Chapter 1

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Odiavo due cose.

La prima erano le cimici: non troverò mai nulla di interessante in un animaletto brutto e verdognolo che appena lo pesti fa una puzza infernale.

La seconda? Essere "quella nuova". Beh in realtà "quelli nuovi."

Io e i miei migliori amici Annie e Michael fummo trasferiti da Glasgow a Londra per gli studi, lasciandoci diciotto anni di vita scozzese alle spalle: dal nostro vecchio orfanotrofio, che era praticamente abbandonato al suo destino, saremmo passati ad un college proprio nel centro di Londra. Peccato che la direttrice non abbia pensato di trasferirci prima e ora, a metà febbraio e all'inizio del secondo quadrimestre, non sarà facile seguire le lezioni e socializzare con gli altri.. Inoltre essendo al quarto anno tutti si conoscono dopo tre anni insieme. E qui torniamo alla storia "dei nuovi arrivati", odiavo stare al centro dell' attenzione. Se non ci fossero stati An e Mike non avrei saputo come fare. Ci conosciamo da sempre. Io e Michael siamo orfani da quando avevamo sette anni e per me lui è come un fratello, An è arrivata all' orfanotrofio solo l'anno scorso ma con il suo carattere espansivo siamo diventate subito amiche.

Fuori dal finestrino del treno il paesaggio cominciò a rallentare e la vocina negli altoparlanti annunciò che eravamo a Londra. Mi alzai dal mio piccolo e stretto posto e mi stirai braccia e gambe indolenzite dalle ore di viaggio. La musica suonava ancora nelle mie orecchie mentre Mike prendeva le valigie dallo scomparto sopra di noi. Era alto più o meno un metro e ottanta e torreggiava sul mio metro e settanta. Bloccai il cellulare e lo riposi in tasca prima di seguire An facendomi largo nel corridoio tra i passeggeri seduti. Un sacco di gente aspettava di scendere dal treno: mamme con passeggini e bambini al seguito, uomini in giacca e cravatta, coppie di anziani e turisti di tutte le età.

La folla si rianimò appena il vagone si fermò e le porte si aprono permettendo alle persone di scendere e raggiungere il centro della stazione.

Eravamo arrivati.

La valigia atterrò con un tonfo dietro di me e cominciai a trascinarla tra la calca di gente ammucchiata sui binari mentre seguivo i capelli rossi inconfondibili della mia migliore amica. Michael era dietro di me con il suo zainetto sulle spalle e il trolley a quattro ruote.

Finalmente uscimmo dalla stazione e ci dirigemmo verso un uomo con in mano un cartello con scritto a caratteri cubitali "DALLAS COLLEGE". Raggiunsi An che si era fermata per aspettarci e giuro che il suo sorriso poteva illuminare tutta Glasgow da solo.

Salutammo il tassista che prese i nostri bagagli e li caricò sull'auto mentre noi salimmo sul taxi aspettando di partire.

Il viaggio durò circa una mezz'ora considerando il traffico cittadino, ma in fondo eravamo abituati al caos delle grandi città provenendo dalla più grande della Scozia.

Arrivammo davanti a un grande edificio scolorito dal tempo, ma sempre meglio del nostro vecchio orfanotrofio.

An fu la prima a scendere, troppo eccitata per rimanere seduta un minuto di più. Mike la seguì subito dopo e io presi un grande respiro prima di permettere ai miei piedi di scendere dall'auto.

Presi la valigia e mi incamminai nel vialetto ghiaiato che conduceva a quella che sarebbe stata la mia nuova casa per... un po'. I miei amici erano entusiasti del posto e An non faceva altro che battere le mani guardandosi intorno. Ammetto che era davvero fantastico: c'era un immenso cortile che circondava l'edificio e da quello che mi aveva detto la direttrice dell' orfanotrofio anche una piscina esterna, ma la cosa migliore era che da qualche parte era nascosta un'enorme biblioteca che conteneva ogni genere di libri! Amavo leggere. Le pagine di un libro possono raccontarti storie infinite usando solo le parole e io mi ci perdo dentro, potrei stare delle ore seduta sul letto semplicemente a leggere . Ma non mi piaceva farmi vedere sensibile all'esterno. Odiavo farmi vedere fragile e lo nascondevo.

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