Chapter 60

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JESS POV
Non dormii neanche un secondo quella notte.
Dopo ore a rigirarmi sul materasso, alle quattro mi alzai, andai in bagno, in cucina, feci un giro silenzioso della casa e tornai a letto a guardare il soffitto. Provai anche a fare la valigia, ma rinunciai per paura di svegliare An aprendo e chiudendo continuamente i cassetti. Seguii i numeri sull'orologio digitale cambiare minuto per minuto. Ventidue volte dopo ricominciò a piovere e decisi di scendere le scale appostandomi sul divano per guardare fuori dalla finestra.
Ma perché tutto doveva essere sempre così complicato?
Sospirai guardando i lampi squarciare il cielo uno dopo l'altro.
E se non gli avessero concesso la libertà? Se fosse dovuto rimanere in carcere? Come avrei fatto? Come avremmo fatto?
Un tuono più vicino degli altri mi fece sobbalzare.
Amavo i temporali. Trovavo pace quando anche il cielo mostrava il suo lato oscuro. Nemmeno lui era invincibile e qualche volta si ritrovava a piangere e urlare contro il mondo. Forse arrabbiato con noi umani per la nostra piccola e scadente esistenza, mentre lui viveva da sempre una vita immortale.
Appoggiai la testa allo schienale puntando lo sguardo sulla luce abbagliante che appariva e spariva un secondo dopo.
Ash mi aveva riportato a casa due ore prima promettendomi che mi avrebbe chiamata non appena avesse saputo qualcosa. Avevo annuito dandogli la buonanotte.. o almeno speravo fosse così.
Controllai l'ora sul cellulare per la millesima volta. Quattro e trenta.
-Cazzo- sospirai buttando fuori l'aria.
Mi stesi sul divano e chiusi gli occhi facendomi cullare dai tuoni.
***
Stavo correndo. L'erba mi graffiava le gambe e inciampavo continuamente sulle pietre davanti a me. I miei piedi nudi arrancavano dopo l'ennesimo scontro.
Non potevo fermarmi, non riuscivo, ma neanche volevo. I miei genitori erano , a un passo da me e sorridevano.
-Papà!- allargai le braccia.
-Mamma!- il cuore mi batteva a mille.
-Sono qui!- corsi più veloce.
Loro mi sorrisero aspettandomi.
-Sono qui!- urlai più forte.
Cominciai a ridere. Potevo già sentire le loro braccia stringermi.
-Papà! Mamma!- ripetei sperando mi parlassero. Avevo bisogno di sentire la loro voce.
Quando credetti finalmente di avercela fatta il vuoto sotto i miei piedi tornò più potente che mai tirandomi in basso.
-No!- urlai mentre cadevo.
-No ti prego no!- mi alzai in piedi guardando le pareti rinchiudermi, troppo alte per essere scalate e troppo spesse per essere abbattute.
-Nonononono- ripetei battendo i pugni su di esse.
Ripresi fiato cercando di far entrare l'aria.
-Mamma! Papà! Aiutatemi!-
-Aiuto!- ripetei più forte.
Ed eccoli, i miei genitori, guardarmi dall'alto con quel viso deluso.
Tesi una mano singhiozzando per respirare ma loro non la guardarono nemmeno. Scossero la testa.
-Mamma... papà...-
Mia madre aprì la bocca e un immenso sollievo mi inondò il cuore capendo che mi avrebbe dato almeno una spiegazione. Ma prima che la sua voce potesse uscire, fu interrotta da un'altro rumore più forte che non riuscii a distinguere. Mi coprii le orecchie vedendo i miei genitori sparire dietro le mura.
-No!- li richiamai.
Quel rumore continuava più forte, sempre più forte..
Balzai a sedere sul divano con il fiatone. Mi guardai intorno ma mi sentivo come in una bolla, con tutti i rumori ovattati. Scossi la testa e provai a concentrarmi sul rumore del mio incubo: il mio cellulare stava suonando sul tavolino.
-Ash!- annaspai sulle parole buttandomi sull'apparecchio.
Lo presi tra le mani tremanti e cercai di regolare il respiro.
-Ash!- ripetei spingendomi i capelli sudati via dalla fronte.
-Jess stai bene?- chiese preoccupato dall'altra parte.
Deglutii respirando forte per calmarmi.
-Sì. Notizie di Ian?-
-Sto venendo a prenderti. Hanno detto che vogliono parlarmi-
Annuii più volte prima di ricordarmi che non poteva vedere i miei gesti.
-Sì okay perfetto grazie!- dissi d'un fiato correndo su per le scale.
Non c'era tempo per una doccia ma mi cambiai e legai i capelli in uno chignon disordinato. Mi sciacquai la faccia con le mani ancora inferme.
Oh andiamo.
Mi ripresi mentalmente.
Appena sentii una macchina nel viale mi feci forza e svegliai An per salutarla.
-Vado da Ian- dissi.
-Vuoi.. che veniamo con te?- chiese assonnata sbattendo le palpebre.
-No An dormi, ci vediamo dopo-
Lei annuì.
-Stai bene?-
-Sì- Cazzo dovevo darmi una calmata.
Richiuse gli occhi e io la porta dietro di me.
Uscii il più in fretta possibile infilandomi nella macchina di Ash. Lui mi rivolse una lunga occhiata ma non disse nulla. Dovevo sembrare pazza. Senza l'aiuto di Ian mi sentivo così persa e vulnerabile dopo il sogno, ma cercavo in tutti i modi di non darlo a vedere. A quanto pare non ci riuscivo granché. Quella era una di quelle volte in cui mi mancava la vecchia Jess. Impassibile e impossibile da decifrare.
Nessuno dei due parlò, ognuno immerso nei propri pensieri, ma con la domanda comune: lo avrebbero lasciato libero?
Parcheggiò l'auto vicino all'entrata e si fermò a guardarmi.
-Sei sicura di voler venire?-
Ricambiai l'occhiata annuendo.
-Sono solo stanca. Non è stata una bella nottata- feci un mezzo sorriso ma fu più simile a una smorfia.
Lui annuì e sospirò prima di uscire dall'abitacolo. Da parte mia, aspettai che le gambe smettessero di tremare prima di posare i piedi a terra, poi seguii Ash all'interno del commissariato.
La donna che avevo sempre visto ci riconobbe e si alzò dalla scrivania per condurci lungo il corridoio.
-Volete un caffè?- chiese indicando le macchinette.
Anche il cugino Jons aveva un'aria provata e le occhiaie sul viso erano la prova del poco dormire a cui era stato obbligato.
-Io si.. Jess?- mi chiese.
Annuii. Non avevo voglia di parlare. Avevo paura che se avessi parlato la mia voce rotta mi avrebbe tradito. Speravo nel potere benefico della caffeina.
-Va bene, torno tra dieci minuti. Devo finire alcuni documenti- si dileguò l'agente.
Mi sedetti ancora su uno degli sgabelli vicino al muro e appoggiai la testa all'indietro contro di esso.
Aspettai che Ash si sedesse al mio fianco porgendomi il caffè prima di aprire gli occhi.
-Grazie- girai la palettina nel bicchiere.
Dopo alcuni minuti di silenzio smisi di guardare il muro davanti a me e concentrai lo sguardo sul pavimento.
-Che ore sono?- gli chiesi piano. Quel posto era troppo silenzioso.
-Le otto e mezzo- mi informò guardando l'orologio al polso.
Annuii di nuovo e tornai nel mio silenzio.
-Mi dispiace averti svegliata così presto, ma quando ci sei tu Ian è.. più tranquillo. È più facile anche parlarci. E penso abbia bisogno di te in questo momento, quanto ne ho bisogno io per farlo ragionare con gli avvocati..- arrossì sentendosi forse in colpa.
-Hai fatto bene a chiamarmi Ash. Mi sarei incazzata a morte se non l'avessi fatto. Anche io ho bisogno di essere qui- gli poggiai una mano sul braccio.
Lui sorrise debolmente.
-Grazie- si rilassò stendendo le gambe.
Quella che parve un'eternità dopo la donna in divisa tornò finalmente da noi. Mi ripromisi di leggere il suo nome quando ne avessi avuto l'occasione.
-Seguitemi- ordinò gentilmente con un segno del capo.
Entrammo in una grande sala in cui erano riuniti tre uomini in giacca e cravatta, uno dei quali era il dottor Loose. Gli altri non li avevo nemmeno mai visti.
-Ashton grazie per essere venuto subito- si alzò l'amico di famiglia per stringergli la mano.
-Ditemi che avete buone notizie- lo pregò.
L'uomo mi diede una veloce occhiata facendomi intuire che non ero la benvenuta.
-Può restare- mi difese subito Ash.
Lui annuì corrugando la fronte.
-Bene signorina.. Packwood non è vero?-
-Sì signore- Annuii a mia volta.
-Accomodatevi- indicò le sedie di fronte agli sconosciuti.
-A breve dovrebbe arrivare anche suo cugino- tornò a riferirsi al ragazzo accanto a me.
-Intanto vi presento il giudice Tomson e l'avvocato Gale, che lei Ashton conoscerà sicuramente- mi lanciò un occhiataccia. Già non lo sopportavo più.
-Vostro onore- sorrise cordiale.
-Gale è un piacere rivederla- piegò la testa verso l'altro uomo.
Io annuii verso ognuno di loro e ci risposero alla stessa maniera.
Il dottor Loose si sedette di fianco al figlio dei suoi amici e prese a sussurrare, forse pensando che non lo avrei sentito.
-Avevamo concordato di non informare i suoi genitori su questa faccenda, anche se oserei dire molto grave- parlò duramente.
-Ma la ragazza, per quanto di aiuto possa essere, non è un membro famigliare e non potrebbe assistere a questo colloquio-
-Riconosco lo sforzo che sta facendo signore e la ringrazio davvero. Spero che d'ora in avanti non ci sia più la necessità di portarla in questo edificio- rispose tranquillamente.
L'uomo annuì risoluto e tornò a concentrare l'attenzione sulla porta, al cui esterno si sentivano delle voci sempre più vicine. Poco dopo infatti apparve Ian scortato da due agenti e mi si bloccò il cuore alla vista di lui trattato come un vero detenuto.
Squadrò tutti nella stanza per poi fermare i suoi occhi su di me.
-Jess?- tentò di venire da me ma fu subito bloccato dalle mani dei poliziotti.
-Cazzo stai bene?- cercò di liberarsi in presa all'agitazione.
-Jons si sieda per favore- lo riprese il dottor Loose.
-Ma non vedete che sta male?! Lasciatemi cazzo!- imprecò prima di guardarmi ancora.
Il mio aspetto doveva essere peggiore di quello che pensavo. Gli incubi mi rendevano sempre una merda, ma vedere la reazione di Ian mi aveva resa ancora più vulnerabile. Volevo solo che uscisse da questo commissariato in fretta.
-Fa come ti dicono- disse Ash con la voce bassa e dura.
Ian mi guardò ancora e annuii senza riuscire ad emettere nessun suono.
Lui si lasciò guidare allora al suo posto e si sedette con un tonfo aspettando il responso.
-Jons questi sono il giudice Tomson e l'avvocato Gale- rifecero le presentazioni e lui annuì guardandoli.
-Allora- si schiarì la voce primo.
Trattenni il fiato.
-Alla luce dei fatti lei è consapevole che dovremmo tenerla in prigione per qualche tempo, giusto?- guardò Ian in modo scettico.
Annuì.
Ti prego fa che lo rilascino, ti prego.
-E si rende conto che le sue azioni avrebbero potuto avere conseguenze maggiori? E che è stato fortunato a non avere nessuna denuncia a suo carico, sbaglio?-
-No signore- rispose il mio ragazzo scattando sulla difensiva.
Stai calmo per favore, ti amo, non peggiorare la situazione.
-Tuttavia, lei Ian ha un angelo che la protegge- mi indicò con la mano aperta e io affossai il collo nelle spalle.
-Lo so signore- sorrisi alle sue parole dolci.
-La signorina infatti ci ha fatto notare che lei ha ancora da portare avanti gli studi al college- prese un'altro foglio dalla sua pila disordinata.
-Ed è per questo che con l'avvocato Gale e il dottor Loose abbiamo concordato di concederle la libertà vigilata-
Sentii il mio cuore alleggerirsi di colpo e rilasciai un respiro abbandonandomi contro la sedia.
-Grazie. Non ve ne pentirete- disse il mio ragazzo mentre i due agenti si allontanavano da lui.
Lo guardai con il sollievo che si prendeva ogni cellula del mio corpo calmandomi in parte.
-Il preside e i suoi professori saranno naturalmente informati dell'accaduto e della decisione presa a riguardo. Sarà tenuto sotto completa osservazione per un mese: se la scoprono a bere o fare risse sarà rispedito immediatamente qui e le assicuro che questa volta non saremo così buoni- lo ammonì con lo sguardo.
-Potete andare ora. Spero di non rivedervi- sorrise.
-Grazie della comprensione signor giudice- parlò Ash che fino ad allora era stato immobile e muto al suo posto.
Si alzò e tese la mano ad ognuno degli uomini, seguito da me e da Ian.
-Vi accompagno- uscì con noi il dottor Loose.
Si affiancò ad Ash e li sentii parlottare sul fatto di tenere Ian sott'occhio.
Appena fummo in corridoio mi prese tra le braccia baciandomi con forza e io tuffai le mani nei suoi capelli.
-Mi sei mancata- mi accarezzò una guancia appoggiando la fronte alla mia.
-Avevo così paura- lo presi per la maglia attirandolo a me. Mi strinse più forte tenendomi sul suo petto.
-Non capisco come un figlio di puttana come me possa meritare una ragazza così perfetta-
Sorrisi chiudendo gli occhi e respirando il suo profumo.
-Non sono perfetta-
-Piccola- mi tirò per guardarmi negli occhi.
-Se non fosse stato per te ora sarei dietro le sbarre- gli coprii la bocca con una mano.
-Non dirlo neanche ti prego- Abbassai il palmo.
-Portami a casa- lo supplicai.
Lui annuì e mi circondò la vita con un braccio conducendomi fuori.
-Grazie mille dottor Loose- disse il mio ragazzo sorridendo.
-Mi raccomando Ian. Non sprechi questa possibilità- mi guardò e sentii la sua stretta intorno a me rafforzarsi.
-No infatti-
Lui annuì e ci salutò rientrando.
Ash si era già incamminato alla macchina e lo seguimmo stando qualche passo indietro.
-Stai bene?- mi chiese appoggiando la bocca al mio orecchio e mandandomi una scarica di brividi in tutto il corpo.
Annuii appoggiandomi maggiormente a lui.
-Piccola..- Mi diede un bacio sulla testa.
-Mi sono preoccupato a morte quando sono entrato in quella stanza. Sembravi... sconvolta-
Presi un respiro profondo e mi fermai davanti alla macchina.
-Ho avuto un incubo.. tutto qui-
Spalancò leggermente gli occhi aprendomi la portiera e lasciandomi passare.
-Come tutto qui? Jess..- sussurrò appena si sedette al mio fianco.
Alzai le spalle facendogli capire che me avremmo parlato dopo e lui annuì.
Dopo cinque minuti di silenzio gli diedi una gomitata e gli indicai suo cugino col mento. Lui aggrottò le sopracciglia non capendo. Lo guardai male.
-Ringrazialo- mimai con le labbra.
Lui si sbatté una mano sulla fronte passandosela poi tra i capelli e mi parve di sentire un "idiota" riferito a sé stesso.
-Ash..- iniziò a disagio.
Lui lo guardò dallo specchietto retrovisore.
-Grazie per.. tutto- ricambiò lo sguardo.
Lui annuì schiarendosi la voce.
-Dobbiamo comunque parlare Ian. Prima che tu te ne vada-
-Ma io... devo.. lei..- Mi guardò.
Gli misi una mano sul ginocchio.
-Non preoccuparti, parliamo dopo noi- sorrisi anche se non volevo che mi lasciasse ancora da sola. Avevo bisogno del suo autocontrollo.
Annuì combattendo una lotta contro se stesso.
Regnò il silenzio in macchina finché non fummo davanti a casa. L'orologio segnava quasi le undici e sospirai sapendo di dover ancora fare la valigia per tornare al college. Non sembrava vero di dover tornare là dopo tutto quello che era successo.
-Grazie Ash, ci vediamo per i saluti?- chiesi.
-Certo, vorranno venire anche i miei genitori-
-Bene allora a dopo- sorrisi prima di girarmi verso Ian.
-Ti aspetto- lo baciai velocemente e scesi correndo in casa.
Appena chiusi la porta sentii la macchina ripartire. Andai in cucina e trovai An e Mike intenti a bere del caffè.
-Ditemi che ce n'è anche per me- caddi su una sedia.
-Certo- mi passarono una tazza fumante.
-Allora, com'è andata?- chiese Mike.
Presi un lungo sorso bollente.
-Ian è libero- cominciai.
***
IAN POV
Salii al posto del passeggero di fianco ad Ash e guardai Jess entrare in casa prima che la macchina ripartisse.
Volevo solo finire in fretta quella conversazione e tornare da lei. Non potevo immaginare quanta forza avesse dovuto trovare per svegliarsi da un incubo e correre da me dieci minuti dopo. Avrei dovuto immaginarlo dalla faccia che aveva in commissariato: era così pallida, tremava leggermente e si circondava la vita con le braccia. Odiavo vederla così e adesso non potevo nemmeno aiutarla..
-Ian- disse duro mio cugino.
-Lo so- lo precedetti dal solito discorso.
-Fammi parlare- fermò la macchina in un parcheggio privato di un condominio e si girò a guardarmi per un secondo.
-I miei genitori non sanno niente di questa storia. Ho chiesto a Loose di tenere la questione in segreto- parlò guardando avanti a sé.
Io annuii nella stessa direzione.
-Sono tre anni che va avanti la stessa storia Ian. Non puoi più fotterti di tutto e di tutti- strinse il volante.
-Lo so-
-No cazzo non lo sai!- alzò la voce e mi guardò.
-Non posso più proteggerti, è finito il tempo dei bambini che giocavano a palla in piazza e anche quello dei ragazzini che rimorchiavano al bar! Sei un uomo e devi cominciare a comportarti da tale. Per te, per la tua famiglia e anche per Jess- ringhiò.
-Cazzo Ash lo so! Voglio davvero smetterla con questa merda va bene?!- alzai a mia volta la voce.
-E allora perché stiamo facendo per la milionesima volta questo discorso?- cercò di calmarsi respirando dal naso.
Rimasi in silenzio cercando di far ordine nei miei pensieri.
-Perché..- sospirai chiudendo gli occhi.
-È per i tuoi?-
-Sì- Mi fermai un attimo.
-Perché dopo tre anni che non si fanno neanche sentire, devono tornare e rovinarmi la vita un'altra volta?!-
Lui parve soppesare le mie parole e si sfregò la meningi.
-Non lo so cugino- disse infine.
Alzai le spalle.
-Ci hai parlato?-
-No. Non voglio averci niente a che fare- risposi troppo velocemente.
Annuì.
-Non puoi farti condizionare da loro in ogni caso. Devi pensare al college e alla tua vita Ian-
-Voglio farlo e ci sto provando- lo guardai.
Annuì di nuovo.
-Quello che è successo... non capiterà più- dissi pensandolo davvero.
Accese la macchina.
-Certo che no. O andrai in prigione cugino- si immise sulla strada.
Risi guardando le case passarci affianco.
-Puoi portarmi nel bar di ieri sera?- cavolo sembrava passato molto di più.
Mi guardò male.
-Devo recuperare la moto- alzai le mani.
-Ci mancherebbe che perdessi quel pericolo di morte-
Risi più forte.
-Grazie Ash, dico davvero-
-Così mi commuovo- mi diede una spinta.
-Non rispondo solo perché stai guidando- alzai un sopracciglio.
-Vivrò un giorno in più-
Gli mollai un pugno sulla spalla e lui si assicurò di non aver nessuno dietro prima di sbandare facendomi colpire la portiera col ginocchio.
-Stronzo- risi ancora.
-Te la sei cercata- inchiodò davanti al Black Moon facendomi volare in avanti.
-E questo per cos'era?!- lo guardai male.
Alzò le spalle.
-Niente, volevo farti capire chi è il più forte-
-Non finisce qui- lo minacciai prima di aprire la portiera.
Rise e partì sgommando dicendomi che ci saremmo rivisti dopo.
Scossi la testa sorridendo e mi passai una mano sul ciuffo spostandolo all'indietro.
Recuperai la moto è volai a casa senza aspettare un secondo di più.
Quando entrai An e Mike mi salutarono dal divano.
-Dov'è Jess?- chiesi.
-In camera che dorme- rispose lei.
Mi precipitai su per le scale e rallentai solo quando aprii la porta. La trovai raggomitolata abbracciata ad un cuscino. Richiusi piano la porta dietro di me, mi tolsi le scarpe e mi infilai dietro di lei. Misi una gamba tra le sue abbracciandola da dietro e immergendo il naso nel suo collo.
-Ian..?- sussurrò girando la testa verso di me.
-Si piccola sono io- le baciai la fronte. Lei spinse la schiena contro di me e la strinsi più forte.
-Sono contenta che tu sia qui-
-Anche io- le accarezzai la pancia.
-Mmmm- Si mise comoda contro di me respirando profondamente.
-Ti amo- sussurrai.
-Mm-mm-

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