Capitolo 19

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La discesa è se possibile ancora più dura della salita. Mi carico Giulia sulle spalle e la sostengo con le braccia sotto le cosce nude, mentre lei si afferra da dietro al mio petto e mi appoggia la testa nell'incavo del collo, mordendolo e baciandolo, senza sosta.

"Me la rendi difficile così, Giulia..." mugolo voltando il viso per intercettare la sua bocca.

"Non è colpa mia se sai di buono, e io sono affamata..." ridacchia lei tra un morso e l'altro.

Il contatto con la sua pelle è un supplizio per il desiderio feroce che scatena in me, così cerco di distogliere la mente pensando ad altro.

"Che programmi avete per oggi?" chiedo cercando di sembrare davvero interessato.

"Non lo so, credo che faremo un giro in centro, sai il Duomo...il campanile...il Ponte Vecchio... – sospira al mio orecchio facendomi eccitare ancora di più – oppure, se vuoi, la camera da letto..." aggiunge infilandomi le mani sotto la maglietta.

Ne ho abbastanza.

Con un movimento brusco la faccio scendere e prendendola per i fianchi me la carico contro il petto, spingendola contro il muro dell'ultimo pianerottolo, punteggiato di quadri antichi. Lei stringe le gambe dietro la mia schiena e rovescia all'indietro il viso, scoprendo il collo e gemendo sommessamente al contatto della mia bocca con la sua pelle.

"Non puoi fare così, bimba...– le dico sottovoce bloccandole una mano sopra la testa – non puoi farlo e pensare che non reagisca..."

Per tutta risposta con la mano libera mi afferra i capelli e spinge il mio viso contro il suo, baciandomi con una foga selvaggia che mi fa perdere l'ultimo barlume di lucidità che disperatamente cercavo di mantenere data la situazione. Così percorro velocemente la sua gamba fino al limite delle calze, mi avventuro sulla pelle nuda e fredda, che al contatto con la mia mano sento scossa da brividi violenti, e scivolo sotto la gonna, ormai sollevata sui fianchi, incapace di fermarmi o di pensare.

Siamo a solo pochi metri dagli altri, è giorno inoltrato, l'idea che qualcuno possa scoprirci è benzina su un fuoco che ormai ci ha divorati. Non riusciamo a smettere di toccarci e di gemere, come due ragazzini pazzi che scoprono per la prima volta il piacere. Con le dita raggiungo il bordo delle sue mutandine di pizzo, mentre Giulia, con la camicetta sbottonata ormai fin sotto il seno, riesce a sfilarmi la maglietta e appoggiare la sua pelle alla mia.

"Non so quanto posso resistere...– le ansimo contro la bocca – ti voglio, Giulia, adesso...anche se dovessi prenderti su queste scale..."

"C'è una camera al piano terra, vuota..."

"Il difficile è arrivarci..." le rispondo baciandole la curva dei seni ormai nudi e esposti ai miei occhi e alla mia bocca.

La pelle di Giulia è liscia e perfetta, non riesco a smettere di guardarla e di adorarla con tutto il mio corpo. Non è solo attrazione, è qualcosa di più profondo e impossibile da combattere. La desidero al punto da sentire un vero male fisico, e ogni suo sguardo, ogni suo respiro, ogni suo movimento riescono solo a farmi impazzire di più.

"Ho bisogno di averti, lo capisci?" le dico tirando lentamente verso il basso le mutandine che ho conquistato con la scalata precedente, sentendola gemere ormai in maniera incontrollata.

Il tempo di metterle una mano sulla bocca e sentiamo delle voci provenire dal basso.

"Ehi, chi c'è là? Andre sei tu?"

Edoardo si è evidentemente ripreso dalla nottata di bagordi precedente. Ne sono sicuramente felice, ma...

"Cazzo!" esclamo cercando di ricompormi alla meglio e aiutando Giulia, sconvolta e frustrata quanto me, a riagganciare qualche bottone della camicetta.

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