Esattamente come aveva promesso stamattina, Giulia si è messa a dormire appena salita sul treno, appoggiata con la testa al finestrino, la bocca leggermente aperta e un sottile rantolo a metà tra il russare e il lamento di una lontra.
Non posso resistere all'impulso di scattarle una foto a tradimento e inviargliela con la didascalia "Animali fantastici e dove trovarli". Sghignazzo in silenzio, guardandola oscillare col capo ad ogni scossone del treno, senza svegliarsi neppure quando il controllore passa a chiederci i biglietti.
Anche io sono discretamente stanco, ma ho ancora in circolo una dose massiccia di adrenalina per l'inaspettato incontro con Tiziano e la felicità per la sua scelta di varcare quella porta. Non vedo l'ora di parlare di nuovo con Simone per sapere come è andata.
Intanto passiamo Firenze e ci muoviamo in direzione di Bologna, la campagna stesa fino all'orizzonte lascia spazio a un territorio più corrugato, impreziosito da fitti boschi e paesini come piccoli gioielli arroccati su qualche cima isolata, mentre il treno entra e esce continuamente dalle gallerie scavate nella roccia.
Fin da piccolo ho sempre avuto uno strano rapporto col buio, e con i tunnel in particolare, mi davano la sensazione di poter crollare sulle nostre teste da un momento all'altro, e ricordo mia madre che mi rassicurava, dicendomi che tutto il peso della montagna era distribuito in modo da non gravare solo su un punto. Ma io, che a cinque anni ignoravo evidentemente le leggi della fisica, continuavo a tenere gli occhi chiusi finché non vedevamo di nuovo la luce del giorno. E da allora è diventato il mio gesto scaramantico ogni volta che viaggio in treno.
Così stringo gli occhi e cerco senza accorgermene la mano di Giulia, che continua a dormire beatamente, ignara di tutto. Quando li riapro sbuffo e poi sorrido, divertito dalla mia stessa irrazionale fobia.
Continuo così per tutte le gallerie del tratto appenninico, finché dopo una particolarmente lunga non mi accorgo di una ragazza che si è seduta davanti a noi. Anzi, più esattamente davanti a me.
Deve essersi spostata da un altro scompartimento, perché il treno non ha fatto nessuna sosta e fino a un attimo fa potevo allungare le gambe liberamente.
Poco male, mi sistemo meglio sul sedile, ricambiando il sorriso gentile della ragazza, una biondissima bellezza nordica con due ingombranti gambe chilometriche che allunga fino a invadere anche il poco spazio che mi sono riservato.
"Posso?" mi chiede sbattendo le ciglia e sistemandosi la mini di jeans con una mano, mentre nell'altra tiene il cellulare ad altezza viso, pronta evidentemente per scattarsi un selfie.
"Certo, non c'è problema" le rispondo per non essere sgarbato, anche se il pensiero di essere costretto in un metro cubo di spazio fino a Milano non mi esalta, ma è pur sempre una ragazza e devo essere galantuomo.
Prima che possa muovermi per trovare una via di fuga alla scomodità allungandomi verso Giulia, la ragazza scatta una foto con il flash, ma non la fa a se stessa. La scatta a me, sorridendomi e alzando il pollice.
Rimango un attimo interdetto.
"Scusa, mi hai appena fatto una foto?" le chiedo perplesso, non capendo la situazione.
"Avevi detto che andava bene..." mi risponde lei sgranando gli occhioni verdi, sottolineati da una generosa dose di mascara.
"Credevo...scusa ho frainteso... – taglio corto – ma perché una foto? Ci conosciamo?" insisto, cercando di essere il meno brusco possibile, anche se sono abbastanza infastidito, come se qualcuno avesse appena violato la mia privacy.
"Tu non sei Damante? Il Dj che suonava questo inverno al Plastic a Milano? Io adoro i tuoi pezzi!" esclama entusiasta riponendo il cellulare nella borsetta di Gucci.
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Tu sai
FanfictionNel mondo esiste così tanta bellezza e magia da riempire un'intera esistenza. E non importa quanto tu ostinatamente voglia sfuggirle, lei continuerà a incrociare il tuo cammino fino alla tua resa. Fino a quando non ti abbandonerai all'amore. E avrà...