Il viaggio dura un'ora più del previsto, perché a pochi chilometri dalla stazione di Porta Nuova la locomotiva ha rallentato fino a fermarsi del tutto, in piena campagna. Dopo qualche decina di minuti gli altri passeggeri hanno cominciato ad agitarsi, e persino il mio compagno di viaggio, l'enorme peruviano che sembrava immerso nella maledizione del sonno di Biancaneve, ha dato segni di nervosismo, muovendo l'enorme mole sul sedile e dandosi pacche sulle gambe con le gigantesche manone.
Io mi sono appisolato, stravolto dal carico di troppe ore di tensione e dal dolore sempre più pulsante al costato e alla faccia. Ho l'impressione che l'occhio si sia ulteriormente gonfiato, perché adesso è del tutto chiuso, facendomi perdere la visione tridimensionale e il senso delle distanze.
Poco prima che il treno riprenda la sua corsa intravedo da lontano la sagoma inconfondibile del controllore e mi rannicchio nel sedile come un riccio, sparendo quasi del tutto dietro al braccio sinistro del gigante.
Non ne vai mai dritta una, cazzo.
Mi copro con il giacchetto e fingo di dormire profondamente, anche se so già che sarà inutile, quando d'un tratto sento una specie di terremoto alla mia sinistra che a momenti mi rovescia come un sacchetto contro il vetro. L'omone si è alzato e sta andato dritto verso il controllore con un'andatura inaspettatamente agile, sbraitando qualcosa in uno spagnolo intorbidito da inflessioni sudamericane che lo fanno sembrare la guardia del corpo di un qualche narcotrafficante.
Il controllore cerca di mantenere la posizione, ma è investito dalle proteste anche degli altri passeggeri che, stanchi dell'attesa, rumoreggiano per avere informazioni, e alla fine, vista la situazione incandescente, decide di indietreggiare e uscire dallo scompartimento.
Incredibile. Tiro un sospiro di sollievo.
Il mio compagno di viaggio torna a sedersi compiaciuto, non prima di avermi rivolto, con mio enorme stupore, un eloquente occhiolino.
Come cavolo faceva a sapere che non avevo il biglietto?
Domanda inutile, in effetti. Basta guardarmi in faccia, messo come sono, senza bagaglio, con l'aspetto di chi è appena sfuggito a un pestaggio, salito al volo come un clandestino.
Annuisco riconoscente, mentre il gigante si accomoda con qualche difficoltà, incastrando di nuovo il suo sedere che straborda da sotto il poggia braccio, occupando parte del mio sedile.
Ancora lunghissimi minuti di immobilità, infine il treno riparte, con qualche brusco scossone, per poi infilarsi docilmente tre le banchine della stazione di Torino, affollate di persone in attesa.
In mezzo a quel caos rumoroso e distratto è facile per me passare quasi inosservato, ma decido che forse è arrivato il momento di comprarmi un paio di occhiali da sole per nascondere almeno i segni peggiori.
Mi avvicino alla bancarella improvvisata di un senegalese, che vende, tra le altre cose, oscene riproduzioni di borse di Gucci e Prada. Vedo un paio di occhiali fumé di Calvin Klein che fanno al caso mio e me li provo al volo, decidendo che mi piacciono talmente tanto da non toglierli nemmeno per pagare il furto di trenta euro per quell'insieme di plasticaccia, sotto lo sguardo soddisfatto del venditore abusivo. Poi mi allontano dalla confusione dei binari e mi infilo in un bar, il primo che trovo, e mi siedo ad un tavolino poco in vista.
Adesso che finalmente sono arrivato a destinazione comincio a mettere a fuoco le parole di Mirko nella nostra ultima conversazione. Lui non ha alcuna intenzione di farsi da parte e lasciare che ci chiariamo, perché mai dovrebbe? Questa è la sua occasione per avvicinarsi a lei in un momento di confusione e debolezza, per tornare ad essere l'indispensabile spalla su cui piangere e sperare che il suo rifiuto nei miei confronti si traduca in un nuovo fiorire di sentimenti nei suoi. La mano vincente gli è arrivata talmente inaspettata che adesso sicuramente si sentirà su di giri come dopo una sbronza, e magari commetterà qualche errore fatale per troppa sicurezza. Non credo però che avrà le palle di confrontarsi ad armi pari, dicendole la verità e permettendomi di incontrarla, ma non ho alcuna intenzione di mollare la presa finché non l'avrò trovata e riportata a casa con me.
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Tu sai
FanfictionNel mondo esiste così tanta bellezza e magia da riempire un'intera esistenza. E non importa quanto tu ostinatamente voglia sfuggirle, lei continuerà a incrociare il tuo cammino fino alla tua resa. Fino a quando non ti abbandonerai all'amore. E avrà...