Chapter 17

1K 39 2
                                    

Lunedì mattina il punto di ritrovo per le partenze era l'atrio della scuola alle otto in punto.

Infilai le scarpe e mi guardai intorno per essere sicura di non aver dimenticato niente. L'armadio era stato svuotato completamente a eccezione di qualche cappello di An e una mia maglia decisamente troppo vecchia. Avevo pensato a lungo su cosa portare in valigia con me: i miei pochi e semplici abiti sarebbero stati un punto mio vantaggio nel tenere lontano Ian.

-Sei pronta?- mi chiese An legandosi i capelli in una coda.

-Sì- risposi prendendo la valigia e lo zaino.

Il ticchettio delle sue scarpe ci accompagnò giù per le scale e per il corridoio, fino a ritrovarci in mezzo a una folla di studenti con i bagagli. Ci fermammo abbastanza al di fuori della massa aspettando i ragazzi.

-Jess!- mi voltai riconoscendo la voce.

-Drew- sorrisi.

-Come stai? È un po' che non ti vedo-

-Bene grazie e tu?- 

-Tutto ok. Volevo salutarti prima di partire, vado a casa dei miei. Voi tornate a Glasgow?-

Mi grattai con insistenza il braccio destro con la mano sinistra.

-Ehm.. no rimaniamo qui a Londra- dissi nervosa.

-Prendete una casa in affitto?- insistette lui.

-No.. andiamo a casa.. a casa di Ian- balbettai.

La sua reazione fu come l'avevo immaginata. Sbarrò gli occhi e la sorpresa coprì ogni parte del suo volto.

-È solo per due settimane insomma.. ci risparmia un lungo viaggio- Provai a spiegare. Non volevo che tutto il college lo sapesse.

Sembrò rilassarsi.

-Bene mi fa piacere. Ma i vostri genitori sono d'accordo?-

-Sì ci hanno dato il permesso, non è un problema- che era praticamente la verità. Da quando si compivano i diciotto anni e ci trasferivano, diventavamo indipendenti e l'orfanotrofio non si occupava più di noi. Potevano fare quello che volevamo quindi alla fine eravamo noi i genitori no?

-Beh allora divertitevi-

-Grazie anche tu- sorrisi.

Mi diede un fugace bacio sulla guancia e se ne andò, lo salutai con la mano.

-Cosa voleva?!- sussultai per la voce arrabbiata alle mie spalle.

-Salutarmi- incrociai le braccia al petto girandomi per guardarlo.

-Ti ha baciata- Socchiuse gli occhi mirando un punto alle mie spalle.

Mi accigliai.

-È un mio amico Ian e decido io se può darmi un bacio o no- lo guardai in tono di sfida. Ricambiò lo sguardo.

-Ti ricordo bambolina che adesso vivremo insieme. Non ti conviene giocare col fuoco- mi si avvicinò posando la bocca sul mio orecchio.

-Ti potresti scottare- Sussurrò.

Mi vennero i brividi e lo allontanai provocando una sua risata. Dietro di lui An e Mike parlavano tra loro, senza badare a noi. 

Alle otto e mezza finalmente uscimmo dall'edificio e fummo liberi di andare ognuno per conto proprio. Seguimmo Ian fino a un taxi che ci avrebbe portato a destinazione.

Il tempo previsto di viaggio era circa un'ora e fu caratterizzato dal silenzio, interrotto solo dalla voce roca di Ian quando dava indicazioni sulla strada da prendere. Mi appoggiai al finestrino guardando le case lussuose di Londra man mano scomparire mentre ci avvicinavamo alla periferia. Il cielo era grigio sopra di noi e sperai che non venisse a piovere mentre scrutavo le nuvole nere all'orizzonte.

BreatheDove le storie prendono vita. Scoprilo ora