Capitolo 67

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"E così tu saresti una delle vergini? Ma davvero? - la prendo in giro non appena restiamo soli, cingendole la vita con le braccia e tirandola verso di me, circondati ovunque da coroncine di fiori e ceste ancora da addobbare. - non mi pareva l'ultima volta che ho controllato..." aggiungo con un sogghigno.

Giulia fa un'espressione vaga, ma le scappa da ridere.

"Vedila in senso figurato, come purezza d'animo, di cuore...una roba morale, più che materiale..." mi risponde sbattendo le ciglia e mostrando le sue irresistibili fossette nelle guance.

"Beh, in senso figurato mica tanto....sarò io a caricarmi sulle spalle cinquanta chili di adorabile  vergine per un tratto di strada - ribatto con un sospiro rassegnato - a proposito, quanto è lunga questa processione?"

"Non ne ho idea, ma credo che attraversi tutto il centro storico...sarà appena un chilometro o due..."

"Un chilometro o due??? Ma stiamo scherzando? No, no e poi no! Io mi rifiuto categoricamente di sottopormi ad una simile barbarie!" sbotto sdegnato, mentre lei mi accarezza la schiena e appoggia la testa sulla mia spalla, in modo sornione.

"Non lo vorresti fare per me? In fondo abbiamo tutti e due qualcosa per cui ringraziare il Santo, non credi?" mi sussurra all'orecchio, nel modo meno casto che si possa immaginare di associare ad una simile motivazione religiosa.

"Giulia...non sono nemmeno credente in senso stretto, lo sai..." le rispondo sentendomi comunque blasfemo per i pensieri impuri che mi sono traghettati nella mente negli ultimi cinque secondi, e che comprendono cose che le farei direttamente lì tra le coroncine di fiori, cose per le quali la signora Pina stabilirebbe almeno tre giorni di digiuno riparatore, se solo ne avesse il sentore.

"Il parroco ha detto più volte che sarebbe una gioia per tutta la cittadinanza, che siamo visti come la realizzazione di un miracolo in carne e ossa...un simbolo, insomma..."

"Questo lo immagino e so che dobbiamo tantissimo a questa gente, ma....ecco...non potreste camminare normalmente, che bisogno c'è di quella stramaledetta sedia?" aggiungo con un'espressione così depressa da spingere Giulia ad accarezzarmi e baciarmi il viso come un bambino.

"Povero amore mio, ti ripagherò con generosità per questo, lo prometto..." mormora lei facendo le fusa con le mani tra i miei capelli, mentre io mi limito ad annuire.

Anche io ho i miei trucchi, ma sospetto che lei ne sia pienamente consapevole e finga soltanto di stare al gioco.

Poco male. Io adoro essere coccolato e me ne approfitto ogni volta che posso.

Adesso che la guardo con attenzione noto che ha finalmente fatto un bagno rigenerante, i suoi capelli sono di nuovo morbidi e profumati, la pelle del viso è rosea, gli occhi sono luminosi e intensi come sempre.

"Stai decisamente meglio - le dico inclinando appena la testa per evitare un raggio di sole che filtra dalle imposte socchiuse - il dottore è passato?"

"Sì, è andato via poco prima che tu arrivassi. E' una persona squisita, davvero"

"Che ti ha detto? Sono sempre necessari gli accertamenti all'ospedale? Tra quanto possiamo andare?" le domando con una certa ansia.

Giulia sospira e si lascia cadere all'indietro sui cuscini.

"Ha detto che devo fare le cose con calma, che non devo avere fretta. - sbuffa - ha praticamente escluso la polmonite..."

"E questa è una notizia fantastica, o no? - la interrompo senza capire il motivo del suo sguardo a lutto - cosa c'è che non va?"

"Il punto è che secondo il dottore lo stress respiratorio è stato intenso e ha paura che uno sforzo prematuro possa provocarmi di nuovo gli spasmi..." ammette lei abbassando lo sguardo.

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