"Ripetimi un attimo perché dobbiamo arrampicarci quassù...." Sbuffa Giulia con il fiatone, mentre ci inerpichiamo lungo uno stretto sentiero da capre che passa dietro la scogliera di argilla candida.
"Non lagnarti e cammina – la rimprovero con un ghigno sadico – hai vent'anni, sei nel pieno delle forze, cosa vuoi che siano quattro passi..."
"Quattro passi? Ma se stiamo camminando da un'ora! È questa la tua idea di divertimento alternativo?"
"Coraggio, vedrai che all'arrivo ne sarà valsa la pena..." la blandisco come farebbe un montanaro con un mulo riottoso, ridendo sotto i baffi delle sue imprecazioni a denti stretti.
Giulia si ferma un attimo per guardarsi indietro. Il mare è visibile in fondo alla gola da cui ci siamo incamminati. Abbiamo percorso un bel tratto di salita, ma ne manca ancora altrettanta. "Potresti almeno prendermi in spalla e aiutarmi nell'ultimo tratto..." miagola improvvisamente docile, cercando di impietosirmi. Ma io mi sto divertendo troppo per cedere.
"Lo farei anche, ma non posso toccarti nemmeno con un dito oggi, ricordi?"
"Che idea idiota – sbotta dopo aver messo male un piede su una pietra e aver rischiato di rovesciarsi per terra – cosa vuoi dimostrare? Che non sono fatta per le attività all'aria aperta? Grazie tante, lo sapevo anche prima...Se volevi fare qualcosa di diverso andava benissimo anche un cinema..."
È troppo buffa quando si infuria, e ogni minuto che passa senza darle soddisfazione si agita ancora di più.
Continuiamo a camminare in silenzio, con il rumore dei ciottoli di calcare bianco che rotolano sotto le nostre scarpe da tennis e qualche gabbiano che grida abbassandosi pericolosamente lungo la parete. Giulia ormai non ha più fiato nemmeno per brontolare e si limita a fermarsi ogni dieci metri per riprendere ossigeno.
Sposto lo zaino dalle spalle e lo porto in avanti come un marsupio, prima di infilarmi in una strettoia lunga una decina di metri. È il punto più ostico del nostro percorso, soprattutto per la mia ben nota avversione verso gli spazi angusti. Prendo un bel respiro e mi addentro guardando con apprensione le rocce sempre più vicine alla mia testa e avvertendo un inizio di tachicardia.
Giulia, che mi precede di pochi passi, si accorge della mia difficoltà e rallenta leggermente.
"Ma sei sicuro che il sentiero sia questo? Ci sei mai stato prima?" mi domanda perplessa, vedendomi paonazzo in volto, anche se cerco di dissimulare la mia agitazione.
Di certo non posso dirle che è la prima volta anche per me, e che tutto quello che possiedo è una vecchia mappa dei sentieri che ho infilato nella borsa insieme ai viveri e a due maschere con boccaglio per nuotare sott'acqua. Le informazioni me le ha passate il compagno di mia madre, Giuseppe, allertato dal suo entusiasmo incontenibile sulle mie intenzioni. Pare che sia stato il luogo di tanti appuntamenti galanti della sua gioventù, ma ovviamente questo mia madre lo ignora, crede di averlo scoperto per caso in una delle loro prime uscite con la barca e, con tacito accordo tramite pacca sulle spalle tra uomini, abbiamo deciso che è anche l'unica verità che conoscerà mai.
In fondo, che importa? La persona giusta cambia persino il colore del mare, dice lei quando è in vena poetica, ed ho sempre pensato che fosse verissimo.
Così, mentre mia madre intratteneva Giulia con chiacchiere da donne, mostrandole la tenuta e probabilmente l'intero corredo che mette da parte fin da quando sono nato, nonostante mi sia raccomandato di non far trapelare niente che possa farla insospettire, Giuseppe mi ha spiegato per filo e per segno la strada e mi ha dato qualche dritta per trovare quello che è probabilmente il posto più impervio, selvaggio, ma sicuramente più romantico di tutta l'isola.
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Tu sai
FanfictionNel mondo esiste così tanta bellezza e magia da riempire un'intera esistenza. E non importa quanto tu ostinatamente voglia sfuggirle, lei continuerà a incrociare il tuo cammino fino alla tua resa. Fino a quando non ti abbandonerai all'amore. E avrà...