IAN POV
Cambiai di nuovo canale e non ci trovai niente di interessante. Come per i settanta canali precedenti. Feci un ultimo tentativo sul 72 prima di decidermi a premere il tasto off.
Buttai il telecomando sul divano di fianco a me e sospirai stropicciandomi gli occhi. Ero esausto.
Tra meno di quarantotto ore sarei partito per l'America per il resto della mia vita. Ero già iscritto ad un nuovo college, uno dei migliori, il mio appartamento da scapolo mi attendeva sulla North Avenue e le valigie stavano immobili davanti alla porta da due settimane.
E non ero ancora sicuro fosse la decisione giusta.
Il volo era stato spostato per permettere ai miei genitori di preparare tutto alla perfezione a New York e, anche se non lo avrebbero mai ammesso, lo avevano fatto per darmi ancora un po' di tempo in Inghilterra.
Già, peccato che in quattordici giorni non mi fossi mai mosso di casa, fatta eccezione per le cene con gli zii e le uscite con Ash. Ma mai fuori dalla periferia. Avrei dovuto andare in centro a Londra, girare tutta la mia isola per averne un ricordo quando sarei stato oltreoceano. Invece ero inchiodato al divano chiedendomi che cazzo stessi combinando con la mia vita.
Quando avevo comunicato ai miei amici la mia scelta di non tornare più erano rimasti in silenzio. Sapevano perché me ne andavano e non mi avrebbero comunque detto niente. Funzionava così e ne ero felice.
Brad era quello meno a favore, voleva che rimanessi e andassi avanti, probabilmente avrei dovuto davvero farlo.
Più di una volta l'idea di aver preso una decisione drastica e troppo affettata si era insinuata nella mia mente, ma l'avevo scacciata sotituendola con l'immagine di Jess con un altro.
Ero un debole lo sapevo. Un grandissimo coglione. Me ne andavo perché una ragazza mi aveva spezzato il cuore. Il pensiero di essere ignorato da lei o peggio, lei che condivideva la sua vita con un altro ragazzo, mi faceva andare fuori di testa. Non lo avrei mai superato se non me ne fossi andato. Un'estate sola non sarebbe bastata: l'idea di tornare da lei a settembre mi avrebbe sempre stritolato. Magari in futuro sarei tornato chissà, me ne andavo il tempo per dimenticarla.
Ma fingere con me stesso non sarebbe servito a niente: ero certo che fosse la donna della mia vita, per questo me ne andavo per sempre.
Sentii la porta sbattere e mio cugino fischiettare all'entrata. Mi ricomposi e tirai un sorriso.
-Cugino un tavolo ci aspetta al miglior paninaro della zona. Alza quel culo flaccido e lavati che sembri un barbone-
Si sedette con un tonfo di fianco a me.
-E fatti la barba per l'amor del cielo-
Mi sfregai la peluria sul viso e constatai quanto fosse cresciuta.
-Non sono più sexy ora gli uomini non rasati?-
-Io non me ne intendo, prova a chiedere alle ragazze cosa ne pensano dei boscaioli-
Risi e mi alzai.
-Mezz'ora e sono da te-
-Un quarto d'ora. Ho fame-
***
Mi ritrovai seduto in un locale illuminato da enormi vetrate. Il sole di luglio batteva forte all'interno e mi feci ombra sugli occhi con il menù.
-Posso aiutarvi?- chiese una biodina sui pattini.
Non credevo esistessero ancora locali così.
-Due hamburger grandi con formaggio, bacon e senza insalata grazie-
-E due birre- aggiunsi.
Lei fece un ampio sorriso lasciandoci la copia dell'ordine.
-Arrivano subito-
Portò via la mia unica fonte di ombra e fui costretto a guardare Ash socchiudendo gli occhi.
-A che ora arriva Brad?-
Guardai l'orologio.
-Verso le cinque-
Brad e io avevamo in programma una serata alcolica per salutarci definitivamente. Quella faccia di merda mi sarebbe mancata non poco.
Mi misi a disegnare cerchi immaginari sul tavolo con il dito.
Sapevo che Ash aveva in mente di iniziare una conversione seria. Anche quando mi aveva parlato per la prima volta di Jess eravamo seduti a un tavolo bevendo birra. E l'oggetto della discussione non credo sarebbe cambiato.
Infatti appena le nostre birre ci furono messe davanti si schiarì la voce.
-Allora- disse.
Alzai gli occhi.
-Allora-
Mi guardò cercando le parole ma sapevo già cosa voleva dirmi. E sperai fino all'ultimo che non lo dicesse.
-Sei pronto?-
Trattenni il respiro.
La prima risposta che mi venne in mente fu "no Ash non voglio andarmene", ma sapevo di non poterla dire.
-Ci sono quasi- abbozzai un ghigno ma non mi riuscì per niente.
Era sempre stato lui quello forte tra di noi. Io ci provavo, ma non ero affatto bravo a gestire queste cose. Gli addii.
Mi illudevo che le situazioni sarebbero state sempre le stesse, le persone sempre quelle e che anche se non ci fossimo visti il nostro rapporto non sarebbe cambiato.
Forse con Ash no, ma la mia vita stava mutando radicalmente e questo mi terrorrizava.
Arrivarono anche i panini ma mi venne da vomitare solo alla vista.
-Ian lo sai che non devi partire per forza- addentò il suo panino con foga mentre io peluccai solo una patatina.
-Credo che sia la migliore cosa che possa fare per me- stronzata
-Mi troverò bene là. Mi serve solo un attimo per abituarmi all'idea- grandissima stronzata.
Ash mi guardò di sbilenco facendomi intendere che non gliela davo a bere, io come prova della mia sincerità presi il panino e lo assaggiai.
Visto? Nessun problema cugino. Nessun vomito che cerca di risalirmi l'esofago.
Quasi mi soffocai ma lo rimandai indietro.
-I tuoi amici cosa ne pensano?-
Alzai le spalle.
-Sono contenti per me- quante quante cazzate
-E Brad?-
-Un po' meno-
L'unica cosa che mi rimaneva da fare era rispondere possibilmente a monosillabi con tutta la nonchalance che riuscissi a mettere nel mio tono di voce. O non avrei saputo come non rivelare tutto quello che mi passava per la testa.
-Sai Ian, a volte credo che tu alle cose non ci pensi proprio-
Risi amaramente. Ci pensavo anche troppo ed era quello a mettermi nei casini ogni volta.
Appoggiò il panino sul piatto con un tonfo irritato, ormai ne rimanevano due morsi.
-È l'ultimo anno del college. Perché molli ora?! Non puoi finire questo e poi andartene? Poi fai quel cazzo che ti pare ma finisci quest'anno-
Si era tenuto dentro tutta questa rabbia fino ad ora? Per due settimane non aveva fatto altro che essere socievole.
-Frequenterò una delle migliori scuole a New York e le università non sono male-
-Ma sarai da solo. Qua hai tutti i tuoi amici-
-Lo so-
Cominciò ad innervosirsi. Finì il panino e bevve un lungo sorso di birra mentre io cercavo disperatamente di arrivare ad almeno metà del mio pranzo.
-E i tuoi?-
-Sono contenti che vada là-
Rimase in silenzio per un attimo guardando il tavolo.
-Starai da loro?-
-No, hanno comprato un appartamento per me vicino al college-
-E come ti manterrai?-
-Lavorerò part-time-
-Dove?-
Girai un dito sul tavolo in imbarazzo.
-Non ci ho ancora pensato-
In queste due settimane ero rimasto in un limbo tra la mia vita precedente e quella che dovevo cominciare. Cercando di capire quale delle due facesse più schifo.
Se da una parte non avevo sfruttato il tempo per imprimermi nella memoria altro che non fosse il corpo di Jess l'ultimo giorno di scuola, dall'altra non mi ero nemmeno informato sul nuovo luogo in cui avrei vissuto. Tipo per cercare un lavoro.
-Sai vero che devi iniziare a racimolare soldi?-
-Sì-
-Devi iniziare appena arrivi-
-Lo so. Non è la prima volta che lavoro- risposi duro guardandolo.
Mi innervosii a mia volta mentre lui mi parlava con quel tono calmo e impostato.
-Qua non avresti avuto questi problemi-
Rinunciai a mangiare il panino e lo posai.
-Lo so-
-Allora perché ti ostini?!-
-Perché è la cosa migliore-
-Ti andrai ad incasinare la vita-
Il mio cuore prese a battere dalla rabbia. Rimasi zitto.
-Io non ti ho cresciuto così. Dopo tutto quello che abbiamo passato tu te ne vai! Ian ma che cazzo!-
Serrai la mascella e strinsi i pugni.
-Te ne vai per Jessica e questo è chiaro a tutti. Ma stai facendo un'enorme cazzata e lo sai benissimo, quindi ammettilo maledizione!-
-Pensi che non lo sappia?!- urlai.
Tutte le teste nel locale si girarono verso di me.
Mi scusai e abbassai il tono.
-Pensi che non abbia pensato a questo casino ogni minuto di questi mesi?! Ash certo che sto facendo una cazzata ad andarmene. Ma non posso fare altro. Ho le mani legate..-
-Non dirmi che ti sei messo nei guai con qualcuno- spalancò gli occhi.
-No Ted non c'entra niente- dissi stizzito.
Tirò un sospiro di sollievo.
-E allora cosa-
-Non è sempre questione di affrontare le situazioni. A volte te ne devi andare. Non riesco a guardarla passarmi davanti e ignorarmi. Non ce la faccio. E sarò completamente pazzo Ashton ma non riesco a sopportarlo. Ho bisogno di andarmene. Ora- buttai fuori.
Lui mi guardò in silenzio.
Io mi lasciai cadere sullo schienale.
-Lo so che sono un idiota-
Il suo continuo sguardo addosso dopo minuti mi fece incazzare ancora di più. Non solo gli avevo rivelato tutto, voleva anche qualcos'altro.
-Cos'hai da fissare- chiesi duro.
Lui spostò lo sguardo sulla birra e decise di berla tutta prima di rispondermi.
-La ami così tanto?-
Trasalii.
-Sì.. la amo così tanto-
Lui annuì pensieroso.
-E sei sicuro che lei non provi la stessa cosa per te-
Mi guardai le nocche soppesando le parole.
-Qualcosa lo prova ancora, non può negarlo. Ma non mi ama. Non mi avrebbe lasciato dicendomi tutto quello che ha detto no?- risi amaro.
Rivivere quel momento mi faceva ancora stringere i pugni.
Ash continuava a pensare e non esprimere quello che il suo cervello stava elaborando. Potevo vedere il criceto girare in quella testa.
Aprii la bocca per chiederglielo ma lui mi anticipò.
-Vi siete visti dopo?-
Eccome...
Deglutii annuendo.
-Potremmo essere anche andati oltre il solo vederci-
Il cuore prese a battermi all'impazzata pensando al casino di quella notte.
-Non abbiamo scopato- risposi alla sua faccia perplessa.
-Ma ci siamo andati molto vicini-
Parve ancora più confuso ma non aggiunsi altro e lui neanche.
***
Quando Brad arrivò non ci pensò due volte a caricarmi sulla sua enorme macchina nera e portarmi in centro a Londra.
-Fratello vedi questa via? Noi faremo ogni bar che incontreremo da qui alla fine-
L'idea mi parve la migliore che avesse mai avuto. Tanto alcool, pochi pensieri. E per quei pochi, ancora alcool.
Andammo prima a mangiare qualcosa, giusto per mettere qualcosa nella pancia prima di inondarla con i vari drink. E ce ne sarebbero stati tanti.
-Sai Ian, non pensavo che avrei dovuto davvero dirti addio un giorno. O almeno, prima della tua morte- scherzò ma sul suo viso c'era una smorfia.
-E chi ti dice che non morirai prima tu di me?- cercai di alleggerire la conversazione.
Lui fece una breve risata.
-Perché conoscendoti ti andrai a mettere in qualche casino che ti costerà la pelle-
Annuii assolutamente d'accordo. D'altronde stavo andando in America, c'erano casini ad ogni angolo.
-Seriamente fratello. Promettimi che tornerai prima o poi. Giusto per salutarmi. Amber ti vuole spaccare la faccia per non averla salutata come si deve, quindi vieni prima da me-
-Magari verrete voi da me. Voi e i vostri cinque marmocchi-
-Non dirlo neanche per scherzo!- sbarrò gli occhi terrorizzato.
Gli battei una mano su una spalla.
-Andrà bene-
Lui si corrucciò.
-Non cambiare argomento-
Sbuffai.
-Dai Brad dobbiamo seriamente parlare di questo l'ultima sera che ci vediamo?-
Alzò le spalle
-Dovevo dirti che mi mancherai prima di essere talmente ubriaco da non ricordare nemmeno chi sei- sorrise.
-Anche tu mi mancherai fratello. Ma mai quanto i pub inglesi pieni di birra e spogliarelliste!- mi alzai andando a pagare il conto.
Non riuscivamo davvero a stare seri su questo argomento. La paura di separarci era troppa per renderci davvero conto che stava per succedere.
Appena usciti dal locale ci dirigemmo verso il primo bar davanti a noi. Erano le 9.30, la gente cominciava ad arrivare e noi ci sedemmo al bancone ordinando due birre.
-Ecco ragazzi-
-Grazie- rispose Brad.
-Tu non sei di qui vero?- la barista si appoggiò al piano con gli avambracci mostrando quel poco che aveva.
-No, Galles-
Il suo accento era ancora abbastanza marcato nonostante vivesse a Londra da qualche anno. Era una delle prime cose per cui eravamo diventati amici. Entrambi emarginati, lui per il suo modo di parlare, io perché ero una mina vagante.
Sapevo che quando si incazzava cominciava a parlare in gaelico e Amber gli rispondeva a tono essendo della sua stessa cittadina. Era divertente assistere alle loro discussioni.
-E tu?-
Bevvi un sorso.
-Londra-
Non trovandoci loquaci e abbastanza interessanti la ragazza fece un cenno con la testa e andò a servire un altro cliente.
-Se Amber sapesse che passerò tutta la notte girando per i night club di Londra, probabilmente verrebbe a prendermi seduta stante-
-Allora non lo saprà- feci toccare le nostre bottiglie in un Cin Cin.
Ci appropriammo di un biliardo e la partita presto si trasformò in una vera e propria competizione.
Quattro birre dopo stavamo giocando in coppia contro due turisti olandesi, in palio un giro di vodka pagata dai perdenti.
-Imbuchiamo la gialla e il gioco è fatto- mi disse Brad.
Mi affrettai a finire la partita facendo esattamente come aveva detto. D'altronde loro erano mezzi brilli, io ancora troppo sobrio.
-Wow ragazzi, complimenti, giocate bene-
-Anche voi non siete niente male- ci stringemmo la mano.
-Ma ora beviamo!- biasciacò.
Noi li seguimmo senza tante cerimonie, infondo ci stavano offrendo della vodka.
Dopo quella partita ne vincemmo altre due, con altrettanti giri di vodka.
Stanchi del biliardo e di quel locale uscimmo per dirigerci in quello di fronte.
-Wow amico, qua sì che si ragiona-
Seguii lo sguardo di Brad verso un bancone lungo tutta la parete e colmo di bottiglie di ogni genere.
Feci un grande sorriso e gli misi un braccio sulle spalle.
-Da qui non usciremo sobri-
-Basta uscirne vivi!-
Da quando ci sedemmo al bancone fino a quando iniziò lo strip sulla passerella bevemmo un drink dietro l'altro. E dovette essere passata all'incirca un'ora e mezza.
Fischi e urla si espansero per la stanza quando una ragazza vestita di un body rosso fece il suo ingresso.
Non riuscii a finire di guardarla svestirsi che una bionda mi venne addosso.
-Oddio scusami- si strusciò contro la mia coscia con una finta espressione corrucciata.
-Figurati bellezza- feci un sorriso storto con la bocca impastata.
-Sei qua da solo?- mi mise una mano sulla spalla massaggiandola.
Scossi la testa e indicai il mio amico di fianco a me.
Brad era palesemente in imbarazzo. Non sapeva dove puntare gli occhi, se sullo strip o sulla ragazza che gli si era avvicinata che per come era vestita sembrava la prossima a dover entrare in passerella.
Probabilmente stava pensando ad Amber.
Come io stavo pensando.. a nessuno. Non dovevo pensare a nessuno.
-Beh mi sembra che il tuo amico sia impegnato-
Le luci si confondevano davanti a me. La testa pesava e le braccia erano molli.
-Forse-
Lei ne approfittò per prendermi il drink di mano e finirlo poi mi fece un sorriso languido.
Anche da ubriaco sapevo che era una stronzata. Andare con lei non avrebbe risolto niente. Ma non mi importava. Infondo era la mia penultima notte a Londra.
Me la ritrovai avvinghiata e con la lingua nella mia bocca. Sapeva di alcool e qualcosa di troppo dolce. Si muoveva su di me in un modo che avrebbe dovuto essere seducente secondo lei ma era solo volgare e scomodo.
Provai a godermi quel bacio ma il suo sapore mi nauseava.
Provai anche a pensare ad altro cercando di far scorrere il tempo ma il suo agitarsi su di me non me lo permise.
Infine la staccai da me. Guardai il suo cipiglio e il suo rossetto sbavato. Mi vennero i brividi pensando che probabilmente il resto era sulla mia faccia.
Si allontanò stizzita e per niente contenta del risultato ottenuto. Guardai Brad che mi soppesava con uno sguardo da uno che aveva capito tutto.
-Non sono riuscito nemmeno a sbronzarmi per bene- mi lamentai.
Lui mi diede una pacca sulla spalla e ordinò un altro giro.
Passammo per altri quattro locali. L'ultimo fu il migliore. Un buttafuori ci prese per i colletti delle maglie e ci buttò fuori perché troppo ubriachi avevamo cominciato a infastidire due ragazzi molto più grossi di noi. Ci aveva salvato la vita in realtà.
Camminavamo per le strade strisciando i piedi e appoggiandoci al muro. La gente ci teneva alla larga, altri ridevano di noi. Noi eravamo felici.
Andammo a casa cantando a squarciagola una canzone di parecchi anni fa, uno appoggiato all'altro. Ridemmo quando una vecchietta ci tirò una lattina da una finestra per il troppo casino. Pisciammo in mezzo alla via deserta e alla fine ci ritrovammo sul pavimento di casa mia a fumarci una sigaretta.
-Sai una cosa Brad?-
-Mmm?-
-Mi mancherai davvero tanto-

STAI LEGGENDO
Breathe
Novela JuvenilCiò che è mio mi appartiene e non sono disposto a condividerlo con nessuno. Non sono disposto a condividerti con nessuno intesi? Quindi quando premerò le mie labbra sulle tue sarai mia. Mia e di nessun'altro