Capitolo 68

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"A che ora hai detto che arrivano Alice e tua madre?" le chiedo mentre l'aiuto a salire le scale portandola sulle spalle, nonostante le sue proteste.

"Andre, ti ho detto che posso camminare, dai...- si lagna lei, anche se mi tiene le braccia strette intorno al collo rischiando di soffocarmi ad ogni passo – comunque Alice mi ha detto che prendevano il volo delle 16:45 da Fiumicino, solo che era preoccupata per uno sciopero dei controllori, non ho ben capito, ma pare che alcuni voli siano a rischio cancellazione..."

"Beh, nel caso devi dire loro di non stare a impazzire e starsene tranquille a Roma, tanto massimo sabato noi dobbiamo tornare su, in un modo o nell'altro..." la rassicuro facendo un rapido calcolo.

"Quando hai quel party a Milano?" mi chiede lei poggiando i piedi a terra, e prendendomi la mano per uscire sulla terrazza.

"Domenica...non riesco ancora a crederci..." mormoro con il fiatone e il cuore che galoppa sia per la fatica che per l'emozione.

"Io invece ero sicurissima che ce l'avremmo fatta...quel pezzo è incredibilmente bello...e il video è ..."

"...incredibilmente trash?" Sorrido baciandola tra i capelli e respirando l'aria tiepida e profumata intorno a noi.

"Beh, anche, perché no?....ma è soprattutto dissacrante, innovativo, divertente, intelligente..."

"E tu mi ami tantissimo, è chiaro" scoppio a ridere, abbracciandomela tutta.

Adesso che siamo insieme persino il panorama dalla cima del faro sembra diverso, come se il quadro finalmente fosse completo. Il sole di mezzogiorno è davvero piacevole sulla pelle, nonostante la continua brezza che sale dal mare, e la vista che si apre sulla piccola baia sottostante è proprio da cartolina. Si vedono alcuni sparuti pescherecci, ancora malconci, tra i quali scorgo il Rigalu ri Mari di Turi, e qualche barca a vela che sosta pigramente prima di riprendere il largo, cullata dalle onde morbide che niente hanno a che vedere con la furia inaspettata e devastante di ieri.

C'è una tale pace che mi viene spontaneo stare in silenzio, dopo essermi seduto su una vecchia sdraio di legno, con Giulia appoggiata sul mio petto come una bambina e una coperta leggera a coprirci.

"Possiamo restare così per sempre?" mormora lei, evidentemente crogiolandosi nello stesso tipo di riflessione, mentre io riesco solo ad annuire, e ad accarezzarle dolcemente la schiena.

Quando dopo un tempo indefinito, e dopo essermi liberato di ogni pensiero per non inquinare in nessun modo quella quiete perfetta, mi sento finalmente in pace con me stesso, le parole mi escono dalle labbra spontaneamente, senza alcun filtro.

"Vorrei riuscire a chiarire con mio padre, credo che entrambi siamo pronti per farlo da uomini" dico semplicemente, mentre Giulia si solleva quel che basta per guardarmi negli occhi e sorridermi.

"Non sai da quanto speravo di sentirtelo dire, amore mio...." Annuisce con dolcezza.

"Penso di aver capito dove sbagliavo nel parlare con lui...– spiego prima di tutto a me stesso – mio padre mi accusava di essere superficiale e incostante e io mi arrabbiavo come una furia, mi sentivo ferito, ma la verità è che aveva ragione in un certo senso, non su tutto, certo, ma nella sostanza sì...ero solo un ragazzino...e pensavo di avere tutto il tempo del mondo come uno stupido..." ammetto a fatica.

"No, questo non te lo concedo, tu non sei per niente stupido, Andrea, e non sei un immaturo, anzi, sei la persona più profonda e sensibile che io conosca..." mi difende Giulia, accarezzandomi il profilo e stampandomi spontaneamente un bacio sulla bocca.

Io invece mi mordo le labbra per non permettere all'emozione di incrinarmi la voce, ma il modo in cui mi vedo attraverso i suoi occhi mi lascia sempre senza parole. Ed è per questo che oggi forse sono pronto per affrontare mio padre, senza mettere altri inutili muri di orgoglio. Perché con lei io sono cambiato davvero e me ne rendo conto ogni giorno di più.

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