quella che metteva da parte se stessa per stare vicino a me. Il ragazzo che amava era in un ospedale con il naso rotto o fratturato che era, e lei mi teneva una mano sul ginocchio accarezzandolo dolcemente.
-Sì, andiamo- aprii la portiera senza attendere oltre o sarei riscoppiata a piangere.
Mi si affiancò porgendomi un fazzoletto che accettai con un flebile sorriso prima di seguirla.
Non mi erano mai piaciuti gli ospedali: le pareti erano sempre bianche e spoglie, tutto sapeva o di naftalina o di morto e i
medici mi mettevano ansia con i loro
camici e l espressione pensierosa.
Dietro al banco di entrata un uomo alto e magro sedeva alla postazione concentrato su un computer. Bianco pure quello. Ci avvicinammo piano per non turbare lo spettrale silenzio che avvolgeva l'edifìcio.
-Posso fare qualcosa per voi?- chiese
sistemandosi gli occhiali.
-Stiamo cercando Michael Stone-
La voce del tipo in confronto al sussurro di An sembrava un urlo alle mie orecchie.
-Voi siete.. -
-Amiche- disse An perdendo già la
pazienza.
-Temo di non potervi far entrate. Solo ai parenti è permesso l'accesso alle sale dei pazienti-
Sbuffai e mi avvicinai.
-Il paziente è orfano. Noi siamo i parenti più prossimi. Se vuole scusarci avremmo fretta di vederlo- dissi duramente al che lui sbattè un paio di volte le palpebre e annui.
-Secondo piano, stanza 206-
-Grazie- disse An precipitandosi verso gli ascensori.
Salutai con un cenno della testa e mi infilai nella cabina che prese a salire dopo un cigolio inquietante. Presi nella mia la mano tremante della mia amica e lei la strinse forte.
Appena le porte si aprirono mi mollò e cominciò a correre alla ricerca della stanza. La seguii camminando, troppo stanca per stare al suo passo.
Quando giunsi davanti alla porta
spalancata li vidi abbracciati e mi tenni fuori dalla scena sia per dargli spazio, sia per evitarmi ulteriori dolori per lan.
An c è per Mike.
Tu hai lasciato solo il tuo ragazzo.
-I parenti di Michael Stone?- Scossi la testa intimando al mio subconscio di tornarsene a dormire.
-Sì- risposi al dottore davanti a me, un uomo sulla quarantina con una cartella clinica in mano.
-Bene, se vuole concedermi qualche
minuto..- mi indicò con la mano le seggiole davanti alla camera.
-Certo- Annuii sedendomi.
-Dunque- cominciò aprendo un foglio.
-Da qui posso leggere che Michael Stone è orfano di madre e padre quindi suppongo che lei sia una cugina, o la sorella acquisita-
Annuii.
-La frattura riscontrata al setto nasale non è assolutamente grave, ma va comunque tenuta sotto controllo e lontana da altri episodi simili che potrebbero ripresentarsi- mi guardò.
Deglutii pensando al volto di lan dietro le sbarre.
-Tuttavia, non avendo ferito nessun'altro e non avendo sporto denuncia alcuna verso colui che gli ha infetto il danno, delle spese sanitarie si occuperà l'assicurazione di cui il ragazzo dispone-
Annuii nuovamente.
-Detto questo, Michael deve eseguire un ultimo controllo prima di essere dimesso. Arriverà a breve la mia assistente che se ne occuperà personalmente. Dopodiché sarete
liberi di andare- si alzò e io feci lo stesso.
-Grazie- gli porsi la mano e lui la strinse sorridendo.
-Buona serata-
-Altrettanto dottore-
Lo guardai allontanarsi e sprofondai sulla sedia di plastica appoggiando la schiena al muro.
Troppe cose in una sola sera.
Dopo interminabili minuti di silenzio a guardare il soffitto, mi alzai prendendo un respiro ed entrai nella stanza.
-Ehi Jess- sorrise Mike sdraiato sul letto. An gli sedeva affianco.
Sorrisi e presi posto sulla sedia vicino alla finestra.
Il suo naso era tenuto insieme da una
benda larga ma nonostante tutto sembrava non avere nulla di male.
-E tutto okay- mi tranquillizzò.
Annuii ma pensare che quello era opera del mio ragazzo mi metteva addosso un senso di nausea.
-Stai bene? Hai visto lan?-
Trasalii ma non lo diedi a vedere
schiarendomi invece la voce.
-Sì. Ho parlato con il dottore- troncai
l'argomento.
-E cosa ha detto?- chiese An prendendolo per mano. Seguii il gesto con gli occhi involontariamente.
-Deve fare un ultimo controllo e poi
potremo andare- Distolsi lo sguardo
concentrandolo sul pavimento.
-Bene- disse lui.
Discussero di qualcosa ma le loro parole mi arrivarono ovattate e incomprensibili.
Cominciò a piovere e mi ritrovai a seguire il corso delle gocce sul vetro.
Mi ridestai solo quando una voce squillante riempì la stanza.
-Salve ragazzi. Sono Amy, l'assistente del dottor West. Michael ti faccio l'ultimo controllo prima di lasciarti libero- sorrise.
An venne a sedersi vicino a me e io sospirai di sollievo. Finalmente potevamo andare a casa.
Dopo dieci minuti di scartoffie, bende e raccomandazioni ci stavamo dirigendo verso gli ascensori a passo veloce. L'orologio segnava quasi le undici, erano passate più di due ore da quando avevo lasciato lan da solo.
-E stato un incidente- Mike lesse nei miei pensieri.
Scossi la testa.
-Non importa-
-Jess..-
-No Mike- lo interruppi.
-Mi aveva fatto una promessa e io mi sono fidata. Mi ero illusa che la potesse mantenere-
Mi sedetti dietro in macchina appoggiando la testa al finestrino e sbattendola leggermente.
An partì lentamente immettendosi nella strada buia.
Perché ero così stupida?! Perché lan era così stupido?! Perché lo avevo
abbandonato?! Non dovevo lasciarlo
solo. Sarei stata egoista e se avessi punito lui per non aver mantenuto una promessa, mentre io per prima non mantenevo la mia. Ma era davvero così? Dovevo aver
fede nelle mie parole anche se si era
cacciato in un tale casino?
Il senso di impotenza mi opprimeva
sempre di più man mano che avanzavamo.
-Ferma!- sbottai quando passammo
davanti alla stazione di polizia.
Lei inchiodò imprecando, fortunatamente non avevamo nessuno dietro.
-Andate a casa. Io tornerò con Ash- gridai in fretta prima di sbattere la portiera dietro di me.
Corsi sotto la pioggia attraversando il parcheggio e fìondandomi dentro l'edifìcio.
-Sta bene signorina?- mi chiese la donna all'entrata vedendomi fradicia.
-Certo- ansimai percorrendo il corridoio in fretta alla ricerca di uno dei cugini Jons.
Trovai Ash per primo, seduto vicino
all'ufficio del dottor Loose e mi ci buttai praticamente addosso.
-Jess che succede?!- chiese preoccupato vedendo il mio stato.
-Sei tutta bagnata e stai tremando- mi
diede la sua giacca.
Mi sedetti affianco a lui sospirando.
-Non dovevo lasciare lan- dissi duramente togliendo il mio cappotto e infilando quello di Ash.
-Se l'è meritato-
-Non dovevo comunque- ripetei.
-Non è colpa tua-
-L'ho fatto uscire di casa. Sapevo che
sarebbe finita male, non così male, ma immaginavo qualcosa di simile. Eppure l'ho lasciato fare-
-Jess- mi girò per le spalle facendomi
incontrare i suoi occhi.
-Non è colpa tua. lan è grande e vaccinato, si è messo nei casini da solo- mi scrollò e io rischiai di mettermi a piangere di nuovo.
Non ne potevo già più di quelle fottute lacrime.
-A proposito- mi scansai da lui e cominciai ad andare avanti e indietro.
-Perché non mi hai detto dov era?!- lo
accusai.
L'unico modo che conoscevo per non
piangere era arrabbiarmi fino a ferire le persone intorno a me.
-Sapevo che stavi andando da lui e mi hai mentito spudoratamente!- lo additai.
-Se fossi venuta con te a quest'ora saremmo a casa!- continuai ad urlare sbracciandomi.
Ero consapevole solo in parte dei miei cambi d'umore e delle reazioni incoerenti che ne seguivano, ma non diedi peso alla mia parte razionale continuando a camminare per la stanza.
-Volevo farlo disintossicare prima che
tornasse a casa. Sapevo ti saresti incazzata e lui era parecchio ubriaco- cercò di giustificarsi. Alla fine lo aveva fatto per me, ma quel pensiero premuroso passò in secondo piano sentendo la rabbia montarmi dentro. Per Ash, per lan, per i suoi genitori, per me. Rabbia e tanto male al cuore.
-Devo vederlo- dissi.
-Prima devi calmarti-
-Calmarmi?!- gli lanciai un'occhiataccia.
-Sono le undici e mezza di sera, domani dobbiamo tornare al college e lan è in prigione!- imprecai mettendomi le mani nei capelli e chiudendo gli occhi.
Alla fine non resistetti e mi lasciai scivolare contro il muro fino a sedermi sul pavimento freddo, dopodiché cominciai a piangere in silenzio trattenendo i singhiozzi.
Che scena patetica.
Rivolevo la Jessica forte, che non si faceva prendere mai dall'emozione, quella che non si legava a nessuno, ma sembrava sparita da quando lan era apparso sulla mia strada.
Mi sentii avvolgere da un braccio e mi irrigidii, ma Ash mi tirò contro il suo petto permettendomi di sfogarmi.
Piansi fino a non avere più lacrime o forse mi addormentai prima, non ne ero certa. Non so quanto tempo dopo rialzai le palpebre.
Eravamo ancora seduti sul pavimento, nel corridoio regnava il silenzio più assoluto e la forte luce proveniente dalle lampade sul soffitto mi faceva male agli occhi. Li chiusi
con forza e mi sciolsi dall abbraccio
lentamente. Senza il calore del suo corpo i brividi provocati dai vestiti bagnati mi fecero tremare. L'orologio segnava mezzanotte e dieci, quindi svegliai Ash.
Lui trasalì mettendosi seduto composto e si massaggiò il collo.
-Mi dispiace averti costretto a dormire per terra- mi legai i capelli.
-Non fa niente davvero. Stai meglio?-
Annuii.
-Grazie- sospirai.
Alla fine Ashton c'era sempre quando lan commetteva delle cagate ed ero io a starci male. Il primo cugino Jons era la mia ancora in quei momenti.
Ci andammo a sedere sulle panche
aspettando che qualcuno venisse a
chiamarci.
Non volevo immaginare come poteva
sentirsi quando ancora io non c ero. A prendersi cura di un ragazzino che si
cacciava sempre nei casini, aspettando da solo in questa stessa stanza chissà quante volte. Chissà se Claire e Ben sapevano il reale numero di quelle volte. Supponevo di no.
-Credi che lo lasceranno tornare a casa stanotte?- chiesi piano.
Sospirò e non rispose subito.
-Non penso-
Quelle parole mi fecero più male del
previsto, deglutii e respirai lentamente prendendo molto ossigeno.
-E.. cosa succederà?-
Ci pensò un attimo e alzò le spalle.
-Non lo so-
Annuii e decisi di stare zitta evitandomi altri dispiaceri.
A mezzanotte e mezza finalmente un agente venne a chiedere di noi.
-Parenti di Ian Jons?-
Ci alzammo di scatto ma feci passare avanti Ash, seguendo lui e l'uomo fino ad una porta scura. Cera lan lì dentro? Se c'era potevo parlargli?
Dubitato che una volta vista la mia
presenza sarebbe stato in silenzio, anche se glielo avessero imposto.
Entrai con il cuore il gola solo per sentirlo sprofondare quando i miei occhi incontrarono quelli del dottor Loose. Era presente solo lui seduto dietro a una larga scrivania.
Prendemmo posto sulle poltrone davanti a lui e mi torturai le mani in attesa che il poliziotto chiudesse la porta. Quando lo fece guardai impaziente l uomo.
-Allora?- chiese Ash con la mia stessa
fretta.
-Non verrà rilasciato stanotte-
Trasalii e mi morsi forte l'interno della guancia.
-E quando potrà tornare a casa?-il ragazzo al mio fianco sembrava così calmo con il suo tono composto.
Ancora una volta pensai a quante volte doveva essersi trovato in quella situazione.
-Non è ancora sicuro ma è accusato di aver bevuto prima dell'età consentita e aver picchiato un uomo di sua iniziativa- sospirò girando le carte nelle sue mani.
Volevo mettermi a urlare, correre e
piangere. Non riuscivo nemmeno a
immaginare cosa sarebbe successo al
college se lan non fosse tornato domani, e una volta saputa la verità sul posto in cui si trovava quale sarebbe stata la punizione.
-Va bene. Ci informi il prima possibile. La prego, faccia di tutto perché venga messo in libertà il prima possibile-
-Capisco la sua richiesta Ashton ma suo cugino ha fatto davvero un bel casino- lo guardò.
-Dobbiamo tornare al college domani- mi scappò dalla bocca prima che potessi impedirlo.
Il dottor Loose concentrò la sua attenzione su di me.
-Questa informazione potrebbe risultare utile signorina..-
-Jessica Packwood- mi misi sulla difensiva di riflesso.
-Vede Jessica, così dicendo potremmo
convincere il commissario a ridurre la pena, e se siamo fortunati, a metterlo in libertà vigilata fin da domani stesso per continuare gli studi- si illuminò e cominciò a scrivere.
Lanciai un occhiata ad Ash che mi fece l'occhiolino minando "grande" con le labbra. Sorrisi debolmente.
-Possiamo vederlo?- chiese lui.
L'uomo alzò lo sguardo e poi lo riabbassò sull orologio. 
-L'orario delle visite sarebbe terminato da un pezzo.. ma penso di riuscire a farvi ottenere una decina di minuti con lui-
-Grazie- sospirai sollevata.
Annuì e si alzò prima di condurci alla fine del corridoio.
La guardia di turno ci fece passare e
camminammo per un corridoio vuoto fino a una sala bianca sulla sinistra. Da una finestrella posta in alto al centro riuscivo a vedere lan seduto su una panca con la schiena appoggiata al muro e gli occhi chiusi.
-Ecco qui. Vi lascio dieci minuti ragazzi. Dopodiché dovrete andarvene-
Annuii senza staccare gli occhi da lui.
Quando la porta fu aperta con una chiave rotonda mi fìondai dentro e vidi il volto di lan passare da infastidito, a confuso, a sollevato. Mi prese tra le braccia e lo strinsi a me ricominciando a piangere.
-Ti amo, ti amo, ti amo- sussurrai al suo orecchio mettendogli le mani nei capelli.
Lui sospirò e si rilassò sotto di me
immergendo il viso nel mio collo.
-Sei qui- disse piano.
Annuii più volte indietreggiando quel tanto da sfiorare il suo naso con il mio.
-Eri così incazzata-
Risi asciugandomi le lacrime.
-Non pensare che non lo sia più Jons. Hai fatto una cagata enorme-
-Lo so- abbassò lo sguardo.
Quando lo rialzò era infuocato e mi accorsi della mia posizione a cavalcioni su di lui.
Tentai di scendere ma mi tenne fermi i polsi dietro la schiena premendo forte le sue labbra sulle mie. Un senso di sollievo invase il mio corpo all'istante e finalmente sentii l'ansia abbandonare le mie spalle. Come se tutto lo stress si fosse volatilizzato in un secondo. Premetti la fronte sulla sua guardandolo.
-Mi sei mancata- disse.
-Anche tu-
-Avevo paura che non saresti più tornata-
Mi sentii in colpa, ma sapevo di aver agito bene andandomene, nonostante tutti i miei pensieri delle ultime ore.
-Ragazzi- ci interruppe Ash.
-Non per rovinarvi la festa, ma abbiamo pochi minuti-
Annuii e mi sedetti vicino al mio ragazzo che mi circondò il fianco con un braccio tenendomi a sé, appoggiai la testa alla sua spalla.
-Cugino- lo salutò lan.
Lui alzò gli occhi al cielo e si appoggiò al muro davanti a noi.
-Forse riusciamo a farti uscire domani ma sarai in libertà vigilata-
-Grazie-
Annuì.
Gli strinsi un ginocchio.
-Però lan non puoi permetterti un'altra scenata del genere- lo ammonì.
Lui s irrigidì infastidito. Probabilmente perché Ash lo stava rimproverato davanti a me.
-Vi lascio soli- mi alzai.
Lui provò a tenermi giù ma protestai con un occhiata eloquente. Sospirò e mi lasciò andare.
-Poi torni vero?- mi chiese.
-Certo- mi girai verso di lui e sorrisi.
Guardai Ash che mi ringraziò con gli occhi ed uscii.
IAN POV
Jess aveva capito perfettamente come si stavano mettendo le cose. Ash non doveva mettermi in imbarazzo davanti a lei sgridandomi come se fossi un cazzo di bambino.
-Dico davvero lan- riprese appena la porta fu socchiusa.
Sbuffai abbassando la testa.
-Non succederà più- Speravo sinceramente in quelle parole.
-Se non cominci a impegnarti davvero non cambierà nulla- disse duro.
Lo guardai di scatto sapendo che aveva ragione, ma senza ammetterlo.
-Promesso- incrociai le dita nella mia testa sapendo benissimo che non avrei mantenuto fede alle mie parole.
Lui sospirò forte massaggiandosi le tempie.
-Se da domani fino alla fine della pena commetti una cazzata ti spediranno in carcere. Diretto. Sempre che il dottor Loose riesca a convincerli a non farlo già da oggi- camminò avanti e indietro.
-Ce la farà- dissi.
Anche perché in caso contrario al college mi avrebbero sospeso. Se non direttamente buttato fuori dall'istituto.
Dio che idiota che sei lan.
Sbuffai.
-Posso farti una domanda?!- chiese seccato.
Non capii il suo scatto. Annuii.
-Perché?! Perché l'hai fatto questa volta?- rise amaro.
-Una volta per i tuoi genitori, l'altra per la scuola, l altra ancora per Ted, per Jess e ti ho sempre sostenuto lan. Sempre! Ma adesso?! Cosa?! Sono stufo di venirti a prelevare dalla centrale. Devi imparare a controllarti o tra quarant anni sarai un cazzo di alcolista anonimo!- mi guardò furibondo.
Aveva ragione. Merda.
Se non smettevo di bere per ogni casino che mi capitava sarei morto ubriaco.
Feci una smorfia.
-Hai ragione cugino- ammisi senza
guardarlo.
-Non basta- sputò le parole.
-Lo so- sussurrai.
Non basta mai.
-I miei sono tornati-
La sua camminata per la piccola stanza si arrestò all istante.
-Stai scherzando-
Scossi la testa.
-Ma come..-
La porta si aprì e Jess mise dentro la testa.
Mi sentii subito meglio.
-Dobbiamo andare-
E subito peggio.
Mi alzai e la presi tra le braccia prima di baciarla con forza.
-Ci vediamo domani- disse accarezzandomi la mascella con il pollice.
Le baciai il palmo continuando a guardarla negli occhi.
-Ti amo- sussurrai.
-Ti amo anch io- mi lasciò andare
lentamente prima di uscire.
Incrociai lo sguardo indagatore di Ash per un secondo. Non avevo intenzione di rispondere a nessuna delle sue domande silenziose.
Quando lo capì sospirò.
-A domani cugino-
-Ciao- dissi staccato pentendomene subito.
-Ash?- lo richiamai prima che uscisse.
Lui mi guardò di sbieco.
-Grazie ancora-
Annuì con un piccolo sorriso e la porta si chiuse a chiave dietro di lui.
Sentii i loro passi echeggiare nel corridoio e guardai fuori dalla piccola finestra distrutto.
Dopodiché buio.

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