Chapter 34

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Il freddo svanì di colpo dal mio corpo quando incontrai la sua lingua. Sospirai mentre mi faceva sedere sulle sue gambe senza staccare le labbra dalle mie. Mi accarezzò la schiena e si fermò sulla nuca attirandomi a sé; non riuscivo a staccarmi da lui, i nostri corpi erano intrecciati alla perfezione.

-Dio..-

Infilai le dita tra i suoi capelli e sentii le sue mani sulle ginocchia.

Gemetti quando cominciarono a salire lentamente. Lui rise sommessamente e mi accarezzò una coscia.

-Tu sei mia-

La sua mano raggiunse l'interno delle mie gambe e lo sfiorò appena.

Non avevo la forza di protestare, la mia mente era un fottuto casino.

La sfiorò ancora e pensai che fosse sul punto di andare avanti, ma non lo fece. Anzi, ritirò la mano mi guardò sogghignando. IAN POV

Resistere era la cosa più difficile che avessi mai fatto.

-Ian..- si lamentò guardandomi.

-Sì Jess?-

Lei mosse i fianchi sui miei e mi indurii all'istante. Resisti Ian. È ubriaca.

-È ora di andare a letto- dissi alzandomi e prendendola su.

Lei gemette in disapprovazione.

-Di già?-

La presi per mano e cominciai a camminare verso la scuola. Il mio cellulare segnava l'una passata di notte.

-Non voglio andare in camera- si bloccò all'improvviso.

La guardai. Non sembrava più tanto brilla. Lei dovette notare la mia indecisione perché parlò subito.

-Non sono ubriaca Ian-

Continuai a guardarla e lei sospirò.

-So controllarmi. Se ti dico che sto bene è così- disse sicura.

Non biascicava e stava un piedi abbastanza dritta. Non si inceppava con le parole.

Eravamo ancora lontani dall'edificio. Nascosti dagli alberi.

-Quanto hai bevuto?-

Indugiò.

-Quattro o cinque bicchieri..-

-Di cosa?-

Mi guardò.

-Vodka-

Mi rabbuiai all'istante.

-Ti avevo detto di non bere così tanto- dissi con voce roca.

Lei sbuffò.

-E ti ho risposto che riesco a controllarmi-

-Tu mi hai detto che avevi bevuto così tanto a quattordici anni Jessica!- inveii.

Lei mi puntò un dito contro.

-Per prima cosa, abbassa la voce. Secondo, io ho fatto e faccio quello che voglio Ian! Non ti deve importare di come mi comporto o di come gestisco la mia vita!-

-Invece mi importa!- imprecai.

-Mi importa perché mi preoccupa sapere che potevi andare in coma etilico a quell'età! Potevi morire Cristo!- lanciai le mani in aria.

Lei si zittì e si circondò la vita con le braccia. Lo faceva quando era vulnerabile. Quando si sentiva esposta.

-A nessuno sarebbe importato comunque- sussurrò così piano che pensai di aver capito male.

Ma si riprese subito dai ricordi.

-Hai ragione. Meglio andare a dormire. Sono stanca-

La fermai.

-Jessica...-

Lei mi guardò con quegli occhi spenti. Presi dal panico e la paura.

-Non giudicarti così poco importante-

Lei rise amara e si liberò dalla mia stretta continuando a camminare.

La raggiunsi e mi misi al suo fianco.

-Non c'è bisogno che mi accompagni-

-Ma voglio farlo- risposi.

Non disse più niente finché non fummo davanti alla sua porta.

Stava per entrare ma si fermò. Si girò verso di me e mi guardò, trapassandomi tutto il corpo con quegli occhi.

-Sei stato fortunato-

Non capii quelle parole.

Io? Fortunato?!

-L'orfanotrofio ti ammazza e a nessuno frega niente. Ognuno pensa per sé-

Si infilò in camera senza aggiungere altro e io rimasi a guardare la porta inerme.

Nessuno su cui contare. Nessuno a cui chiedere aiuto. Morire della morte peggiore. Da soli.

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