Capitolo 50

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"Andre, guardami, ora respira...lentamente..."

Giulia è china su di me, mentre io annaspo sul pavimento nello stretto spazio di un ascensore di pochi metri quadri. È sbiancata quando mi ha visto afflosciarmi su me stesso come un fantoccio senza vita, e da quell'istante non ha fatto altro che tenermi la mano e rassicurarmi.

"Vedrai che tra poco arriva il tecnico e usciamo...cerca di stare tranquillo..." mi ripete accarezzandomi la fronte e tenendomi la testa sulle sue gambe, mentre io continuo a iperventilare e sudare senza riuscire a calmarmi.

"Tu....non....capisci....io....non....sopporto....gli....spazi....stretti....soffoco..." rantolo in maniera orribile, mettendomi le mani alla gola per cercare di allentare la camicia che sembra stia assurdamente cercando di conficcarmisi nella trachea. Lei mi aiuta a sbottonarmi e poi mi soffia sul viso per darmi l'illusione di avere un po' di aria in più.

"Vorrei capire che avevate in testa voi due – sospira infine appoggiandosi con la schiena alla parete – uno che non sa cambiare neanche una lampadina e un ipocondriaco claustrofobico che si mettono a bloccare ascensori...ma come caspita vi è venuto in mente, dico io..."

"Credevo...non mi volessi...ascoltare..." mormoro guardandola con occhi da cucciolo indifeso.

"Probabile. Ma non è comunque un buon motivo per rapirmi e murarmi viva qui dentro!" esclama lei scuotendo la testa, mentre io, all'espressione 'murare vivo' ricomincio ad ansimare forte.

"Oh, accidenti, non volevo..." si scusa lei vedendomi verde in faccia.

"Non...fa....niente..."

"Sei messo male, lo sai? Ti sei fatto vedere da qualcuno?" mi chiede preoccupata quando si accorge che per riuscire a parlare devo tenermi una mano sul fianco.

"Non ne ho avuto....il tempo... – rispondo con una smorfia che vorrebbe essere un sorriso – tu eri... più urgente di qualche... livido".

"Sei un pazzo, Andrea...ma ti amo anche per questo..." sussurra dandomi un bacio veloce sulle labbra e facendomi dimenticare per un attimo dove ci troviamo.

"Mmmm....riprova...mi sembra di stare un po' meglio così, sai?"

"Dici?" mi domanda divertita chinandosi di nuovo sulla mia bocca e facendomi assaggiare un po' più a lungo il sapore dolce della sua lingua.

"Oh sì, decisamente meglio...– sospiro soddisfatto – quasi quasi diciamo a Mirko che restiamo qua..." scherzo giocando con i suoi capelli sul viso, mentre lentamente sento che il respiro diventa più regolare, e il panico rallenta.

"Guarda che ti ho sentito! Non fare l'idiota! – sbraita Mirko a pochi metri da noi – il tecnico mi ha giurato che sarà qui a momenti, questione di minuti, nel frattempo non fate cose strane...intesi?"

Io e Giulia ci guardiamo e tratteniamo una risatina.

"E comunque, per la cronaca, io una lampadina la so cambiare eccome. Se quel rimbambito avesse fatto quello che gli avevo detto ora non saremmo in questa situazione" aggiunge stizzito.

"Tranquillo Mirko....sto molto meglio adesso..."

"Io me ne frego di te, razza di impedito...penso a quando tornerà a casa la zia con suo borsone pieno di libri e troverà l'ascensore bloccato con te dentro..." replica angosciato.

Giulia mi guarda con aria interrogativa.

"E' una lunga storia" le rispondo con un gesto vago della mano.

"Voglio che tu mi racconti tutto...appena saremo fuori da qui...ho bisogno di sapere quello che è successo nei dettagli.." replica Giulia con decisione, passandomi delicatamente le mani tra i capelli.

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