Capitolo 1

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Le due del pomeriggio.

Fiumicino è un alveare impazzito di turisti in fuga, Romani in rientro, poliziotti, cani, sportivi in giacca e cravatta, bambini che piangono in collo alle madri, ragazzini che schiamazzano, modelle con valigie enormi e caviglie minuscole su tacchi improponibili. Un uomo discute da un'ora al banco informazioni, gesticolando furioso di fronte a un'annoiata impiegata di Alitalia, mentre la moglie, seduta sulla valigia, sta messaggiando chissà con chi.

All'Aldrovandi Palace mi aspetta Gianfranco Burioni, l'amministratore delegato italiano della DIM Mak di Steve Aoki. Ho portato i miei nuovi demo, lui ha già ascoltato alcuni pezzi che ho prodotto l'anno scorso e si è detto interessato.

È un'occasione unica, sono in un ritardo colossale e la fila per i taxi è di almeno un'ora.

Sono fottuto.

Mando un messaggio di scuse e lo supplico di aspettarmi ancora. A costo di farmi trascinare dalla corrente del Tevere, prendere un deltaplano da uno dei sette colli e rubare una carrozza per turisti, sarò lì prima che debba prendere il volo per Los Angeles.

Mi metto il borsone a tracolla e comincio a correre verso la stazione degli autobus sperando che non ci siano ritardi, scioperi, rivendicazioni sindacali, cataclismi, guasti o semplicemente la proverbiale calma dei romani in fatto di puntualità. Mi butto praticamente sotto il 35 che sta partendo in mezzo a un poco promettente rumore di metallo cigolante e chiedo trafelato all'autista se va nella direzione giusta.

"Bello de mamma, sbrigati a salì, che poi se vede..."

"In che senso, scusi? Ci va o no all'Aldrovandi?"

"Passo a quattrocento metri dal Bioparco, quindi.."

"Ma è vicino? Non sono di Roma"

"E io nun so 'na guida turistica"

"Ma che..."

L'autobus riparte con uno scossone che a momenti mi manda a sbattere contro una turista cinese e la sua immensa valigia di Hello Kitty. Cerco di riprendere l'equilibrio e con una mano mi appoggio al finestrino alla mia destra, passando in mezzo a una dozzina di braccia, maniche sudaticce, orologi di plastica, lacci di borse e ascelle maleodoranti. Ma proprio mentre sto cercando un punto dove appoggiare il piede sinistro, un taxi inchioda davanti a noi e l'autista è costretto a fare una brusca frenata che mi fa rotolare su borse e valigie fino a trovarmi in ginocchio con la faccia schiacciata contro il vetro.

"Sti stronzi...Aoo, nun c'avete da lavorà solo voi, ennamo!"

Una ragazza corre trascinando un trolley rosa, sorride al tassista che le carica il bagaglio nella bauliera e poi si volta a guardare la scena dietro di lei prima di infilarsi nell'abitacolo.

Non riesco a crederci. È la ragazza dell'aereo. Ha tolto il cerchietto con le orecchie da coniglio, ma quegli occhi scuri, quel sorriso da impunita, e i lunghi capelli neri che scoprono a tratti la scritta in rilievo sulla maglietta annodata sotto il seno... E' lei senza alcun dubbio!

Come diavolo ha fatto a riuscire a prendere un taxi se è scesa insieme a me? Vola pure questa?

Mentre la osservo come davanti alla moviola muovere i fianchi in maniera sexy, afferrare la portiera con una mano e con l'altra spostarsi i capelli da una parte all'altra delle spalle, lei si volta e manda un bacio nella mia direzione.

Rimango impietrito come un bambino beccato dalla madre a rubare le caramelle dalla credenza.

Sta guardando proprio me? O sto impazzendo?

Lei rimane un attimo immobile, si copre il sole con la mano tesa sopra la fronte, poi sorride accarezzandosi il seno.

Mi sembra tutto così surreale che non noto immediatamente la scritta, ora lasciata completamente scoperta dai capelli, e rimango a fissarla come un maniaco, mentre intorno a me ogni rumore sembra improvvisamente silenziato.

E' di una bellezza così sfacciata che non è inquadrabile in nessuna delle mie famose categorie. È una vera bomba. Ed io non l'avevo neppure notata subito, ma come diamine ho fatto?

Mi riscuoto nell'attimo in cui la vedo ridere di gusto ed alzare il dito medio, prima di scivolare sul sedile e sparire dalla mia vista.

Enjoy my shoulders. Goditi le mie spalle. Scritta perfetta.

Mi metto a ridere come un coglione. Rido così forte che mi vengono le lacrime agli occhi, la borsa mi scivola dalle spalle mentre continuo singhiozzare e l'autista mi chiede cautamente se ho sbattuto la testa nella frenata.

Vorrei alzarmi in piedi e urlare "Insegua quel taxi!" come se fossimo in un film americano, invece rimango accasciato in mezzo a una calca inimmaginabile, seduto probabilmente sopra i miei preziosi demo, in un ritardo spaventoso, senza sapere esattamente dove andare, appena mandato a quel paese dalla più bella ragazza che abbia mai visto.

Giulia. Giulia.

Come ti ritrovo, adesso?

"Nun ce pensà...Roma è piena de ragazzette sveje..."

L'autista mi fa l'occhiolino, poi finalmente ingrana la marcia e partiamo.

No, io al destino non ci credo.

Speriamo che almeno l'appuntamento con Burioni vada meglio, e non mi debba godere anche le sue di spalle...


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