Twenty three.

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Benjamin si divertì ad ascoltare Federico raccontargli un po' della sua vita, lo ascoltò attentamente mentre gli raccontava di come aveva conosciuto i suoi amici. Gli raccontò che conosceva Brandon da tutta una vita, i suoi genitori erano amici e loro erano praticamente cresciuti insieme. Di Jensen che aveva conosciuto alle medie e con cui aveva da subito stretto un forte rapporto di amicizia. Di Louis che conosceva da pochi anni, da quando aveva iniziato l'università ma voleva molto bene anche a lui. Infine gli raccontò di Francisco, il suo vicino di casa, di come i primi tempi avessero tentato di uscire insieme ma che alla fine si erano resi conto di essere soltanto buoni amici.
Benjamin un po' lo invidiava, prima che sua sorella morisse anche lui aveva tanti amici e condivideva tutto con loro. Non riusciva nemmeno ad immaginare la sua vita senza di loro. Dopo la morte della sua gemella però aveva visto tutti, pian piano, abbandonarlo anche se non sapeva con esattezza se fossero stati loro ad andare via o se fosse stato lui ad allontanarli con il suo muro invalicabile che si era costruito per non soffrire più.
Da quando si era trasferito a Miami aveva avuto un rapporto che non fosse professionale solo con il suo ex fidanzato, da quando però anche questo era uscito dalla sua vita era rimasto totalmente solo. La persona più vicina ad un amico che conosceva era Thomas, ma lui voleva soltanto portarselo a letto e non si era mai interessato nemmeno di chiedergli come stesse.
Negli ultimi anni il moro si era auto convinto che potesse stare benissimo anche da solo, che non aveva bisogno di nessuno. Da quando però nella sua vita era entrato Federico aveva capito di aver bisogno di una persona su cui fare affidamento, con cui condividere momenti belli e brutti. Aveva bisogno di una persona come Federico.

Quel giorno i due ragazzi non si staccarono nemmeno per un momento, il moro non aveva mollato nemmeno per un momento il braccio del più piccolo e lo aveva seguito ovunque andasse. Si divertiva a distrarlo quando il più piccolo era impegnato in una conversazione telefonica con qualche suo amico che gli chiedeva come fosse andato l'esame.
-"Mi spieghi perché devi distrarmi ogni volta che sono al cellulare?" Gli chiese Federico, dopo aver terminato l'ennesima telefonata. Il moro era seduto sulle sue ginocchia e aveva la testa poggiata sulla sua spalla nuda, che continuava a baciargli e mordergli.
-"Perché mi piace avere tutte le tue attenzioni per me." Rispose, semplicemente, il moro. "Mi piace sapere che mi stai pensando."

Federico, molto probabilmente, sarebbe impazzito da lì a poco se il moro avesse continuato a comportarsi in quel modo. Non sapeva esattamente come fosse iniziata quella cosa tra di loro, non sapeva se fosse iniziata solo per il sesso o per la voglia reciproca di conoscersi. Non lo sapeva ma sapeva di star perdendo la testa per quel ragazzo tatuato e perennemente con un ghigno divertito stampato sul volto. Per quel ragazzo che nessuno conosceva, se non come spogliarellista di una discoteca, ma che lui aveva avuto il privilegio di conoscere e di scoprire anche i suoi lati più fragili.
Non riusciva più a far trascorrere troppo tempo senza vedere l'altro, non sapeva se anche per Benjamin fosse lo stesso e non aveva alcuna intenzione di chiederglielo, e proprio per quel motivo accettò di incontrarlo il giorno seguente per un picnic al parco.

«Se non arrivi entro dieci minuti finirò per pranzare con le formiche.» Recitava il messaggio che il più piccolo ricevette mentre si affrontava a raggiungere il parco.
Quella mattina Federico si era svegliato più tardi del solito, finalmente libero dai suoi studi almeno per un po' si era lasciato andare tra le braccia di Morfeo e solo il rumoroso traffico della Florida era riuscito a svegliarlo. Non appena il giovane si rese conto di che ora fosse balzò fuori dalle fresche lenzuola grigia e corse nel bagno a prepararsi per il suo appuntamento. Senza preoccuparsi dei capelli ancora quasi del tutto bagnati aveva indossato una maglia a mezze maniche bianche e un paio di jeans neri, con le sue immancabili vans nere, aveva preso un paio di occhiali da sole e un cappello ed era corso fuori di casa diretto verso il parco.
Il traffico di quella mattina non gli era di certo stato d'aiuto, quello che doveva essere un viaggio di soli dieci minuti si era trasformato in un rovente viaggio di quasi cinquanta minuti reso ancora più invivibile dai continui messaggi del moro che lo spronava a sbrigarsi.
«Sono arrivato, giuro che questa volta sono arrivato!» Digitò velocemente il ragazzo, dopo aver parcheggiato la sua bmw nel parcheggio deserto del parco. Prese le sue cose e si lanciò in una corsa forsennata verso la zona riservata ai picnic del parco, nel farlo rischiò di beccarsi più di una pallonata in faccia e di inciampare su un paio di coppiette sdraiate sull'erba fresca.
-"Eccomi, Ben, eccomi!" Urlò Federico non appena riuscì ad intravedere il moro, seduto su una tovaglia a scacchi bianchi e rossi.
-"Finalmente, stavo diventando vecchio!" Esclamò in risposta il moro, si alzò dalla tovaglia, si pulì con le mani i jeans chiari e avanzò per raggiungere il minore.
Non appena furono abbastanza vicini Federico gli prese il viso tra le mani e, cogliendolo di sorpresa, fece unire le loro labbra.
Il moro non poté fare a meno di sorridere, allacciò le braccia dietro al collo del minore e si alzò sulle punte, schiuse le labbra e lasciò che l'altro approfondisse quel bacio.
Federico, notando che l'altro si stava sforzando per restare sulle punte, lo prese di peso e lo portò con sé fino a fargli toccare il tronco dell'albero con la schiena coperta da una camicia nera con una fantasia floreale rossa. Il più grande mugolò in approvazione quando l'altro spinse il bacino contro il suo e gli morse il labbro inferiore.
-"Se questo è il tuo modo di scusarti fingerò più spesso di essere offeso." Sussurrò il moro e poggiò la fronte su quella del minore.
Federico ridacchiò e gli accarezzò la schiena, scoperta per via della posizione assunta dall'altro.
-"Ti sta bene questa camicia." Gli disse e si leccò il labbro inferiore.
-"Non trovi starei meglio senza?" Lo provocò il moro e inarcò la schiena verso di lui.
-"Questo lo giudicherò più tardi." Replicò il più piccolo e ghignò malizioso.
-"Nel frattempo posso avere un altro bacio?"
-"Tutti quelli che vuoi, principessa." Rispose Federico, usando il soprannome che da sempre l'altro gli aveva affibbiato.
-"Ehi, non puoi us..." Stava protestando il più grande ma venne interrotto dalle labbra del biondo che si poggiarono sulle sue in un bacio che di casto non aveva nulla.

-"Ragazzi se continuate così finirete per essere denunciati per atti osceni in luogo pubblico."
Nel sentire quella voce palesemente divertita Benjamin e Federico, sdraiati sulla tovaglia e con le gambe del moro strette sul bacino del più piccolo che stava sopra, sobbalzarono ma entrambi si rilassarono quando si resero conto di chi fosse.
-"Louis te l'hanno mai detto che sei perfetto per rovinare dei momenti importanti?" Lo prese in giro Federico e si staccò, di malavoglia, dal moro che si mise a sedere a gambe incrociate.
-"Sì, me l'hai appena detto tu." Rispose Louis e sorrise ai due. "Oh, posso prendere un biscotto?" Chiese, indicando i biscotti al cioccolato ancora chiusi che erano sistemati sulla tovaglia.
Il moro annuì e gli porse il pacco di biscotti.
-"Tu sei un suo amico, giusto?" Gli chiese. "Mi sembra di avervi visto qualche volta insieme."
-"Esatto." Annuì Federico.
-"Io sono Benjamin, piacere di conoscerti." Si presentò il moro e gli porse la mano.
Louis ridacchiò a quel gesto ma gli strinse la mano.
-"Penso sia impossibile non sapere chi sei." Rispose. "Comunque sono Louis, piacere mio." Aggiunse.
Il più grande aggrottò la fronte e si voltò verso Federico, che gli mise una mano sulla spalla.
-"È stato più di una volta in discoteca, quindi sa chi sei." Gli spiegò. "E poi lui sa tutto..." Aggiunse, abbassando il tono della voce.
-"Tutto cosa?"
-"So che vi vedete spesso, che uscite insieme e fate anche altro." Rispose Louis, occupato a mangiare i biscotti.
-"Oh." Esclamò il moro, decisamente sorpreso.
-"Spero non ti dispiaccia." Borbottò imbarazzato il più piccolo. Non sapeva se Benjamin volesse che si sapesse o meno, non ne avevano mai parlato.
Benjamin gli sorrise e scosse la testa.
-"Perché mai dovrebbe dispiacermi?" Replicò il ragazzo. "Mi fa piacere sapere che non ti vergogni più di me." Aggiunse e poggiò la testa sulla spalla. "E adesso ho qualcuno con cui posso sparlare di te, vero Louis?"
-"Assolutamente sì!"
-"Sei tremendo!" Sbuffò il più piccolo e incrociò le braccia tatuate al petto, fingendosi offeso.
-"E non ti piaccio proprio per questo?" Replicò il moro e lo baciò.

Do you want to dance with me in the dark? || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora