Capitolo 42

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Dopo il nostro primo e ultimo tentativo di improvvisarci video maker, dopo aver quasi sfiorato la rissa con il viscido zio di Edoardo che, ingrifato e alticcio, ha tentato di inserirsi nel videoclip e non solo per far pubblicità al suo inquietante faccione, dopo aver appreso di aver perduto tutto il girato, o meglio, di non aver alcun girato utilizzabile, tutte le nostre speranze si sono quindi riversate su Michele e la sua provvidenziale GoPro, portata sul set quasi per caso.

Secondo Mac c'è del materiale interessante, ma non mi interessa nemmeno visionarlo, lo affido nelle sue mani come un pacco scottante perché lo porti a chi è veramente del mestiere, sperando possa ricavarne qualcosa che non ci faccia vergognare di noi da qui all'eternità.

Pur di liberarmi del contratto capestro con la DIM sarei disposto più o meno a tutto, anche a mettermi in ridicolo, ma non avevo ancora considerato il fatto che chi si è esposto per me sono soprattutto Edo e le ragazze. Sono le loro facce e le loro chiappe a essere state filmate nel videoclip più brutto dai tempi del debutto nella musica del mitico David Hasselhoff, in cui lui volava sopra i boschi con due bassotti.

Passata quindi la botta di ottimismo suscitata dalle parole di Mac sul trash che diventa cult, mi rendo conto di quanto abbia esposto le persone che più sono importanti per me, oltre alla mia stessa reputazione.

Sono sempre in tempo per ritirarmi dalla competizione, qualora pensassi di aver fatto il passo più lungo della gamba. Il punto è: saprei poi rassegnarmi a non avere scelta?

Ad ogni modo richiamo Mac e gli chiedo due cose fondamentali: non voglio che siano visibili i volti delle ragazze e di Edoardo, a costo di far incollare da Bartolomucci delle emoticon sulle loro facce ogni volta che sono inquadrati, e firmerò il pezzo con uno pseudonimo.

Così, se andrà male, come temo, non avrò il nome rovinato a vita e Giulia, Ilaria e Alice potranno continuare a camminare per strada senza commenti inopportuni da chi avesse avuto il pelo sullo stomaco di vedere il nostro capolavoro.

Intanto nel mio appartamento le ragazze hanno monopolizzato il bagno per lavarsi via di dosso polvere, sapone stantio e vergogna, mentre Michele sta diligentemente sistemando le cose di Ilaria nella borsa e Edoardo si beve una birra aspettando il suo turno per la doccia.

Mi avvicino e lo guardo incuriosito. Ha un segno rosso su uno zigomo e diversi graffi sul bicipite.

"Cazzo, sembra che tu abbia fatto a botte con un grizzly..." esclamo sconvolto dai segni della lotta surreale di poco prima.

"E' così infatti – mi risponde pacatamente – quella è una belva" aggiunge con un sorriso enigmatico.

"Ma quindi, state insieme o cosa?" domando confuso.

"Ma va, figurati...mica voglio morire..."

"Ma quel bacio...?" esclamo abbassando la voce il più possibile per non farmi sentire da Michele.

"Quale bacio?" mi risponde Edo perplesso, guardandomi come se fossi pazzo.

"Come quale bacio? Quella roba che ho visto mentre cominciava a piovere cos'era?" inorridisco.

"Tattica di sopravvivenza? Sai quando accarezzi l'orso per non farti portare via la faccia da una zampata...." Mi spiega come se fossi un rimbambito.

"Quindi non significa niente per te?" chiedo sconvolto

Edo non mi risponde perché troppo impegnato a guardare l'uscita dal bagno di Alice, avvolta in un accappatoio nero, completamente struccata e coi capelli bagnati. Dimostra almeno cinque anni meno vista così, e le si vedono le lentiggini, spruzzate qua e la sulle guance e sul naso, che di solito copre con uno spesso strato di fondotinta.

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