Capitolo 53

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"Mi raccomando, niente pressioni o domande....se vogliono ci dicono loro come stanno le cose, altrimenti facciamo finta di niente, intesi?"

"Ma certo, figurati..." mi risponde Giulia, giocando distrattamente con una ciocca di capelli, mentre aspettiamo che il treno entri in stazione a Milano, dove dovrebbe esserci Edoardo ad aspettarci con la sua macchina.

Dopo le emozioni forti della giornata precedente entrambi abbiamo bisogno solo di pace e tranquillità, ma sembra che improvvisamente tutto il mondo che conosco abbia l'urgenza di chiamarmi per sapere come sto o per raccontarmi le ultime novità.

Per prima mia madre che, ignara di tutti i miei drammi delle ultime settimane, mi racconta di quanto sia emozionata per l'apertura ormai imminente del suo Bed and Breakfast e mi invita a casa sua e del  compagno per il fine settimana. Poi la piacevole sorpresa di Simone, che mi comunica di aver superato un'audizione importante per una fiction e soprattutto mi confida di essersi finalmente trasferito a casa di Tiziano.

Ci sono però due chiamate, volutamente perse, che pesano assai più delle altre.

È mio padre.

Mi ha telefonato questa mattina e ancora non ho trovato il coraggio di richiamarlo. Non so nemmeno cosa voglia dirmi, ma mi sento sempre sotto esame ogni volta che mi parla, anche fosse solo per chiedermi quando vado a trovarlo in Sicilia.

Guardo il suo numero sul display e resto con il dito a mezz'aria, poi abbasso la mano e rimetto il cellulare in tasca, convincendomi di aver fatto la scelta migliore.

Oggi ho bisogno di credere in me più di quanto lui abbia mai fatto e mai farà. E questa è una battaglia che non posso combattere adesso.

Mac, dal canto suo, ha telefonato sette o otto volte solo per aggiornarmi sulle visualizzazioni del video, secondo lui in vertiginosa salita, e per ricordarmi l'appuntamento della settimana prossima con il patron del concorso e tutti gli altri partecipanti. E poco importa che a quel meeting siano invitati solo i cinque finalisti, e che ancora non sappiamo se rientreremo nella rosa. Per lui noi abbiamo addirittura già vinto.

"Andre?"

"Che c'è?"

"Hai pensato a cosa fare in caso di vincita?" mi chiede Giulia prendendomi sottobraccio mentre scendiamo dal treno e ci incamminiamo verso il sottopassaggio.

"Non ti ci mettere anche tu adesso, ti prego! – sbuffo alzando gli occhi al cielo – ma nessuno di voi conosce la scaramanzia?"

Giulia fa una risata e mi stampa un bacio sulla guancia, alzandosi in punta dei piedi.

"Di solito è così, ma stavolta sono stranamente ottimista... – ribatte convinta – allora? Dopo esserti svincolato da quei parassiti della DIM pensi di produrre il tuo pezzo in proprio?"

"Sì, beh...l'idea è quella...magari qualcuno degli addetti ai lavori ha voglia di investire davvero su di me...ma adesso è prematuro parlarne...preferisco non farmi troppe illusioni..." le rispondo prendendola per mano e accelerando il passo.

La mitica Alfa di Edo è parcheggiata a una decina di metri da noi, in terza fila, in compenso ad accoglierci all'uscita c'è Alice, con un sorriso smagliante e un abbraccio per entrambi.

"Allora? Come state? Mamma mia Andrea, che hai fatto all'occhio? Ti fa male? Non avete idea di come siamo stati in pena tutti quanti! Io non sapevo che fare, Eddy per trovare l'indirizzo della zia di Mirko ha hackerato non so quante pagine del comune...e quando ce l'ha fatta voi avevate già chiarito, ringraziando dio, che se fosse stato per lui tu eri ancora a girare per il centro di Torino..." ci vomita addosso senza nemmeno prendere un respiro ogni tanto, mentre Giulia se la stringe tutta, grata di avere un'amica così speciale che si preoccupa a tal punto per lei.

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