Il giorno dopo avevo stressato così tanto Ian che praticamente lo costrinsi a portarci a Londra.
Gli sorrisi e lui alzò gli occhi sbuffando, ma non riuscì a nascondere il divertimento.
Avevo telefonato alla dottoressa che ci seguiva all'orfanotrofio, con la quale avevo legato in un certo senso perché faceva un po' da madre a tutte noi piccole donne alle prese con il primo ciclo, alla depilazione e alle varie medicine.
-Salve dottoressa Hooke. Sono Jessica Packwood, dell'orfanotrofio di Glasgow-
-Jessica! Che piacere sentirti. Dimmi tesoro come state? Vi hanno mandato a Londra se non sbaglio-
-Sì, tutto bene grazie. Spero sia lo stesso per lei-
-Oh sì qui le cose vanno come al solito. Avevi bisogno di qualcosa?-
-In realtà sì... ehm.. dunque-
Lei rise dall'altro capo del telefono.
-Non vergognarti, ti ho insegnato ad usare un assorbente, puoi dirmi tutto-
Sorrisi e mi passai una mano tra i capelli trattenendo una risata al ricordo.
-Non mi sono mai piaciuti quegli affari-
-E a chi piacciono?-
-Già è vero- risi più tranquilla.
-Ecco volevo chiederle se poteva scrivermi una ricetta per.. per..- Presi un respiro tremante.
-Delle pillole- sussurrai guardandomi intorno.
Sentii un secondo di silenzio e poi la dottoressa scoppiò in una gradevole risata.
-Oh Jessica tutto qui? Mi aspettavo chissà cosa, ero già preoccupata-
Risi anche io liberata di un peso dal cuore.
-Può farlo anche per telefono?-
-Sì, manderò la ricetta a una farmacia di Londra. Ti passo l'indirizzo per messaggio, basta che vai, dici il tuo nome e te le consegneranno- la sentii battere sulla tastiera del computer.
-Posso andare anche domani? Vede... è urgente- sentii caldo su tutta la faccia e mi riguardai intorno.
-Certamente, domani saranno pronte-
Sospirai di sollievo e sorrisi.
-Grazie mille dottoressa Hooke. Mi ha fatto un enorme piacere-
-Sai come si usano?-
-Ehm..- borbottai lasciandomi i capelli.
Rise di nuovo ma non come presa in giro, anzi, in modo materno.
-Prendila domani e il giorno dopo alla stessa ora. Così per tutti i giorni. Quando vorrai smettere basta che salti un giorno, poi due, poi tre fino ad una settimana. Poi puoi smettere definitivamente-
-Grazie davvero. Domani andrò a Londra per pagarle. Quant'è a proposito?-
-Niente Jessica tranquilla. Le offre l'orfanotrofio-
Sorrisi di nuovo.
-Grazie davvero-
-Ti mando l'indirizzo per messaggio allora. Spero di sentirti ancora e magari vederti qualche volta-
-Lo spero anch'io. A presto-
-Ciao tesoro-
Presi il telefono e controllai di nuovo l'indirizzo. Jorge Road, vicino alla gelateria.
Riposi il cellulare nella borsa presa apposta per nascondere il regalo, in quanto la consideravo un accessorio inutile e scomodo per le mie quatto cose.
-Siamo arrivati-
-Evvai!- An era già scesa dalla macchina prima ancora che si fermasse del tutto.
Aspettai pazientemente che parcheggiasse e poi scesi anche io, ritrovandomi a sbattere le palpebre davanti al sole accecante. Wow, chi l'avrebbe mai detto? Due giorni di fila di bel tempo.
Ian mi prese la mano e seguimmo An e Mike lungo Oxford Street.
-Dove andiamo oggi?- mi chiese.
Lo guardai senza capire.
-An vorrà di sicuro fare shopping, noi ce la filiamo no?-
-Veramente...- Mi morsi il labbro e vidi i suoi occhi seguire il movimento.
-Pensavo di entrare in alcuni negozi pure io-
Alzò un sopracciglio e io le spalle.
-Mi servono delle maglie leggere e qualche vestito magari-
Sorrise furbo.
-Vada per i vestiti- mi sussurrò languido all'orecchio.
Risi e lo spinsi via.
-Non ti lascerò venire con me. Tu e Mike andrete in giro per conto vostro-
-Perché?- chiese sporgendo il labbro.
-Perché è una cosa da donne ed è un sacco che non passo un po' di tempo con An a divertirci-
Lui continuò a guardarmi sospetto.
-Dai Ian, vuoi davvero stare seduto in un negozio da un tempo variabile tra la mezz'ora ed l'ora e mezza?- gli chiesi con un sorriso timido.
Si passò una mano sulla fronte.
-Hai vinto-
Sorrisi tra me e me e gli strinsi più forte la mano.
-An siamo libere, da dove cominciamo?- urlai.
***
-E ci ha creduto?-
-Sono un'ottima attrice-
Risi con la mia migliore amica entrando nella farmacia.
-Buongiorno, desidera?-
-Salve, sono Jessica Packwood. La dottoressa Hooke dovrebbe avervi mandato una ricetta a mio nome-
-Ah certamente. Vado a prenderle-
-Grazie-
Sorrisi ad An e lei mi strizzò l'occhio. Lessi un po' di gelosia nelle sue pupille ma non glielo feci notare. Immaginavo che Mike avesse già cominciato a stressarla.
-Dopo però ci andiamo a fare un giro per negozi- alzai un sopracciglio.
-Davvero?- mi chiese alzandoli entrambi visto che non riusciva solo uno.
-Certo, ho veramente bisogno di vestiti nuovi-
Lei batté le mani come suo solito e io riportai l'attenzione sull'altra e magra farmacista.
-Ecco a lei-
-Grazie. Le devo qualcosa?-
-No, è tutto a posto. Ha provveduto la dottoressa-
Annuii e ringraziai nuovamente, poi seguendo la mia amica uscii.
Guardai l'orologio che segnava le dieci e mezza.
-Sarà meglio prenderla verso le cinque no? Così domani mattina sarò libera-
-Penso di si..- gesticolò.
-An lo sai che non te lo avrei mai chiesto se non fosse stato importante..-
Lei mi guardò alzando le spalle.
-Tranquilla troveremo un posto in cui andare senza dover per forza parlare-
Annuii. Avrei avuto casa libera fino alle due prima che An e Mike tornassero l'indomani per festeggiare il compleanno del mio ragazzo.
-Stavo pensando che mi serve un vestito.. oltre alle cose per andare a scuola- mormorai guardando i vari negozi.
-E della biancheria intima migliore- Mi prese in giro.
-Effettivamente...- ammisi a me stessa che le mutandine di cotone e i reggiseni che coprivano più pelle di quanta ce n'era, non fossero molto adatti al tipo di regalo che avevo in mente.
-Ma non possiamo spendere molto..-
-Jess tranquilla. Ricorda che tra un anno potremo avere anche i conti in banca dei nostri genitori. Possiamo permetterci qualche voglia-
Sbuffai. Già, ma chi mi assicurava che quello che i miei genitori avevano lasciato mi avrebbe aiutato così tanto come sosteneva An? Non ero sicura di niente e dovevo prepararmi a qualsiasi eventualità.
-Hai ragione- acconsentii comunque.
-Da qualche parte ci sarà bene un negozio che non costi l'occhio della testa-
La mia amica puntò il dito verso il primo luogo dei nostri acquisti. Un piccolo negozio di intimo proprio di fianco a Victoria's Secret. Ci fermammo solo un secondo ad ammirare la lingerie finissima e molto provocante che non ci saremmo mai potute permettere.
-Andiamo dai- risi davanti alla bocca aperta di An.
Entrammo quindi lì accanto e ci dirigemmo verso il reparto prestabilito.
Esaminammo ogni modello fino a trovare quello adatto ad entrambe. Per lei un completo verde e nero con reggiseno di pizzo a coprire il seno mentre il resto era trasparente, abbinato a un tanga completamente in pizzo.
-Fai girare la testa a me- risi guardandola nello specchio.
Fece qualche giro su se stessa e annuì.
-Lo prendo. Intanto vai a provarti il tuo-
Ritirai la testa dal camerino e mi infilai in quello di fronte cominciando a spogliarmi. Infilai le spalline blu notte e il tanga coordinato e mi fissai. Il reggiseno era completamente di pizzo leggero e, se guardato attentamente, lasciava intravedere la pelle sotto. Il tanga era trasparente a eccezione della parte interna alle cosce e sperai che Ian avrebbe apprezzato il mio impegno nell'indossare quei pezzi di stoffa.
-Wow- la mia migliore amica schioccò la lingua e alzò il pollice.
-Ti mangerà anche solo con gli occhi-
Arrossii mordendomi il labbro.
-Lo pensi davvero?-
An non aveva mai avuto problemi con il suo corpo, era sempre stata magra e con un fisico invidiabile. Io a sua differenza ero più formosa, con le cosce muscolose e mi bastava una caramella per gonfiarmi la pancia. Per non parlare dell'altezza: lei era un metro e settantacinque, quasi dieci centimetri più di me.
-Stai d'incanto Jess. Quando capirai che quelle forme non sono un problema, ma una dote da sfruttare?-
Piegai le labbra in una smorfia. Mai.
Dai poteva anche andare. Ero carina no? Mi girai e rigira davanti alla mia immagine. Gli sarei piaciuta, infondo non aveva detto niente le altre volte. Continuai a guardare ogni angolo del mio corpo. Forza Jess, prendi quella dannata gruccia e vai alla cassa.
Prima che il coraggio venisse a mancarmi mi cambiai e corsi a pagare. An mi diede il cinque e ridemmo insieme uscendo dal negozio. Mi sentivo più leggera e l'acquisto non sembrava più una cosa tanto brutta.
-Entriamo là! Ci sono delle maglie bellissime-
Fu così che quando uscimmo un'ora dopo, avevo preso tre maglie a maniche lunghe, una giacca di pelle scontata, alcune T-shirt carine e un "vestito", o meglio definito dalla sottoscritta "una maglia stirata". Mi arrivava giusto sotto il sedere, con uno scollo profondo sia davanti che sulla schiena.
An applaudì quando uscimmo.
-Beh cara verrei a letto io con te conciata in quel modo- mi fece l'occhiolino accompagnato da una faccia buffa.
Risi e sperai davvero che a Ian piacesse.
-Le scarpe te le presto io. Sono di velluto rosso e si adattano perfettamente-
Annuii seguendo la strada che ci avrebbe portate al pub davanti al Big Ben. Quando arrivammo i ragazzi ci stavano già aspettando e sbarrarono gli occhi davanti alle nostre borse. Mi accertai che le pillole fossero ben sigillate come il resto dei miei acquisti prima di avvicinarmi.
-Hai fatto spese vedo- mi sorrise il mio ragazzo.
-Solo l'indispensabile-
-Spero ci sia qualcosa anche per me- sussurrò languido.
Oddio sapeva. Mi aveva visto. Mi leggeva nel pensiero.
-Non ci pensare neanche. Oggi ho pensato solo a me stessa- alzai il naso.
Mi prese per il fianchi e si avvicinò mordendolo prima si sorridermi in quel modo. Da far cadere le mutandine anche alle vecchie che ci fissavano dalle finestre.
-Andiamo dentro che ho fame?- si lamentò Mike e solo allora notai la sua mano appoggiata al braccio di An. La guardai in cerca di un segno, uno qualsiasi, ma lei era troppo presa a fissare il viso del suo "ex" per accorgersi di me. Mi chiesi se tra loro fosse mai finita.
-Facci strada- annuì Ian.
Quando si girarono verso l'entrata mi attirò a sé velocemente e mi baciò con passione infilando la lingua nella mia bocca. Dovetti stringere i pacchetti per evitare che mi scivolassero dalle mani. Poi si staccò e mi spinse dolcemente dentro al pub. Odiavo quella sua calma, quel suo autocontrollo, mentre io cercavo di non cadere a terra.
IAN POV
Smaniavo dalla voglia di scoprire il contenuto di quei sacchetti. Non era mio solito sbirciare cosa le ragazze comperassero e in realtà non me ne era mai importato, ma con Jessica cambiava tutto. Se dentro una di quelle borse ci fosse stato il prossimo vestito che si sarebbe messa a una delle feste del college, dovevo assolutamente scoprirlo. Non avrei permesso che gli altri vedessero ciò che era mio. Più volte mi ero furtivamente avvicinato, ma lei era troppo furba e ogni volta mi aveva preso la mano o spostato gli acquisti dall'altra parte della sedia. Cosa nascondeva?
Mi sorrise con un occhiata da "stai fermo e buono". Scossi la testa e mi sistemai meglio sulla sedia divaricando le gambe.
-Dove andiamo oggi pomeriggio?- chiese An appoggiando il bicchiere sul tavolo.
-Dove volete- alzai le spalle e guardai la mia fidanzata.
-Hide Park?- propose come previsto.
-Potremmo andare a vedere il London Bridge visto che abbiamo tempo- disse Mike.
-A me va bene- dissero insieme le ragazze.
-Vada per il London Bridge- annuii.
Ci alzammo e mentre An e Jess uscivano, io e Mike andammo alla cassa per pagare.
-Come procede con An?- gli chiesi.
Sbuffò passandosi una mano tra i capelli.
-Ci sto ancora lavorando..- ammise.
Da quando aveva parlato con Jessica era deciso a riconquistare la sua ex e ce l'avrebbe messa tutta per tornare con lei, anche rendersi ridicolo, farsi male e combattere ogni santo secondo. Mi chiesi se avrei fatto lo stesso se mai Jess avesse deciso di mollarmi. Il brivido che provai rispose prima della mia mente. Mi sarei buttato nella merda se fosse bastato per avere il suo perdono.
-Non preoccuparti. Lei ti ama- gli diedi una pacca sulla spalla.
-Lo pensa anche la tua ragazza-
-E se lo dice lei che è la sua migliore amica non hai niente da temere-
Mi sembrò più sollevato e vidi l'ombra di un sorriso sulle sue labbra.
-Non mollare-
Mi guardò con determinazione negli occhi.
-Non mollerei neanche se stessi per morire Ian. La amo e lei mi appartiene. Devo solo dimostrarglielo-
***
Per raggiungere il famoso ponte levatoio prendemmo il primo Double Decker Bus che riuscimmo a trovare. Fortunatamente la giornata prometteva sole per tutto il pomeriggio e potemmo sederci al secondo piano, aperto sulla città. Mi abbassai gli occhiali sul naso e guardai Jess mentre si sporgeva per vedere aldilà dei palazzi, i capelli che la seguivano spazzati indietro dal vento. Più la guardavo e più mi pareva bellissima e più sentivo spingermi nel petto. Appoggiai il braccio sulla ringhiera e mi guardai anch'io intorno. L'indomani sarebbe stato il mio compleanno e quasi il terzo anno dalla "scomparsa" dei miei genitori. Levai quel fastidioso pensiero dalla testa e mi concentrai sulla dea davanti a me. Avrei passato i migliori diciannove anni della storia. Si sarebbe molto probabilmente incazzata per essere stata messa all'oscuro di questo evento, ma le sarebbe passata visto che avevo intenzione di uscire con lei tutto il giorno. Così avrei dato il tempo anche a Mike di riprendersi An. Sorrisi tra me e me e non smisi finché non fummo sul London Bridge. Guardai Jessica avvicinarsi alla pietra che la divideva dal salto nel fiume e un senso l'inquietudine mi scivolò lungo il corpo al ricordo della volta precedente, quando si era sbilanciata in avanti. Avanzai e le circondai i fianchi tenendomela stretta dalla paura che potesse succederle qualcosa. Le baciai una tempia e lei sorrise appoggiando la testa alla mia spalla.
-Non mi butto giù- sussurrò.
Rimasi fermo e cercai di capire se la mia preoccupazione era così evidente o se mi leggeva nel pensiero.
-Non te lo lascerei fare comunque-
Si appoggiò di più a me facendo aderire la sua schiena al mio petto.
-A cosa pensavi?-
-L'altra volta sul ponte?-
Annuii cercando di non immaginare la scena. Dio che spavento mi ero preso: vederla avanzare verso il vuoto.. come presa da una forza o schiacciata da un peso enorme.. il mio cuore prese a martellare frenetico.
Sospirò accarezzandomi un braccio.
-A Mrs Grace e quello che mi diceva-
M'irrigidii.
-Non può più toccarti Jess. Non si avvicinerà nemmeno da lontano- ringhiai.
Non rispose continuando a guardare l'acqua, così la girai verso di me e la imprigionai tra le mie braccia.
-Fidati di me. Ti prego-
Mi guardò a lungo negli occhi poi mi accarezzò la mascella avvicinandosi.
-Mi fido- e mi baciò.
Quando ci staccammo sorrisi e lei fece lo stesso.
-Andiamo a vedere gli scoiattoli?-
-Solo se mi prendi un'altra mela caramellata-
-Andata-
Dopo aver guardato il ponte levatoio salire per far passare una nave, ci avviammo verso Hide Park con un altro autobus.
-O mio dio che meraviglia!- An seguita da tutte le sue sporte che sfregavano l'un l'altra si avviò per il sentiero. Mike la guardava ma sempre a debita distanza, mentre Jess si sedette su una panchina a prendere il sole. Mi misi al suo fianco appoggiando il braccio allo schienale e lei mi rubò gli occhiali infilandoseli.
-Ti stanno grandi- la presi in giro.
-Non è vero- disse sistemandosi la montatura che continuava a scendere.
Risi e rimanemmo così, seduti e tranquilli a guardare i bambini giovare tra gli alberi. Non avevo mai pensato prima alla possibilità di avere un figlio mio, ma con quella ragazza accanto non sembrava più così impossibile. Avrei potuto passare il resto della mia vita con lei. Magari a Londra, in una casa vicino a questo parco. Sorrisi e scossi la testa.
-Che c'è?- chiese guardandomi.
-Niente-
-Dai, a cosa pensavi?-
-Che siamo giovani. Abbiamo ancora tante cose da fare-
-Gli anni migliori devono ancora venire- concordò rimettendosi comoda.
Se già era tutto perfetto così, figuriamoci in futuro.
-Ragazzi ho fame- tornò An a passo veloce e notai Mike venire dalla sua stessa direzione.
-Seguiamo il sentiero. Dovrebbe esserci un venditore ambulante- dissi.
Lei annuì facendosi aria con la mano e si incamminò. Stone ci sorrise furbo e insieme le andammo dietro.
Come merenda comprammo il dolce desiderato da Jess, e ci fermammo seduti sull'erba a parlare.
-Potrei stare qui per sempre- disse An.
-E chi ce lo impedisce?- rispose Mike.
Lei sbuffò.
-Ma chi ci vuole tornare a scuola?! Io mi trasferisco-
-Vengo con te- disse la mia fidanzata sgranocchiando la sua mela.
-Ehi- le diedi un pizzicotto.
-Non puoi abbandonarmi-
Fece un mezzo sorriso socchiudendo gli occhi.
-Tu dici?-
-Poi non hai nessuno con cui divertirti-
-An è un'ottima compagnia-
Copiai la sua espressione.
-Allora non avresti il tuo sfogo- sussurrai al suo orecchio.
-Posso andare a correre- le scappò un sospiro.
-Mm.. anche io avevo intenzione di farti venire male alle gambe.. ma non in quel modo- mi si arrochì la voce.
Dannazione volevo far eccitare lei ma stavo avendo l'effetto contrario.
Inspirò profondamente.
-Un punto per te-
-Piccola, io ho già vinto in partenza- risi.
Mi fece la linguaccia e ricominciò a mangiare la mela. Feci lo stesso per non pensare alla sua lingua.
Infine optammo per tornare casa. Erano solo le cinque ma eravamo stanchi e An si lamentava dei tacchi.
Passammo la serata guardando tranquillamente un film sul divano, finché Mike non si diresse in cucina e Jess si alzò da me per seguirlo. Aggrottai le sopracciglia, ma lei mi fece l'occhiolino e mi tranquillizzai di poco: in fondo erano amici, non potevo obbligarla a stare lontano da lui, più che mai se lo stava aiutando. Non dovevo fare il fidanzato geloso, non dovevo provare quel freddo quando si era alzata, non dovevo sentirmi montare la rabbia solo perché parlava con un altro, non dovevo avere una stramaledetta voglia di baciarla e dirle due parole che mi avrebbero completamente cambiato.
JESS POV
Quando mi alzai Ian mi guardò male. Gli feci l'occhiolino e si rilassò appena. Mike mi aspettava appoggiato al tavolo con un bicchiere d'acqua in mano. Mi misi al suo fianco e glielo rubai bevendo un sorso.
-Allora?- gli chiesi parlando a bassa voce.
-Mi serve un consiglio-
-Dimmi-
Si tormentò la maglia e asciugò le mani sui jeans.
-Meglio che ci vada diretto o con calma?-
Appoggiai il bicchiere nel lavello e ci pensai su.
-Secondo me dovresti stuzzicarla, andarci con calma e vedere come reagisce. La farai impazzire e sarà lei a fare il primo passo-
Annuì sospirando felice.
-Allora procedo-
-Sorprendimi- risi.
Sorpresa! Oh cazzo.
Mi fiondai fuori dalla cucina e presi la borsa. L'avevo detto io che era un oggetto inutile! Non mi ricorda nemmeno le cose.
Presi fuori il pacchetto della farmacia e tornai in cucina quando Mike si fu riseduto al suo posto sul divano. Presi l'acqua e mandai giù la pillola nascondendo il pacchetto nella tasca dei pantaloni, dopodiché impostai la sveglia alla stessa ora del giorno dopo e sospirai sollevata.
Ci mancava solo che mi scordassi la parte più importante del regalo.

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Breathe
Teen FictionCiò che è mio mi appartiene e non sono disposto a condividerlo con nessuno. Non sono disposto a condividerti con nessuno intesi? Quindi quando premerò le mie labbra sulle tue sarai mia. Mia e di nessun'altro