Capitolo 11

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Verona è un piccolo scrigno antico nel cuore del moderno Nord Est, intrisa di storia in ogni ciottolo del centro, produttiva, romantica, misteriosa e bella. Chiunque conosce la bella Verona di Shakespeare, dei concerti estivi all'Arena, delle torri medievali sull'Adige.

Ma per me è semplicemente Casa.

Non la città dove sono nato, ma quella in cui sono diventato uomo, dove ho scoperto la mia passione per la musica, dove ho conosciuto i miei fratelli, non di sangue ma di cuore. Non c'è altro posto nel mondo dove vorrei essere quando devo mettere insieme i cocci, quando ho bisogno di pensare al futuro, quando mi lecco le ferite, quando devo ripartire.

Faccio appena in tempo a mettere piede nel mio appartamento che Edoardo, il mio migliore amico, mi organizza una serata Play e sushi, la nostra preferita. Annaffiamo il tutto con dell'ottima birra ceca presa alla Spiller e ci rilassiamo dandocele di santa ragione con FIFA 17.

"Quasi quasi mi fai pena, Andre, sei arrugginito come un nonnetto – mi provoca Edo al quarto gol di fila – vai a Milano e mi torni spompato, non c'hai più il fisico per certi numeri..."

"Ah, giusto, mi sono mollato con Jessica..." rispondo senza smettere di giocare, cogliendo così la prima esitazione del mio amico e infilandolo con un tiro all'incrocio dei pali.

"Cosa? E me lo dici così? Ma perché?"

"C'è poco da dire, non andava..." ammetto con semplicità.

"Ma era una strafiga e non era nemmeno tanto impegnativa...voglio dire, ci andavi quando ti pareva e poi niente rotture di coglioni...sai quanti di noi sognano una relazione del genere?" esclama sbigottito.

"Comunque ora te lo posso dire: aveva il culo troppo piccolo, e non era nemmeno così simpatica..." aggiunge per sdrammatizzare. O almeno credo.

Ecco perché gli voglio bene. Sa sempre cosa dire per farmi sentire meglio e sono sicuro che se glielo chiedessi mi aiuterebbe anche a seppellire un cadavere, mentendo con disinvoltura persino al Papa, con la sua faccia di bronzo.

"E così le hai guardato il culo, eh?"

"In amicizia, Andre, ovvio..." ride facendomi l'ennesimo gol in rovesciata.

"Ovvio..."

La serata scorre piacevolmente, tra risate e confidenze. Edo mi racconta della sua nuova tipa, una ragazza pugliese che studia lingue orientali, c'è uscito già tre o quattro volte, ma ha dei dubbi.

"Cos'è che non ti convince? Mi sembra una ragazza a posto da quel che dici..."

"Non lo so, è simpatica, è carina, ma non c'è chissà cosa...non capisco in realtà...pensa che l'ultima volta lei mi ha invitato a salire a casa sua, e le ho detto di no...capisci? Io!" racconta sgomento.

"Cavolo, è grave allora la faccenda...l'ultima volta che hai detto di no a una scopata sicura era...no, aspetta, tu non hai mai detto no..." Lo prendo in giro.

"Smettila coglione, guarda che io sono preoccupato sul serio...non è da me..."

"Forse la vuoi rispettare perché sai che vale di più di una da una botta e via...oppure..."

"Oppure?" mi fa eco ansioso.

"...oppure hai dei ripensamenti sui tuoi gusti sessuali...nel caso dimmelo che mi metto al sicuro.." butto là e poi comincio a ridere a pieni polmoni, schivando per un pelo la cerniera di un cuscino che mi scaglia addosso con tutta la sua forza.

"Cretino...non saresti comunque il mio tipo, mi piacciono più maschi, non mezze seghe che prendono diciotto gol in una partita..."

"Eh...dicono tutti così, poi..."

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