Chapter 25

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Dopo essermi lavata e cambiata scesi in cucina per fare colazione. Fortunatamente di Ian non c'era traccia e pensai che si fosse riaddormentato o che avesse deciso di evitarmi tutto il giorno. O per sempre.

Il freddo del pavimento mi congelava i piedi nudi e arrivai in fretta in cucina per abbandonarmi sulla sedia e staccarmi dal ghiacciaio che era diventato il parquet. L'orologio segnava le nove e cinque.

Raggiunsi la credenza dove si trovavano le tazze e mi misi in punta di piedi per raggiungerne una, la presi e mi voltai andando a sbattere conto qualcosa di duro e caldo. La tazza mi cadde a terra per lo spavento frantumandosi e spargendo cocci di vetro dappertutto.

-Ian!- urlai portandomi una mano al petto.

-Mi hai fatto prendere un colpo, non ti ho sentito entrare!-

-Non ti muovere- istruì piano. Feci come mi aveva detto e rimasi immobile davanti a lui. Si avvicinò lentamente e mi prese in braccio a mo' di sposa.

-Che cazzo fai?!- urlai di nuovo aggrappandomi al suo collo per non cadere.

-Non voglio che ti tagli con i vetri-

Si stava preoccupando per me?

-Anche tu sei scalzo Ian! E con il mio peso addosso puoi farti molto male! Mettimi giù- dissi guardando i suoi piedi nudi camminare con attenzione.

Mi appoggiò su uno sgabello abbastanza alto contro il muro ma rimase vicino al mio viso con il suo.

-Grazie- sbuffai scappando al suo sguardo velocemente.

Lui non si mosse e ruotò il mio mento facendo poi combaciare le nostre labbra, quasi sfiorandole. Il suo sapore era ancora impresso nella mia bocca e il suo corpo aveva lasciato i segni sulla mia mano. Potevo sentire tutto in quel momento.

-Ian no..- dissi allontanandomi con grande sforzo.

Lui mi fermò.

-Jessica. È l'unico giorno in cui siamo soli. Ho intenzione di baciarti, abbracciarti e sentirti molto oggi, ti farò fremere come tu hai fatto con me e non sopporto essere stato messo al tappeto così. Te ne pentirai. Oggi sei mia. E ti stuzzicherò finché non lo ammetterai, finché non urlerai il mio nome chiedendomi di esaudire i tuoi desideri. Quindi non provare nemmeno a fermarmi, non ce la faresti comunque- sussurrò in modo così malizioso che mi venne seriamente voglia di chiederglielo in quel momento.

-E se invece non volessi?- chiesi guardandolo ma con la voce che si inclinava.

Sorrise.

-In quel caso, come ho già detto, fermami- si buttò sulle mie labbra prendendomi la nuca e avvicinandomi a lui. Le nostre lingue si incontrarono subito in un bacio che ci fece sospirare entrambi. Mi persi nel suo profumo e nel suo sapore accarezzando le sue labbra ed esplorando la sua bocca. Sembrava lo avessi fatto mille volte data la semplicità di quei gesti. Lui mi mordicchiò il labbro inferiore tirandolo leggermente.

Quando pensavo che non mi sarei più fermata lui si staccò soddisfatto.

-Cosa vuoi per colazione?- chiese come se la cosa non lo avesse nemmeno sfiorato mentre io cercavo di riprendere fiato tra un battito accelerato e l'altro.

-Uova vanno bene?- chiese ancora visto che non rispondevo.

-Sì- riuscii a dire.

Avevo capito il suo gioco. Mi avrebbe fatto patire, arrivare fin quasi al culmine ma senza raggiungerlo realmente. Mi avrebbe fatto aspettare finché non avrebbe avuto quello che voleva. Ma non ci sarei cascata. Sarei riuscita a resistere. In fondo si trattava solo di un giorno giusto?

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