Capitolo 31

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Il padre di Ilaria ci accoglie premuroso nel suo ufficio. È a capo del reparto coordinamento del personale civile dell'aeroporto, e da quanto posso capire è quello che si potrebbe definire un pezzo grosso. A differenza della figlia, piccola, minuta e bionda, il signor Cesare è un colosso di quasi due metri, coi capelli scuri e un inizio di pancetta, ma hanno in comune gli stessi occhi vispi e comunicativi, che hanno il potere di far sentire subito le altre persone a loro agio.

Dopo averci ascoltati in silenzio, sollevato nel sapere che nessuno di noi era in pericolo imminente, data la foga con la quale ci eravamo catapultati nel suo ufficio, si è messo a rimuginare su un modo legale per farci accedere al settore di competenza militare senza finire dietro le sbarre.

"Potrei fornire un pass temporaneo a uno di voi, in modo da entrare nell'area, ma una volta dentro non saprei come indirizzarvi. Non c'è altro modo di contattare questa persona?" ci dice infine preoccupato.

Ilaria scuote la testa. "No, papà, ci abbiamo già provato, questa è l'unica possibilità"

"Non voglio sapere tutti i dettagli, capisco che vogliate proteggere un vostro amico, ma almeno posso chiedervi se è una questione di vita o di morte? – ci domanda sospirando – qui si tratta del Ministero della Difesa, e non c'è da scherzare con loro...".

"Direi proprio di sì – risponde Edo serio – è proprio una questione di vita o di morte...letteralmente".

Cesare Borghi è un uomo abituato a gestire centinaia di persone, e si vede. Ha il piglio autoritario di chi deve far funzionare le cose al meglio, anche in piena emergenza, tra scioperi, allerte meteo, minacce terroristiche, allarmi bomba. Eppure sembra totalmente spiazzato da un gruppo di ragazzi che prospettano un'azione folle senza spiegare nemmeno in cosa si sono immischiati.

Sinceramente lo capisco, è già tanto che non ci abbia cacciati all'istante dal suo ufficio. Se non fosse per la figlia magari lo avrebbe fatto davvero.

"E se lo facessimo venire qui con un pretesto? Papà, tu non hai modo di accedere ai nominativi del personale?" insiste Ilaria guardandolo con speranza.

"Tesoro, io coordino il personale civile, non quello militare... – le ricorda scuotendo la testa – conosco però qualcuno che mi deve un favore...speravo di riscuoterlo in un'altra occasione, ma se ne va della vita di qualcuno sono contento di potervi dare una mano senza rischiare di farvi finire sui giornali. Datemi solo un attimo" ci annuncia con uno sguardo serio, prima di uscire dall'ufficio.

"Dite che ce la caviamo così? Mi sembra troppo facile..." mormora Michele sedendosi su una delle poltroncine e facendo sedere Ilaria sulle sue gambe.

"Mio padre ha detto che può aiutarci, quindi lo farà – esclama lei raggiante – ve l'avevo detto che dovevamo venire subito da lui"

"Beata te che hai un padre così. Per parlare col mio devo prendere un appuntamento con la sua segretaria, e non è detto neanche che riesca a darmelo..." Risponde Michele abbassando la testa, mentre Ilaria lo abbraccia senza dire niente.

La scena ha un che di poetico, nonostante le parole del ragazzo. In quell'abbraccio è racchiuso quell'affetto senza parole che solo chi ti vuol bene davvero sa trasmetterti, senza bisogno di troppi preamboli.

Cerco Giulia con lo sguardo e la trovo intenta a guardarli, con la stessa tenerezza.

La mia Giulia, e il suo cuore immenso che ogni giorno imparo a conoscere.

Poi c'è Edo, che se ne sta in un angolo, teso e pronto a scattare. Come sempre lui vive di pancia, non assimila le emozioni, si limita a viverle senza digerirle, ed è per questo tanto più fragile quanto più ostinatamente lo nasconde. È uno che vive senza pelle, e sente tutto in maniera forte. Si difende con la sua ironia e quella finta superficialità che allontana le persone che non hanno tempo o voglia di andare a fondo, ma per chi lo conosce lui è l'amico più prezioso. Uno che si butterebbe nel fuoco per difenderti e proteggerti. E poi di riempirebbe di legnate mandandoti a fanculo.

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