Capitolo 16

1K 32 5
                                    

"Tu sei di Verona, giusto?" Sono le prime parole che mi rivolge Mirko, non appena lei ci presenta.

Vorrei poter dire di trovarlo sgradevole, aggressivo, supponente o qualunque altra cosa mi consenta di guardarlo in cagnesco, come le mie viscere mi comandano di fare dal primo momento che l'ho visto posare le sue mani su Giulia. La verità è che si tratta di un ragazzino di vent'anni, con il sorriso simpatico, il fisico slanciato e magro tipico degli uomini molto giovani che crescono in fretta, e la stretta di mano decisa. Non sembra affatto minaccioso visto da vicino, anche se evita saggiamente di toccare in alcun modo Giulia, adesso che lei ha lasciato la mia mano per fare un video con il cellulare da postare sul suo profilo.

"Sì, sono cresciuto e abito lì, ma sono nato in Sicilia" gli rispondo un po' più rilassato, mentre Ilaria, una simpatica biondina, autodefinitasi la migliore amica di entrambi, lo abbraccia e bacia sulla guancia cantandogli ad alta voce nelle orecchie le strofe della canzone.

Gli altri due ragazzi della compagnia e Alice, una bella mora discretamente appariscente, stanno un po' sulle loro, preferendo osservarmi a distanza.

Li capisco, sono piombato lì in mezzo dal niente, agitandomi e urlando, e non so neppure se siano al corrente di tutto quello che abbiamo condiviso io e lei. Come minimo mi considerano uno strano tipo inquietante, del resto anche io se mi guardassi dal di fuori probabilmente non mi frequenterei.

Sorrido da solo, pensando a tutto quello che mi sta capitando da una settimana a questa parte, a tutti i limiti che ho superato, a tutte le follie che non solo ho potuto immaginare, ma anche inseguire, a tutte le prime volte che ho vissuto. E tutto questo per quella piccola ragazza che balla e canta a occhi chiusi a pochi metri da me, schietta vita che contagia la mia, senza paura, senza freno, senza imbarazzo, forte del suo entusiasmo e della sua limpidezza.

È pazzesco rendersi conto che chi sta imparando dall'altro sono proprio io, nonostante abbia sei anni in più di lei e credessi fino a ieri di essere un uomo risolto.

Giulia si volta e mi sorride, riprendendomi col telefono mentre continua a cantare una canzone di cui non capisco neppure una parola, ipnotizzato come sono a guardarle le labbra, e in un attimo sono già in debito di ossigeno.

Quando la smetterà di farmi sentire così, maledizione?

"Lo so, ha un sorriso assurdo" risponde Mirko avvicinandosi, come se avessi pensato ad alta voce. Mi irrigidisco leggermente, preso alla sprovvista.

"Sì...è così" ribatto conciso. Ed eccoli di nuovo i crampi allo stomaco e quella irrazionale sensazione di pericolo che avevo cercato di mettere a tacere..

Rivolgo di nuovo la mia attenzione al ragazzo, che ora sorride pacifico e butta giù un sorso di acqua prima di passare di nuovo la bottiglietta a Giulia.

"Vi conoscete da molto?" gli chiedo evidentemente infastidito.

"Oh sì, siamo cresciuti insieme... – si affretta a rispondere – hai presente la ragazza della porta accanto, che vive praticamente da te, con cui fai tutte le esperienze importanti dell'adolescenza? Ecco, noi siamo così, un po' Dawson e Joey ..." aggiunge quello stronzo con una sottile soddisfazione che non posso fare a meno di cogliere.

"Capisco..." abbozzo, fingendo un improvviso interesse per un enorme pallone gonfiabile che rotola sulla platea sotto di noi e che sospinto da centinaia di mani sta raggiungendo il palco.

In realtà non vedo né sento niente, tranne l'enorme nervosismo che le parole di Mirko mi hanno messo dentro.

Nella mia testa c'è l'immagine di una Giulia ragazzina che rimane a dormire a casa di lui, avvolti nella stessa coperta dopo aver visto un film di Spielberg, ci sono loro due che si confidano tutto, e che inevitabilmente rimangono invischiati nelle prime attrazioni. Lui che le allontana i capelli dal viso, come ho fatto io poco fa, che la prende per la vita e la fa sedere su di sé, mentre lei ride felice.

Tu saiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora