IAN POV
Mi svegliai con un mal di testa atroce. Alzai le palpebre per poi richiuderle un secondo dopo, le tempie pulsavano stringendomi il cranio in una morsa dolorosa.
Schioccai la lingua sul palato un paio di volte per smuovere la bocca impastata da chissà quale schifezza. Ero uno straccio.
Chiusi gli occhi e mi strofinai la faccia graffiandomi con la barba incolta. Erano giorni che non mi rasavo e quella peluria mi faceva sentire sporco e più vecchio di almeno una decina d'anni.
Sbuffai e mi voltai su un fianco. Ma che cazzo avevo combinato? Non ricordavo nemmeno come ero tornato in camera.
Provai a riposare ancora per un po' cercando di rimandare il momento in cui mi sarei visto allo specchio, ma la puzza che sentivo non mi permetteva di dormire. E annusando l'aria scoprii che proveniva da me. Inorridii.
Avrei dovuto cambiare anche le lenzuola.
Dopo una serie di sbadigli, lamentele e giri su me stesso, mi decisi a prendere il telefono guardare l'ora. Erano le due passate di pomeriggio. Mike non era in camera ed io mi sentivo sempre più simile a una merda. Letteralmente.
Scostai le coperte che caddero giù dal letto e con un movimento lento e studiato mi sedetti. La testa ondeggió pericolosamente verso il pavimento.
Mi ressi al materasso reprimendo un conato di vomito.
-Oddio- gemetti massaggiandomi la fronte.
Poggiai i piedi a terra ma quello su cui atterrarono non era il parquet della camera, ma un qualcosa di liquido.
Non osai guardare. Mi bastò l'odore nauseante che raggiunse le mie narici.
Puntai i gomiti sulle cosce e mi grattai la testa in cerca di qualche ricordo.
La sera prima dovevo aver combinato qualcosa di veramente grosso, ma ancora non avevo idea di cosa fosse. E le scariche che mi trafiggevano il cervello non mi avrebbero permesso di andare oltre a quel pensiero per il momento.
Mi alzai appoggiandomi al comodino, uscii dalla poccia di vomito e trascinai i piedi fino al bagno. Quando vidi la mia faccia allo specchio cacciai un grugnito di disapprovazione.
Aprii l'acqua della doccia aspettando che diventasse calda e mi accorsi di essere ancora completamente vestito. Ora le domande si stavano facendo insistenti. Cosa era successo?
Mi guardai di nuovo allo specchio ma i miei occhi mi fissavano vuoti, senza traccia di una qualsiasi emozione.
Mi svestii accigliato.
Sei messo bene Jons. Appena ricorderai cosa è successo sta certo che non ricapiterà.
Non era proprio il momento per una ramanzina della mia coscienza. Eppure non riuscivo a metterla a tacere. Era pur sempre l'unica anima che mi parlava.
Se non fossi così idiota e non bevessi ogni volta che qualcosa non ti va bene, ora non staresti così.
Qualcosa ieri sera doveva avermi mandato in bestia. Ma cosa?
Avevo un'immagine sfocata che cercava di combattere la mia mente, senza successo. Una ragazza.. Sì una ragazza che ballava.. Forse...
Un piede si impigliò nei pantaloni e mi sbilanciai in avanti.
-Oh cazzo!- imprecai prima di atterrare sul lavandino. Mi aggrappai con una mano, ma lo stomaco non riuscì a evitare lo scontro con il metallo e l'impatto mi provocò un'altra ondata di vomito.
Dalla mia bocca uscì un lungo lamento prima che riuscissi a inspirare di nuovo.
Quando mi fui ripreso deglutii mandando giù schifo e dolore.
Ben ti sta
-Cristo- fulminai i pantaloni inerti sul pavimento e gli diedi un calcio buttandoli in un angolo.
Tenendomi la pancia raggiusi finalmente il getto bollente e mi rilassai mentre l'acqua scendeva lungo il mio corpo.
Una ragazza
Una ragazza una ragazza... non potevo esserci andato a letto, nelle condizioni in cui mi trovavo avrei lasciato la bottega aperta o dimenticato le mutande da qualche parte.
No era improbabile che l'avessi scopata.
Muoveva i fianchi a ritmo, intorno a lei c'era qualcuno che non riuscivo a identificare. Anzi più di uno.
Dei ragazzi seminudi
Sicuro? Impossibile, il mio cervello mi stava giocando dei brutti scherzi.
Eppure..
Appoggiai la testa al vetro con un sospiro.
-Cosa diavolo è successo-
Presi lo shampoo e mi insaponai i capelli cercando di smuovere qualcosa nella mia testa.
Decisi di partire dall'inizio.
-Ieri dovevo andare da Ty- cominciai a parlare da solo.
-Ma mi ha detto che anche lui andava alla festa-
Ebbi un brivido.
-Io non ci dovevo andare-
Mi ero imposto di non farmi vedere per nessuna ragione al mondo a quel compleanno. E per metà serata ci ero anche riuscito. Ty come calumet della pace per avermi dato buca mi aveva regalato una delle sue bottiglie di vodka, ma l'alcool doveva aver preso controllo sul mio corpo perché due ore dopo che mi ero chiuso in camera, mi trovavo a uno dei tavolini del bar.
Stupido egoista del cazzo.
Se avessi avuto un minimo di forza di volontà non sarei andato là solo per vedere..
-Jessica- mi derisi. Cretino
Mi bloccai provando a ricordare se in tutto quello lei c'entrasse qualcosa. Ma il mio cervello aveva creato un muro impenetrabile.
Stavo esagerando, ogni cosa la collegavo a lei, dovevo smetterla.
-Oh andiamo- afferrai il bagnoschiuma con troppa foga e uscì una quantità esagerata di prodotto. Strofinai ogni centimetro del mio corpo con forza e lo risciacquai in fretta.
L'acqua era troppo calda e non ne potevo più di stare chiuso in doccia.
Uscii avvolgendomi in un accappatoio e marciai verso il mio letto. Mi stava scoppiando la testa e l'odore acre del vomito non aiutava.
Tolsi stizzito l'asciugamano dal mio corpo e lo buttai sulla pozza, poi aprii le finestre completamente nudo. Non mi importava niente, le ragazze sarebbero state contente di vedermi se mai ci fosse stato qualcuno in giardino. Non c'era nessuno.
Una volta che i vetri furono spalancati sentii l'aria girare e rinfrescare la camera e il mio corpo bollente.
Aprii un cassetto dell' armadio e presi un paio di boxer, insieme a loro uscì anche un giornalino che cadde ai miei piedi.
Mi abbassai per raccoglierlo e mi rialzai con un sorrisetto. Una bionda prosperosa si allungava sulla spiaggia in tutta la sua bellezza con un bikini minuscolo e un sorriso provocante.
Spogliarellisti
La famosa lampadina si illuminò e strinsi la rivista tra le mani.
-Erano spogliarellisti!- mi battei una mano sulla fronte soddisfatto.
Poi la realizzazione si abbattè prepotente su di me.
Compleanno di Jessica
Spogliarellisti
Uomini che ballano con una ragazza
Jessica
Continuavo a ripetermi queste poche scene nella mia testa e ogni volta il vomito cercava di risalire la mia gola.
-Cazzo- sbattei il palmo contro l'armadio tentando invano di fermare quelle mani sul suo corpo.
Sentii gli addominali contrarsi e una fitta di dolore si espanse dalla botta a tutto il corpo.
L'anta sbattè e tornò indietro.
Mollai la rivista, mi girai e cominciai a strappare le lenzuola dal mio letto.
Avrei preferito non ricordarlo.
Dovevo sfogarmi e almeno stavo facendo qualcosa di utile. Le tirai contro il muro in una palla e ci misi anche l'accappatoio puzzolente.
Poi tornai in bagno a prendere un aspirina ma l'armadietto dei medicinali era vuoto.
-Merda- sospirai sedendomi sul water.
Non avevo voglia e forza per uscire, in più ero in condizioni pietose e non mi sarei fatto vedere in giro.
Decisi di sedermi in balcone per prendere un po' di ossigeno. Mi buttai addosso le prime cose che trovai abbandonate sulla sedia e mi lasciai cadere sullo sdraio fuori.
Allungai le gambe, mi distesi, incrociai le braccia sul petto e contemplai il giardino deserto del college. Gli alberi ondeggiavano le loro chiome.
Non riuscivo a togliermi dalla testa le poche immagini della sera prima, continuavano a scorrermi davanti come un film. Ora capivo perché avevo bevuto così tanto anche alla festa, una vera tortura da sopportare senza alcool in eccesso in corpo.
Chiusi gli occhi lasciando che il vento mi rilassasse.
Dio Jessica ma perché sei entrata nella mia vita?
Quando schiusi le palpebre la mia attenzione fu attirata da alcuni graffi sul dorso della mia mano. E solo allora sentii un leggero bruciore.
La studiai e notai che alcuni segni erano profondi, altri solo graffi superficiali. Grattai via una crosta che segnava le nocche.
Strinsi e distesi il pugno. Potevo essere caduto o aver preso contro qualcosa mentre tornavo in stanza.
Mi riconcentrai sugli alberi e il mio sguardo si focalizzò sui tronchi. Il cuore prese a battermi forte.
Cosa significava? Che cazzo cercava di dirmi?
Un flash apparve come un lampo e io mi rizzai a sedere.
-No-
Non poteva essere vero.
Jessica. Ne ero sicuro.
Agganciata a me che la tengo premuta contro l'albero. La bacio, forse con troppa foga. La mia mano protegge la sua testa che si schianta contro la corteccia. Non sento niente. Solo la sua bocca morbida che ricambia il bacio.
-No- scossi la testa.
L'avevo seguita al parco, volevo solo farle gli auguri e l'avevo trovata a fumare sotto un albero. Si era spaventata e aveva provato ad andarsene subito, ero stato io a tenerla con me. Se solo l'avessi lasciata andare..
Lei che mi provoca. Io reagisco. Sento la pelle calda di lei circondare le mie..
-No no no- mi presi la testa fra le mani lanciando imprecazioni.
Volevo tirarmi indietro ma lei sapeva come farmi cambiare idea. Non le avevo mai resistito.
Poi la situazione era degenerata in un secondo e l'avevo vista scomparire prima che le mie gambe potessero correrle dietro.
Dice che è stato un errore. Abbiamo sbagliato è vero, non doveva capitare. Corre via, mi sento morire, cosa ho fatto? Le ho detto che la amo.
-No!- urlai con il petto che si alzava e abbassava in modo frenetico.
Avevo bevuto ancora dopo. Fino a che qualcuno non mi aveva portato via con la forza. Brad probabilmente.
Non è fidanzata con quello scemo, il suo cuore mi appartiene. È tutto quello che volevo sentirmi dire, tutto perfettamente giusto. Un attimo dopo è lucida, si rimangia le parole. È stato solo un errore.
-Basta!- mi alzai.
Questo era troppo, mi ero spinto troppo in là. Dovevo chiuderla e subito.
Tornai in camera e cominciai a rovesciare ogni cosa che trovai sulla scrivania. Il mio cellulare. Dove cazzo era quel cellulare?!
Non lo vedevo e i miei occhi erano appannati.
Cosa avevo fatto? Le avevo detto che la amavo e lei era scappata. Non mi amava, dovevo averlo accettato ormai, ma faceva ancora così male.
Decisi che non le avrei detto nulla, mi sarei comportato come niente fosse accaduto. Non sarebbe comunque servito a niente parlarle. Mi sarei solo reso ridicolo di nuovo prendendo un'altro pugno nel cuore.
Non riuscivo più a sopportare quella situazione. Non potevo più stare a guardare la donna della mia vita solo da lontano. Non ce la facevo più.
Finalmente presi tra le mani il telefono e composi il numero tre volte prima di riuscire a far partire la chiamata.
Contai gli squilli con il cuore in gola.
-Pronto?-
-Papà?-
-Dimmi Ian, è successo qualcosa?-
-Verrò in America-

STAI LEGGENDO
Breathe
Novela JuvenilCiò che è mio mi appartiene e non sono disposto a condividerlo con nessuno. Non sono disposto a condividerti con nessuno intesi? Quindi quando premerò le mie labbra sulle tue sarai mia. Mia e di nessun'altro