IAN POV
Era venerdì. Mancavano cinque minuti alle tre e io stavo letteralmente morendo dall'ansia.
Picchiettavo il piede sull'ultimo gradino della scala e guardavo il cellulare in cerca di qualcosa di interessante. Avevo insistito perché Jessica non aspettasse con me, era andata con le altre a studiare in biblioteca per una verifica, o forse in palestra o era al bar? Cazzo. Dovevo calmarmi.
Quelle poche persone che giravano per i corridoi mi guardavano incuriositi mentre io li ignoravo e lanciavo continue occhiate fuori dalla porta.
Appena vidi una macchina rallentare per poi fermarsi davanti al cancello mi alzai, mi pulii i pantaloni e mi diressi verso l'uscita in fretta.
Una mano mi si appoggiò sulla spalla facendomi sussultare e girare di scatto.
-Ehi amico. Dove corri?- mi sorrise Brad.
Scossi la testa indeciso su cosa dire. Non gli avevo ancora spiegato cosa stava succedendo e in quel momento non avevo tempo. Troppe persone stavano cominciando a sapere del mio passato e la cosa mi spaventava.
-Te lo racconto dopo. Ora devo andare, ci vediamo-
-Oh.. okay, a dopo-
Mi girai e praticamente corsi attraverso il giardino fino alla strada dove incontrai il preside che parlava attraverso il finestrino a quella che doveva essere mia madre.
-Quando Ian vorrà tornare noi lo riporteremo qui- disse lei e il preside annuì.
-Bene ragazzo. Ti aspetto nel mio ufficio quando torni va bene?-
-Sì signore- risposi con voce incerta guardando dietro la sua spalla.
Mi fece passare e dopo aver preso un respiro esitante entrai in macchina chiudendo la portiera dietro di me.
Mi sentivo totalmente in imbarazzo a stare in un posto così piccolo con i miei genitori scomparsi da tre anni. Mio padre mise in moto e partimmo tra le strade trafficate della capitale. Guardai fuori dal finestrino. Era bello essere fuori da scuola, ma avrei preferito esserlo per altri motivi. Magari con Jess.
-Ciao Ian. Stai bene?- mi chiese mia madre rompendo il silenzio.
Annuii ricordandomi poi che non poteva vedermi.
-Sì- risposi schiarendomi la gola.
Andiamo idiota riprenditi.
-Voi?- chiesi dopo un attimo di indecisione.
Vidi lo sguardo sorpreso di mio padre nello specchietto retrovisore.
-Siamo contenti- rispose.
Annuii ancora, questa volta senza dar voce ai miei pensieri.
Il tragitto proseguì in silenzio e carico di tensione. Andando avanti di quel passo sarei tornato a scuola molto prima del previsto.
Dopo quasi un quarto d'ora ci fermammo davanti a un bar ad angolo della strada e mio padre parcheggiò qualche metro più avanti.
-Siamo arrivati- disse mia madre.
Mi catapultai fuori e aspettai entrambi sul marciapiede con le mani in tasca.
-Sai, ho lavorato in questo bar per cinque anni. Io andavo in una scuola in centro e le regole erano diverse dal college che frequenti tu- disse lei entrando e facendo suonare la campanella sopra la porta.
-Non lo sapevo- risposi dietro la sua piccola figura che si muoveva veloce all'interno.
Salutò la ragazza al banco e prese posto il più lontano da lei. Ci sedemmmo a un tavolo: loro da una parte e io dall'altra. Un vaso di fiori viola ci separava e profumava l'aria intorno a noi.
-Cosa vorresti tesoro?-
-Un caffè- risposi deciso ma con le gambe che tremavano sotto il tavolo.
-Anche io- concordò mio padre.
-Io prenderò un cappuccino- si tolse la giacca e la appese al suo schienale. Io non avevo niente oltre alla mia felpa e sentivo troppo caldo comunque.
Dopo poco arrivò la ragazza che prese i nostri ordini e incurante dell'atmosfera tra noi, ci sorrise tornando al suo posto.
-Allora. Dicci, come va a scuola?-
-Bene direi. Per ora ho matematica sotto ma del resto prendo dei bei voti-
-Mi fa piacere. Qual'è la tua materia preferita?-
Mi pareva di parlare con degli sconosciuti, ma ammiravo lo sforzo di mia madre di avere una conversazione.
-Io.. non saprei. Credo letteratura- pensai a Jessica ma, oltre a lei, la letteratura mi aveva sempre affascinato. Era stato Ash a infondermi l'interesse per i libri.
-Wow. Non l'avrei mai detto, è una bella cosa- annuì sorridendo.
Io provai a sorridere ma venne fuori solo un accenno.
-E sei ancora nella squadra di football?- chiese mio padre.
Mi rabbuiai ma non lo diedi a vedere, anzi. Alzai la testa come se non mi mancasse da morire giocare.
-No, ora mi alleno solo qualche volta in palestra-
-Oh- si rabbuiò anche lui. Avrebbe sempre voluto vedermi trionfare nello sport. E anche io ci avevo creduto per un periodo.
-Beh mi fa piacere che tu ti tenga comunque in forma-
Annuii. Avrei voluto chiedergli dell'America. Cosa facevano, dove vivevano, come si erano trovati senza di me. Ma le parole rifiutavano di lasciare la mia bocca.
Fortunatamente tornò la ragazza con le nostre tazze e le appoggiò davanti a noi sempre sorridendo. Mi sembrava un gesto inumano.
Poi, dopo essersi accertata che non volessimo nient'altro, se ne andò e io mi pentii di non aver finto di aver dimenticato di ordinare qualcosa.
Bevvi un sorso del caffè e mi andò in fiamme la gola, ma piuttosto che parlare mi sarei tenuto occupato in qualsiasi modo possibile. Anche bruciandomi le corde vocali.
-E si fanno ancora quelle feste il venerdì sera?- chiese mia madre con una scintilla negli occhi.
-Mmm si- risposi esitate davanti al suo improvviso entusiasmo.
-Adoravo quelle feste. Ti ricordi Simon?- rise.
-Sai, ci siamo conosciuti proprio a una di quelle feste. Tuo padre era l'unico sobrio, aveva il turno per guidare!- continuò a ridere e mi fece spuntare un piccolo sorriso guardando mio padre.
-Amanda ti prego- si strofinó una mano sul viso.
-Io ero ubriaca fradicia. Sono caduta in piscina inciampando nel gradino che separava il prato dall'acqua. Il punto è che non sapevo nuotare!- sghinazzó.
-Tu adessi ridi cara, ma dovevi sentire che urli facevi all'epoca-
-Ma se stavo affogando!- gli diede una pacca sulla spalla.
Mi rilassai un po'. Infondo non erano cambiati. Erano sempre quei due ragazzini innamorati che ballavano dopo cena e si prendevano in giro il resto del tempo.
Il mio sorriso si allargò e aspettai che continuasse con il racconto.
-Beh. In ogni caso lui si tuffò e mi riportò sul bordo sana e salva-
-E sai lei cosa ha fatto per ringraziarmi? Si è messa a ridere dicendo che era un pesce e sarebbe sopravvissuta senza sforzo-
-Non ero molto lucida- arrossì mia madre ridendo.
-Così le lasciai il mio numero di telefono e il giorno dopo mi chiamò per invitarmi a pranzo-
-Volevo solo ringraziarlo- sbuffò.
-Dice così a tutti ma sappiamo benissimo che non era quello il motivo- rise mio padre.
-Se proprio lo vuoi sapere Simon, non mi ricordavo nemmeno se eri alto o che maglia portavi- alzò le spalle.
Mi appoggiai al tavolo con i gomiti e le parole mi uscirono senza riflettere.
-E poi?- chiesi.
Loro mi guardarono stupiti e io mi tirai un po' indietro. Nessuno si aspettava che avrei continuato. Nemmeno io.
Rimasi in silenzio a guardarmi le mani prima che ricominciasse.
-Ci siamo parlati e conosciuti bene a quel pranzo e lui si offrì di insegnarmi a nuotare-
Bella mossa papà.
Lui lesse i miei pensieri e rise con me sotto i baffi.
-E niente poi le cose sono andate avanti-
Sorrisi guardandoli ancora insieme e sperai di poter raccontare un giorno anche io la mia storia a mio figlio con Jessica di fianco. Magari senza andarmene per tre anni in America.
Tornò un silenzio imbarazzato ma non sapevo davvero cosa dire in quel momento.
-Mmm.. Ian?-
Alzai lo sguardo verso mia madre.
-So che per te è molto difficile accettarci di nuovo. Ti volevamo solo ringraziare per averci dato un'altra possibilità, penso che potremmo tornare ad essere una famiglia-
Deglutii e dentro di noi sapevamo che non sarebbe stato lo stesso.
-Sì. Credo di sì- risposi per mantenere quell'illusione.
-Noi tre meritiamo un'altra possibilità- aggiunse.
-Anche Jessica lo pensa- mi scappò. E nel momento in cui successe m'irrigidii e incrociai le braccia.
Mio padre assunse la mia stessa posizione ma rilassata. Mia madre invece ci sporse in avanti con un sorriso.
-Chi è questa Jessica?-
-Un'amica- risposi subito senza emozione.
Mio padre annuì e tirò indietro la moglie che era già pronta a farmi altre domande.
Respirai ringraziandolo mentalmente e decisi di cambiare argomento per sviare la loro attenzione.
-Siete andati dagli zii?- chiesi.
Si scambiarono un'occhiata e fu papà a parlare.
-Sì... Ho parlato sia con Ben che con Claire. Ci odiano abbastanza-
Alzai le spalle.
-Ci siamo scusati, ma hanno una testa calda quei due. Hanno detto che se tu avessi voluto darci un'altra possibilità sarebbero stati dalla tua parte, ma se fosse stato il contrario avresti avuto comunque il loro appoggio e un posto dove tornare a casa- fece una smorfia alla fine mentre io sentii il cuore stringersi.
-Anche Ashton ci ha riferito la vostra litigata per la cauzione.. ha detto testualmente che non permetterà che i nostri drammi del cazzo si mettano tra voi-
Sorrisi a quelle parole. Non avrei comunque accettato un distacco da lui per colpa dei miei genitori.
-Perché mi hai pagato la cauzione?- chiesi duro.
Lui si sistemò il colletto della maglia e prese un respiro profondo.
-Sei pur sempre mio figlio e so che quello che hai fatto è stato per colpa nostra. Credo di voler.. rimediare Ian-
Riflettei e annuii. La situazione era tornata scomoda per tutti e tre.
-Come ti sei.. trovato in questi anni?- riprovò mia mamma.
-Intendi a vivere senza genitori, abbandonato a un'altra famiglia come un cane?- attaccai.
Mi sentii in colpa per i cinque secondi successivi, poi niente.
Lei deglutì portandosi indietro sulla sedia e vidi il dolore negli occhi. Mio padre mi ammonì con lo sguardo così sospirai e riprovai con più calma.
-Claire e Ben mi hanno accolto come un figlio e mi hanno sempre sostenuto in tutto per aiutarmi. Ash è stato la mia ombra per un po', ma mi è servito a rimettermi in carreggiata. È stato lui a convincermi a non abbandonare la scuola o qualsiasi altra cosa. Ho smesso di frequentare la compagnia di Ted e anche di cacciarmi nei guai la maggior parte del tempo. Ho fatto amicizia con un ragazzo Brandon e la sua fidanzata Amber. Sono i miei migliori amici e poi..- c'è Jessica.
-Poi?- chiese mia mamma con voce piccola.
-Poi niente. Me la sono cavata-
Annuirono e vidi forse un barlume di senso di colpa intorno a loro.
-Posso portarvi qualcos'altro?- chiese la ragazza spuntando improvvisamente dietro di me.
-Il conto grazie- disse mio padre.
Guardai l'orologio che segnava le cinque meno un quarto.
Presi fuori il portafoglio.
-Offro io Ian- disse risoluto appoggiando i soldi sul tavolo e alzandosi.
Li seguii fuori dalla porta e poi dentro in macchina in silenzio. Il motore emise un rombo accendendosi e l'auto ripartì veloce verso la scuola.
Feci mente locale su tutto quello che era successo nelle ultime due ore e mi resi conto che non era andata troppo bene, ma nemmeno troppo male. Per un momento ero riuscito quasi a scherzare con loro e mi ero sentito di nuovo parte di una famiglia, ma c'era sempre imbarazzo anche se abbastanza lecito.
In un attimo mi ritrovai davanti al college senza accorgermene. Mio padre fermò la macchina e io li guardai indeciso su cosa fare.
Mia madre si voltò verso di me con un piccolo sorriso.
-Rieccoci qua-
Annuii e mi torturai le mani in grembo.
-Mmm okay. Grazie..?- suonò più come una domanda.
Lei mi sorrise ancora annuendo.
-Grazie a te tesoro. Spero ci potremmo rivedere- allungò una mano ma la ritirò subito e io tirai un sospiro di sollievo.
-Va bene- risposi aprendo la portiera.
-Ciao Ian- mi salutò anche mio padre.
-Ciao- dissi chiudendo e girandomi per tornare dentro.
Quando sentii l'auto ripartire rallentai la mia corsa. Percorsi il giardino deserto lentamente fino alla porta e mi fermai un attimo prima di entrare. Misi le mani in tasca cercando di non pensare ma le immagini dell'uscita con i miei genitori continuavano ad affollarmi la mente.
Tirai un calcio alla ghiaia e decisi di andare dentro prima di combinare dei casini.
Pochi studenti passeggiavano lungo i corridoi, io tenni la testa bassa finché qualcuno non mi fermò pochi passi dopo.
-Ehi fratello hai una faccia da funerale-
Alzai le spalle davanti a Brad che mi teneva una mano sulla spalla.
-Ti va di parlarne?-
-Sono uscito con i miei genitori-
Lui rimase in silenzio guardandomi solo. Non vidi compassione e nemmeno tristezza, solo uno sguardo.
-E sei contento di averlo fatto?-
-Sinceramente? Non lo so-
Lui sospirò portandosi i capelli all'indietro.
-Cazzo che casino-
-Non dirlo a me-
-Ti offro un caffè?-
Scossi la testa.
-Devo andare dal preside a parlargli-
-Va bene amico. Se hai bisogno di me sono qui-
Sorrisi annuendo. Lo abbracciai nel modo più maschile possibile e salutai prendendo il corridoio per la presidenza.
Arrivato davanti alla porta attesi qualche minuto e bussai.
-Avanti-
Aprii piano la porta e misi la testa dentro.
-Posso?-
-Oh Jons. Vieni-
Entrai chiudendomi la porta alle spalle e mi avvicinai alla scrivania dell'uomo. Mise via delle carte e mi indicò la poltrona di fronte a sé.
-Allora. Com'è andata?-
Alzai le spalle.
-Benino-
-È pur sempre una risposta positiva- sorrise.
-Diciamo che pensavo sarebbe andata molto peggio-
-Mi fa piacere. Quindi questo vuol dire che li rivedrai?-
Ci pensai un attimo non del tutto sicuro, poi annuii guardandolo.
-Sì, ci proverò-
-Non sei obbligato ragazzo ricordalo. Se vorrai smettere hai solo da dirmelo-
Annuii sollevato.
-Grazie signore-
-Puoi andare. Ti farò sapere io qualcosa- riprese in mano il documento che stava leggendo.
Annuii di nuovo e mi alzai andando verso la porta.
-Arrivederci-
-Arrivederci-
Quando fui di nuovo fuori dopo nemmeno cinque minuti, realizzai che ero appena uscito con i miei genitori che non vedevo da tre anni e che ora volevano riallacciare i rapporti con me, avevo saputo da loro la storia di come si erano conosciuti, li avevo persino un po' aggiornati sulla mia vita e nonostante tutto ero ancora vivo.
Percorsi il corridoio in senso opposto e quando arrivai vicino alle scale sentii la tensione accumulata svanire dalle mie spalle. Jess mi stava aspettando appoggiata con il fianco alla ringhiera e mi guardava sorridendo.
Mi avvicinai in fretta con un sorriso.
-Ti ho visto rientrare, ti stavo aspettando. Ma Brandon mi ha preceduta e non ho voluto infierire. Poi sei andato dal preside quindi sono rimasta qui e come..- interruppi il flusso di parole baciandola e tirandola a me.
Mi abbracciò stretto e chiusi gli occhi cercando di godermi quel momento.
Quando ci staccammo sorrise diventando rossa.
-È andata bene. Pensavo peggio- dissi.
-Bene! Sono contenta Ian- sorrise prendendomi per mano.
-Anche io- la tirai verso il giardino dove il tramonto cominciava a tingere il cielo.
-Quindi vi rivedrete?-
Annuii sedendomi su una panchina con lei affianco.
-Sai che si sono conosciuti a una festa in piscina?-
-Davvero?- rise.
-Già. Mia mamma stava affogando-
***
Ecco il capitolo taggato Natale anche se di natalizio c'è ben poco!
Volevo assolutamente finirlo oggi e pubblicarlo come piccolo regalo da parte mia.
Come sono iniziate le vacanze? Io ho già mangiato un sacco e mi aspetta ancora un pranzo dalla nonna!
Grazie del sostegno, dell'infinita pazienza e della costanza con cui leggete i miei capitoli davvero.
Godetevi le vacanze e il capodanno, io cercherò di pubblicare al più presto!
Un bacio.
Tasky♡

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Breathe
Teen FictionCiò che è mio mi appartiene e non sono disposto a condividerlo con nessuno. Non sono disposto a condividerti con nessuno intesi? Quindi quando premerò le mie labbra sulle tue sarai mia. Mia e di nessun'altro