Capitolo 38

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AVVERTENZA: solita cosa...se c'è qualcuno sensibile...bla bla bla...comunque la scena è funzionale e importante, quindi consiglio di non saltarla. Stavolta la segnalo con degli asterischi. Buona lettura.

"Che bastardi!" mugugna Giulia per la settantesima volta, camminando avanti e indietro per la stanza, mentre io la osservo sdraiato sul letto, avvolto nel piumone. Da quando le ho spiegato la situazione con la DIM non ha perso tempo e s'è messa a cercare ovunque una possibile via d'uscita, leggendo pagine internet, chiedendo consulenze on line, telefonando ad avvocati amici di famiglia, ma niente. Il contratto è pienamente valido, e io sono pienamente fregato.

Nel frattempo, per gradire, m'è tornata la febbre.

"Che bastardi!" ripete chiudendo il portatile e buttandosi sul letto accanto a me.

"Lascia perdere, bimba, hai fatto quello che potevi, ora ho bisogno solo di rimettermi in sesto e poi vedrò che fare..." la rassicuro cercandole le mani calde e portandomele sul viso.

"Non è giusto che tu debba rassegnarti a vedere il tuo lavoro usato come fosse un pezzo di carne da far sbranare al cane più grosso..." risponde imbronciata.

Scoppio a ridere.

"Che metafora interessante, non avevo mai pensato alla mia musica come a una fiorentina al sangue, né a me come un barboncino contro un pitbull..."

"Era per dire... – si giustifica lei mordendosi il labbro – non intendevo dire che sei un barboncino...anzi, io ti vedo più come un Labrador, o a un bulldog pieno di pieghe morbide...ma rendeva meglio l'idea..."

"Mi associ spesso alle razze canine?" le domando continuando a ridere sconvolto.

"Io sì, sempre, tu no?" mi risponde stupita infilandosi sotto il piumone con me.

"Le persone normali credo non lo facciano, Giulia" le spiego con un sorriso divertito.

"Non sanno che si perdono..."

"Immagino tu abbia ragione, come sempre" mi arrendo dandole un bacio sulla fronte, finalmente più rilassato.

"Non arrenderti, Andre, non farlo – mi sussurra guardandomi negli occhi – tu meriti di farcela, hai lavorato duro, hai passione, hai talento..."

"E sono stato anche avido e imprudente...ognuno raccoglie ciò che semina, purtroppo...e poi il mondo della musica è per gli squali, gli avvoltoi, le iene, non per i cani morbidi di piccola taglia" aggiungo con un sorriso amaro.

"Non lo accetto! – esclama Giulia sollevandosi a sedere sul letto – dobbiamo trovare un modo per svincolarti, a costo di fare una colletta..."

"Non dire cavolate, non potrei mai accettare i tuoi soldi né quelli di nessun altro per sistemare un mio errore... – le rispondo deciso – piuttosto rinuncio al disco e ricomincio le serate, almeno non dovrò più preoccuparmi di coprirmi le spalle".

Giulia si lascia scivolare nuovamente sotto la coperta, con un'espressione delusa e afflitta che mi fa venire immediatamente voglia di baciarla dappertutto.

"Andre?"

"Sì, mio piccolo Jack Russel..." le sorrido accarezzandole i capelli.

"Io non ti mollo, capito?" mormora con gli occhi lucidi avvicinando la testa alla mia, mentre io l'afferro per la vita per stringerla forte.

"Vorrei anche vedere! – le rispondo sorridendo – ho scelto il Jack Russel proprio per la sua fedeltà, che credi..." e la bacio dolcemente.

Rimaniamo abbracciati al caldo riparo del piumone, coccolandoci finché non scivoliamo nel sonno, anche se è solo primo pomeriggio.

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