Lunedì mattina, quando la sveglia cominciò a suonare, mi rifiutai di scendere dal letto rinunciando al calore delle coperte. Sentii An sbuffare e dopo pochi secondi il rumore insopportabile dell'apparecchio cedette il posto al silenzio confortevole della stanza.
Erano le sette, tra meno di un'ora sarebbero cominciate le lezioni ed io non riuscivo a muovermi.
-Alzati dai- mi disse An sbadigliando.
Gemetti rifugiandomi ancora più sotto e tirandomi le lenzuola fin sopra la testa.
-Che ti prende sta mattina? Di solito sei in piedi prima del suono della sveglia- continuò indispettita la mia amica.
Non le davo torto. Solitamente mi alzavo prima per fare le mie cose con calma, ma quella mattina il mio corpo non ne voleva sapere di andare a lezione, sopratutto se la lezione in questione era letteratura, dove ci sarebbe stato il problema principale da risolvere: Ian.
-Vai prima tu a fare la doccia- dissi con la voce attutita dal tessuto pesante.
La sentii borbottare qualcosa, dopodiché la porta del bagno si chiuse e l'acqua cominciò a scorrere provocando un sibilo dei tubi.
Sbuffai e tolsi la coperta dalla faccia rimanendo quasi accecata dalla luce proveniente dalla finestra. Non mi ero nemmeno accorta che An l'avesse aperta.
Strattonai le coperte da una parte all'altra in preda all'irritazione: non avevo nessuna voglia di rivedere Ian dopo quello che era successo e per di più ero stanchissima dopo la notte praticamente insonne. Avevo passato la domenica mattina a dormire e il pomeriggio con An in biblioteca per finire alcune ricerche, la sera però ero stata ore ed ore a rigirarmi nel letto temendo di tornare nell'incubo ed ora ero assonnata e senza un briciolo di concentrazione.
Mi misi a sedere sul letto prendendo la testa tra le mani. Come avrei fatto a guardarlo negli occhi? Mi aveva toccata e probabilmente ora tutta la scuola lo sapeva, perché le imprese di Ian erano note a tutti. Scacciai quel pensiero sperando che le ragazze almeno avrebbero avuto la decenza di non venirne a parlare con me e che i ragazzi non mi avrebbero etichettato come puttana.
Tutta colpa di Ian. Tutta colpa di quel suo modo possessivo, della sua voce roca, della sua maledetta lingua, dei suoi morsi e della suo corpo dannatamente eccitante. Quando stavo in sua compagnia mi disorientava e perdevo la ragione, finendo nelle sue trappole con fin troppa facilità.
La rabbia bolliva nelle vene scaldandomi velocemente e la mente inveiva contro i ricordi. Come avevo fatto a cedere così?!
Dovevo migliorare i miei campanelli d'allarme e sopratutto dovevo fortificare la mia forza di volontà perché non potevo farmi condizionare così tanto da un ragazzo come lui. No non potevo.
Avevo avuto a che fare con cose ben peggiori di Ian Jons e per quanto lui fosse imprevedibile, sexy ed eccitante, non sarei diventata una delle sue troiette adulanti.
Mi aggrappai disperatamente a questo pensiero e mi alzai più sveglia che mai pronta ad affrontarlo, nonostante il cuore mi martellasse nel petto all'idea di rivederlo.
***
Entrai in classe con il fiatone, conseguenza di una doccia a tempo di record e una corsa per i corridoi della scuola. Tenni lo sguardo incollato al pavimento convinta che la maggior parte delle risatine fossero rivolte a me e imprecando ancora una volta nella mia testa contro Ian. Mi stupii quando alzando lo sguardo non incontrai nessuno a fissarmi e bisbigliare. Anzi le ragazze non sapevano nemmeno della mia esistenza e continuavano a chiccherare tra loro mentre i ragazzi parevano più concentrati a cercare di non dormire sul banco.

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Breathe
Teen FictionCiò che è mio mi appartiene e non sono disposto a condividerlo con nessuno. Non sono disposto a condividerti con nessuno intesi? Quindi quando premerò le mie labbra sulle tue sarai mia. Mia e di nessun'altro