Capitolo 40

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Giulia mi ha tenuto il muso per circa un'ora, definendomi nell'ordine "Porco", "Deficiente", "Guardone", "Bavoso" e "Infame". Poi ha minacciato di cacciarmi da casa mia, insieme a quegli altri due compagni di merende di Mac e Edo. Ci ha definiti esattamente così, mentre sbranava le madeleine di Madame Claire con una brutalità che mi ha quasi eccitato.

In quel momento era talmente infuriata che non ho avuto cuore di farle notare che tecnicamente avrebbe dovuto andarsene lei, perché fino a prova contraria l'appartamento è mio. E poi quando si arrabbia è adorabile, le vengono le guance rosse, gli occhi sparano raggi gamma letali peggio di Mazinga, e la sua aura distruttiva si solleva dal suo piccolo corpicino perfetto e assume l'altezza di un metro e ottanta. Praticamente un demone arrapante. O forse sono io che la vedo così perché ho un problema grave nella testa quando si tratta di lei.

Comunque l'arrabbiatura le è passata in fretta, anche grazie alle parole di Mac, saggio e profondo come al suo solito.

"La gnocca tira. O voi, o tre modelle russe con due metri di gambe che la regalano persino al cameraman pur di accasarsi con un italiano – spiega filosoficamente – ma se non vuoi, ti capisco. So già chi chiamare" Aggiunge da vero bastardo.

"Aspetta, non ho detto di no – esita un attimo, guardandomi ancora corrucciata – ho solo detto che la trovo un'idea pessima, che sfrutta il corpo della donna in un modo che non approvo. Che dopo anni di lotte per i diritti siamo ancora alla mercificazione del corpo femminile, senza pensare che le donne si sono evolute, che ora lavorano, hanno incarichi importanti, prendono decisioni, e non stanno al mondo solo per eccitare i maschietti..."

"Tranquilla Giulia, non ti preoccupare, ho capito. Andre, come si chiamava quella modella ucraina con quegli occhi blu che sembravano finti? Sai quella con cui stavi prima di Jessica...era Iryna, per caso?" replica Mac facendomi l'occhiolino senza farsi vedere da lei.

"Ma quale Iryna! – sbotta Giulia improvvisamente agitata – quelle dell'est sono tutte sciape, non sono adatte per quel tipo di cosa..."

"Comunque si chiamava Karina – rispondo stando al gioco – ed era della Bielorussia. Credo che lavori ancora qui a Milano, posso provare a rintracciare il numero..." aggiungo quasi ridendo per la faccia paonazza di Giulia.

Lei ci guarda con gli occhi spalancati e la bocca pronta a sbranarci, poi assume un'espressione pensosa e infine sorride diabolica.

"Ho capito il vostro giochino, bimbi. Se volevate farmi ingelosire e convincermi così siete cascati male – esclama guardandoci furbetta – ma per vostra fortuna ho un cuore e per il bene del progetto accetto" annuisce con aria magnanima.

Ovviamente non credo a una sola parola di quello che ha detto, anche perché al nome inventato di Karina ha strabuzzato gli occhi come se fosse stata morsa da un cobra, ma per non demolire la sua autostima faccio finta di cascarci e la ringrazio.

"Ci pensi tu a convincere le ragazze? – le chiedo con un sorriso riconoscente – spiega loro che è comunque un lavoro retribuito, non tantissimo, ma un week end da qualche parte ce lo pagano..."

"Proverò, ma non garantisco. Soprattutto Alice, è più femminista di me...sarà dura..."

"Dille che se partecipa avrà l'onore di insaponare la mia macchina" Esclama Edo con un sorriso a tutta faccia, mentre già pregusta la scena.

"E' più facile che accetti senza sapere questo dettaglio...." Spiega Giulia con tatto.

E così lascio Giulia alle sue importanti telefonate, mentre Mac mi aggiorna su Bartolomucci.

"Allora, come immaginavamo è impegnatissimo, deve curare il tailer del concerto di Elisa, la serata Dance delle quattro che farà all'Arena. Ma per noi può fare uno sforzo e dedicarci qualche ora per il montaggio e la rifinitura...."

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