Prologo

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Volo Milano-Roma. Giovedì mattina.

Il grasso manager alle mie spalle, capelli bianchi impomatati e laptop di ultima generazione, ha passato tutto il viaggio con le ginocchia piantate nel mio schienale, mentre la sua compagna, più giovane di me, ha un profumo talmente dolce da darmi la nausea.

Vorrei sapere perché certe donne si ostinano a coprire il proprio odore con queste oscenità. Molto meglio la pelle nuda, persino acre.

Le cade la rivista vicino al mio piede, così la raccolgo e gliela porgo gentilmente. E' davvero bella, ma talmente truccata che faccio fatica a capire se il giorno dopo la troverei ancora attraente. Si passa velocemente la lingua sulle labbra inguainate in un rossetto vistoso e mi fa l'occhiolino, mentre l'uomo accanto a lei continua a battere furiosamente sui tasti del suo portatile imprecando.

Sorrido e mi volto di nuovo senza ricambiare l'ammiccamento.

Bella, la compagnia l'hai scelta tu, adesso divertiti con questo tricheco sudaticcio.

Mi annoio.

Mi sembra sempre di vivere lo stesso giorno. Con le stesse facce. Con le stesse banalità.

Ieri mentre mi rivestivo a casa di Jessica ho assistito a una surreale conversazione telefonica tra lei e le sue amiche. Vanno tutte alla Bocconi, e sono più vuote del mio frigorifero il lunedì.

Tesoro, amore, esci ancora con quell'avvocato? Meglio gli sportivi, almeno sono in forma. Ti passo il numero della mia estetista per i piedi, fa miracoli.

Che ci faccio con gente così?

"Dimmi qualcosa che nessuno mi abbia mai detto."

La ragazza alla mia destra si volta e mi sbatte in faccia un sorriso talmente incantevole che per un momento mi dimentico dove sono, come mi chiamo, le due ore di ritardo con cui è partito il volo e l'impegno di lavoro che mi aspetta. Ha le fossette sulle guance come le bambine. Le ho sempre adorate. Lei si sfila un auricolare e lo lascia cadere sulle gambe.

"Come dici?"

"Sono stanco delle frasi banali confezionate per Instagram. Stupiscimi, ti prego."

Lei mi fissa un attimo come se stesse valutando il mio grado di pericolosità sociale. Poi evidentemente decide che non sembro un serial killer e sta al gioco.

"Va bene. Odio il sushi"

"Oddio, cosa?"

"E' molliccio, viscido e insapore, dovrebbe essere illegale"

"Ma non è affatto vero! In che bettole lo hai mangiato?"

"E, per la cronaca, quegli occhiali ti stanno malissimo. Sembri un narcotrafficante di Miami Vice"

"Wow, nient'altro?"

"Volevi qualcosa che nessuno ti avesse mai detto? Eccoti la verità, goditela" ribatte con un sorriso innocente, prima di mettersi di nuovo ad armeggiare con la playlist del cellulare.

"Sono colpito, dico davvero"

"beh, vorrei anche vedere!"

"Sono orecchie da coniglio quelle? Ma tu sei vero cinema, baby! Come ho fatto a non notarle?"

"Forse eri troppo occupato a calcolare la misura di reggiseno della Barbie in carriera, là dietro...Comunque sono un regalo per la mia cuginetta, avevo paura che si rompessero in valigia"

"Peccato, credevo fosse parte della tua divisa da lavoro, già fantasticavo..."

"Solo quello puoi fare..."

"Devo dire che mi mancherai! A proposito, come ti chiami?"

"Come ti piacerebbe?"

"Questa è facile: Pretty Woman!"

"Bravo! Mi chiamo come l'attrice. Giulia, ma con la G"

"E' stato un piacere...Giulia con la G"

"Anche per me...Miami Vice"

"Andrea"

"Ok, Andrea..."

"Come lo dici bene..."

"Andrea..."

"Cos'è? Sei già innamorata?"

"Andrea!"

"Dai, non fare così, lo sapevi che era un amore impossibile!"

"Andrea, quella signora col figlio in braccio vuole passare, ti sposti o devo metterti al tappeto con un pugno?"

Cristo santo, ma chi è questa dea?


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