Stavo di nuovo correndo. Il fiato mi diventava più corto ogni volta che un'altra falcata toccava terra per spingermi avanti.
-Mamma!- la mia voce da bambina urlava.
-Papà!-
Mi guardai intorno per la distesa d'erba intorno a me ma non scorgevo nemmeno l'ombra.
-Dove siete?- chiesi.
Provavo a fermarmi ma per quanto ci provassi le mie gambe non ne volevano sapere di rallentare.
Sentii i polpacci andarmi a fuoco e i polmoni lottare per un po' d'aria.
Ero quasi alla fine del prato quando guardando a terra notai di essere più alta. Anche le gambe erano più lunghe e le mani più grandi. Ero cresciuta.
Tornai a guardare davanti a me ma al posto dell'erba trovai la strada. Il cemento che ricopriva il terreno era scuro di notte e io lo calpestavo continuando a correre. Respirare. Dovevo respirare.
Mi diressi sicura verso un edificio alto e grigio. Spalancai la porta ed entrai di slancio. Perché ero lì?! Dov'erano mamma e papà?
Salii delle scale e cominciai a sentire dei rumori, grida, musica troppo alta.
Il cuore mi batteva troppo veloce nel petto, se non mi fossi fermata sarei morta.
Aprii un'altra porta che mi portò dritta in una stanza grande e non molto illuminata. Al centro, tra tutti i corpi ammucchiati, per terra, c'era Ian, la guancia viola, i vestiti sporchi e con un rivolo di sangue sul viso.
-Ian!- corsi da lui e finalmente riuscii a fermarmi buttandomi su di lui.
-Ian svegliati andiamo!- lo scossi.
Lui aprì gli occhi. Erano così neri.
-Ian!-
Lui non parlava. Non sapevo nemmeno se mi sentisse.
-Parlami Ian-
Non rispondeva. Mi guardava con quegli occhi vitrei che non erano i suoi.
-Ian!- urlai.
-Jess, Jess sono qui- sentii qualcosa afferrarmi e scuotermi forte.Spalancai gli occhi e balzai a sedere sul letto.
-Jess sono qui, ti prego ora calmati-
Non riuscivo a capire quello che diceva. I miei polmoni ancora lottavamo per fermarsi e riprendere aria.
Mi misi le mani tra i capelli.
Basta. Andiamo Jess respira.Sentivo la testa girare e pulsarmi da tutte le parti.
-Non respiro- dissi tra i singhiozzi.
Sapevo che erano dovuti alla continua ricerca dei miei polmoni di avere ossigeno dopo un incubo. Le lacrime non scendevano mai.
-Stai tremando- disse prendendomi vicina.
Mi lasciai cullare dalle sue braccia forti che mi tenevano stretta mentre il mio respiro tornava regolare.
-Stai bene?- mi chiese dopo cinque minuti.
Annuii.
Aspettai ancora un attimo prima di parlare.

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Breathe
Fiksi RemajaCiò che è mio mi appartiene e non sono disposto a condividerlo con nessuno. Non sono disposto a condividerti con nessuno intesi? Quindi quando premerò le mie labbra sulle tue sarai mia. Mia e di nessun'altro