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Jongin camminava con la testa bassa, secondo l'ultimo cartello che avevano trovato a breve sarebbero arrivati in quel paese e il suo cervello stava iniziando a elaborare brutti pensieri. Per lui sarebbe stata la prima volta in una comunità fatta di tante persone - dopo quello che era successo - e non riusciva a immaginare come avrebbe preso la cosa, perché per quanto avesse voglia di tornare alla normalità, il fatto di andare lì e fare semplicemente finta che fosse tornato tutto come una volta non lo consolava.

Più si avvicinavano, più Chanyeol iniziava a provare le stesse emozioni che aveva provato quando lui e Baekhyun erano arrivati la prima volta nel villaggio di Mark, anche quel posto aveva delle recinzioni abbastanza alte che lo proteggevano e sembrava essere sicuro, speravano solo che li avrebbero accolti. "Quello deve essere il cancello principale." gli fece notare Jongdae. "Andiamo?"

"Aspetta, non possiamo lasciare che prendano i fucili e le munizioni." disse Sehun, togliendosi lo zaino e mettendolo a terra. "Datemi le armi, le seppelliremo qui."

"Cosa?" domandò Chanyeol. "Non possiamo rischiare così, è probabile che ci stiano già osservando."

"Non credo, probabilmente c'è solo qualcuno di guardia all'ingresso." rispose il minore, togliendo le munizioni dalla sua pistola e riponendole cautamente insieme alle altre. "Fidatevi di me, nel caso avremo dei problemi almeno non perderemo le armi e potremo sempre venire qui a recuperarle. Se loro non ne hanno è certo che proveranno a sottrarle a noi, così saremo pari."

"Ma se ne hanno e provano ad attaccarci?" domandò Chanyeol. "A me e Baekhyun le hanno addirittura regalate, non sono tutti cattivi."

"Ma non sono neanche tutti generosi." li interruppe Baekhyun, guardando il rosso. "Facciamo come dice lui, possiamo tenere i coltelli per difenderci. Sicuramente ci toglieranno anche quelli ma faremo come l'altra volta e li recupereremo lì."

"Le pistole saranno comunque più al sicuro sottoterra che tra le mani di gente sconosciuta. Puoi tenerla?" chiese Sehun, passando la bambina a Chanyeol. "Fidati di me, andrà tutto bene." disse sorridendo. "Ora datemi le armi."

Poco dopo avevano sistemato tutto, il posto dove avevano seppellito le armi non era molto lontano dall'ingresso ma erano quasi del tutto sicuri di non essere stati visti. Avevano tenuto solo i coltelli, era rischioso ma non valeva la pena perdere quelle risorse in quel modo, ed era anche meglio andare lì e sembrare dei ragazzini inesperti, di certo se si fossero presentati imbracciando i fucili avrebbero fatto una strana impressione. Una volta arrivati lì davanti videro una donna di guardia su una struttura di legno molto simile a una torre d'avvistamento, lei indietreggiò e poco dopo la figura di un ragazzo comparve al cancello, era abbastanza strano essendo giovanissimo e in giacca e cravatta, era da tanto che non vedevano qualcuno vestito in quella maniera. Il ragazzo mise le mani sulle barre di metallo e sorrise teneramente. "Abbiamo visite, bene."

Sehun pur avendo preparato un discorso in un primo momento non riuscì trovare le parole adatte per esporlo, infatti fu il ragazzo dall'altra parte del cancello a cominciare a parlare, rivolgendosi però alla ragazza che si trovava sulla torretta. "Apri il cancello, non è carino lasciare gli ospiti fuori casa." 

Una volta che il cancello fu aperto per metà entrarono, il ragazzo non sembrava avere armi con sé, ed era fin troppo tranquillo. "Da dove venite?" domandò.

"Da nessuna parte." rispose Sehun, facendolo ridacchiare.

"Ma avete una bambina, sembrate aver lottato, i vostri vestiti sono sudici e siete disarmati, anzi, dovrete lasciarvi controllare, qui non sono ammesse armi. Ci tengo a informarvi di una cosa, provare a prendere il controllo di questo posto sarà inutile perché i miei cecchini sono molto esperti, spero che siate dei bravi intenditori - detto questo, ho bisogno di sapere chi siete davvero, non posso mettere in pericolo la mia gente lasciandovi entrare, ma è anche vero che non arrivano ospiti molto spesso e le persone scarseggiano, avremmo proprio bisogno di ragazzi forti come voi quindi spero siate delle brave persone. Lo sembrate. E questo era un complimento."

"La bambina era di una nostra amica, lei purtroppo non c'è più. Abbiamo solo i coltelli per difenderci dai vaganti." disse Sehun, cercando di risultare credibile. "E avremmo davvero bisogno di una doccia."

"Fortunatamente c'è un pozzo proprio qui vicino, il gas che abbiamo a disposizione è poco ma contiamo di andare a cercarne altro nelle prossime settimane. Io stesso sono una brava persona e ho intenzione di dare il buon esempio e di non lasciarvi lì fuori, noi siamo pochi ma ci sono un sacco di anziani che non possono lavorare e giustamente pretendono di avere la loro razione di cibo, spero che almeno voi sarete disposti a dare una mano, così da ricambiare." disse, poi fece una pausa. "Ho parlato abbastanza, ora tocca a voi raccontarmi chi siete. Dimenticavo, il mio nome è Junmyeon."

"Io mi chiamo Oh Sehun, lui è -."

"Forse non ci siamo capiti, voglio sapere da dove venite."

Jongin impedì al minore di parlare e cominciò a spiegargli la situazione visto che sapeva di essere il più bravo di tutti a mentire. Dopo un discorso in cui raccontava al ragazzo che avevano sempre dormito in strada e perso una loro amica, credeva di averlo convinto sul fatto che fossero delle brave persone. Vennero perquisiti da lui stesso che ritirò tutti i loro coltelli, una volta puliti li accompagnò in una casa, da quanto avevano capito in tutte le case viveva almeno un uomo scelto da Junmyeon che era sempre armato e pronto al peggio, un po' come se fosse stato un poliziotto. In quel modo erano sempre sorvegliati, il che era positivo, almeno sarebbero stati al sicuro. Gli diedero degli asciugamani e gli permisero di usare la doccia, oltretutto la credenza della cucina era piena per metà di cibo, il che gli sembrò molto strano. Non c'erano tante persone in quel villaggio, saranno state al massimo un centinaio, però il fatto che il cibo fosse così abbondante gli sembrava molto strano, forse era perché non erano più abituati ad una tale abbondanza.

Anche la distribuzione del cibo era diversa da quella che avevano conosciuto nella loro esperienza precedente, infatti non c'era una mensa enorme piena di persone che cucinavano per tutti ma ognuno lo faceva per sé, quello era positivo, rendeva tutto più reale. Erano davvero convinti che sarebbe stato l'inizio di qualcosa di bello.

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a/n ; sono emozionatshdhdhdjfjnjbtbht diamo il benvenuto a King Kim Junmyeon

questo capitolo non mi fa impazzire ma il prossimo sarà una figata assurda, non l'ho ancora scritto, ho solo immaginato tutto e ripeto

sarà una figata assurda

bye

bye

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