Capitolo 78

405 17 15
                                    

La scena che ci si presenta al'arrivo al molo di Maddalusa è decisamente surreale.

Sembra il set abbandonato di un qualche film sulla Sicilia degli anni venti, con fili di lucine aggrovigliati a ogni palo, albero, scala, terrazzo e piccole lanterne con candele vere ad adornare le facciate delle case che guardano il lungomare. Vicino alle rimesse più antiche del paese è allestito un piccolo palco per le autorità, con tanto di tappeto rosso e enormi ceste di agrumi. Il tocco di modernità è dato dagli enormi amplificatori ai lati della tribuna e dai microfoni di ultima generazione davanti ai quali, a quanto ci ha raccontato la Pina, si esibirà il coro delle voci bianche con l'Allelujah.

Da una parte infine, allineate in maniera perfetta e ricoperte ognuna con un diverso drappo di lino ricamato a mano, ecco le terribili sedie di vimini che domani altri poveri disgraziati come me dovranno issarsi sulle spalle complete di fidanzata. Sono addossate al muro di una rimessa, sotto la tettoia, forse per proteggerle da eventuali acquazzoni notturni, ma da quanto possiamo vedere noi, la notte è limpida e domani si prospetta una giornata assolata e molto calda. Per la gioia dei fidanzati facchini....

Edo nella concitazione mi ha detto di trovarsi proprio qui, ma per quanto io e Giulia proviamo a guardare non riusciamo a individuare anima viva. Del resto sono quasi le tre di mattina.

"Prova a richiamare Edoardo. Il cellulare di Alice adesso risulta spento..." mi sussurra Giulia angosciata, come se avesse paura che qualcuno possa sentirla, anche se probabilmente tutti dormono da ore, in attesa del gran giorno.

Faccio partire una nuova chiamata e trattengo il fiato, sperando che almeno il mio amico sia reperibile.

"Andrea, grazie a dio...dove sei?" sento la sua voce dall'altro capo del telefono, abbastanza agitata.

"Io sono qui dove mi hai detto, voi dove accidenti siete?"

"Nella rimessa vicino al palco, quella con l'insegna rossa e la scritta 'Fiscina'..."

"Siamo esattamente davanti all'ingresso...ma non vi vedo..." rispondo confuso, continuando a guardarmi attorno sempre più nervoso.

"...ecco, beh...noi siamo dentro..."

"Dentro cosa?"

"Dentro il capannone, Andre..."

"Ma è chiuso dall'esterno con un catenaccio...che cavolo...vi hanno chiuso dentro?" e mentre lo dico non riesco a credere a quanto suoni orribile anche solo la possibilità che quei due disgraziati, oltre ad aver danneggiato una statua di quel valore, siano rimasti bloccati sul luogo del delitto senza possibilità di dileguarsi nella notte prima che l'intera cittadinanza li insegua con un forcone.

Giulia accanto a me non sente cosa ci stiamo dicendo, ma capisce dalla mia espressione allarmata che la situazione è peggiore del previsto.

"C'è una finestrella in alto sulla destra, la vedi? Dovrebbe essere aperta..." continua Edo in modo concitato.

"E che devo farci, mica so volare! - gli rispondo esasperato, guardandomi intorno in cerca di qualche illuminazione - sarebbe più semplice se avessi un paio di tenaglie per tranciare la catena e farvi uscire. Se mi avessi spiegato meglio magari le avrei recuperate a casa di mio padre..."

"Guarda se trovi una scala da qualche parte...potete salire con quella e poi passarla a noi all'interno..." insiste Edo, mentre in sottofondo sento la voce di Alice che strilla di aver visto qualcosa muoversi.

"Saranno solo dei topi...stai tranquilla..." lo sento risponderle, facendola andare completamente nel pallone.

"Ok, state tranquilli, adesso troviamo una soluzione, va bene?" provo a dire, imprecando mentalmente per la situazione assurda in cui ci hanno coinvolti. Poi, rassegnato, comincio a valutare le possibilità che abbiamo.

Tu saiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora