JESS POV
Se Ian aveva ricordato quella notte non lo diede mai a vedere. La mattina veniva a lezione, il pomeriggio lavorava come istruttore di boxe e il resto del tempo lo passava con i suoi amici.
Ero riuscita ad evitarlo per buona parte del tempo. Togliendo le volte in cui andando in palestra avevo sbirciato nella sala accanto. E quando a lezione mi incantavo a fissare quella ruga che gli si formava in mezzo alle sopracciglia quando si concentrava.
Beh lui non se ne è accorto, quindi tecnicamente l'ho evitato per tutto il tempo no?
Non ci siamo più parlati. Nemmeno un "ciao" o "ehi" oppure un cenno con la testa. Niente di niente.
Quando lo incrociavo nei corridoi non osavo guardare nella sua direzione. Mi vergognavo troppo per come mi ero comportata.
Cambiavo semplicemente strada, a costo di farmi tutta la scuola pur di non passare dove si trovava lui.
Giuro che non berrò mai più nella mia vita.
Tranne quel prosecco che Sam ha chiesto a Ty l'altro giorno.
Ma era per una buona causa: eravamo davvero stressate per tutti gli esami che avevamo dato e quel vino era la nostra piccola ricompensa.
Tutte riunite in camera di Sam e Helen, sedute per terra con i bicchieri di plastica che si trovano sui lavandini per gli spazzolini (erano gli unici che avevano in mensa) abbiamo brindato alla fine di questo lunghissimo anno. Per me ed An durato nemmeno sei mesi, sembrati un'eternità.
-Alla nostra estate!- urlò Sam.
-Salute!- rispondemmo in coro.
Sì avevo bevuto forse un bicchiere o due in più delle altre, per dimenticare il fatto che non avrei rivisto Ian per i prossimi mesi. O forse mai più.
Era arrivata anche a me la splendida notizia che Ian Jons si stava per trasferire nella grande mela con i suoi genitori, abbandonando di punto in bianco tutta la sua vita a Londra.
Risi tanto quella sera. E quando arrivai in camera scoppiai in lacrime. Guardandomi allo specchio avevo visto una perdente e tirando su con il naso mi ero messa a letto in un mondo senza sogni.
Da quando avevo definitivamente rotto con Ian avevo dormito qualche ora di fila sì e no cinque notti, e ogni volta mi ero svegliata madida di sudore per l'incubo. Le altre sere mi rigiravo semplicemente nel letto, accontentandomi di tre ore di sonno.
Lui invece sembrava aver tranquillamente superato il mio orrendo compleanno. O meglio, splendida festa, ma io avevo sbagliato tutto. Probabilmente penserà di essere andato con una ragazza a caso.
Tu non sei nessuno per lui ora.
Aveva detto di amarmi. Quel ragazzo aveva mandato a puttane la mia testa e dovevo andarmene da lì.
Dio che stupida. Mi mancava. Mi mancava maledettamente tanto. Ma infondo avevo avuto ragione. Lui se ne stava andando e io sarei rimasta qui, avevo solo tolto un peso in più a entrambi. Un giorno mi avrebbe ringraziato. Sarebbe venuto da me a dirmi "grazie Jessica per avermi lasciato andare quel giorno. Questa è mia figlia Sarah" poi avrei notato la fede al suo anulare e mi sarei complimenta con lui per la sua splendida moglie e la sua adorabile bambina.
Persi un battito.
-Cazzo!- urlai tirando fuori il dito dalla valigia.
-Che è successo?- accorse An dal bagno.
Mi misi in bocca l'indice dolorante e scossi la testa.
Lei prese il beauty che aveva buttato sul lavandino e lo infilò nel suo trolley. Poi mi mise una mano sulla spalla e me la strinse.
-Sei pronta?-
Scossi ancora la testa non riuscendo a parlare. Ma quando la guardai negli occhi vidi quanto teneva a me e quanto volesse aiutarmi. Ora che le cose con Mike erano tornate quasi perfette, non potevo rovinare la sua relazione.
Così tolsi il dito dalla bocca e decisi di comportarmi da adulta, raddrizzai la schiena e le sorrisi determinata.
-Ma certo-
An sorrise e prese in mano un giornale indicandomi una pagina con qualche cerchio qua e là.
-Guarda. Ho trovato dei lavori che dovrebbero bastare per mantenerci questi tre mesi. In quell'annuncio cercano tre cameriere e un barman, invece qua una segretaria. Vicino al nostro appartamento ho trovato anche un negozio a cui serve una commessa.. insomma c'è l'imbarazzo della scelta!- batté le mani.
Finsi di valutare i vari locali con interesse e felicità, eravamo pur sempre stati davvero fortunati ad aver trovato qualcosa da fare.
Io, An e Mike non saremmo tornati all'orfanotrofio questa estate. I miei amici si erano convinti a rimanere nelle vicinanze in un appartamento economico, che sarebbe andato benissimo. Gli ero davvero riconoscente. Il solo pensiero di tornare a Glasgow mi faceva venire la pelle d'oca.
Mike aveva chiesto ai compagni di squadra e aveva scoperto che il fratello di uno dei giocatori metteva il suo appartamento in affitto per i tre mesi, visto che lui tornava a casa. A un prezzo ragionevole e in periferia. Dalla parte opposta a Ian.
Avevo saputo da Mike che gli aveva proposto di andare a stare comunque a casa di Ash. Nonostante lui non avrebbe potuto farci compagnia, nonostante tutto, nonostante me. Quel ragazzo riusciva a stupirmi ogni volta di più. Era perfetto.
E tu te lo sei fatta scappare. Idiota.
Sospirai e chiusi la valigia.
-Dimmi tu An, a me va bene tutto-
-Potremmo andare nel locale, saremmo tutti e tre insieme-
-Perfetto- sorrisi a trentadue denti.
-Non vedo l'ora di uscire di qua e iniziare la nostra vita da indipendenti!- mi abbracciò e io la strinsi forte.
-Grazie An. Di nuovo-
Mi tenne stretta a sé e quando mi lasciò gli occhi le si erano inumiditi.
-Lo sai vero che puoi ancora mettere a posto le cose?-
Trasalii e feci di tutto perché le lacrime non raggiungessero anche i miei occhi.
-Grazie An- le sorrisi dolcemente e mi girai per tirare il trolley giù dal letto.
Feci un ultimo giro della stanza guardando di non aver dimenticato nulla e infine uscii in balcone a godermi il giardino del college. Mi ricordò il mio primo giorno qui. Quanto avevo adorato questo balcone dal primo istante.
Feci un respiro profondo mentre il sole del tramonto mi scaldava la pelle e sentivo l'inizio estate dietro l'angolo.
-Andiamo a cena?-
Annuii ma continuai a fissare gli alberi intorno a me. Uno di quelli mi aveva visto avvinghiata a Ian per l'ultima volta.
Mi girai di scatto verso la mia migliore amica.
-Andiamo-
Lei mi aprì la porta e io sentii un cambiamento nelle scale che stavo scendendo, nei corridoi che passai per arrivare in mensa.
Da domani non sarei più stata qui.
Per i prossimi tre mesi avrei sistemato le mie cose nell'armadio del nostro appartamento, avrei dormito in un altro letto, non avrei visto le facce che incontravo tutti i giorni, anche quelle sconosciute.
Quando mi sedetti al nostro solito tavolo constatai che tante persone mi sarebbero mancate, ed era una cosa nuova. Triste, ma allo stesso tempo mi resi conto delle amicizie che avevo instaurato, quanto mi fossi legata a quei ragazzi.
Sam, Helen, Drew, Thomas, Ty, Alec, Dylan e poi Abby, Amber e Brandon, persino le figlie di papà mi sarebbero mancate.
-Allora piccoletta sei pronta a lasciare il college?- Alec mi prese sotto il suo braccio e mi avvicinò a sé.
-Non tanto- dissi sinceramente appollaiandomi contro il suo fianco.
Dall'altro lato Dylan sorrideva con una mano di Alec posata sulla coscia.
-Che volete fare appena usciti da qui?- chiese Drew.
Sam prese la sua mano sul tavolo.
-Noi abbiamo in programma una gita a Belfast-
-Vacanze di coppia piccioncini?- li prese in giro Ty.
-Stai zitto riccio, lo sappiamo che hai una ragazza nel tuo paesino dimenticato da Dio- Thom gli tirò una cartina.
Helen alzò gli occhi al cielo sorridendo.
-Siete due bambini-
Ty rise. Ma non negò. Interessante.
-Che dire, voglio passare più tempo possibile con Sam- Drew la guardò ammirato e lei arrossì.
-Helen verrà da me in agosto, i miei partono per una crociera e stanno via tutto il mese-
-Ne approffitate subito quindi- rise Mike beccandosi una pacca sul braccio da An.
-Noi abbiamo affittato un appartamento in periferia, lavoreremo un po' per mantenerci, ma saremo completamente indipendenti- esultai guadagnandomi uno sguardo invidioso da tutti.
Anche io invidiavo loro che potevano tornare dalle famiglie, ma ormai non ci pensavo quasi più, si andava avanti e si prendevano le cose come venivano. Questo avevo imparato qui, tra le tante cose.
-Mi aspetto un invito per una serata super alcolica- disse Sam strizzando l'occhio.
-Oh anche io- concordò Alec seguito poi da tutti gli altri.
Risi e assicurai che presto avrebbero avuto nostre notizie.
-E voi ragazzi che farete?- chiese An ad Alec e Dylan.
Si scambiarono un'occhiata e Dylan si schiarì la voce palesemente imbarazzato.
Alec si agitò sul posto e io mi scostai per guardarlo in faccia.
-Ecco..- esordì con il collo rosso e strofinandosi i palmi sui jeans.
-Dunque io.. mmm-
Non lo avevo mai visto così in difficoltà. Alec era un tipo aperto, espansivo, non taceva un attimo e non si vergonava mai.
Insomma aveva urlato in mezzo al bar le peggiori cose sulla mia e la sua sessualità.
Girai la testa di lato incuriosita e allo stesso tempo un po' preoccupata.
-Farò conoscere Dylan a mamma e papà- disse d'un fiato.
Ci fu un attimo di silenzio in cui tutti assimilammo la notizia. Nessuno si mosse o osò dire una parola.
Alec guardò il suo ragazzo che deglutì visibilmente emozionato solo all'idea e gli prese la mano portandosela al cuore.
Fui la prima a scoppiare.
-Oddio ma è fantastico! Sono così felice per voi!- spalancai le braccia e mi buttai su di loro, che ricambiarono l'abbraccio impacciati e ridendo.
-Amico è grandioso! Mandaci la foto delle facce dei tuoi- rise Ty e Alec imitò sua madre mentre si presentava con una voce stridula.
Sapevo che i genitori di Alec erano a conoscenza della sua omosessualità, ma non aveva mai portato un ragazzo a casa. Immaginavo l'importanza di quel momento per lui, per i suoi, ma anche per Dylan.
Le cose si stavano facendo serie e glielo stava dimostrando con il grande passo di presentarlo alla sua famiglia.
Ricevettero pacche sulle spalle, Sam si alzò per dare un bacio a entrambi e quando Alec mi guardò lo vidi sereno e felice.
Mi abbracciò e io gli sussurrai all'orecchio ancora una volta quanto fossi contenta per quella decisione.
-Credo che sia quello giusto Jess-
Mi si mozzò il respiro. Lo pensavo anche di Ian.
Fortunatamente lui lo prese come un sospiro emozionato e mi illuminò con il suo sorriso enorme prima di girarsi verso Dylan che gli accarezzò una guancia. Erano così belli insieme.
Finita la cena ci spostammo in giardino e passammo tutta la sera a parlare del più e del meno. All'una nessuno si era ancora deciso a tornare in camera e se non fosse stato per Tilly probabilmente non lo avremmo nemmeno preso in considerazione. Almeno per le prossime tre o quattro ore.
-Ragazzi cosa ci fate fuori dalle camere a quest'ora?! Tutti nei vostri corridoi e non voglio vedere una sola ombra- con le mani sui fianchi e quella faccia rotonda, la nostra sorvegliante cercava in tutti i modi di rimanere seria e incutere timore.
-Dai Tilly, è l'ultimo giorno. Fai uno strappo alla regola, non ti mancheremo?- rispose Ty sorridendole sornione.
Lei sbuffò e scosse la testa, ma alla fine ricambiò il sorriso.
-Mi mancherete tutti voi briganti. Mi fate perdere la testa ogni anno, eppure alla fine sento un vuoto quando uscite da quel cancello-
Un coro di "awww" e "aahh" si levò nell'aria prima che tentassimo di abbracciarla in massa, ma lei rifiutò subito.
-Mi metterei a piangere ragazzi, non ho l'età per gestire certe emozioni. Vi lascio un'ora. Una. E poi vi voglio tutti a letto intesi?-
-Va bene Tilly grazie- disse Sam.
Lei ci augurò la buonanotte e risalì le scale in silenzio senza voltarsi.
-Mi mancherà quella donna- disse Thom ridendo.
-Sì anche a me- concordò Helen.
Io annuii abbracciandomi le ginocchia. Era pur sempre l'una di notte a Londra, per me c'era fresco.
-Ma ci pensate? Il prossimo è l'ultimo anno- disse Sam.
Ci fu un attimo di silenzio.
-Già..- rispose Drew in un sospiro.
-Quanti ricordi. Ci ho passato cinque anni della mia vita in questo college cazzo- Ty si grattò i ricci rimuginando.
Ascoltare le varie storie che raccontarono fu interessante. La maggior parte erano brutte figure da matricole, avventure e spezzoni di anni spensierati quali sono quelli del college.
Io, An e Mike ne avevamo appena avuto un assaggio. Noi non eravamo mai stati delle vere e proprie matricole, ma questi mesi erano bastati per riassumere un turbine di emozioni.
Ne uscivo con il cuore un po' incrinato, ma felice. A quello avrei pensato dopo, ora mi volevo godere i miei amici e quello che potevano darmi.
Scaduto il tempo ci stringemmo in un abbraccio di gruppo e mi sentii parte di una piccola famiglia. Sapevo che dovunque fossero stati, sarebbero sempre tornati indietro se avessi avuto bisogno.
Ci salutammo sulle scale e ognuno tornò in camera.
An chiuse la porta e ci si appoggiò contro.
-Sai. Non credevo che lasciare la scuola fosse così triste-
Sorrisi stendendomi a letto vestita.
-Hai ragione- fissai il soffitto in silenzio per un po' prima di girare la testa verso di lei incrociando il suo sguardo.
-Domani è l'inizio di una nuova vita Jess-
Presi un respiro profondo e riportai lo sguardo al soffitto bianco.
-Siamo pronte ad affrontarla allora-
La sentii muoversi ma solo quando si buttò a peso morto su di me reagii.
-Merda An non respiro-
-Siamo pronte amica mia!- rise abbracciandomi.
Nemmeno i suoi chili addosso riuscirono a fermare la risata che uscì forte e sincera dalla mia gola.
***
Il giorno dopo fu uno scambio di abbracci continuo.
-Chiamatemi, scrivetemi tutti i giorni mi raccomando. Oddio che strano non vederci ogni ora per i prossimi tre mesi!- strillò Sam stritolando me ed An insieme.
-Certo Sam, presto ci troveremo per una rimpatriata tra ragazze- la rassicurò An.
-Ci conto davvero. Mi mancherete troppo- si scostò di un passo sventolandosi il viso con una mano.
-Anche tu ci mancherai Sam- le sorrisi tenendole l'altra mano.
Drew aveva assistito a tutta la scena con l'imbarazzo dipinto in faccia davanti a tutte queste smancerie. Doveva rispecchiare molto il sentimento nei miei occhi.
Approfittò del momento di pausa della sua ragazza per abbracciarci.
-Ragazze. È stato un piacere e un onore conoscervi. Non sparite in questi mesi, la mia fidanzata potrebbe avere un crollo emotivo e non sono bravo a gestire queste cose- ci fece l'occhiolino e noi ridemmo.
-Okay- respirò Sam.
-Adesso vado. I miei mi stanno aspettando in macchina. Appena arrivate all'appartamento mandatemi una foto-
-Certo-
-Mi accompagni Drew?-
-Sì tesoro-
Raccolse il suo enorme trolley e cominciò a trascinarlo.
-Ci sentiamo!-
Drew ci salutò con la mano.
-Ciao ragazzi- li salutammo insieme.
Gli abbracci di Helen e Thomas furono molto più sobri e veloci. Ci augurammo buone vacanze e li guardammo uscire, con la promessa di rivederci il prima possibile.
Ty promise che per la serata alcolica avrebbe provveduto lui a tutto l'occorrente e che bastava chiamarlo in qualsiasi momento se avevamo bisogno di alcool.
-Non assicuro di portarvele di persona, ma le bottiglie vi arriveranno prima che abbiate potuto ringraziarmi-
Osservai i ricci, le lentiggini e gli occhiali di Ty. Sembrava davvero un nerd a tutti gli effetti, eppure era così lontano dall'esserlo.
-Grazie Ty, lo terremo in considerazione- rise An.
Ci abbracciò e sparì a salutare altra gente nella folla radunata.
Ci raggiunse anche Mike, che era a salutare la squadra e in quel momento sentii qualcuno alle spalle.
Mi girai e trovai Abby.
-Abby!-
-Jess!-
La abbracciai forte.
-Che farai tu adesso?- le chiesi.
-Andrò a Boston. Ho amici là che mi ospitano ogni estate, dai miei non posso stare, ci sono i miei fratelli. Passerò a salutarli ma vivrò dall'altra parte della città. Diciamo che vado a casa- scherzò.
Mi chiesi perché Abby fosse venuta a studiare qui dall'America, c'erano tante cose che non sapevo, eppure le volevo più bene rispetto a molte altre persone di cui sapevo tutto.
-E voi?-
-Abbiamo affittato un'appartamento in periferia qui a Londra e lavoreremo un po' per mantenerci-
-A Boston lavoro in un negozio per tatuaggi e piercing durante l'estate. Se cambi idea sai dove trovarmi. Non farteli fare da nessun'altro. La prenderei sul personale-
Risi e le assicurai che sarebbe stata lei la prima a bucarmi nella remota possibilità di un ripensamento.
-Scappo. Ho un aereo da prendere. Ci vediamo tra tre mesi. Scrivimi ogni tanto o vienimi a trovare se ti va una gita oltreoceano- fece un grande sorriso e mi abbracciò.
-Magari fin là non riesco a venire, ma un messaggio potrei scriverlo. Mandami le foto del tempo che hai tu per farmi invidia- scherzai.
-Contaci principessa- prese il suo borsone in spalla.
Incrociai le braccia al petto.
-Ricominci?-
-Le vecchie abitudini son dure a morire!- fece un gesto con la mano e si voltò.
Il mio sbuffo divertito fu l'ultimo scambio tra noi.
Mi sarebbe mancata tanto.
Non glielo avevo nemmeno detto.
Sospirai e lasciai cadere le braccia lungo i fianchi prima di girarmi verso i miei amici.
Quando focalizzai chi stessero salutando m'irrigidii.
An abbracciava Amber.
Mike parlava con Brad.
E Ian. Ian era insieme ai ragazzi ma non fiatava. Guardava me.
Deglutii e mi avvicinai con sorriso tirato.
-Jess!- Amber abbracciò anche me e io ricambiai.
-Ehi- sorrisi più naturalmente ora.
-An mi ha detto dell'appartamento. Beati voi-
Annuii e feci di tutto per non girarmi verso di lui.
-Noi andremo a casa. Ho voglia di stare un po' in completo relax, ma pensare che non vedrò queste quattro mura al mio risveglio sarà davvero destabilizzante- rise e noi con lei.
Brad la raggiunse tirandola verso di sé.
-Scusate se ve la porto via così. Ma siamo già in ritardo e ci aspettano-
Amber si lamentò e mise il broncio ma dovette dargli ragione, a quanto pare avevano un pranzo di bentornati che li attendeva.
-Allora buone vacanze. Ci sentiamo per aggiornarci!- ci abbracciò un'ultima volta mentre Brad salutava prima Mike e poi me ed An.
-Ian vieni con noi?-
-No c'è Ash fuori che mi aspetta, grazie-
-Va bene, ci vediamo fratello- li vidi scambiarsi l'abbraccio più virile e fraterno di sempre.
Ogni volta che succedeva mi incantavo. Quei ragazzi avevano un rapporto fortissimo. Forse per Ian Brad era importante quasi quanto suo cugino.
Che era fuori dal cancello. Avrei tanto voluto salutarlo ma, date le circostanze, non mi sembrava affatto il caso.
Appena se ne furono andati rimasimo noi quattro.
Tornai a farmi scudo con le braccia mentre il mio cuore pulsava troppo forte.
-Siete sicuri di non voler venire da Ash? Sapete che l'offerta è sempre valida-
Non lo guardai. Non riuscii proprio a farlo. Tenni lo sguardo fisso a terra.
-Grazie Ian, davvero. Ma ce la caveremo- rispose Mike.
-Tu quando parti?- chiese An.
Quella domanda attirò la mia attenzione e alzai di scatto la testa verso di lui.
I suoi occhi guizzarono nei miei per un secondo prima di tornare su An.
-Tra quattro giorni ho l'aereo-
-Tornerai?- chiese ancora lei.
Mi ghiacciai.
Sapevo che lo faceva per me. Erano le domande che da giorni affollavano la mia testa, gliele stava porgendo al posto mio. Perché io ero una codarda.
Lui posò lo sguardo su di me e questa volta lì rimase.
Quasi a voler dire "dipende da te. Dí qualsiasi cosa e tornerò". Ma io rimasi zitta. Non potevo fargli capire quanto avessi bisogno di sentirmelo dire. Non potevo impedirgli di stare con i suoi genitori.
Vedendo che io ero una maschera apatica scosse la testa e rispose guardando An.
-Non lo so-
Il mio cuore affondò e barcollai, ma agli altri parve un semplice passo di disagio probabilmente.
Solo Ian studiò i miei piedi per capire esattamente cosa fosse successo.
Mi squadrò tutta. Dai piedi, passando sulle gambe, sulla pancia, sul seno, le braccia, il collo e infine il viso. Come a volersi imprimere nella memoria la mia immagine. Feci la stessa cosa. Ogni minimo particolare lo fotografai e lo inchiodai nel mio cervello.
Quando si riprese guardò il cellulare e annuì.
-Devo andare. Mio cugino si sta spazientendo- fece un sorrisino.
-Ciao coinquilino- Mike gli diede una di quelle strette che si danno i giocatori e si tirarono in un abbraccio fatto di pacche sulle spalle.
Il mio cuore martellava frenetico quando si avvicinò ad An per darle un abbraccio semplice e genuino e le sussurrò qualcosa a cui lei annuì.
I brividi corsero lungo la schiena quando si staccarono. Ero rimasta solo io.
Non mi importava di qualsiasi cosa potessero essersi detti. Perché i suoi occhi erano su di me, totalmente concentrati sulla mia statura minuta in confronto a lui e si stava avvicinando.
Imposi al mio corpo di rimanere impassibile ma senza risultato.
I nostri sorrisi erano malinconici
I nostri occhi sembravano non volersi abbandonare
I nostri corpi bramavano un tocco
I nostri cuori un sollievo
-Ciao Jessica-
-Ciao Ian-
Ci fissammo ancora troppo distanti.
Dopo un attimo di esitazione aprì le braccia. Le guardai per due secondi prima di buttarmici dentro. Debole debole corpo.
Mi strinse forte. Imprimendo le nostre curve l'una sull'altro.
Respirai il suo odore come se stessi morendo soffocata e lui infilò la testa nel mio collo.
-Mi mancherai- sussurrò.
Sentivo il suo cuore fare a gara di velocità con il mio. Ma non aveva chance.
-Anche tu mi mancherai- la mia voce era un bisbiglio.
Strinsi gli occhi per il dolore enorme che provavo nel petto e gli presi la maglia a pugno proprio sul cuore, come a volerglielo trasmettere.
Lui mi strinse i fianchi rispondendo "ti capisco".
Passammo un'eternità avvinghiati, nessuno dei due voleva staccarsi. Al punto che pensai non sarebbe successo.
Ma ci lasciammo. I nostri corpi si allontanarono e io tenni gli occhi chiusi per il vuoto che mi avvolse. L'ultima cosa che sentii furono le sue labbra sulla fronte e il mio cuore morì una volta per tutte.
Poi salutò di nuovo tutti e se ne andò. Alzai le palpebre giusto per vederlo sparire fuori dal cancello.
Rimasi a fissare quel punto per minuti interi.
Forse qualcuno si aspettava che gli sarei corsa dietro per fermarlo. Ci avevo creduto anche io fino all'ultimo.
-Tutto bene?- mi si avvicinò An.
Mi girai verso di lei con lo sguardo vuoto.
-Certo- dissi e presi il mio trolley.
-Andiamo?- chiesi sorridendo.
Loro annuirono e mi seguirono fuori dal college.
Quando passai i cancelli sentii un'aria diversa. Mi girai verso l'edificio schernendo il sole con una mano.
-Non sentite anche voi odore di libertà?- chiese Mike.
-Eccome- risposi.

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Breathe
Novela JuvenilCiò che è mio mi appartiene e non sono disposto a condividerlo con nessuno. Non sono disposto a condividerti con nessuno intesi? Quindi quando premerò le mie labbra sulle tue sarai mia. Mia e di nessun'altro