Capitolo 59

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Alla fine mi lascio commuovere dal suo musetto e me la carico in spalla per tutto l'ultimo tratto di discesa, rischiando un paio di volte di finire disteso a terra e di terminare il sentiero con una scivolata memorabile. Non le dico che le costole mi fanno ancora discretamente male, anche se adesso almeno riesco a respirare  senza pensare ogni volta di chiamare un eli-soccorso.

Giulia si è rilassata solo verso la fine del percorso tra corbezzoli e ginestre in fiore, con il rumore del mare sempre più vicino. È curiosa come sempre e io sono più che felice di rispondere alle sue domande, pur di tenermela ancora avvinghiata come un koala e sentire il suo calore su di me.

"Cos'è questo profumo?"

"Credo sia il rosmarino selvatico, qui intorno ci sono alcuni cespugli grandi come alberi. È uno dei prodotto tipici della zona"

"E quei fiori gialli laggiù? Sono della ginestra, vero? Posso prenderne uno?"

"Agli ordini, principessa" le rispondo rassegnato ma felice, avvicinandomi alla pianta per far sì che Giulia afferri un fiore e se lo metta tra i capelli.

"Nient'altro?" le domando divertito.

Lei mi stringe più forte e mi riempie di baci sul collo, facendomi sbandare leggermente.

"Nient'altro che si possa fare in questo momento...ma grazie del pensiero" mi risponde maliziosa solleticandomi con i capelli sciolti.

Finalmente raggiungiamo la seconda tappa del nostro viaggio. Dopo la meraviglia mozzafiato del panorama dalla cima della Scala dei Turchi, ecco un'insenatura sufficientemente riparata e poco accessibile alla massa, in tutta la sua bellezza selvaggia.

"Questa spiaggia si chiama dò vientu, del vento, perché all'alba e al tramonto qui ci si incanalano le correnti di aria calda dell'entroterra e creano dei mulinelli spettacolari con la sabbia..." le spiego facendola scendere dalle mie spalle e appoggiare sulla sottile striscia di finissima sabbia bianca che lambisce la scogliera dalla quale siamo appena arrivati.

Giulia si toglie immediatamente le scarpe per infilare i piedi nell'acqua trasparente a pochi metri da noi. È felice come una bambina alle giostre e a guardarla mi sembra di poterne restare abbagliato. E non si tratta solo del riverbero del sole di mezzogiorno sulla scogliera candida, è proprio lei che possiede un'aura luminosa tutta sua, mentre si schizza con l'acqua salata e strilla perché ovviamente è freddissima.

"E' gelata! Vieni a sentire, Andre!"

"Ti credo sulla parola, tesoro, però al momento preferisco tenere i piedi al caldo..." le rispondo guardandomi intorno per avvistare quello che cerco.

Ed infatti, proprio dove mi aveva detto Giuseppe, scorgo un piccolo casotto di legno con parcheggiati due piccoli gommoni a motore, muniti di tettoia per il sole e di uno sgargiante color aragosta.

Perfetto.

Lascio momentaneamente Giulia al suo divertimento e mi avvio verso l'uomo panciuto e rilassato che sta seduto su una sdraio proprio davanti alla capanna.

"Buongiorno, devo chiedere a lei per noleggiare uno di quelli?" chiedo educatamente all'uomo dalla pelle talmente cotta dal sole da sembrare cuoio schiantato.

"Mi scusi? Mi ha sentito? Vorrei noleggiare un gommone a motore...".

Niente, quello continua a guardare davanti a sé come se non avessi emesso un suono. Mi avvicino infastidito per tanta maleducazione e ripeto la richiesta senza tuttavia ottenere alcuna considerazione. Rimango un attimo interdetto, combattuto se sentirmi offeso o preoccuparmi che il tipo sia morto con gli occhi aperti, quando Giulia mi raggiunge dal mare e improvvisamente l'uomo si volta e ci sorride affabilmente.

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