Capitolo 8

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La signora Sandra, la madre di Giulia, è una bella e giovane donna dalla risata contagiosa, molto simile a lei nei modi di fare, ma con quel tipico spirito ospitale e premuroso da madre italica che fa apparire quasi un oltraggio il fatto di non riprendere per la terza volta un piatto di maccheroni pasticciati.

"Andrè, hai una brutta cera, te devi riprende bello de mamma, mangia!" mi incita mentre continua a fare avanti e indietro dalla cucina portando prelibatezze di tutti i tipi.

"Grazie, signora, ma sono a posto, se mangio un'altra forchettata esplodo, dico davvero! – mi giustifico sperando di convincerla a non rifilarmi anche la cotoletta con le patate – era tutto buonissimo, e le melanzane uno spettacolo...ma ora devo proprio andare, grazie infinitamente di tutto e scusi ancora per il disturbo.."

"Ma quale disturbo, caro, sei proprio sicuro? Guarda che puoi restare ancora, non c'è fretta...Quanto ti trattieni a Roma?"

La domanda mi coglie impreparato, non solo perché avendo appena perso il volo per Milano non ho idea di quando potrò rientrare effettivamente a casa, ma soprattutto perché non so se la balla del parrucchiere gay Giulia l'abbia rifilata pure a sua madre, così la cerco disperatamente con gli occhi e la vedo ridere sotto i baffi.

"Veramente...non so...ecco, dipende..." balbetto come quando la mia professoressa di matematica delle medie, una foca malefica coi baffi e la gonna scozzese, mi interrogava a bruciapelo.

"Beh, tu sappi solo che qui c'è sempre un piatto e un letto, o alle brutte un divano..." e ride di cuore insieme alla figlia facendomi l'occhiolino, mentre io mi guardo intorno per cercare di capire se sono finito in un gigantesco scherzo organizzato o sto semplicemente perdendo la ragione.

Mi alzo e l'abbraccio, lei mi riconsegna i pantaloni lavati e stirati in una elegante borsetta di stoffa con l'immagine di Madonna bordata di pizzo nero in perfetto stile anni '80, e mi stampa un bacio sulla guancia.

"Sei un ragazzo bravo ed educato, Andre, vedi di non cacciarti più nei guai come ieri sera...Giulia mi ha detto che a scatenare la rissa è stato il tuo ex..."

"Che cosa??" l'urlo mi esce involontario, mentre Giulia lascia velocemente la stanza precedendomi fuori per non scoppiare a ridere in faccia a sua madre.

La signora Sandra vedendomi così spiazzato mi mette una mano sulla spalla con aria complice.

"Non preoccuparti caro, io non ti giudico affatto. Capita a tutti prima o poi di trovare il compagno sbagliato. Ma sei un ragazzo sano, si vede, quindi faccio ilo tifo per te...beato quello che ti si piglia!" aggiunge con un sorriso sincero.

La situazione è talmente surreale che mi viene da ridere e piangere insieme, come una donna in menopausa. Annuisco e ricambio il sorriso. Poi decido di strafare.

"Quel gran bastardo mi ha rovinato la vita – aggiungo in modo teatrale stringendo la borsetta al petto – ma è l'ultima volta che glielo permetto, glielo garantisco!"

Forse ho un po' esagerato con l'enfasi, ma la madre di Giulia sembra soddisfatta e mi augura ancora tanto bene e una felice relazione omosessuale.

Esco finalmente di casa con la sensazione di aver onorato la parte fornendo un'interpretazione da oscar. Mi sembra di sentire gli applausi della platea, mischiati alle pernacchie dei miei amici che non riuscirebbero mai a credere a quello che mi sta capitando.

Giulia mi aspetta appoggiata a una smart blu, con un giubbetto di pelle giallo corto in vita e un sorriso meraviglioso che sembra riflettere gli ultimi grammi di luce che il cielo di marzo regala.

"Sono stato bravo!" le annuncio soddisfatto andandole incontro.

"Ah sì?"

"Sì, a momenti piangeva tua madre a sentire del mio ex stronzo..."

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