Ogni ora mi pesava sull'anima. Dovevo finirla. Sapevo di doverlo fare e aspettare ancora avrebbe solo alimentato in me false speranze. Non sarebbe cambiato niente.
-Okay ricorda: voce sicura, sguardo alto, posizione ferma e convinzione- elencò An girando per la stanza.
Mi sentii ancora peggio.
Che non riuscissi da sola a trovare il coraggio di uscire da quella porta e che An mi dovesse dare lezioni su come comportarmi era davvero molto triste, per non dire deprimente.
Era arrivato il momento fatidico e prima di digerire la cosa dovevo andare in scena, o sarei scoppiata in un mare di singhiozzi e tutto sarebbe stato nullo.
-Grazie An- le dissi e la abbracciai stretta.
Lei mi accarezzò la schiena.
-Buona fortuna tesoro-
Annuii e uscii dalla porta con il cuore in mano e lo eliminai dal mio corpo per il tempo necessario.
Avevo scritto un messaggio a Ian.
Un dobbiamo parlare.
Per metterci entrambi nell'idea. Io sopratutto.
Aveva risposto con un sono in camera ed era lì che ero diretta.
Avevo passato i giorni precedenti a preparare il discorso e non potevo sbagliare. Mi ero allenata davanti allo specchio come gli attori e mi ero scritta un foglio con delle motivazioni a mio parere valide per finire una relazione. Del tutto false.
-Così non va bene Jess- mi aveva ammonito An quando ero scoppiata in lacrime dopo le prime due battute.
-Devi essere convincente-
-Lo so- piagnucolai.
Mi rialzai e riprovai. E riprovai. E riprovai.
Dopo ore di "Ian dobbiamo finirla" mi sentivo pronta a vomitarglielo in faccia.
Non avevo detto nulla a Mike. Sia perché era una confessione tra me ed An, sia perché dovevo assolutamente evitare ogni rischio che Ian venisse a sapere la verità.
Mi appoggiai alla ringhiera della scala e respirai. Non potevo farcela.
Ce la farai.
Ce la facevo sempre. Era come uscivo dalle cose il problema. Potevo essere felice, arrabbiata, magari un po' distrutta, un po' morta, ma ce la facevo sempre.
Spinsi il mio corpo su per i gradini contandoli. Cinquanta.
Cinquanta come i battiti del mio cuore che a scatti si fermava e poi riprendeva a un ritmo anormale.
Il corpo sembrava pesare cento chili e mi dovetti fermare a riprendere aria. Stavo reagendo eccessivamente.
Non ce la potevo fare.
Pensai all orfanotrofio. Mi misi nei panni della vecchia Jessica per affrontare quello che sarebbe venuto. Respirai trattenendo le lacrime.
Lacrime di rabbia. Di delusione. Di rassegnazione.
Non avrei più trovato un ragazzo come Ian.
Eppure An era riuscita a vivere anche senza Mike, l'amore della sua vita, perché io non avrei dovuto? Ce l'avrei fatta anche questa volta.
Sarà questione di tempo, una volta passato il momento di solitudine assoluta verrà quello di reagire. E allora sarò pronta a buttarmi di nuovo nella vita. Uscirò dal college e andrò all'università, lavorerò in un luogo importante e magari troverò qualcuno che mi farà battere il cuore di nuovo.
Ma non sarà Ian.
I miei pensieri annegarono di nuovo nella disperazione.
Uscirò dal college senza Ian e andrò all'università senza Ian, lavorerò in un luogo importante dall'altra parte del mondo rispetto a Ian e magari troverò qualcuno che mi farà battere il cuore di nuovo. E non sarà Ian. Non lo sarà.
La verità era che mi sentivo dipendente da Ian. E il pensiero di me stessa senza di lui mi mandava fuori di testa.
Odiavo l'amore. Lo odiavo.
E Ian era l'amore.
Ma non riuscivo ad odiarlo.
Non ce l'avrei mai fatta.
Stavo tornando indietro quando un pensiero mi ferì la testa.
Le ultime parole di Erik quando se ne andò.
"Rimarrai sempre la mia soldatessa Jess. Se qualcuno se ne andrà da te, lascialo fare, non vale la pena rincorrere un palloncino, volerà sempre più in alto rispetto a te"
Era forse il pensiero di un ragazzo con le speranze a terra? Sì.
Era la bugia più grossa che si potesse sentire? A volte.
Era esattamente quello che dovevo pensare in quel momento? Assolutamente.
Strinsi i pugni e la mascella. Guardai dritto davanti a me nel corridoio deserto.
Rimossi ogni altro pensiero.
Non valeva la pena stare ancora male.
Non potevo trattenerlo se voleva volare via.
Non potevo permettere di farmi rovinare la vita dall'ennesima persona che se ne andava.
Dovevo rimettermi in piedi e andare avanti.
Meritavo di essere felice. Il cielo me lo doveva.
Chiesi aiuto a tutti i santi ad ogni passo che feci nella direzione della sua camera. Invocai ogni Dio di ogni religione. Pensai a mamma e papà.
Dovevo smetterla di essere così tragica. Era il momento di non essere più una codarda. Basta tornare indietro. Da adesso in poi solo futuro.
An sarebbe stata fiera dei miei pensieri. Ero convincente almeno nella mia testa.
Cosa avrei detto della nostra rottura a Sam ed Helen? La verità? No. Avrei avuto tempo per pensarci. E i nostri amici in comune? Si sarebbero divisi per questo? Non potevo fermarmi a riflettere ora. Ci sarebbe stato un modo. Ne sarei venuta fuori.
Andai a sbattere contro qualcuno e tornai alla realtà di botto. Dovevo sembrare uno zombie.
-Scusa- dissi cercando di proseguire ma fui bloccata da una mano.
-Ehi stai bene?-
Alzai lo sguardo. Thomas. Grandioso.
-Sì Thom.. ero solo mm.. pensierosa- sorrisi.
Lui mi sorrise di rimando e mi sentii meglio. Visto? Non era poi così difficile mentire.
Ian sarebbe stato un'altro paio di maniche, ma per ora dovevo credere di essere l'incarnazione di qualche attrice morta.
-Okay, mi sembravi un po' giù di morale-
Il mio sorriso si allargò.
-Ma figurati, sto andando da Ian- dissi come se per quel fatto dovessi essere stata la persona più felice sulla faccia della terra. E sarebbe stato così in un'altra circostanza.
-Ricevuto. Ti lascio andare- alzò le mani e continuò per la sua strada salutandomi.
-Ciao- sospirai.
Ripassai mentalmente le parole con cui avrei dovuto convincerlo. Bloccai la faccia di An nella mia mente e ripercorsi tutte le prove che avevo fatto. Che cosa idiota. Dover fare delle prove per mollare qualcuno. Per essere convincenti.
La cosa che mi spaventava maggiormente era che avrei avuto una sola possibilità. Se mi fossi arresa alla verità non ci sarebbe stato più modo di tornare indietro e Ian avrebbe sempre saputo che mentivo ogni volta che avrei sollevato il discorso in futuro.
Mi fermai sulla parete della sua camera e respirai buttando fuori l'aria dalla bocca.
Ci siamo.
-Ti amo Ian- sussurrai contro il muro freddo.
Dopodiché bussai con la mano ferma e il cuore che traballava nella cassa toracica.
Indossai la maschera più neutra che avessi e alzai le spalle e il mento come aveva detto An.
Mi si bloccò il respiro quando mi aprì ma ricacciai in fretta l'aria fuori dal naso facendo un timido sorriso al mio, per poco ancora, fidanzato.
-Ehi, entra- mi analizzò con quello sguardo sospettoso che però questa volta non avrebbe trovato nulla in me.
-Grazie- gli passai davanti incrociando le braccia davanti a me.
-C'è qualcosa che non va?- chiese chiudendo la porta e venendo verso di me. Io mi allontanai.
Aria. Avevo bisogno di aria. Non poteva starmi vicino, non avrei retto il confronto.
Si va in scena Jess.
-Dobbiamo parlare Ian- guardai per terra e lo invitai silenziosamente a non fare un altro passo.
-Okay- si sedette sul letto passandosi le mani sulla testa.
-Io credo che..-
-Non dirlo-
-Ian..- spostai il peso sull'altro piede. Era già cominciata male.
-Jess- mi imitò ma con la voce incredula.
-Io non credevo che quel messaggio volesse davvero dire..-
Guardai ancora per terra.
Lui rimase in silenzio e io lo presi come un invito a continuare.
-Dovremmo finirla- deglutii guardandolo.
Lui non fece lo stesso.
-Menti-
-No- Sì.
Lui alzò allora lo sguardo cercando la verità e io rimasi immobile e impassibile.
Abbassò in fretta gli occhi e io potei respirare.
-Mi vuoi lasciare?-
-Ian..- dissi nuovamente.
-Perché?-
-Credo sia semplicemente arrivato il momento. Non saremmo funzionati ancora insieme- non farmi arrivare all'altra l'arte. Fermami ora, ti prego.
-Non ti credo-
-Ci siamo allontanati troppo..-
-Quindi sarebbe colpa mia?!- si innervosì.
-O dei miei genitori?!-
-Non sto dicendo questo- Lo ripresi. In realtà volevo prenderli a schiaffi per il loro egoismo.
-Solo non sento lo stesso legame che avevamo prima-
-Cosa è cambiato Jessica?-
Il mio nome per intero caduto dalle sue labbra mi fece abbassare le spalle.
-La verità è che non riesco più ad andare avanti, lo sai che ho bisogno di continua fiducia e adesso non...-
Presi un respiro calmandomi per continuare.
-Sento sempre un obbligo nei tuoi confronti, come se avessi un peso sul cuore. Tu hai i tuoi casini e io i miei, non posso occuparmi anche dei tuoi problemi, non ce la faccio Ian-
Incassò il colpo ma non disse nulla. Lo stavo ferendo nei punti più deboli.
-Quando avrei perso la tua fiducia?- chiese con un tono basso.
-Non lo so dannazione!- alzai gli occhi al cielo.
-Solo non voglio più fingere. Non credo che sia più lo stesso tra noi-
-Per me era tutto perfetto- mi studiò.
Non riuscivo a trovare altre scuse, nonostante me le fossi scritte davanti a lui sembravano banali, non sapevo come convincerlo.
Andai in panico.
-Credo di non essere fatta per una relazione sai?- Risi isterica.
-Pretendo troppo- tipo che tu rimanga.
-Metto l'anima nelle cose per persone che non possono ricambiare- non puoi scegliere me.
-Ho paura di aprirmi completamente a un'altra persona e per farlo devo avere la certezza che sia forte più di me-
-Io lo sono stato-
E lo sei Ian ma non posso dirtelo.
-Non posso darti quello che tu meriti-
Stavo sforando dal copione e non andava bene.
-Come fai a dirlo?! Ho fatto qualcosa per fartelo pensare?-
-Non hai fatto niente! Ma non sono più sicura di poter puntare su di noi Ian-
-Non è una giustificazione-
-Tu sei un ragazzo meraviglioso davvero, ma noi non siamo fatti per stare insieme. Io non sono la ragazza giusta per te e tu non sei il ragazzo giusto per me-
Respira Jess.
Lui voltò il viso stringendo forte il copriletto tra le mani.
-Da quanto lo pensi?-
-Un po'-
-E quindi hai finto?-
Mollai le braccia sui fianchi.
-Per favore. Voglio finirla ora invece che farti andare avanti con una che non sono io-
Si alzò e presi a tremare ma tenni sotto controllo i nervi.
Respira.
-Non stai dicendo sul serio-
La mia fortuna fu vedere un bagliore di dubbio nei suoi occhi. Altrimenti sarei caduta a terra implorando la sua pietà e dicendogli che era tutto una messa in scena.
Certo che non è vero amore mio. Come potrei mai pensare certe cose su di noi?
-È la verità-
Indietreggiai fino al muro quando non rispettò la distanza di sicurezza. Spinsi il nodo in gola e ricacciai le lacrime tenendo la faccia più dura che potessi e il tono di voce più fermo possibile.
-Stai mentendo Jess, dimmelo- soffiò a un centimetro dalla mia bocca.
Strinsi i denti e scossi la testa.
Lui mi baciò con passione, tenendomi ferma dalla nuca e spingendo la mia testa contro la sua.
-Jess per favore- chiese quando non ricambiai.
Restai immobile.
-Avanti-
Lo allontanai con calma e aspettai che mi guardasse. Non ne sarei uscita viva.
-Io non penso più di... provare gli stessi sentimenti per te-
Era l'ultima possibilità che avevo. Se non mi avesse creduto gli avrei raccontato tutto.
Della paura, dei dubbi, dei pianti, delle prove. Tutto.
-Cosa significa?- chiese con la voce incerta.
Lo vidi allontanarsi da me anche senza che il suo corpo si muovesse.
Raccolsi tutto il coraggio che mi era rimasto e parlai.
-Io non ti amo più Ian-
Dopo quella frase le mie mura si ricostruirono completamente e il cuore si chiuse interamente.
Lui si staccò come se bruciassi e scappò da me.
Quell'immagine mi fece quasi più male delle parole.
Rimase in silenzio per un tempo lunghissimo.
-Abbiamo fatto l'amore due giorni fa..- quasi chiese passandosi una mano tra i capelli frustrato.
Dovevo dirlo. Sapevo di doverlo dire.
Ma non ce la facevo. Era troppo anche per me.
-Ammettilo Jessica! Dillo!- mi guardò con l'ira negli occhi per nascondere il dolore.
Dillo. E falla finita.
-Quello non era amore Ian. Era sesso- lo sputai.
Quando si voltò io mi premetti un pugno sul petto e respirai a bocca aperta ricacciando le lacrime.
Respira Jessica per favore. Respira.
Rimase fermo poggiando la testa contro il muro e dandomi le spalle.
Io non emisi un suono.
-Vattene-
Sussultai. Sentivo la sua voce ovattata e non capivo se per il muro o perché io stavo morendo.
Aprì la porta e rimase con la mano a stringere la maniglia. Le nocche divennero bianche.
-Vattene Jessica- disse.
Traballai sulle gambe fino in corridoio. Lui non mi guardò e fu un bene. Se non mi avesse chiuso subito la porta in faccia, avrebbe visto una Jessica in lacrime e bugiarda.
Era finita. Lo avevo convinto.
Corsi giù per le scale e mi barricai in camera. Per fortuna era vuota, An mi conosceva troppo bene.
Scivolai sul pavimento contro la porta e scoppiai in singhiozzi. Un vero pianto liberatorio e che mi condannava allo stesso tempo.
Ripercorsi ogni respiro della nostra conversazione.
Non ti amo più.
Era sesso.
-Io non volevo farlo- dissi tra le lacrime.
-Non è vero niente- tirai su col naso.
-Ti amo ti amo ti amo- ripetei mentre mi dondolavo cercando confronto tra le mie braccia.
Appoggiai gli occhi alle ginocchia e spinsi contro di esse cercando di non urlare. Calmati.
Mi sarebbe venuto un attacco di panico e Ian avrebbe saputo della mia messa in scena.
-Ti voglio accanto a me Ian- sussurrai.
-Vieni qui?-
Continuai a parlare al suo fantasma per non so quanto tempo, finché le lacrime non si incrostarono sulle mie guance e il muco del mio naso non fu quasi tutto sulle mie maniche.
Ero ridicola. Ridicola e fuori di testa.
Continuai a tenermi stretta cercando intanto di tenermi insieme e annullai tutto fuori da me. Anche se il rumore che sentivo dentro era superiore a quello che mi circondava. E faceva tanto male..
Mi rassegnai ad averlo perso. La nostra relazione era finita ed era colpa mia. E dei suoi genitori.
Non puoi dare la colpa a loro per il tuo essere una codarda.
Ricominciai a piangere. E le nuove lacrime passarono su quelle congelate bruciandomi il viso.
-Io non volevo- piagnucolai.
Era tutto nero intorno a me, non sapevo se avevo gli occhi chiusi o aperti.
A un certo punto doveva essere arrivata An perché sentii la sua voce ma non capii cosa stesse dicendo.
Forse mi chiamò ma io ero appoggiata sul fianco contro al muro, non sapendo esattamente quando e come mi fossi spostata, ed ero paralizzata.
Stavo morendo.
Probabilmente era quello che si provava. Eri fermo, in silenzio, i rumori attutiti. Se la storia dei sette minuti in cui si rivive una vita prima di morire fosse stata vera, avrei rivisto anche i momenti felici con Ian. Volevo morire. Volevo riviverli un'ultima volta.
An mi alzò e in quel momento giuro che riuscii a sentire i pezzi del mio cuore che cadevano a terra e si sbriciolavano. Quei pezzi che insieme erano stati in mano a Ian, che mi ero ripresa e avevo distrutto per poi cercare di tenere attaccati attraverso le mie braccia strette al corpo e che adesso avevo mollato permettendo al mio petto di avere quel solito vuoto che era stato momentaneamente colmato dall'amore di Ian.
Come poteva essere finita così? Con delle bugie a dividerci?
Pensavo che fossimo più forti.
Mi arrabbiai con Ian. Ma per cosa? Volevo che fosse più sicuro di sé e mi fermasse? Come poteva farlo dopo quello che gli avevo detto? Lo avevo ferito nel modo più crudele: facendogli credere di non essere abbastanza per me quando era anche troppo, rinfacciandogli che non potevo farmi carico dei suoi problemi quando in confronto a quello che aveva fatto per me era niente. Gli avevo fatto cadere ogni certezza, anche sul mio amore di cui non avrebbe mai dovuto dubitare.
Ci eravamo promessi che non ci saremmo mai abbandonati, evidentemente avevamo fallito entrambi. O avevamo sbagliato promessa.
Non lo so.
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Breathe
Teen FictionCiò che è mio mi appartiene e non sono disposto a condividerlo con nessuno. Non sono disposto a condividerti con nessuno intesi? Quindi quando premerò le mie labbra sulle tue sarai mia. Mia e di nessun'altro