Capitolo 76

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Il ristorante scelto da mio padre in realtà è la piazza principale del piccolo borgo di Alessandria della Rocca, un paesino collinare di duemila anime costruito intorno al santuario della Madonna della Rocca, patrona del paese, da cui ha preso il nome.

Decorata con ghirlande di luci come ad una festa patronale, la piazza, a forma esagonale, è addossata da un lato al campanile del convento dei Carmelitani, da poco restaurato, e dall'altra apre alla vista della valle sottostante, dove si annidano piccoli agglomerati di case coloniche e ville lussuose di turisti stranieri che si godono l'aria di mare che sale dalla baia.

In mezzo, appoggiati sul porfido rosato, tanti tavolini apparecchiati con tovaglie di pizzo, piatti colorati e bicchieri di vetro dalle forme bizzarre, in un mix tra passato e futuro che ridefinisce il concetto di bellezza.

"Maurizio, sono senza parole, questo posto è un incanto!" esclama Giulia, avvolta in un maglione prestatole da mio padre, che saggiamente ci ha preparati al clima più fresco delle alture.

"Giulia ha ragione, papà...è un vero spettacolo..." aggiungo scostandole la sedia, mentre si avvicina una cameriera per prendere le ordinazioni.

"Sapete, questo è uno dei borghi più antichi della provincia, ed è bello vedere che ogni tanto qua in Sicilia si fa qualcosa di mirato per valorizzare le cose belle che abbiamo - risponde mio padre con uno sguardo serio - ma si può e si deve fare di più..." conclude, prima di prendere in mano il menù e in un istante ordinare per tutti e tre.

Ecco, ora un po' lo riconosco, direttivo, sicuro e abituato a decidere ogni aspetto della vita di chi lo circonda. Ma stavolta lo perdoniamo, perché le capesante gratinate al marsala, con pesto di arance e timo, sono la cosa più paradisiaca che abbia mai assaggiato. Il tutto annaffiato da un passito di Pantelleria che va giù senza neppure accorgersene.

"Quando saprete il risultato del concorso?" mi chiede sinceramente interessato

"Presto, anche troppo..." rispondo senza pensarci.

"Hai paura?"

"Da morire, papà"

"Che succede se non dovessi vincere? Pensi di abbandonare la musica?" mi pungola, forte del fatto che il vino sta facendo il suo effetto e ho sempre meno filtri.

"Quello mai, fosse anche solo per me stesso...piuttosto torno a fare serate come dj...non lo so..."

Giulia ascolta entrambi e sorride prendendomi la mano. Con gli occhi mi dice che va tutto bene, che siamo forti insieme, che non ho niente da temere. Lo sento, come sempre, e le sorrido riconoscente, con la bocca un po' intorpidita dall'alcool e il cuore gonfio di tante emozioni differenti.

"E tu Giulia, qual è il tuo sogno? Andrea mi ha detto che frequenti l'Accademia di moda..."

"Sì, vorrei diventare una stilista e un giorno creare un mio brand - risponde aggraziata ma sicura di sé - so che la strada è ancora lunga, ma sono abbastanza giovane da pensare di avere ancora tutto il tempo del mondo!".

Mio padre scoppia a ridere, mentre io lo guardo sbigottito, senza capire. Non penso voglia offenderla o sminuire le sue parole, ma la sua risata mi sembra inopportuna in questo momento. Giulia però appare tranquilla come sempre, mentre finisce le verdure del suo piatto come niente fosse.

"Andrea, questa ragazza ti è stata mandata da qualche entità superiore per insegnarti un po' di sfrontatezza...- mi spiega riprendendo fiato - e ne avevi proprio bisogno!"

"Non capisco...di cosa avrei bisogno?"

"Di crederci Andrea, di crederci talmente forte da far avverare i tuoi sogni...Non possono esistere i "forse", i "magari", i "non lo so" se vuoi davvero realizzare qualcosa di grande...ci vuole un po' d'incoscienza e di sano ottimismo!"

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