Capitolo 43

1K 34 19
                                    

Apro gli occhi che è ancora buio, Giulia mi respira vicino, tenendo una mano sul mio petto e la testa tra i due cuscini, con i capelli scompigliati sparsi ovunque, persino vicino alla mia bocca.

Amo guardarla dormire, è così calma e rilassata da non assomigliare nemmeno un po' alla furia bruna che mette i piedi giù dal letto ogni mattina, e mi sembra di poterla proteggere, o dominare.

In effetti non so quale dei due istinti prevale in me.

Di certo so che da sveglia è lei a dirigere la mia vita in un modo che a volte mi spaventa. Riesce a farmi ridere, piangere, preoccupare, sognare. Mentre io sento di non esserne in grado. Non completamente, almeno.

Lei è così tante cose insieme, a volte mi confonde, a volte mi rassicura, mentre tutto intorno a me sta cambiando colore e significato, mentre amo quello che odiavo e odio quello che prima per me era tutto. E io perso in quegli occhi che adesso riposano.

Sospiro e bacio una sua ciocca scura, dopo essermela portata alle labbra. Sa di balsamo, di pulito, di amore. Sa di lei. E il suo odore mi fa venire voglia di assaggiare di nuovo il sapore dolce e salato della sua pelle, di sentirne la morbidezza sotto le dita, di provarla con i denti, di saziarmene fino a non sentirne più il bisogno. Ma non ho ancora raggiunto il mio limite, o forse non esiste un limite alla voglia che ho di lei.

Mi muovo leggermente, spostandomi sul fianco sinistro per poterla guardare meglio, e sorrido della sua bocca imbronciata. Chissà cosa starà sognando e se io sono lì con lei, a proteggerla almeno nei sogni. L'accarezzo delicatamente sui capelli, mentre i fari di un auto che passa silenziosa nella notte balenano per un attimo attraverso le persiane, illuminando la stanza.

La sento mugolare nel sonno e mi chino su di lei baciandola per rassicurarla.

Persino nella penombra riesco a percepire la sua bellezza, la curva delle labbra piene, il naso perfetto, le orecchie piccole come quelle di una bambina, le ciglia lunghe e scure a proteggere il suo tesoro più prezioso, quegli occhi che mi hanno stregato dal primo momento che me li ha piantati addosso.

Continuo ad accarezzarla, scendendo sulla schiena nuda, cercando di essere delicato e non svegliarla. Ma la sua pelle reagisce al contatto con la mia mano, vibrando e contraendosi come se fosse colpita da uno spiffero gelato. Risponde inconsciamente al mio richiamo, all'attrazione chimica delle nostre molecole. Come ogni volta che ci avviciniamo al punto da non poterci allontanare se non dopo esserci abbandonati l'uno nell'altra. Così decido di sistemare meglio le coperte tirandole su fino a coprirle le spalle, per poi accucciarmi sotto con lei, e condividerne il calore. E' un conforto a cui non ero abituato e di cui adesso non so più fare a meno.

La mia vita è a un bivio, e i prossimi giorni saranno decisivi per capire se potrò vivere di musica a lungo, o se dovrò cambiare prospettiva e abituarmi a riporre i sogni nel cassetto, magari per aprire altre porte e, chissà, essere felice comunque. Ma entrambe le possibilità non fanno poi così paura, perché so di poter contare su tutto questo, su lei e su me, che insieme abbiamo dimostrato di essere una forza.

Ascolto il silenzio rotto solo dai nostri respiri e mi sento invincibile, come se tutto ciò che mi ha portato qui fosse semplicemente necessario per raggiungere qualcosa di più grande, di inevitabile, di finalmente mio. Come questa donna che dorme al mio fianco con le sue mani calde ad ancorarmi alla terra, alla vita che voglio, a tutti quei desideri inespressi che adesso so di poter meritare.

"Ehi...sei sveglio..." mormora con un sorriso aprendo gli occhi e prendendomi le mani per farsi abbracciare di nuovo.

"Ti ho svegliata, perdonami..."

"Fallo ogni volta che vuoi..." mi risponde ancora assopita, intrecciando le sue dita con le mie, allacciata alle mie braccia che la stringono dolcemente da dietro.

Tu saiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora