Capitolo 14

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L'Alfa Mito blu metallizzata di Edoardo tossisce come una vecchia signora esposta alle intemperie, mentre siamo fermi al semaforo che segna il passaggio dallo Stradone Santa Lucia alla Via Mantovana, in direzione aeroporto. Non ha molti anni sulle spalle, ma una quantità di chilometri e di avventure spericolate nel motore da far impallidire un veicolo da battaglia del secolo scorso. Non mi ricordo dove ho letto che un'auto finisce sempre per assomigliarti, e non potrei essere più d'accordo vedendo il sedile posteriore disseminato di giornali, coperte, cibo mummificato, un cambio di vestiti, due bottiglie di Peroni, un vecchio portatile, dei peluche a forma di broccoli e l'adesivo di una qualche Madonna appiccicato al lunotto posteriore, sicuro dono e imposizione della sua adorabile nonna Ersilia.

"Sai che non credo che sia nemmeno consentito dalla legge tenere una macchina in questo stato?" Glielo dico tutte le volte che salgo con lui, ma ricevo in cambio solo un'alzata di spalle e l'immancabile "Domani avevo in programma di metterla un po' a posto..." che sappiamo entrambi essere meno probabile di una vincita al super Enalotto.

Mi stringo nel giubbotto di pelle e controllo il cellulare, per vedere se siamo in tempo per il volo.

Sono le quasi le sei di pomeriggio, il cielo comincia già a scurire, se il volo parte in orario sarò a Roma per le dieci e da lì in poi non ho assolutamente idea di cosa fare.

Devo essere pazzo. Non ricordo di aver mai fatto una follia del genere per nessuno, mai.

"Ti sei salvato il numero, Andre? Almeno se ti perdi per Roma la chiami e provi a impietosirla" mi suggerisce Edo con una ghignata.

"Ovvio, già memorizzato" taglio corto.

"Giulia De Lellis...senti che nome importante...non è che per caso è la figlia di qualche conte decaduto dell'aristocrazia romana? Contessa De Lellis...senti come suona bene! – ride ripetendo il nome più volte – nel caso però forse è già impegnata con un rampollo pronipote di qualche papa, si sa che si sposano solo tra loro in certe famiglie..." annuisce convinto.

"Edo, ti ricordo che siamo nel ventunesimo secolo, non esistono più i matrimoni combinati in Occidente..."

"Speriamo..." mi prende in giro accompagnando l'esclamazione con un sospiro teatrale.

Edoardo è il mago del dramma, come ipotizza gli scenari più tragici lui nessuno al mondo. C'è da dire che poi ha la fantasia sfrenata di un bambino nel trovare le soluzioni più improbabili, rocambolesche e creative a ciò che lui stesso ha immaginato o contribuito a innescare. E questo ci riporta alla tosse della povera Alfa, e alle condizioni precarie del suo motore.

"Dai, stalkerala un po'...vedi se ha un profilo instagram..." Mi suggerisce mentre per poco non perde lo specchietto sinistro contro un minivan parcheggiato in seconda fila.

"Guarda la strada tu, che voglio arrivarci possibilmente vivo all'aeroporto!" urlo terrorizzato dalla sua guida sportiva.

"Ma va, te l'ho detto vero che mio zio Ermanno ha fatto la Parigi Dakar negli anni ottanta? Ho la velocità nel sangue io..." Esclama soddisfatto dello slalom tra due veicoli più lenti che ci ostruivano il passaggio. Io ricordo bene lo zio di Edo, e mi ricordo anche che gli hanno tolto la patente mille volte, finché un giorno non ha preso in pieno la statua di Napoleone a cavallo e ha cominciato ad andare in bicicletta, dicendo che era più salutare. Però preferisco tacere e controllare il profilo di Giulia, scoprendo così che non solo è aperto, ma che ha appena fatto un Instagram Story.

Premo l'indice sul cerchietto intorno alla sua foto in controluce e trattengo il fiato.

Osservo l'immagine, la blocco col dito prima che scivoli via, è di un'ora fa. Mi avvicino con la faccia allo schermo per vedere meglio.

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