Capitolo 37

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"Quanto è grave la faccenda?" mi domanda Edo, seduto di fronte a me a un tavolo della Elk Bakery, trangugiando una fetta di cheesecake alle more.

"Abbastanza – rispondo passandomi stancamente una mano tra i capelli – in pratica abbiamo le mani legate. O accettiamo di far modificare il pezzo e ci accontentiamo di essere pagati per non comparire, oppure rompiamo il contratto..."

"E rompilo allora, cazzo...che problema c'è?" esclama Edo convinto di aver trovato facilmente la soluzione.

"Ci sono solo diecimila mila euro di penale. E la certezza di aver chiuso" replico abbattuto.

"Ma tu i soldi li hai...voglio dire, sono tanti, è vero, ma puoi permettertelo, pur di non dargliela vinta a quegli sciacalli..."

"Ce li ha mio padre, non io. E l'ultima cosa al mondo che vorrei è chiamarlo per chiedergli una cosa del genere..." rispondo sentendomi risalire la colazione nell'esofago al pensiero di alzare il telefono e confessare all'uomo che non ha mai creduto in questa mia passione di non essere stato abbastanza bravo da cavarmela da solo. No, è assolutamente escluso.

"Allora che si fa?" Ribatte Edo tuffandosi sulla panna del mio bagel abbandonato nel piatto, con il solito tono cospiratorio che solitamente precede una qualche enorme cazzata da compiere insieme.

"Non lo so davvero, credimi..."

"Giulia che dice di questa faccenda?"

Esito un attimo.

"Non le ho detto niente, non voglio che si preoccupi per me – rispondo con un sospiro – la devo risolvere da solo"

"Sarà – annuisce dubbioso – ma conoscendola un po' sono sicuro che sarebbe contenta di poterti aiutare, anche solo standoti accanto, e lo sai."

"Infatti è proprio per questo che non la voglio coinvolgere. Sta cominciando proprio adesso l'Accademia, ed è una cosa che sognava da quando era una bambina. Non posso permettere che molli tutto per seguirmi nei miei casini" esclamo esasperato.

Ma possibile che nemmeno Edo capisca? È così difficile comprendere che non voglio tarparle le ali?

"Come vuoi" risponde lui alzando le spalle e dedicandosi alle ultime briciole di torta.

"Secondo Mac dovrei aspettare la scadenza dei due anni di contratto che ho firmato e poi tentare di produrre da solo un mio album, e nel frattempo continuare con le serate da dj..."

"Mi sembra una buona idea, a te no?" mi chiede Edo perplesso.

"Il punto è che sono stanco, e non mi diverto più – ammetto con sofferenza – la musica era la mia ancora di salvezza, la mia passione, adesso è diventato un lavoro sgradevole, pieno di insidie e di fregature...non so se ne vale più la pena..." concludo sbuffando per nascondere gli occhi lucidi.

"Andre, da quando ti conosco hai voluto una sola cosa: suonare. Non ci credo che molleresti alla prima difficoltà. Non è da te" ribatte Edo stringendomi la mano con forza.

"Non lo so...è che sono incazzato, e probabilmente non ragiono lucidamente. Ora come ora prenderei il treno e me ne andrei..."

"...a Milano da Giulia. Ma lo vedi che hai bisogno di quella ragazza? Chiamala e dille tutto, Andre, fidati di me!" insiste con un sorriso disarmante.

"Ci penso"

"Promesso?"

"Promesso" sospiro alzandomi.

"E se ci fosse bisogno di un bel virus nei loro server...ho giusto qualche ora libera..." aggiunge Edo con un ghigno prendendo il giacchetto, mentre io scuoto la testa con un sorriso riconoscente.

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